Acqua, Spezia e Lerici raccolgono l’allarme
Il Secolo XIX – 29 marzo 2009 – Metà della popolazione mondiale (3,9 miliardi di persone) costretta a convivere con la carenza d’acqua. 250 milioni di profughi climatici, che fuggono dalla loro terra diventata arida. Tensioni e guerre per il controllo delle risorse idriche. E’ il panorama del pianeta alla metà del secolo tracciato nel Rapporto Onu sull’acqua che è stato presentato nei giorni scorsi a Istanbul, al Forum mondiale sull’acqua.
Già oggi la situazione è drammatica: 8 milioni di persone muoiono ogni anno per la carenza d’acqua e di servizi igienico-sanitari, sono più di un miliardo i cittadini del mondo che hanno limiti di accesso all’acqua e 2 miliardi e mezzo coloro che sono privi d’acqua per uso igienico.
Perché ci siano margini di speranza, dice il Rapporto, bisogna non solo contrastare il cambiamento climatico, ma anche “ripensare radicalmente il nostro modo di usare l’acqua”: significa contrastare l’inquinamento di fiumi e falde e risparmiare e lottare contro ogni spreco nell’agricoltura, nell’industria, nelle abitazioni, negli stili di vita. Scelte che spettano a tutti, ai governi nazionali e locali come a ognuno di noi, nella vita quotidiana. L’acqua deve diventare il primo diritto dell’umanità: un bene comune, che ha una funzione biologica fondamentale di presidio della vita.
Purtroppo nella dichiarazione finale del Forum la nozione di “diritto di accesso all’acqua” non ha trovato posto, nonostante l’impegno di tante Ong, di Paesi africani e latinoamericani, di Spagna e Francia. Molti governi, legati alle grandi multinazionali dell’acqua, si sono opposti. Se l’acqua fosse un diritto non dovrebbe più essere una merce, perché un diritto non si compra e non si vende, e il suo controllo dovrebbe essere pubblico e rispettoso dell’ecosistema. E diventerebbe parte prioritaria dell’agenda dei legislatori, come oggi non è. Non a caso gli investimenti in questo campo non superano lo 0,3% del Pil mondiale.
Il testo della dichiarazione di Istanbul è più generico: afferma che “l’accesso all’acqua è un bisogno fondamentale”. Enumera comunque molti impegni, chiamando anche le città a fare la loro parte.
E’un campo in cui sta crescendo una presenza qualificata dei Comuni italiani. Faccio un esempio che riguarda anche il nostro territorio: l’Anci e l’Ong Alisei hanno presentato al Ministero degli Esteri il progetto “L’età dell’acqua”, che coinvolge dieci Comuni tra cui La Spezia e Lerici, e che mira a informare, sensibilizzare e stimolare alla partecipazione al tema sia i cittadini, in particolare i giovani, sia i funzionari dei Comuni. Gli obbiettivi sono un uso più consapevole e responsabile della risorsa acqua da parte nostra, consumatori italiani, e un nostro impegno a finanziare progetti di cooperazione con i Paesi del Sud del mondo in materia idrica. Il meccanismo individuato è quello di destinare “un centesimo di euro ogni metro cubo di acqua consumata” a questi progetti: con un contributo simbolico -2 euro l’anno per una famiglia di quattro persone- si può fare tantissimo per dare acqua a chi non l’ha. Lo abbiamo già fatto a Firenze, Venezia e in altre città, con risultati straordinari.
Dobbiamo batterci perché il Ministero finanzi il progetto, anche se sarà difficile a causa dei tagli del Governo alla cooperazione, che nel 2009 rischia di toccare il punto minimo in 20 anni. Ma i Comuni possono farcela anche da soli. Serve la volontà politica e la capacità di coinvolgere i cittadini. L’acqua è vita, dobbiamo e possiamo fare qualcosa.
lontanoevicino@gmail.com
Popularity: 8%