“Una resistenza tradita? Le speranze dei partigiani alla prova della realtà politica e sociale del dopoguerra” – Incontri con Paolo Pezzino, Mercoledì 19 aprile alle10,30 al Liceo Parentucelli-Arzelà di Sarzana e alle 17 alla Biblioteca Beghi della Spezia
“Una resistenza tradita? Le speranze dei partigiani alla prova della realtà politica e sociale del dopoguerra”
Incontri con Paolo Pezzino (Presidente dell’Istituto Parri)
Mercoledì 19 aprile
ore 10,30 al Liceo Parentucelli-Arzelà di Sarzana
ore 17 alla Biblioteca Beghi della Spezia
L’Associazione Culturale Mediterraneo e il Circolo Pertini, nell’ambito del ciclo “Socialismo e democrazia, uguaglianza e libertà. Storie, riflessioni, speranze”, hanno organizzato due incontri con il professor Paolo Pezzino, docente di Storia all’Università di Pisa e presidente dell’Istituto Parri, sul tema “Una Resistenza tradita? Le speranze dei partigiani alla prova della realtà politica e sociale del dopoguerra”
Gli incontri si terranno mercoledì 19 aprile: alle ore 10,30 Pezzino incontrerà gli studenti del Liceo Parentucelli-Arzelà di Sarzana; alle ore 17 parteciperà a un incontro pubblico alla Spezia alla Biblioteca Beghi. Alla Spezia interverranno Patrizia Gallotti, presidente dell’Istituto spezzino per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea e Stefania Novelli, presidente del Comitato territoriale ARCI La Spezia.
Il 25 aprile 1945 molte città furono liberate dalle formazioni partigiane prima che arrivassero le truppe alleate. Nelle fotografie d’epoca che riprendono le sfilate per le strade cittadine dei partigiani liberatori, nei volti di quelle donne e di quegli uomini è possibile cogliere l’orgoglio per quella che giustamente veniva percepita come una vittoria fondamentale per costruire una nuova Italia, libera, democratica, più giusta. Qualche mese dopo a quell’orgoglio cominciava a subentrare frustrazione per cambiamenti che non erano così radicali come si sperava (o almeno come una parte maggioritaria della Resistenza sperava), e che oltretutto avvenivano molto lentamente. Negli anni successivi si diffuse l’immagine di una resistenza “tradita”, di un sacrificio di molti che non aveva avuto le conseguenze previste e sperate.
Ma è proprio così? A quasi 80 anni di distanza da quel 25 aprile possiamo effettivamente ritenere che le morti, le sofferenze, i patimenti di coloro che lottarono contro il fascismo repubblicano e l’invasore tedesco siano stati traditi dalla classe politica che governò l’Italia dopo la fine della guerra?
Un’analisi storica scevra da passioni politiche ci spinge a formulare un giudizio più complesso, e a valutare accanto alle speranze non realizzate i profondi cambiamenti in direzione della democrazia che l’Italia ha realizzato grazie alla Resistenza.
“Si poteva fare molto di più per attuare i valori della Resistenza, ma non ci fu un tradimento”. Si può sintetizzare così la riflessione dello storico Paolo Pezzino, docente di Storia all’Università di Pisa e presidente dell’Istituto Parri, sul tema “Una Resistenza tradita? Le speranze dei partigiani alla prova della realtà politica e sociale del dopoguerra”. Pezzino ha partecipato a un incontro con gli studenti del Liceo Parentucelli-Arzelà di Sarzana e a un’iniziativa pubblica alla Biblioteca Beghi, nella quale ha dialogato con Patrizia Gallotti, presidente dell’Istituto spezzino per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, e con Stefania Novelli, presidente del Comitato territoriale ARCI La Spezia, oltre che con numerose persone intervenute. I due incontri sono stati organizzati dall’Associazione Culturale Mediterraneo e dal Circolo Pertini, nell’ambito del ciclo “Socialismo e democrazia, uguaglianza e libertà. Storie, riflessioni, speranze”.
Pezzino si è soffermato sulle delusioni di una larga parte dei partigiani dopo il 25 aprile: per la richiesta di consegnare le armi dopo aver rischiato la vita – 50.000 erano stati i partigiani uccisi; perché l’Italia fu considerata dagli alleati un Paese sconfitto, senza operare una distinzione tra l’Italia che proclamò l’armistizio e quella che combatté a fianco degli alleati; perché il “vento del sud” prevalse sul “vento del nord”, in particolare sul punto dell’epurazione, cioè della cacciata dei fascisti dalle strutture istituzionali ed economiche.
Il presidente del Parri ha sostenuto che “si poteva fare molto di più per l’epurazione”. Ma che in generale “al di là di un certo limite non si poteva andare, salvo rischiare la guerra civile con gli alleati schierati dalla parte opposta”, perché “nella divisione del mondo in sfere di influenza l’Italia apparteneva a quella dell’Occidente capitalistico”
Occorre inoltre considerare, ha aggiunto, “la forza delle componenti moderate”.
La promulgazione della Costituzione, ha concluso, “fu un grande successo, un felice compromesso che all’inizio fu accantonato ma che poi a fatica, lentamente, diventò un elemento fondamentale della vita politica italiana”
Un’analisi storica scevra da passioni politiche spinge a dire che “la Resistenza ha avuto esiti inferiori rispetto a quello che tanti suoi protagonisti si aspettavano” ma che nel complesso “ebbe esiti positivi per la democrazia nel nostro Paese” e che per questo “il 25 aprile è una data da festeggiare”. Tanto più oggi: “non c’è il pericolo del ritorno del fascismo ma ci sono temi tipici del fascismo presenti nel dibattito pubblico, come il nazionalismo acceso e il razzismo, che vanno sempre combattuti”.
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