“Tra sovranismo e populismo. Il futuro della sinistra europea” – Confronto tra Carlo Galli e Pierfranco Pellizzetti, Giovedì 23 Maggio ore 17 alla Mediateca Regionale Ligure
“Tra sovranismo e populismo. Il futuro della sinistra europea”
Confronto tra Carlo Galli e Pierfranco Pellizzetti
Giovedì 23 Maggio ore 17
Mediateca Regionale Ligure
I protagonisti della prossima iniziativa dell’Associazione Culturale Mediterraneo saranno Carlo Galli, docente di Storia delle Dottrine Politiche all’Università di Bologna, autore di “Sovranità”, e Pierfranco Pellizzetti, docente di Comunicazione alla Scuola Politecnica di Genova, autore di “Il conflitto populista”. Galli e Pellizzetti discuteranno del tema “TRA SOVRANISMO E POPULISMO. IL FUTURO DELLA SINISTRA EUROPEA”.
Si tratta di due intellettuali d’area liberale, che sul male oscuro che affligge l’Occidente e sui possibili rimedi la vedono in maniera molto diversa, se non diametralmente opposta.
Galli, partendo dall’assunto che “sovranità è democrazia”, propugna il ripristino della mediazione politica come riequilibrio di rapporti di forza sbilanciati a vantaggio dell’Economico. Pellizzetti, ribadendo che “democrazia è conflitto”, denuncia le trappole linguistiche con cui un potere declinante stravolge a proprio vantaggio la rappresentazione dell’esistente e delle poste in gioco.
Oggetto del contendere diventa la “questione populista”: insorgenza irresponsabile o aggregazione di componenti sociali per la rifondazione democratica?
Di questo e degli orizzonti possibili per la sinistra, mentre si avvicina un appuntamento cruciale per la costruzione europea, si parlerà alla Spezia il 23 maggio prossimo alle ore 17 (Mediateca Regionale Ligure Sergio Fregoso, via Firenze, 37).
La riflessione di Carlo Galli
Sovranità: “disprezzarla, o deriderla”: è l’imperativo politicamente corretto delle élite intellettuali mainstream. Chi evoca quel concetto che sta al cuore della dottrina dello Stato, del diritto pubblico, della Costituzione e della Carta dell’Onu, è ormai considerato un maleducato, un troglodita: compatito e schernito come chi cercasse di telefonare in cabine a gettoni, quando non demonizzato come fascista. Sovranità è passatismo o tribalismo, nostalgia o razzismo, goffaggine o crimine. E sovranismo è sinonimo di cattiveria. Secondo Carlo Galli, invece, le cose non stanno così, e per orientarsi si deve uscire dai luoghi comuni e dalle invettive moralistiche. Il ritorno della sovranità è il segno dell’esigenza di una nuova politica.
Galli non condivide l’utilizzazione dei populisti del concetto di sovranità in senso anti-establishment, per promettere ai ceti sociali più deboli una protezione contro le dinamiche più rovinose del neoliberismo. In realtà la sovranità populista, così come è gestita oggi prevalentemente da destra, non attacca il paradigma economico vigente; si limita a concedere ai cittadini compensazioni e risarcimenti sul piano simbolico e ideologico. Non c’è quindi maggior difesa contro la potenza del capitale, ma c’è maggiore propensione a individuare capri espiatori verso i quali far convergere le paure dei cittadini. Ma la sovranità potrebbe anche essere interpretata da sinistra, sostiene Galli, benché oggi non si vedano tracce di questa possibile opzione.
Ma qual è il rapporto tra la sovranità e l’Europa? Le nuove soggettività sovrane sarebbero in ultima analisi i vecchi Stati europei. In linea di principio, quindi, la sovranità europea in senso spinelliano e la sovranità dei vecchi Stati si escludono a vicenda. Ma si deve notare, sostiene Galli, che la sovranità europea “spinelliana” non è veramente all’ordine del giorno di nessuna forza politica al potere (la Ue da parte sua non è oggi per nulla sovrana); e d’altra parte non è pensabile che si formi un processo costituente europeo a partire da Stati deboli o vacillanti. E quindi, conclude Galli, il rafforzamento degli Stati è indispensabile, nel medio periodo, sia che si vada verso una prospettiva di sovranità plurali sia che si punti alla costruzione di una sovranità federale europea.
La riflessione di Pierfranco Pellizzetti
Anche Pierfranco Pellizzetti è critico verso l’Europa neoliberista. Se l’irradiamento economico, politico, culturale e mediatico da parte del mondo anglosassone, epicentro dell’ordine novecentesco tuttora vigente, presenta indiscutibili segni di esaurimento con effetti imbarbarenti, cresce la messa in campo di strumenti difensivi da parte della plutocrazia minacciata dalle insorgenze indignate; sotto forma di marchingegni comunicativi, che bollano come “populismo” il semplice rifiuto della finanziarizzazione del mondo, e la trasformazione del sistema democratico in Post-democrazia, avviata a diventare “Democratura” (il guscio vuoto di pratiche formali al servizio del nuovo autoritarismo). Siamo alla fine di una fase storica dell’economia-Mondo o piuttosto dell’ordine capitalistico complessivamente inteso? In questo scenario di decadenza, le strategie di contrasto emergono, secondo Pellizzetti, nelle aree alla periferia dei Quartieri Generali e nelle città ribelli alla centralizzazione del Potere. I luoghi dove il conflitto per la democrazia riprende vigore riflettendo sul nuovo soggetto antagonista, che può nascere dall’aggregazione di interessi convergenti (lavorativi, ambientalisti, di genere, ecc.) nel comune interesse alla riappropriazione di futuro. Diversa è dunque, rispetto a Galli, l’alternativa prospettata: bisogna riorganizzare il frammentato mondo del lavoro e ripartire dai beni comuni. Rilanciando l’idea del conflitto, anche aspro, inteso come motore del cambiamento e della democrazia radicale; la città sarebbe il luogo ideale per esercitare questo (necessario) antagonismo.
Carlo Galli, docente di Storia delle Dottrine Politiche all’Università di Bologna, autore di “Sovranità”, e Pierfranco Pellizzetti, docente di Comunicazione alla Scuola Politecnica di Genova, autore di “Il conflitto populista”, hanno dato vita a un interessante confronto, promosso dall’Associazione Culturale Mediterraneo, sul tema “TRA SOVRANISMO E POPULISMO. IL FUTURO DELLA SINISTRA EUROPEA”.
Giorgio Pagano, Presidente dell’Associazione, ha presentato così l’iniziativa:
“Galli e Pellizzetti sono due pensatori con impostazioni molto diverse. La cosa che più interessa è che entrambi vogliono recuperare concetti che sono considerati di destra, “interpretandoli da sinistra”: Galli il concetto di sovranità, Pellizzetti quello di populismo. La maggioranza della sinistra, o sedicente tale, sta facendo una campagna elettorale basata sulla critica a questi due concetti: sostengono che la sovranità e il populismo sono le caratteristiche della destra. Ma, oggi che la sinistra non ha un grande fascino nel popolo, può darsi che queste riflessioni le siano di aiuto a ritrovare un popolo. In ogni caso la sinistra deve ripartire da capo, perché una fase della sua storia è finita: una discussione aperta, con punti di vista diversi, che superi ogni pigrizia intellettuale, non può che farle bene”.
Per Carlo Galli “il ritorno della sovranità non è il fascismo, è il segno dell’esigenza di una nuova politica”. La società, “giustamente arrabbiata con l’ordoliberismo di Bruxelles, frutto della volontà egemonica della Germania, oggi si rivolge alla sovranità per avere protezione, vuole un’altra politica non più subalterna all’economia”. Ma, ha aggiunto Galli, “trova una risposta solo dalla demagogia di destra, che non attacca minimamente il paradigma economico vigente e si limita a concedere ai cittadini arrabbiati compensazioni di carattere simbolico”. La sinistra “più che prendersela con Salvini dovrebbe attaccare Bruxelles e dare una sua interpretazione alla richiesta di sovranità”.
Galli ha concluso sull’Europa: “L’Europa è in bilico tra due ipotesi: costruire un’Unione sovrana, federale, certo, ma capace di assumersi gli oneri sociali e i rischi geostrategici di una vera sovranità continentale, come chiedeva il Manifesto di Ventotene -il che significa, tra l’altro, politica estera unica e politiche fiscali comuni, ovvero una diminuzione del peso degli Stati e un aumento del peso del Parlamento di Strasburgo e della Commissione-; oppure accrescere la capacità politica dei singoli Stati abbassando il peso del vincolo comune. O una sovranità europea o diverse sovranità statali, collaborative ma autonome. Non l’ibrido instabile che oggi genera tensioni e ribellioni che mettono a rischio gli assetti democratici europei. Quanto sia plausibile, probabile o desiderabile una ipotesi o l’altra, quanta energia politica delle élites nazionali o dei popoli europei sia disponibile per l’una o l’altra, dovrebbe essere il vero oggetto di dibattito politico. Anziché demonizzare o idolatrare la sovranità, si dovrebbe insomma riconoscere che questa, su scale differenti, è ancora la serissima posta in gioco della politica”.
Pierfranco Pellizzetti ha concordato sulla “critica all’ordoliberismo europeo e tedesco” e al “cosiddetto “Concerto di Bruxelles” tra nomenklature nazionali e tecnostrutture, guardiane dei rapporti di potere vigenti in un’Unione ‘dal cuore bancario’ e dedita alle mortifere politiche dell’austerity”. Così come ha concordato sulla critica al “populismo di destra”, giudicato come “una politica demagogica” e una “trappola semantica per dirottare l’energia dei più a vantaggio dei pochi, a favore di interessi e obiettivi anti-popolari”.
Altro punto di convergenza è stato ”l’auspicio di una politica che recuperi il proprio ruolo di regolatore e grande architetto di coesione”.
Ma si sono registrate divisioni per quanto riguarda la prossima consultazione europea. Pellizzetti ha affermato di riconoscersi “in una tradizione internazionalista” e ha poi detto di non condividere “un abbassamento dei toni nella polemica contro un Matteo Salvini accusato di neo/paleo fascismo”. Al contrario, Pellizzetti ha affermato di condividere “una chiara presa di posizione antifascista” e che “l’obiettivo rimane quello di riportare al voto il vasto bacino di chi a deciso di astenersi, da motivare con prese di posizione anche di rottura, ispirate ai valori di una tradizione democratica e di sinistra non compromissoria e intransigente”.
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