Report del gruppo di lavoro “Economia, società, politica: anticorpi alla crisi” 09.04.2009
Fino a questo momento i temi della crisi economico e sociale e della crisi della politica (della democrazia?) sono stati affrontati nei quattro gruppi già esistenti, ma non direttamente e in maniera specifica. Il gruppo si propone un focus ad hoc. Le questioni economiche, sociali e politiche sono strettamente legate tra loro; e alla radice c’è un problema di cultura, di conoscenza della realtà, di pensiero critico sulla realtà. Il ruolo di un’associazione come Mediterraneo è quello di suscitare un confronto libero, aperto, non conformista; e di suggerire stimoli e proposte. Come stiamo cercando di fare negli altri ambiti del nostro lavoro.
Cercheremo di dare un contributo innanzitutto sul punto “perché c’è la crisi economica?”. Siamo impreparati a rispondere alla crisi perché è mancata un’analisi (una volta si sarebbe detto “del capitalismo”…). E’ il tema della “veduta corta”, per dirla con Tommaso Padoa Schioppa: non basta il pragmatismo, serve una visione “lunga” dello sviluppo. E’ il tema del fallimento dell’idea del mercato autoregolato come unico strumento rivelatore della realtà economica.
L’intreccio con la “questione sociale” è evidente. L’origine della crisi è probabilmente nella squilibrata distribuzione dei redditi: è un’origine non finanziaria ma reale. Sicuramente la redistribuzione del reddito è necessaria per uscire dalla crisi, è un anticorpo fondamentale: “non basta dare olio alla macchina, serve riparare la macchina”.
E’ il tema di come regolare il mercato, che ha un intreccio forte con il tema della politica e del suo ruolo. Bastano Keynes e le ricette socialdemocratiche classiche? Che cosa bisogna aggiornare di quel pensiero per non ricadere nello statalismo e nella crisi fiscale dello Stato?
E’ il tema di quale globalizzazione. C’è chi propone la deglobalizzazione. Certo è che continuare come prima non appare possibile. Ma come rendere la globalizzazione più giusta e democratica? Quale ruolo dei territori? Quale ruolo degli Stati nazionali?
Sulla “questione sociale” il tema principale è quello delle crescenti disuguaglianze sociali. Quali sono gli anticorpi per combattere questa tendenza, per ridistribuire il reddito? Il tema è decisivo non solo per avere una società più giusta ma anche per creare una nuova crescita economica. Occorre comprendere meglio -ecco un altro tema- lo spettro che si aggira in tante piazze del mondo: la rivolta antimanager e le lotte dei lavoratori e del ceto medio impoverito, che raccontano di una crescente frattura ricchi-poveri e di una nuova aspirazione all’eguaglianza.
Sulla politica: la crisi chiama sia la destra che la sinistra a ripensare se stesse. Un ripensamento che appare necessario per evitare che il conflitto sociale sia sregolato e sbocchi nel ribellismo populista. La destra, falliti il neoliberismo e la tesi dello Stato “come problema e non come soluzione”, è tentata da un tradizionalismo compassionevole, alla Dio/Patria/Famiglia, e dal populismo plebiscitarista. Ma ci sono spinte diverse, per una destra costituzionale, nazionale, laica. La sinistra, in forte crisi dopo la fase dell’appiattimento sul neoliberismo e sulla cultura liberale, riflette su come aggiornare il patrimonio di idee che portò al patto sociale del Novecento e su come coniugare questo patrimonio con la cultura liberale.
Sul complesso di questi temi il gruppo proporrà incontri, convegni, seminari di approfondimento. Il primo incontro si terrà il 18 maggio con il Presidente del Censis Giuseppe De Rita. L’obiettivo, anche in questo campo, è quello di coniugare rigore scientifico e capacità di coinvolgimento di un pubblico largo, giovane e popolare.
Popularity: 36%