Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17 a Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
Presentazione di
“Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17
Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
I due Volumi del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” saranno presentati giovedì 19 dicembre alle ore 17 a Porto Venere (Ristorante La Marina Calata Doria). All’iniziativa, organizzata dall’Associazione Culturale Mediterraneo , interverranno Giorgio Pagano e Luigi Guida, già Sindaco di Porto Venere.
Porto Venere emerge dal libro come un borgo assai vivace: dal solidarismo cattolico alle lotte dei lavoratori della SNAM per la difesa del posto di lavoro, dall’impegno di molti studenti protagonisti del movimento fino alla musica, che con i “complessi” fu una grande protagonista di quegli anni.
Nella Prefazione lo storico Paolo Pezzino ha scritto:
“L’opera si segnala per l’utilizzazione di 343 testimonianze di donne e uomini che hanno vissuto le vicende degli anni Sessanta in provincia della Spezia (più quelle dei due autori). Le testimonianze non sono riportate nella loro integralità, ma inserite con frammenti all’interno della narrazione storica. Questa scelta consente di adottare uno stile di racconto coinvolgente e vivace, che fa sì parlare i testimoni, ma dà rilevanza e significato ai loro racconti all’interno di un contesto narrativo.
Altra caratteristica dell’opera è lo spettro veramente impressionante degli argomenti trattati: non ci si limita infatti agli aspetti più evidenti delle lotte sindacali degli operai, del movimento degli studenti, dei rapidi mutamenti del mondo politico, ma si prendono in considerazione anche l’evoluzione del costume, della cultura artistica e musicale, dei quadri ideologici, delle pratiche religiose.
I due volumi sono poi corredati da importanti apparati: una cronologia internazionale e nazionale, oltre che locale, appendici documentarie, le schede biografiche dei testimoni, e le fotografie, che fanno parte a pieno titolo dell’interpretazione e della narrazione storiografica.
In conclusione un’opera monumentale che restituisce alla Spezia, importante città industriale, il ruolo di primo piano che le spetta nel quadro dei sovvertimenti politico-sociali ed economici degli anni Sessanta”.
La sala del ristorante La Marina a Porto Venere era gremita, giovedì pomeriggio, per la presentazione dei due Volumi del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”.
Giorgio Pagano e Luigi Guida, già Sindaco di Porto Venere, hanno tratteggiato la Porto Venere degli anni Sessanta. Un borgo assai vivace: i giovani cattolici impegnati nei doposcuola e nell’aiuto ai popoli del Terzo Mondo, gli studenti attivi nelle occupazioni delle scuole superiori, i lavoratori della SNAM in lotta per la difesa del posto di lavoro – lo stabilimento fu anche occupato. Fino alla musica, che fu una grande protagonista di quegli anni: Porto Venere fu sede di importanti concerti jazz, mentre i più giovani si dedicavano al beat. Il Sessantotto sconvolse anche il modo di dir messa, portando la musica dei giovani degli anni Sessanta, cioè il linguaggio quotidiano, nella liturgia. A Porto Venere fece epoca la messa beat celebrata nel sagrato della chiesa di San Pietro dal gruppo di giovani dell’Azione Cattolica The Trappers davanti a 4 mila persone, presenti il conservatore cardinal Giuseppe Siri e il Vescovo della Spezia Giuseppe Stella. Non mancò la contestazione di una parte dei fedeli.
“Il Sessantotto fu un momento magico della storia, una festa dell’incontro e della partecipazione – ha affermato Giorgio Pagano – fu sconfitto politicamente ma i suoi valori sono rimasti in tanti comportamenti, convinzioni, modi di vita dei ragazzi di allora una volta diventati adulti. Non solo nei movimenti collettivi ma anche nella vita quotidiana e nel lavoro ripensati in senso sociale e solidale”.
Di fronte ai toni pessimistici riferiti all’oggi, emersi in qualche intervento del dibattito, Pagano ha concluso citando il libro: “Il libro si conclude con una canzone di Lucio Dalla, ‘L’anno che verrà’, che chiudeva idealmente gli anni Settanta, raccontando la violenza, la fine dei sogni collettivi, l’ansia dei vinti. Ma anche il grande bisogno di ’continuare a sperare’. La canzone faceva comunque intravedere la speranza oltre il buio: ‘Ho fatto una canzone tutto fuori che pessimista, non ci sono miracoli, l’unico che possiamo fare è quello su di noi’, disse Dalla in un’intervista. La speranza è sperare per tutti, mai solo per se stessi. Parte dal cambiamento personale per nutrirsi dell’essere insieme e diventare impegno di ciascuno e di tutti nelle opere. Il Sessantotto è ormai molto lontano da noi ma la necessità del sogno di una società migliore è la sua fondamentale eredità, generatrice di futuro. Di fronte a una società sempre più disumanizzata questo sogno non può esaurirsi, la storia può e deve ricominciare”.
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