Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
14 Novembre 2024 – 21:22

Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
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Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia e provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello, Sabato 20 agosto alle ore 21 nel piazzale della parrocchia di S. Andrea a Levanto

a cura di in data 11 Agosto 2022 – 22:09

Invito

Presentazione di
Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia e provincia
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello,
Sabato 20 agosto ore 21 a Levanto
Piazzale della parrocchia di S. Andrea

I due Volumi del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” saranno presentati sabato 20 agosto alle ore 21 a Levanto, nel piazzale della parrocchia di S. Andrea. Interverranno il sindaco Luca Del Bello e lo storico Getto Viarengo.
Levanto emerge dal libro come una cittadina assai vivace: dal dissenso cattolico espresso dalla Comunità Matteo 56 e dal sacerdote Luciano Currarino, che lasciò il clero nel 1976, alla sinistra giovanile del Circolo Culturale Levanto, fino alle figure “storiche” della vita levantese di quegli anni, il democristiano Pietro Zoppi, il comunista Luciano Biggio e il sacerdote Domenico Lavaggi in primis. Levantesi furono molti studenti protagonisti del movimento e molti operai impegnati nelle lotte del Sessantotto operaio e dell’Autunno caldo. La musica, infine, fu una grande protagonista, grazie ai tanti complessi musicali e all’attività del Casinò gestito da Gino Paoli. Uno dei complessi formati da giovani levantesi in voga allora, The Owls, sarà presente alla serata per un intervento musicale.

Nella Prefazione lo storico Paolo Pezzino ha scritto:
“L’opera si segnala per l’utilizzazione di 343 testimonianze di donne e uomini che hanno vissuto le vicende degli anni Sessanta in provincia della Spezia (più quelle dei due autori). Le testimonianze non sono riportate nella loro integralità, ma inserite con frammenti all’interno della narrazione storica. Questa scelta consente di adottare uno stile di racconto coinvolgente e vivace, che fa sì parlare i testimoni, ma dà rilevanza e significato ai loro racconti all’interno di un contesto narrativo.
Altra caratteristica dell’opera è lo spettro veramente impressionante degli argomenti trattati: non ci si limita infatti agli aspetti più evidenti delle lotte sindacali degli operai, del movimento degli studenti, dei rapidi mutamenti del mondo politico, ma si prendono in considerazione anche l’evoluzione del costume, della cultura artistica e musicale, dei quadri ideologici, delle pratiche religiose.
I due volumi sono poi corredati da importanti apparati: una cronologia internazionale e nazionale, oltre che locale, appendici documentarie, le schede biografiche dei testimoni, e le fotografie, che fanno parte a pieno titolo dell’interpretazione e della narrazione storiografica.
In conclusione un’opera monumentale che restituisce alla Spezia, importante città industriale, il ruolo di primo piano che le spetta nel quadro dei sovvertimenti politico-sociali ed economici degli anni Sessanta”.

Scrivono gli autori nel retro di copertina:
“Negli anni Sessanta prese corpo, fino all’esplosione nel 1968-1969, una ‘rivolta etica’: una lotta antiautoritaria contro autorità a cui non si riconosceva più legittimità. Una contestazione della grande razionalizzazione autoritaria che negava autonomia, autorealizzazione di sé e dignità alla persona umana: allo studente della scuola nozionistica e gerarchica, che ossificava la cultura, come all’operaio della fabbrica fordista, nella quale i calcoli ingegneristici applicati ai tempi di produzione si sposavano con un comando brutale affidato all’onnipotenza ed alla prepotenza dei capi.
Si trattò di un movimento complesso, che aveva alle origini una miscela di sentimenti e di politica, un intreccio tra l’affermarsi di una volontà di autogoverno della propria vita e lo sviluppo di un’azione collettiva ispirata ai valori della libertà, dell’eguaglianza e della fratellanza. Protagoniste furono anche le giovani donne: all’insegna, in questa fase, più dell’emancipazione e della parità che della liberazione e della differenza. E tuttavia anche tali caratteristiche segnavano, per l’ampiezza delle ragazze coinvolte (che, in un certo senso, stimolavano la generazione delle madri), qualcosa di veramente nuovo.
Nel libro si delineano i tratti, riguardanti la cultura -si pensi all’importanza del linguaggio della musica- ma anche gli stili di consumo ed i comportamenti di vita, della comunità giovanile protagonista della ‘rivolta’. ‘Dio è morto’ fu anche il manifesto di questa comunità e della frattura giovani-adulti che si verificò. Era emersa una generazione, per molti aspetti diversa dalla precedente e da essa distinta, insoddisfatta del presente ma anche delle proposte di cambiamento indicate sia dal centrosinistra che dalla ‘sinistra storica’.
Il tentativo di questa generazione di costituire una ‘soggettività politica’ subì uno scacco. Ma le sue pulsioni vitali hanno lasciato segni che ci riguardano ancora”.


I due Volumi del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” sono stati presentati a Levanto, nella splendida cornice del piazzale della parrocchia di S. Andrea. All’iniziativa, organizzata dall’Associazione Culturale Mediterraneo e dal Comune di Levanto, sono intervenuti, insieme a tantissimo pubblico, l’assessore Federica Lavaggi, la bibliotecaria Rossella Trevisan e lo storico Getto Viarengo, che ha conversato con Giorgio Pagano.
La musica è stata protagonista fin dall’inizio, quando la band “The Owls” ha interpretato la canzone “Dio è morto”, un verso della quale dà il titolo del libro. Pagano ha citato le testimonianze, presenti nel libro, di Beppe Carletti, fondatore dei “Nomadi”, che cantarono “Dio è morto” per primi alla Spezia, il 24 novembre 1967 al Monteverdi, e dell’autore della canzone Francesco Guccini. Per Carletti “era un manifesto programmatico, valido ancora oggi”. Per Guccini “Tutto nasce dalla consapevolezza che qualcosa doveva cambiare. L’aggiunta finale della speranza non mi venne dalla volontà di trasmettere il canonico happy end, ma dal fatto che all’epoca la speranza covava veramente”.
Pagano e Viarengo hanno discusso del perché e del come gli studenti e gli operai lottassero e sperassero e hanno evidenziato che quella nuova generazione trovò la sua identità anzitutto sul terreno della musica.
“Al diffuso bisogno di ideali che diano un senso alla vita rispose in primo luogo la musica”, ha detto Pagano, che ha ripercorso il contesto in cui, anche a Levanto, nacquero “i complessi”. Furono gli anni delle cantine e delle rassegne. A Levanto fece epoca il “Levanto Show” del 1966, in cui debuttò una band di ragazzini tredicenni, “The Owls”, che emozionatissimi suonarono “C’è una strana espressione dei tuoi occhi”, lanciata dai Rokes.
Pagano ha poi ricordato Gino Paoli, che gestì il Casinò di Levanto dal 1968 al 1970, citando un brano della sua testimonianza:
“Feci il primo disco nel 1959, con canzoni scritte da un altro. Poi da autodidatta cominciai a scrivere. ’La gatta’, nel 1960, fu il successo dell’estate. Quando venni a Levanto avevo smesso di cantare. C’erano i cantanti politici… Ma la politica è dentro quello che scrivi, anche se parli d’amore… Smisi, il mio impresario mi disse: ‘A Levanto cercano qualcuno che gestisca il Casino’. Mi fu affidato. La prima cosa che feci fu dipingerlo di rosso. Dovevo trasformarlo: fare la sala da ballo, la pizzeria… Nessuno mi voleva dare una mano. Comprai mattone e cemento e feci tutto da solo. Poi, a poco a poco, tanti si avvicinarono e mi aiutarono”.
Gino Paoli ricorda poi tutti i levantesi che gli furono vicini e tutti i grandi della musica che vennero a suonare al Casinò in quegli anni, da Mina a Lucio Battisti. Nella sezione “Immagini” del libro sono presenti le fotografie di tutti i principali concerti organizzati da Paoli.
“Tra le fonti storiografiche del libro ci sono anche le canzoni, che spesso interpretano un’epoca. Il libro -ha concluso Pagano- comincia con una canzone e finisce con una canzone: è una ballata popolare di Lucio Dalla. Scritta nel 1978 e pubblicata nel 1979, ‘L’anno che verrà’ concludeva idealmente gli anni Settanta, raccontando la violenza e la fine dei sogni collettivi. Ma anche il grande bisogno di poter continuare a sperare. Il libro si conclude com’era iniziato, all’insegna della speranza. E della voglia di fare”.
Poi sono tornati sul palco “The Owls”, in grande forma, con il miglior repertorio della musica di quegli anni, da “Ma che colpa abbiamo noi” ad “Auschwitz”. La canzone conclusiva non poteva che essere, per la gioia dei tanti fan, “C’è una strana espressione nei tuoi occhi”.

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