Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello. A Brugnato il 31 Luglio, a Sarzana il 1° Agosto e a Ponte D’Arcola il 4 Agosto
Prosegue con molta partecipazione il giro di presentazioni del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”.
Questi i prossimi appuntamenti:
Brugnato, 31 luglio alle ore 20,30 nell’ambito delle Summer Nights a Brugnato 5Terre Outlet Village; seguirà, alle ore 21, il concerto “Sulle note di Louis Armstrong”;
Sarzana, 1° agosto alle ore 11 in piazza Matteotti nell’ambito della manifestazione Libri per strada, con la presentazione di Marco Rovelli, musicista e scrittore;
Ponte di Arcola, 4 agosto alle ore 21 al Circolo ARCI Guernica, via Valle 2, con la presentazione di Gianluca Solfaroli, vicepresidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo;
In tutte e tre le iniziative saranno presentati entrambi i Volumi.
Nella presentazione a Sarzana ci si soffermerà, in particolare, sul ruolo politico e culturale svolto da Sarzana e dai sarzanesi negli anni Sessanta e nel 1968-1969, assai approfondito nel libro: dai partiti “storici” ai sindacati, dai circoli culturali ai cineforum, dal movimento studentesco ai doposcuola popolari, dalla Chiesa e dal mondo cattolico -il Seminario Vescovile, la Fuci, le Acli, il gruppo Azione Comunitaria, il “campo di lavoro” all’Olmarello- alle formazioni della nascente sinistra extraparlamentare, come La Voce Operaia.
La presentazione ad Arcola vedrà al centro non solo il ruolo di Arcola in quegli anni ma anche l’esperienza del movimento degli studenti e delle “grandi occupazioni” delle scuole superiori nel dicembre 1968: Gianluca Solfaroli era infatti giovane insegnante dell’Istituto per Geometri Cardarelli, mentre Giorgio Tedoldi -gestore del Circolo ARCI Guernica- era studente in quell’Istituto, così molti altri ragazzi che parteciperanno alla serata. Chi volesse cenare al ristorante del Circolo può prenotare telefonando ai numeri 338 9703115 (Giorgio) o 388 8854885 (Luca).
I testimoni che hanno collaborato al libro sono 341, a cui aggiungere i due autori.
“Caratteristica dell’opera -scrive lo storico Paolo Pezzino nella Prefazione- è lo spettro veramente impressionante degli argomenti trattati: non ci si limita infatti agli aspetti più evidenti delle lotte sindacali degli operai, del movimento degli studenti, dei rapidi mutamenti del mondo politico, ma si prendono in considerazione anche l’evoluzione del costume, della cultura artistica e musicale, dei quadri ideologici, delle pratiche religiose. I due Volumi sono poi corredati da importanti apparati: una cronologia internazionale e nazionale, oltre che locale, appendici documentarie, le schede biografiche dei testimoni, e le fotografie, che fanno parte a pieno titolo dell’interpretazione e della narrazione storiografica. In conclusione un’opera monumentale che restituisce alla Spezia, importante città industriale, il ruolo di primo piano che le spetta nel quadro dei sovvertimenti politico-sociali ed economici degli anni Sessanta”.
Il secondo Volume si sofferma sulla “grande occupazione” delle scuole del dicembre 1968, che coinvolse tutto il litorale tirrenico, sulle lotte operaie e su tutti gli altri avvenimenti del biennio, dalla notte della Bussola alla strage di piazza Fontana, offrendo un ritratto compiuto della vita politica, sociale e culturale di tutta la provincia e anche, per molti aspetti, delle province limitrofe.
Scrivono gli autori nel retro di copertina:
“Negli anni Sessanta prese corpo, fino all’esplosione nel 1968-1969, una ‘rivolta etica’: una lotta antiautoritaria contro autorità a cui non si riconosceva più legittimità. Una contestazione della grande razionalizzazione autoritaria che negava autonomia, autorealizzazione di sé e dignità alla persona umana: allo studente della scuola nozionistica e gerarchica, che ossificava la cultura, come all’operaio della fabbrica fordista, nella quale i calcoli ingegneristici applicati ai tempi di produzione si sposavano con un comando brutale affidato all’onnipotenza ed alla prepotenza dei capi.
Si trattò di un movimento complesso, che aveva alle origini una miscela di sentimenti e di politica, un intreccio tra l’affermarsi di una volontà di autogoverno della propria vita e lo sviluppo di un’azione collettiva ispirata ai valori della libertà, dell’eguaglianza e della fratellanza. Protagoniste furono anche le giovani donne: all’insegna, in questa fase, più dell’emancipazione e della parità che della liberazione e della differenza. E tuttavia anche tali caratteristiche segnavano, per l’ampiezza delle ragazze coinvolte (che, in un certo senso, stimolavano la generazione delle madri), qualcosa di veramente nuovo.
Nel libro si delineano i tratti, riguardanti la cultura -si pensi all’importanza del linguaggio della musica- ma anche gli stili di consumo ed i comportamenti di vita, della comunità giovanile protagonista della ‘rivolta’. ‘Dio è morto’ fu anche il manifesto di questa comunità e della frattura giovani-adulti che si verificò. Era emersa una generazione, per molti aspetti diversa dalla precedente e da essa distinta, insoddisfatta del presente ma anche delle proposte di cambiamento indicate sia dal centrosinistra che dalla ‘sinistra storica’.
Il tentativo di questa generazione di costituire una ‘soggettività politica’ subì uno scacco. Ma le sue pulsioni vitali hanno lasciato segni che ci riguardano ancora”.
Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” è stato presentato con successo a Brugnato, nell’ambito delle Summer Nights del 5Terre Outlet Village -è seguito il concerto “Sulle note di Louis Armstrong”-, a Sarzana nell’ambito di “Libri per strada” e a Ponte di Arcola, al Circolo ARCI Guernica.
Le discussioni hanno spaziato a tutto campo sugli anni Sessanta. A Sarzana ci si è soffermati anche sul ruolo di Sarzana e dei sarzanesi. “Nel libro si discute la tesi secondo cui Spezia fu più vivace culturalmente e Sarzana più vivace politicamente” ha affermato Giorgio Pagano, per il quale in realtà “il quadro è più sfaccettato”: “è vero che Spezia ebbe le riviste, il teatro di Pischedda e Acanfora, il cinema di Ungari e Ferrini, le librerie di Del Santo e Rescio, Sergio Fregoso, il Sindacato artisti e il Circolo Il Gabbiano nel campo delle arti visive, e così via, ma anche Sarzana ebbe una sua vitalità culturale, dal Circolo I Provinciali al cineforum dei cattolici, dalla FUCI di padre Damarco alle iniziative della Biblioteca comunale”, mentre dal punto di vista politico “il Sindaco Ranieri fu vicino come pochi agli studenti, e la nascente sinistra extraparlamentare era forse più creativa di quella spezzina” ma a Sarzana “non c’erano le fabbriche, meno ricca era dunque l’esperienza del sindacato”. “La verità -ha continuato Pagano- è che la realtà provinciale era una sola, con molti interscambi interni, e con una coscienza ‘planetaria’: perché anche da noi mai si parlò così diffusamente del mondo come in quel decennio”.
A Ponte di Arcola si è discusso anche del movimento degli studenti e delle “grandi occupazioni” delle scuole superiori nel dicembre 1968, presenti nel pubblico docenti e studenti dell’Istituto per Geometri Cardarelli. Per Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “le occupazioni furono un’esperienza con un forte collante emotivo, il simbolo di una ‘rivoluzione’ esistenziale, culturale e sociale all’insegna dell’autogestione studentesca”, ma va evidenziata l’originalità dell’occupazione del Cardarelli e delle esperienze successive di quella scuola, che fu “un laboratorio di cogestione, con un confronto serrato tra gli studenti e un gruppo di insegnanti progressisti, che non si realizzò in nessun’altra scuola spezzina”.
Il movimento degli studenti medi, ha sottolineato Pagano, “fu in Italia più interessante e più partecipato del movimento universitario”, mentre “l’altra caratteristica del Sessantotto italiano fu il movimento degli operai”. “L’originalità del Sessantotto italiano sta in questa varietà dei soggetti protagonisti: non tanto gli universitari, quanto i medi e gli operai -ha concluso- proprio per questo La Spezia, città non universitaria, fu importante nella storia del Sessantotto”.
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