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Presentazione di “Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto” – Mercoledì 19 Febbraio ore 17.30 alla Biblioteca Mazzini

a cura di in data 10 Febbraio 2025 – 22:59

Invito

Presentazione di
Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto
Mercoledì 19 Febbraio ore 17.30
Biblioteca Mazzini

Il libro “Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto” (ETS edizioni) sarà presentato mercoledì 19 febbraio alle ore 17,30 alla Biblioteca Civica Mazzini (Corso Cavour 251).
All’incontro – organizzato nell’ambito della Rassegna “Libriamoci” – interverranno Giorgio Pagano, curatore dell’opera, Alfonso Maurizio Iacono, filosofo, docente all’Università di Pisa e co-autore, e Nicola Pedretti, della presidenza provinciale di ARCI.
Il libro ospita scritti di: Giorgio Pagano, Marcello Flores, Luisa Passerini, Chiara Dogliotti, Giovanni Gozzini, Alessandro Santagata, Alfonso Maurizio Iacono, Massimo Cappitti, Luca Basile, Marcello Montanari, Guido Viale.
Sessant’anni fa, il 30 novembre 1964, iniziò l’occupazione di Sproul Hall, nel campus di Berkeley. Joan Baez intonò Blowin’ in the wind di Bob Dylan («Su quante strade deve camminare un uomo / Prima di essere chiamato tale?»). Mario Savio, leader del Free Speech Movement, tenne un brevissimo discorso agli studenti, basato sul concetto che «la storia non è finita» e che «è possibile una migliore società». Il Sessantotto fu la richiesta di un cambiamento di civiltà all’insegna della fratellanza: l’essere persone nuove e il sentirsi reciprocamente legati. Più che un movimento nato nelle sedi istituzionali della politica, un movimento “morale” che poi scoprì la politica ma non assunse una forma definita. E che volle rispondere alle sfide della secolarizzazione ricercando un nuovo senso della vita, intrecciando in questo tentativo spinte di provenienza marxista, cattolica, libertaria. Fu utopia, ma anche realismo, lotta per conquistare qui e ora una scuola e una fabbrica più libere e democratiche, una radicale riforma del sapere e della cultura, una maggiore giustizia sociale.
In questo libro storici, filosofi e studiosi di diversa provenienza riflettono e discutono ancora sugli anni Sessanta e sul Sessantotto. Forse perché l’utopia concreta di «una migliore società» non può esaurirsi, e la storia può e deve ricominciare. Quegli anni sono ormai molto lontani da noi, ma l’approccio umanistico contro un mondo disumanizzato è più che mai necessario.


Il libro “Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto” è stato presentato alla Biblioteca Mazzini nell’ambito di “Libriamoci”, la rassegna del Comune della Spezia.
Nicola Pedretti, della presidenza di Arci, ha introdotto il dialogo tra Giorgio Pagano e Alfonso Maurizio Iacono dell’Università di Pisa co-autori – insieme ad altri storici, filosofi e sociologi – del libro, mettendo al centro il tema della “profonda eredità” lasciata dal Sessantotto.
Pagano ha sostenuto che “sono molteplici le ‘parti vitali’ di un movimento che ci parla ancora: dall’aspirazione alla giustizia sociale alla grande attenzione al tema della riforma dei saperi, fino alla spinta pacifista e nonviolenta, che caratterizzò il movimento nella fase iniziale”. “Ma forse – ha aggiunto – l’eredità più importante che il Sessantotto ci lascia è la partecipazione, la spinta a reinventare la democrazia e a ritrovarla ovunque, nel lavoro come nella scuola e nelle relazioni della vita quotidiana”.
Iacono si è soffermato sulle spinte principali del movimento: “qualità del lavoro, nuovo modo di fare scuola, realizzazione dello Stato sociale – che in Italia non c’era ancora – sperimentazione della democrazia diretta”. Anche per Iacono l’eredità più profonda del Sessantotto è la partecipazione, “in direzione opposta alle tendenze attuali”: “oggi viviamo in una democrazia senza democrazia, basata sull’apatia politica, un sistema per far circolare le élite perché nulla cambi”. “I politici così come sono oggi non sono capaci di pensare il futuro – ha concluso – e ciò è catastrofico. Nessun partito ha interesse a prepararsi per i prossimi trent’anni, tutto si restringe ai tempi istituzionali, il futuro è in questo modo governato da pochi ricchi o da dittatori. La totale assenza del futuro è una delle ragioni del fatto che i giovani stanno male. Se non c’è un altro mondo possibile c’è solo Marte”. Infine una considerazione sull’Europa: “L’Europa è stata fatta sul modello neoliberista, doveva mettere al centro la scuola, la cultura, la sanità, come chiedevano i giovani del Sessantotto”.

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