Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17 a Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
15 Dicembre 2024 – 19:29

Presentazione di
“Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17
Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
I due …

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Presentazione di “Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto” – Giovedì 14 Novembre ore 17.30 a Genova, Circolo Arci Zenzero

a cura di in data 6 Novembre 2024 – 21:36

Invito

Presentazione di
Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto
Giovedì 14 Novembre ore 17.30
Genova, Circolo Arci Zenzero

Il libro “Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto” (ETS edizioni) sarà presentato giovedì 14 novembre alle ore 17,30 a Genova al Circolo Arci Zenzero, via Torti 35.
Giorgio Pagano, curatore del libro, discuterà con lo storico Ferdinando Fasce, dell’Università di Genova
L’iniziativa è organizzata dal Circolo Arci Zenzero dall’Associazione Culturale Mediterraneo.
Il libro ospita scritti di: Giorgio Pagano, Marcello Flores, Luisa Passerini, Chiara Dogliotti, Giovanni Gozzini, Alessandro Santagata, Alfonso Maurizio Iacono, Massimo Cappitti, Luca Basile, Marcello Montanari, Guido Viale.
Sessant’anni fa, il 30 novembre 1964, iniziò l’occupazione di Sproul Hall, nel campus di Berkeley. Joan Baez intonò Blowin’ in the wind di Bob Dylan («Su quante strade deve camminare un uomo / Prima di essere chiamato tale?»). Mario Savio, leader del Free Speech Movement, tenne un brevissimo discorso agli studenti, basato sul concetto che «la storia non è finita» e che «è possibile una migliore società». Il Sessantotto fu la richiesta di un cambiamento di civiltà all’insegna della fratellanza: l’essere persone nuove e il sentirsi reciprocamente legati. Più che un movimento nato nelle sedi istituzionali della politica, un movimento “morale” che poi scoprì la politica ma non assunse una forma definita. E che volle rispondere alle sfide della secolarizzazione ricercando un nuovo senso della vita, intrecciando in questo tentativo spinte di provenienza marxista, cattolica, libertaria. Fu utopia, ma anche realismo, lotta per conquistare qui e ora una scuola e una fabbrica più libere e democratiche, una radicale riforma del sapere e della cultura, una maggiore giustizia sociale.
In questo libro storici, filosofi e studiosi di diversa provenienza riflettono e discutono ancora sugli anni Sessanta e sul Sessantotto. Forse perché l’utopia concreta di «una migliore società» non può esaurirsi, e la storia può e deve ricominciare. Quegli anni sono ormai molto lontani da noi, ma l’approccio umanistico contro un mondo disumanizzato è più che mai necessario.


Il libro “Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto” ha suscitato partecipazione e interesse anche a Genova. All’incontro, tenutosi al Circolo Arci Zenzero per iniziativa del Circolo e dell’Associazione Culturale Mediterraneo, sono intervenuti Giorgio Pagano, curatore del libro, e lo storico Ferdinando Fasce, dell’Università di Genova, in dialogo tra loro e con i cittadini intervenuti.
Il libro ospita scritti di Giorgio Pagano, Marcello Flores, Luisa Passerini, Chiara Dogliotti, Giovanni Gozzini, Alessandro Santagata, Alfonso Maurizio Iacono, Massimo Cappitti, Luca Basile, Marcello Montanari, Guido Viale.
Fasce ha condiviso l’impostazione che emerge dalla pluralità degli “appunti” presenti nel libro. “Il Sessantotto fu rivolta morale, o meglio ancora esistenziale, perché voleva ridefinire le forme della vita quotidiana – ha detto – una rivolta ricca di espressività e di emozioni. L’urlo liberatorio delle ragazze ai concerti ne era un esempio. La controcultura degli anni Sessanta ebbe un ruolo decisivo nel preparare il Sessantotto, ma è importante capire anche la dimensione produttiva, il come la rivolta coinvolse la fabbrica”. Il passaggio dell’utopia al realismo è difficile, ha concluso: “non si può trasformare un uragano in un grattacielo, tuttavia i lasciti sono stati tanti”.
“Il Sessantotto non fu una dottrina, questa venne dopo e ne segnò il declino – ha detto Pagano – non fu nemmeno un ‘progetto politico’ definito e compiuto. In un’atmosfera di speranza e di eccitazione, in una babele di linguaggi in cui c’era tutto il sapere degli anni Sessanta, il principio unificante fu l’istanza di partecipazione, la ‘presa di parola’ da parte di soggetti prima silenziosi o che comunque parlavano a mezza voce: studenti, operai, donne. Una ‘presa di parola’ che aveva già in sé un valore liberatorio”.
Tutti gli intervenuti hanno convenuto che molteplici sono le “parti vitali” di un movimento che ci parla ancora: dall’aspirazione alla giustizia sociale e dalla grande attenzione al tema della riforma dei saperi, fino alla spinta pacifista e nonviolenta, che caratterizzò il movimento nella fase iniziale. Ma forse la lezione più importante che il Sessantotto ci lascia è proprio – è stata l’unanime conclusione – “la partecipazione, la spinta a reinventare la democrazia e a ritrovarla ovunque, nel lavoro come nelle relazioni intersoggettive”.

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