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Presentazione di “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Venerdì 3 Agosto ore 21.15 a Suvero

a cura di in data 30 Luglio 2018 – 21:51
Invito

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Presentazione di “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Venerdì 3 Agosto ore 21.15 a Suvero
Piazza Mergoni

Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” (edizioni Cinque Terre) verrà presentato venerdì 3 agosto alle ore 21,15 a Suvero, in piazza Mergoni, in occasione dell’anniversario del rastrellamento del 3 agosto 1944. Interverranno alcune tra le protagoniste del libro: Ester Drovandi, Maria Celeste Ferrari, Maria Zelmina Moscatelli e Maria Ruffini, donne contadine sostenitrici dei partigiani. Saranno presenti il Sindaco e gli amministratori di Rocchetta Vara e gli autori.
L’intendimento del libro è quello di fornire un materiale organizzato, anche documentario, tramite il quale capire con la ragione e percepire sentimentalmente il fenomeno della Resistenza al femminile: moltissime donne, nate e cresciute sotto il fascismo, mai prima protagoniste, compirono dopo il 25 luglio e l’8 settembre 1943 scelte morali pesanti e drammatiche. Parteciparono agli scioperi operai, organizzarono proteste, diventarono staffette o partigiane in armi. Nelle campagne e nelle montagne si sviluppò la Resistenza civile delle donne, che furono curatrici e sostenitrici: senza il loro aiuto, variamente declinato fra silenzio, protezione, assistenza, il movimento partigiano non avrebbe potuto superare le traversie del durissimo inverno 1944-45.
Senza la pretesa di esaurire l’argomento “Donne e IV Zona Operativa”, il libro sicuramente costituisce una novità e un punto fermo: il nuovo sta nell’articolazione dei contenuti, nell’apparato di note, nell’ agevole accesso al materiale anche grazie all’indice analitico, nelle indicazioni bibliografiche, nell’ampia documentazione fotografica; il punto fermo è dato dal fatto che sono state raccolte- e oltre l’attuale fase storica sarebbe stato davvero impossibile- le ultime testimonianze delle protagoniste e/o di chi a stretto contatto con esse ha vissuto: 32 sono i ritratti delle donne partigiane, e un intero capitolo è dedicato alle donne delle campagne e delle montagne, tra cui le donne di Rocchetta Vara.
“In un certo senso -scrivono Pagano e Mirabello- si è trattato di fare una corsa contro il tempo, per ‘fissare’ criticamente ma non freddamente un ‘altro’ tempo, senza il quale e senza l’affiorare in esso del protagonismo femminile non ci sarebbero state la Repubblica e la Costituzione. E’ un ‘altro’ tempo che ci parla ancora. Nella vita delle donne protagoniste del libro si intravede l’apertura di una breccia, il principio di un percorso di partecipazione: per tante di loro quei giorni furono ‘vissuti veramente da me’… Oggi che il percorso di emancipazione delle donne, così come il più generale percorso di emancipazione sociale, incontra grandi difficoltà, la concezione della Resistenza civile resta un potente strumento di trasformazione culturale: perché insegna che tutti e tutte, e quindi anche i più deboli, e in ogni occasione, possono fare qualcosa”.


Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” ha fatto tappa anche a Suvero, in occasione dell’anniversario del rastrellamento del 3 agosto 1944. Erano presenti il Sindaco di Rocchetta Vara Riccardo Barotti e alcune delle protagoniste del libro: Ester Drovandi e Maria Zelmina Moscatelli, donne contadine sostenitrici dei partigiani, che hanno ricevuto un attestato dal Sindaco. Ad altre donne assenti per motivi di salute -Celeste Maria Ferrari e Maria Ruffini- l’attestato sarà consegnato dal Sindaco nei prossimi giorni.
Giorgio Pagano si è soffermato sull’importanza del ruolo delle donne partigiane in armi e staffette, e poi su quello delle donne contadine, leggendo brani delle testimonianze delle donne di Rocchetta Vara. L’autore ha così concluso:
“La Resistenza fu un processo articolato, socialmente oltre che politicamente, plurale e non riducibile alla lotta armata. Le contadine di Rocchetta Vara che misero a repentaglio la casa, i beni e la vita erano consapevoli che la loro solidarietà verso i ribelli poteva costare tanto. A differenza dei combattenti che potevano sfuggire e nascondersi sulle montagne, non avevano difesa né possibilità di salvezza. Dividere lo scarso cibo le rendeva più povere, non più ricche. Ester, Maria Zelmina e tutte le altre donne contadine sono il simbolo di una Resistenza civile e sociale diffusa, anonima, altrettanto se non più rischiosa di quella con le armi, e senza cui le formazioni militari non sarebbero riuscite a sopravvivere a lungo. La loro resistenza fu la dimostrazione della rottura diffusa e di massa degli italiani con il fascismo e la guerra. Fu decisiva, allora, la responsabilità individuale. Per ragioni profondamente diverse abbiamo bisogno ai nostri giorni di una nuova stagione di impegno civile e di responsabilità individuale, di fronte a nuovi razzismi e a nuovi autoritarismi”.

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