Presentazione di “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Venerdì 20, Sabato 21 e Domenica 22 Aprile a Vezzano Ligure, Castelnuovo Magra, Villafranca Lunigiana, Zignago, Fivizzano e Levanto
Presentazione di “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana“
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Venerdì 20, Sabato 21 e Domenica 22 Aprile
Vezzano Ligure, Castelnuovo Magra, Villafranca Lunigiana, Zignago, Fivizzano e Levanto
Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” (edizioni Cinque Terre) verrà presentato, il 20, 21 e 22 aprile, in sei occasioni:
* a Vezzano Ligure venerdì 20 aprile alle 9,30 (Sala consiliare) con Fiorenzo Abruzzo, Silvano Del Giudice, Sandra Fabiani e Patrizia Gallotti; l’iniziativa è organizzata dal Comune di Vezzano, dalla Sezione Anpi di Vezzano e dall’Associazione Culturale Mediterraneo;
* a Castelnuovo Magra venerdì 20 aprile alle ore 17 (Biblioteca di Molicciara) con Katia Ceccarelli, Simona Mussini e Pino Marchini; l’iniziativa è organizzata dal Comune di Castelnuovo Magra, dalla Sezione Anpi di Castelnuovo Magra e dall’Associazione Culturale Mediterraneo;
* a Villafranca Lunigiana venerdì 20 aprile alle ore 21 (Salone voltato del Museo Etnografico) con Mara Cavalli, Valentina Guerrini e Paolo Bissoli; l’iniziativa è organizzata dall’Associazione Culturale Benedicenti, dalla Sezione Anpi di Villafranca-Bagnone e dall’Associazione Culturale Mediterraneo;
* a Zignago sabato 21 aprile alle ore 11,17 (Sala polivalente di Pieve di Zignago) con Simone Sivori;
l’iniziativa è inserita nell’ambito della Camminata della “Reigada”, organizzata dai Comuni di Brugnato e di Zignago e dalla Sezione Cai della Spezia;
* a Fivizzano sabato 21 aprile alle ore 17,30 (Centro dal libro alla solidarietà) con Daniele Rossi e Caterina Rapetti; l’iniziativa è organizzata dall’Associazione Dal Libro alla Solidarietà, dalla Sezione Anpi di Casola-Fivizzano e dall’Associazione Culturale Mediterraneo
* a Levanto domenica 22 aprile alle ore 16 (Loggia medievale di Piazza del Popolo) con Fernanda Contri; l’iniziativa è organizzata dal Comune di Levanto, dalla Sezione Anpi di Levanto e dall’Associazione Culturale Mediterraneo.
L’intendimento del libro è quello di fornire un materiale organizzato, anche documentario, tramite il quale capire con la ragione e percepire sentimentalmente il fenomeno della Resistenza al femminile: moltissime donne, nate e cresciute sotto il fascismo, mai prima protagoniste, compirono dopo il 25 luglio e l’8 settembre 1943 scelte morali pesanti e drammatiche. Parteciparono agli scioperi operai, organizzarono proteste, diventarono staffette o partigiane in armi. Nelle campagne e nelle montagne si sviluppò la Resistenza civile delle donne, che furono curatrici e sostenitrici: senza il loro aiuto, variamente declinato fra silenzio, protezione, assistenza, il movimento partigiano non avrebbe potuto superare le traversie del durissimo inverno 1944-45.
Senza la pretesa di esaurire l’argomento “Donne e IV Zona Operativa”, il libro sicuramente costituisce una novità e un punto fermo: il nuovo sta nell’articolazione dei contenuti, nell’apparato di note, nell’ agevole accesso al materiale anche grazie all’indice analitico, nelle indicazioni bibliografiche, nell’ampia documentazione fotografica; il punto fermo è dato dal fatto che sono state raccolte- e oltre l’attuale fase storica sarebbe stato davvero impossibile- le ultime testimonianze delle protagoniste e/o di chi a stretto contatto con esse ha vissuto: 32 sono i ritratti delle donne partigiane, e un intero capitolo è dedicato alle donne delle campagne e delle montagne.
Tra le protagoniste del libro ci sono la vezzanese Luisa Borrini, la castelnovese Vanda Bianchi, le lunigianesi Adele Cecchini, Maria Cattani, Aurelia Cabrelli e Laura Seghettini, Lalla Denevi e Clelia Biaggiotti di Zignago, Vera Del Bene di Levanto e molte altre donne delle campagne e delle montagne della Val di Vara e della Lunigiana.
“In un certo senso -scrivono Pagano e Mirabello- si è trattato di fare una corsa contro il tempo, per ‘fissare’ criticamente ma non freddamente un ‘altro’ tempo, senza il quale e senza l’affiorare in esso del protagonismo femminile non ci sarebbero state la Repubblica e la Costituzione. E’ un ‘altro’ tempo che ci parla ancora. Nella vita delle donne protagoniste del libro si intravede l’apertura di una breccia, il principio di un percorso di partecipazione: per tante di loro quei giorni furono ‘vissuti veramente da me’… Oggi che il percorso di emancipazione delle donne, così come il più generale percorso di emancipazione sociale, incontra grandi difficoltà, la concezione della Resistenza civile resta un potente strumento di trasformazione culturale: perché insegna che tutti e tutte, e quindi anche i più deboli, e in ogni occasione, possono fare qualcosa”.
Continua, con grande partecipazione, il giro delle presentazioni del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” (edizioni Cinque Terre), che in questi giorni sono inserite nei programmi di Comuni e/o associazioni per celebrare il 25 aprile.
A Vezzano Ligure il libro, dopo le introduzioni di Fiorenzo Abruzzo, Silvano Del Giudice e Sandra Fabiani, è stato presentato da Patrizia Gallotti, che l’ha definito “un importante tassello della storiografia locale, su un tema finora mai studiato” e ha preso poi in esame “le varie tipologie di impegno delle donne -partigiane in armi, staffette, contadine curatrici, madri- tutte contrassegnate dalla scelta morale per il riscatto sociale”. Giorgio Pagano si è soffermato su due protagoniste del libro, la vezzanese Luisa Borrini, che fece la staffetta all’età di quattordici anni, e la santostefanese Giuseppina Cogliolo “Fiamma”, partigiana in armi, che a Vezzano si rifugiò dopo il rastrellamento in Val di Magra del 29 novembre 1944. Pagano ha citato, tra l’altro, un episodio narrato dalla Cogliolo, in cui il coraggio e l’ingegno delle donne fu decisivo per un accordo tra partigiani e tedeschi, con conseguente liberazione degli ostaggi prigionieri dei tedeschi: “la resistenza civile delle donne insegna che per non soccombere servono strumenti quali l’ardimento morale, l’intelligenza, l’adattabilità, la capacità di controllare le situazioni, tipici delle donne”.
Maria Cristina Mirabello ha richiamato il fatto che la Resistenza ha riguardato un’ampia fascia di età, e che però in essa siano molto presenti le età giovanili. Quanto alle donne, che pure avrebbero potuto stare a casa in quanto non richiamate alle armi dalla Repubblica di Salò, nelle pagine del Registro Storico che è conservato all’Archivio dell’ISR La Spezia e che raccoglie tutti i nomi dei partigiani e patrioti, sono ritrovabili donne nate negli anni ’80 dell’Ottocento ma anche giovanissime nate nel 1930. “Queste ragazze -ha detto- avevano nel 1945 appena 15 anni, circa l’età degli studenti di Scuola Media che sono in questo momento nella Sala del Consiglio Comunale. Mi auguro e vi auguro che non dobbiate mai fare mai scelte così drammatiche come quelle compiute da tanti giovani nel 1943-45. Comunque la vita ogni giorno implica scelte, piccole e grandi. L’importante è saper individuare da che parte stare. E coloro che aderirono alla Resistenza seppero farlo”.
A Castelnuovo Magra il libro, dopo l’introduzione di Katia Ceccarelli, è stato presentato da Simona Mussini (“finora la storiografia è stata in gran parte maschilista, il merito di Pagano e Mirabello è quello di evidenziare che il ruolo delle donne nella Resistenza non fu un semplice ‘contributo’, ma fu decisivo, e che allora iniziò un processo di capovolgimento del ruolo sociale delle donne”) e da Pino Marchini, che ha citato i tanti episodi narrati nel libro che testimoniano il coraggio e l’intelligenza delle donne. Ma, ha aggiunto, “nelle formazioni partigiane le donne furono osteggiate, mentre nel dopoguerra furono dimenticate”.
Pagano ha citato le testimonianze della staffetta castelnovese Vanda Bianchi “Sonia” e delle tante contadine castelnovesi sostenitrici dei partigiani, in modo particolare nel rastrellamento del 29 novembre. “L’esperienza di Vanda dimostra come il ruolo della staffetta fosse non solo importante, ma anche più pericoloso ancora rispetto a quello delle partigiane in armi”, ha detto Pagano. Che sulle donne contadine ha poi aggiunto: “Nel rastrellamento le donne contadine affrontano il nemico ricorrendo ai più svariati stratagemmi e alle tecniche di dissuasione, tipiche della straordinaria creatività femminile”. Un’altra caratteristica delle donne fu “la pietas verso i corpi dei morti, come dimostra il racconto di Gemma Tenerani sulla morte del fratello Rufinengo e di altri due partigiani”.
Maria Cristina Mirabello ha sottolineato come molte donne, che operarono per la Resistenza e/o dentro la lotta clandestina nelle sue varie forme, non sempre nel dopoguerra richiesero tale riconoscimento, mentre gli uomini lo fecero. Si è soffermata poi sui rapporti di genere uomo-donna, ampiamente trattati nella serie di Ritratti della prima parte del libro e nei documenti di Archivio della seconda. Citando le parole di una staffetta, ha illustrato la complessa situazione determinatasi per l’affiorare alla luce della storia di tante ragazze, “viste come un ausilio prezioso ma anche guardate con qualche diffidenza da parte dei coetanei maschi, mentre una mentalità più aperta ed emancipazionista è denotabile soprattutto in alcuni dirigenti maturi e con vasta esperienza politica alle spalle”.
Anche a Villafranca Lunigiana, infine, sala gremita e molto interesse. Dopo le introduzioni di Mara Cavalli, e di Valentina Guerrini, il libro è stato presentato da Paolo Bissoli: “’Sebben che siamo donne’ è un libro che rimane, perché ci racconta una storia trascurata e ci fa riflettere su un punto chiave: ‘Che cosa è accaduto dopo la straordinaria partecipazione delle donne alla Resistenza? Perché poi le donne sono tornate al proprio posto?’”. Giorgio Pagano ha citato le tante testimonianze di donne lunigianesi presenti nel libro: da Laura Seghettini, partigiana in armi, a Adele Cecchini, Maria Cattani e Aurelia Cabrelli, donne di montagna curatrici e sostenitrici di partigiani.
“Nella vita delle donne protagoniste del libro -ha concluso- si intravede l’apertura di una breccia, il principio di un percorso di partecipazione: per tante di loro quei giorni furono ‘vissuti veramente da me’, per usare le parole di una partigiana. Tutte dicono: ‘Però, è stato bello’. Nonostante le tante tragedie. Poi la mentalità dominante portò al ritorno al privato, alla scelta forzata della famiglia e della rinuncia a ogni ambizione. La società ha perduto in questo modo un immenso patrimonio di capacità e di passione. E tuttavia abbiamo avuto la Costituzione, sia pure in gran parte inattuata. Il percorso di liberazione ed emancipazione delle donne non che può ripartire dalla breccia aperta in quegli anni”.
Il giro di presentazioni di “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” ha fatto tappa a Zignago, Fivizzano e Levanto, sempre con grande partecipazione di cittadini.
A Zignago, dopo l’introduzione del Sindaco Simone Sivori, Giorgio Pagano ha citato i ritratti delle donne di montagna, contadine e pastorelle, che protessero e curarono i partigiani di Giustizia e Libertà e del Battaglione garibaldino “Vanni”: Clelia Biaggiotti e Ida Canale di Valgiuncata, presenti in sala, e Eleonora Denevi “Lalla” di Debbio. “Queste donne -ha detto- furono delle vere e proprie ancore di salvezza per i partigiani, con le povere e piccole cose messe a disposizione, raccolte faticosamente, dal cibo ai vestiti”. Pagano ha poi ricordato il ruolo delle donne della famiglia Bertonelli, una famiglia agiata che possedeva due case, una a Vezzola e una a Sasseta. Entrambe diventarono punti di riferimento per i partigiani: “Furono distribuiti, dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945, oltre 10.000 pasti: nella zona le due case erano scherzosamente designate ‘Comandi tappa’”. Una delle donne Bertonelli fu anche staffetta partigiana: Virginia, nome di battaglia “Dolores”, innamorata di Giovanni Pagani, eroe catturato dai tedeschi e ucciso dai fascisti il 3 febbraio 1945, dopo la battaglia del Gottero.
Maria Cristina Mirabello ha parlato di una fotografia molto significativa che trova posto nel libro: l’immagine riguarda un incontro avvenuto dopo la conclusione della guerra fra i partigiani del Battaglione garibaldino “Vanni” (che proprio nello Zignago si trovava dal novembre 1944 e che qui il 4 marzo 1945 perse il comandante Astorre Tanca, Medaglia d’Argento al VM). Questa foto bene comunica il legame fra Resistenza civile effettuata da tutta la popolazione (e dalle donne in particolare) e Resistenza armata che non avrebbe potuto sussistere senza l’aiuto della prima. Mirabello ha ricordato quanto il padre, Giuseppe Mirabello “Apollo”, partigiano del “Vanni”, le aveva sempre raccontato riguardo questo fondamentale apporto e ha ricordato che nel corso del rastrellamento del 20 gennaio 1945 proprio in zona, a Serò, la gente uscì addirittura dalle case e partecipò agli scontri contro i nazi-fascisti.
A Fivizzano il libro, dopo gli interventi di Carmine Mezzacappa e Daniele Rossi, è stato presentato da Caterina Rapetti, studiosa della Resistenza e delle tradizioni lunigianesi. “Il libro -ha detto- colma una lacuna in una storiografia che si è occupata solo della Resistenza militare e maschile”. Citando la testimonianza di Laura Seghettini, Rapetti ha detto: “Laura, che pure fece la Resistenza con le armi, evidenzia sempre il contributo decisivo delle staffette, delle contadine, delle madri”. Purtroppo, ha concluso, “nel dopoguerra cambiò tutto… non ci fu il riconoscimento che le donne meritavano, non solo: quelle che erano state nelle formazioni partigiane dovevano quasi giustificarsi, per non essere mal giudicate dal punto di vista morale dalla mentalità maschilista e sessista dell’epoca”.
Giorgio Pagano, come figura emblematica della Resistenza civile, ha citato la figura di Adele Cecchini Tonetti di Tenerano, la “mamma” della formazione “Orti” comandata da Lido Galletto: in certi momenti appare come “una sorta di orante greca, una nuova Antigone contro l’arroganza del potere”. Sul dopoguerra ha aggiunto: “La Resistenza aprì una breccia, e ci diede la Costituzione, in gran parte però inattuata: la sua attuazione è il vero programma politico per l’oggi, anche per l’emancipazione e la liberazione della donna”.
Infine Levanto, dove il libro è stato presentato, dopo il saluto del Sindaco Ilario Agata, da Fernanda Contri, già vicepresidente della Corte Costituzionale. “La Costituzione è anche il frutto della Resistenza delle donne, e non è un rifugio nostalgico ma il nostro patto sociale, che dobbiamo finalmente attuare per costruire il futuro”. “Sebben che siamo donne”, ha detto Contri, “è un’opera molto importante, che mette in evidenza la scelta spontanea delle donne, che furono le vere volontarie della Resistenza, perché non costrette, come gli uomini, dalla diserzione del bando della Repubblica di Salò”. Contri ha poi citato le storie delle donne contadine, “ricche di episodi in cui emergono la sapienza e l’astuzia che provengono dall’esperienza di direzione dell’economia domestica, come il cospargere le case di aceto per non far scovare ai cani dei tedeschi gli uomini nascosti nelle cantine o nelle botti”.
Giorgio Pagano si è soffermato soprattutto sulla testimonianza di Vera Del Bene, nata a Levanto (era presente la figlia Oretta Iacopini): “Una figura straordinaria di donna di famiglia poverissima e perseguitata dal fascismo, prima staffetta, poi, dopo il carcere, partigiana in armi nel Battaglione Gramsci – Maccione: Vera racconta che la Resistenza fu il momento più bello della sua vita, in cui seguì il suo istinto di ribelle, ma anche che dopo fu sempre infelice, perché aveva visto troppi compagni morti, torturati, ammazzati”,
Maria Cristina Mirabello si è soffermata sulle cifre ufficiali delle donne riconosciute come partigiane o patriote in IV Zona operativa e ha sottolineato come molte donne, che operarono per la Resistenza e/o dentro la lotta clandestina nelle sue varie forme, non sempre nel dopoguerra richiesero tale riconoscimento, mentre gli uomini lo fecero. La mentalità dell’epoca determinò nel dopoguerra un riflusso del protagonismo femminile. Non va dimenticato -ha concluso- che lo stesso diritto di voto, grazie al quale nel 1946 le donne votarono alle politiche per la prima volta, nel 1945 fu oggetto controverso, visto che nella prima stesura prevedeva l’elettorato attivo (eleggere) ma non passivo (essere elette) e che fu necessaria per modificarlo una piccola battaglia. Fu così che alle elezioni amministrative del febbraio 1946 le donne poterono essere elettrici ed elette.
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