Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17 a Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
15 Dicembre 2024 – 19:29

Presentazione di
“Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17
Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
I due …

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Presentazione di “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Giovedì 25 Aprile ore 16 alla Festa della Resistenza alla Casa del Popolo di Montaretto

a cura di in data 20 Aprile 2019 – 09:31
Invito

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Presentazione di “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Giovedì 25 Aprile ore 16,00
Festa della Resistenza alla Casa del Popolo di Montaretto

Prosegue il giro delle presentazioni del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” (edizioni Cinque Terre). La prossima tappa toccherà Montaretto di Bonassola, in occasione della Festa della Resistenza, tradizionale appuntamento del 25 aprile. Il libro, presente Giorgio Pagano, sarà presentato alle ore 16 da Stefania Novelli, Presidente dell’ARCI della Spezia.
Così Giorgio Pagano commenta la presentazione del libro in occasione del 25 aprile:
“La Resistenza nei nostri monti fu un grande moto popolare. Tutto il popolo, anche quello non combattente, vi partecipò con la sua opera di solidarietà, dagli operai delle fabbriche ai contadini delle valli. E decisive furono le donne delle campagne e delle montagne. Tutti gli strati sociali parteciparono: non è vero che il popolo fu scoraggiato e silente. La Resistenza fu una guerra popolare perché il popolo -anche le donne, che sono coloro che più aborrono le guerre- ne comprese il significato e diede tutto se stesso nella lotta per la sopravvivenza, perché anche di questo si trattò, e per la vittoria. I partigiani dei nostri monti sopravvissero nei durissimi inverni 1943-44 e 1944-45 soprattutto grazie alle famiglie contadine e alle coraggiose donne delle campagne e delle montagne, che li ospitarono e li sfamarono per mesi. Nell’occasione del 25 aprile ricordiamo dunque non solo lo scontro bellico ma anche la corposità e l’intensità della Resistenza non armata; non solo i combattenti ai monti, ma anche le donne, gli operai, i contadini, i ragazzi, i sacerdoti.
Donne e uomini semplici, il cui comportamento in quei mesi ci fa capire che cosa vi fu alla radice di tutta la Resistenza, armata e civile: la scelta morale. La scelta per il bene contro il male, per la libertà contro la dittatura, per la vita intesa come cammino non solo individuale ma anche collettivo, per gli altri e con gli altri. La vita intesa come farsi carico della sofferenza degli altri: è questa la lezione perenne delle donne protagoniste del libro e di tutti i resistenti”.


Grande partecipazione anche a Montaretto di Bonassola alla presentazione del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana”, tenutasi in occasione della riuscitissima Festa della Resistenza, tradizionale appuntamento del 25 aprile. Il libro, presente Giorgio Pagano, è stato presentato da Stefania Novelli, Presidente dell’ARCI della Spezia, introdotta da Adrasto Bonarini.
Sia Novelli che Pagano hanno sottolineato la grande partecipazione popolare alle manifestazioni del 25 aprile di quest’anno: “La grande maggioranza dei cittadini -hanno sostenuto- festeggia il 25 aprile perché non vuole cancellare la memoria. La Resistenza è stata una battaglia per liberare il nostro Paese dal nazifascismo e consegnarlo alla democrazia: non esiste nessun derby, l’unica contrapposizione è tra democratici che credono nella Costituzione e nella democrazia e chi crede in altri valori”.
Novelli e Pagano hanno poi messo in rilievo il contributo decisivo delle donne alla Resistenza. L’autore ha letto brani delle testimonianze di alcune delle protagoniste del libro. Nella maggior parte dei casi le donne fecero le staffette: portavano cibo, armi, riviste, materiali di propaganda. Rischiavano la vita, torture e violenze sessuali. Ma non erano armate, quindi non si potevano difendere. Molte donne, soprattutto contadine, inoltre ebbero ruoli di protezione dei partigiani: li nascondevano, li curavano, portavano loro i viveri nei nascondigli, si preoccupavano della loro sopravvivenza. Altre, in numero minore, parteciparono direttamente alla lotta armata, vivendo un’esperienza di cambiamento radicale della propria vita, e spesso anche di ostacoli, in un esercito che era pur sempre maschilista e gerarchizzato.
Giorgio Pagano ha detto che secondo alcune stime le donne che parteciparono alla Resistenza furono settantamila, ma probabilmente furono molte di più. Molte donne, come dimostra il libro, non chiesero un riconoscimento perché sentivano “di aver fatto solo il loro dovere”.
Tuttavia il loro ricordo è entrato solo recentemente nella storia ufficiale della Resistenza: “Dopo la fine della guerra c’è stato una specie di silenzio generale sulla Resistenza femminile, perché si cercò di normalizzare il ruolo delle donne, che proprio durante la guerra avevano sperimentato un’emancipazione di fatto dai ruoli tradizionali”. Solo a partire dagli anni sessanta, con le lotte per l’autodeterminazione femminile e i cambiamenti profondi in corso nella società, si cominciò a rivendicare un ruolo per le donne che affondasse anche nella storia della repubblica e nella Resistenza”.
Oggi ci sono molti segni di ritorno indietro, hanno sostenuto molte donne intervenute nel dibattito. Ma tutte hanno convenuto, con Pagano e Novelli, che la lotta contro l’oppressione delle donne si nutre e si nutrirà sempre della lezione di autodeterminazione delle donne resistenti.
La giornata si è conclusa con le parole di Carmen Bisighin, una delle partigiane protagoniste di “Sebben che siamo donne”: “Ci sarà sempre qualcuno che ci vuole rubare la libertà. L’antidoto è lo spirito critico: essere lucidi e razionali, chiedere sempre che cosa c’è dietro, chiedere sempre il perché”.

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