Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 29 novembre ore 16.30 a Pontremoli
Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 29 novembre ore 16.30
Pontremoli – Centro ricreativo comunale
Il libro di Dino Grassi “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” sarà presentato a Pontremoli venerdì 29 novembre alle ore 16,30, al Centro ricreativo comunale (piano terra ex Galli Bonaventuri, piazza Dodi),
Interverranno lo storico Luigi Leonardi e Giorgio Pagano, curatore del volume.
L’iniziativa è a cura del Centro ricreativo comunale, in collaborazione con il Comune di Pontremoli e la Società della Salute della Lunigiana.
Dino Grassi (1926-1023) è stato un operaio del Cantiere del Muggiano alla Spezia, per oltre dieci anni segretario della Commissione Interna. Fu poi consigliere regionale del PCI dal 1970 al 1980. In quella fase continuò a fare l’operaio.
Il libro è stato pubblicato da ETS edizioni nell’ambito della collana “Verba manent”, dedicata alle storie di donne e uomini testimoni del loro tempo, spesso impegnati a costruire un mondo più giusto e solidale.
La “memoria” annota la vita lavorativa di Grassi al Cantiere del Muggiano tra il 1940 e il 1980 del secolo scorso. Dai ricordi che mette su carta emerge l’esperienza di una persona, ma anche della comunità che lo accoglie, investita dai grandi eventi storici: il 25 luglio e l’8 settembre 1943; gli scioperi del 1944 e la Resistenza; la ricostruzione del paese e la rottura dell’unità sindacale; la restaurazione degli anni Cinquanta, la caduta del mito di Stalin, la progressiva riscossa operaia dai primi anni Sessanta, l’Autunno caldo e la successiva sconfitta. Alla Spezia, lungo il decennio che va dai primi anni Sessanta ai primi anni Settanta, fu epica la lotta per la salvezza del Cantiere del Muggiano.
La pubblicazione della “memoria” è stata curata da Giorgio Pagano, autore di un’intervista a Grassi e di una Postfazione che completano il libro.
In una fase di rimozione delle vicende del proletariato industriale, la “memoria” di Grassi, insieme all’intervista, ci invitano a indagare le storie di fabbrica e a recuperare la ricchezza politica e culturale allora prodotta, affinché non vada perduto un patrimonio che ancora ci può essere utile.
Il libro di Dino Grassi “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” ha fatto tappa anche a Pontremoli, suscitando interesse e partecipazione. L’incontro si è tenuto nei locali del Centro ricreativo comunale e ha visto, dopo l’introduzione di Rosanna Pieroni, gli interventi degli storici Giorgio Pagano e Luigi Leonardi e di numerosi presenti, tra cui il vicesindaco Clara Cavellini
“L’esperienza di operaio spiega tutto il resto di Dino Grassi: il sindacato, la politica, la vita personale”, ha detto Leonardi. “Era il tempo in cui si doveva essere bravi operai, lavoratori provetti e fieri del mestiere, e bravi sindacalisti, bravi comunisti: un intreccio indissolubile”, ha proseguito Pagano, che ha aggiunto: “questo stile di vita operaio aveva una forte connotazione morale: era una vita all’insegna della morigeratezza e dell’austerità personale… non si doveva fare lo straordinario, si doveva tirare la cinghia… quando fu eletto consigliere regionale Grassi continuò a fare l’operaio, un giorno in Regione, un giorno al Cantiere Navale Muggiano della Spezia”.
Leonardi si è poi riferito all’oggi, come altri intervenuti: “il contesto di allora non esiste più, mancano le grandi concentrazioni industriali manifatturiere, la società è parcellizzata e percorsa dall’individualismo competitivo, in fabbrica manca la politica e il sindacato è in difficoltà, mentre aumentano le diseguaglianze sociali”. Eppure, ha detto Pagano, “oggi c’è uno sciopero, è un esempio che vuol dire che si sta tentando, da parte dei lavoratori e dei sindacati, di ridare libertà e dignità al lavoro e di recuperare il senso di essere un soggetto della storia”. Più in generale, questa l’unanime conclusione, “ognuno di noi può fare qualcosa, non deve voltarsi da un’altra parte di fronte alle ingiustizie: deve passare l’idea che il problema mio è il problema di tutti e che solo mettendoci insieme possiamo migliorare la società”.
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