Presentazione del primo Volume di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Venerdì 31 Luglio ore 21 a Santo Stefano Magra – piazza della Pace
Venerdì 31 luglio alle ore 21 a Santo Stefano Magra, in piazza della Pace, si terrà la presentazione del primo Volume del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”.
L’iniziativa è organizzata dal Comune di Santo Stefano Magra nell’ambito della “Estate Santostefanese”. Interverrà Filippo Paganini, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Liguria, saranno presenti gli autori.
Il primo Volume è intitolato “Dai moti del 1960 al Maggio 1968”. Il secondo Volume uscirà in autunno con il titolo “Dalla primavera di Praga all’Autunno caldo”.
Il primo Volume contiene i Racconti. 1960-giugno 1968, le Immagini. 1952-giugno 1968 ed i Documenti.
La presentazione inizierà con la proiezione del video “Un mondo nuovo, una speranza appena nata”, realizzato da Roberto Celi, del Gruppo Fotografico Obiettivo Spezia, e da Gian Paolo Ragnoli.
Santo Stefano Magra è protagonista del libro, innanzitutto con le lotte dei lavoratori della Ceramica Vaccari per i salari, i diritti, la salute e per la salvezza della fabbrica. Epica fu soprattutto l’occupazione della Ceramica da parte dei lavoratori nel 1965, la cui storia viene ricostruita nel libro grazie a fonti inedite. Molti giovani santostefanesi, inoltre, furono protagonisti delle lotte studentesche del periodo.
Nella Prefazione lo storico Paolo Pezzino ha scritto:
“L’opera si segnala per l’utilizzazione di 330 testimonianze di donne e uomini che hanno vissuto le vicende degli anni Sessanta in provincia della Spezia (più quelle dei due autori). Le testimonianze non sono riportate nella loro integralità, ma inserite con frammenti all’interno della narrazione storica. Questa scelta consente di adottare uno stile di racconto coinvolgente e vivace, che fa sì parlare i testimoni, ma dà rilevanza e significato ai loro racconti all’interno di un contesto narrativo.
Altra caratteristica dell’opera è lo spettro veramente impressionante degli argomenti trattati: non ci si limita infatti agli aspetti più evidenti delle lotte sindacali degli operai, del movimento degli studenti, dei rapidi mutamenti del mondo politico, ma si prendono in considerazione anche l’evoluzione del costume, della cultura artistica e musicale, dei quadri ideologici, delle pratiche religiose.
I due volumi sono poi corredati da importanti apparati: una cronologia internazionale e nazionale, oltre che locale, appendici documentarie, le schede biografiche dei testimoni, e le fotografie, che fanno parte a pieno titolo dell’interpretazione e della narrazione storiografica.
In conclusione un’opera monumentale che restituisce alla Spezia, importante città industriale, il ruolo di primo piano che le spetta nel quadro dei sovvertimenti politico-sociali ed economici degli anni Sessanta”.
Il primo Volume del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” ha fatto tappa anche a Santo Stefano Magra, in piazza della Pace, per iniziativa del Comune. Presente il Sindaco Paola Sisti, il giornalista Filippo Paganini ha intervistato i due autori.
Tra gli argomenti trattati le vicende della Ceramica Vaccari, la fabbrica con cui Santo Stefano si identificava. Pagano ha letto testimonianze sulle drammatiche condizioni ambientali del lavoro in Ceramica, che provocavano la malattia della silicosi, e sulle lotte operaie negli anni Sessanta per la salute, i salari, i diritti. L’incapacità della proprietà di innovare la produzione e le conseguenti difficoltà portarono al tentativo, nel 1965, di licenziare 110 lavoratori, che fu sventato con l’occupazione della fabbrica, che durò 13 giorni: “L’occupazione si concluse con il ritiro dei licenziamenti, grazie alla trattativa condotta con intelligenza da Beppe Montalti, il segretario dei chimici della CGIL, che fu poi, dal 1969, Segretario della confederazione, e che nel libro emerge come ‘il miglior cervello del sindacato’ nel dopoguerra. Decisiva fu la mobilitazione delle istituzioni locali e della popolazione della Val di Magra: il direttore disse che si rese conto della sconfitta quando vide i lavoratori mangiare in fabbrica i ‘tordei’, i ravioli preparati ogni giorno dalle donne di Santo Stefano e della Val di Magra”.
La Vaccari fu poi il “laboratorio” dei gruppi di estrema sinistra, in particolare del gruppo riunito attorno al giornale “La Voce Operaia”, animato da Andrea Ranieri e da Amilcare Mario Grassi. Maria Cristina Mirabello si è soffermata sui due numeri del giornale, e sui caratteri dell’operaismo del gruppo. “Ma nella nostra provincia non ci furono -ha detto Pagano- consistenti esperienze operaie autonome dal movimento sindacale. La forza dei gruppi di estrema sinistra fu soprattutto tra gli studenti, dove era presente anche la FGCI. Anche se va detto che il movimento studentesco, nei suoi momenti più alti, coinvolse giovani dei più diversi orientamenti”.
I due autori hanno poi raccontato le tappe più importanti della mobilitazione studentesca del decennio. Nel giugno 1961 si tenne alla Spezia la prima riunione, in Italia, tra studenti e operai, che ebbe un risalto nazionale. Fu originata dalla lettera a un giornale di Valeria, una studentessa del Liceo Costa che per la prima volta aveva visto sfilare in piazza Verdi un corteo operaio (degli “ansaldini” del Muggiano). I giovani spezzini furono spesso protagonisti in quegli anni. Nell’ottobre 1961, per esempio, furono all’avanguardia nella lotta contro la riforma Bosco degli Istituti Tecnici. Durante lo sciopero studentesco ci furono scontri con la polizia in corso Cavour. E così per tutto il decennio, fino all’occupazione del Liceo Scientifico Pacinotti il 5 febbraio 1968, una delle prime in Italia, con al centro la tematica antiautoritaria e del legame tra scuola e vita. La “grande occupazione” del dicembre 1968 era ormai vicina. In mezzo ci fu la contestazione della sfilata goliardica, il 12 giugno: “A Parigi muoiono e qui ridono”, diceva il cartello che apriva il corteo dei contestatori.
Maria Cristina Mirabello si è soffermata infine sul ruolo delle ragazze, che “furono protagoniste all’insegna più dell’emancipazione e della parità che della liberazione e della differenza: e tuttavia anche queste caratteristiche segnarono, per l’ampiezza delle ragazze coinvolte, qualcosa di veramente nuovo”.
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