Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
14 Novembre 2024 – 21:22

Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
Massa, Palazzo Ducale – Sala della Resistenza
Il libro di Dino Grassi “Io …

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Presentazione del primo Volume di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Venerdì 21 Agosto ore 21 a Varese Ligure – Salone della Compagnia, via della Chiesa

a cura di in data 12 Agosto 2020 – 15:14
Invito

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Venerdì 21 agosto alle ore 21 a Varese Ligure (Salone della Compagnia – via della Chiesa) si terrà la presentazione del primo Volume del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”.
L’iniziativa è organizzata dalla Pro Loco di Varese Ligure. Interverrà Giorgio Getto Viarengo, storico locale; saranno presenti gli autori.
Il primo Volume è intitolato “Dai moti del 1960 al Maggio 1968”. Il secondo Volume uscirà in autunno con il titolo “Dalla primavera di Praga all’Autunno caldo”.
Il primo Volume contiene i Racconti. 1960-giugno 1968, le Immagini. 1952-giugno 1968 e i Documenti.

La presentazione inizierà con la proiezione del video “Un mondo nuovo, una speranza appena nata”, realizzato da Roberto Celi, del Gruppo Fotografico Obiettivo Spezia, e da Gian Paolo Ragnoli.
La Val di Vara è presente nel libro soprattutto con due esperienze pedagogiche di rilievo: il racconto del doposcuola di Càssego, voluto, con lo stesso spirito di don Lorenzo Milani, da don Sandro Lagomarsini e “Ricordi di scuola (Diario di una maestra)” di Linda Merciari, la narrazione della vita di una maestra in Alta Val di Vara dal 1957 al 1999.

Nella Prefazione lo storico Paolo Pezzino ha scritto:
L’opera si segnala per l’utilizzazione di 330 testimonianze di donne e uomini che hanno vissuto le vicende degli anni Sessanta in provincia della Spezia (più quelle dei due autori). Le testimonianze non sono riportate nella loro integralità, ma inserite con frammenti all’interno della narrazione storica. Questa scelta consente di adottare uno stile di racconto coinvolgente e vivace, che fa sì parlare i testimoni, ma dà rilevanza e significato ai loro racconti all’interno di un contesto narrativo.
Altra caratteristica dell’opera è lo spettro veramente impressionante degli argomenti trattati: non ci si limita infatti agli aspetti più evidenti delle lotte sindacali degli operai, del movimento degli studenti, dei rapidi mutamenti del mondo politico, ma si prendono in considerazione anche l’evoluzione del costume, della cultura artistica e musicale, dei quadri ideologici, delle pratiche religiose.
I due volumi sono poi corredati da importanti apparati: una cronologia internazionale e nazionale, oltre che locale, appendici documentarie, le schede biografiche dei testimoni, e le fotografie, che fanno parte a pieno titolo dell’interpretazione e della narrazione storiografica.
In conclusione un’opera monumentale che restituisce alla Spezia, importante città industriale, il ruolo di primo piano che le spetta nel quadro dei sovvertimenti politico-sociali ed economici degli anni Sessanta
”.


Il primo Volume del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” è stato presentato con successo anche a Varese Ligure. All’iniziativa, organizzata dalla Pro Loco di Varese Ligure nel Salone della Compagnia, sono intervenuti Giorgio Getto Viarengo, storico locale, e Andrea Ranieri, scrittore, già dirigente sindacale, che hanno dialogato con Giorgio Pagano.
Tra i molti temi trattati i cambiamenti politici e culturali anche nella Val di Vara degli anni Sessanta. “Dalle vicende degli studenti e degli operai, dalle esperienze di molti giovani impegnati nei campi del teatro, del cinema, della musica e dell’arte emergono nel libro -ha detto Giorgio Pagano- i contorni di una comunità giovanile spontanea che aveva un sistema di valori distinto e praticato in piena autenticità, una cultura cosciente di sé. La prima cultura nuova, espressione dell’allora nascente società della comunicazione. Dappertutto si ascoltava la stessa musica, si vedevano gli stessi film, si lottava per la libertà in Vietnam e si negava legittimità alle ‘vecchie’ autorità. Il libro fondamentale di quegli anni fu ‘Lettera a una professoressa’ di don Lorenzo Milani. La forza ‘eversiva’ e utopica di quel libro era lo stretto nesso che esso stabiliva tra la selezione di classe nella scuola e la deformazione dei contenuti del sapere”.
A Càssego, in Val di Vara, ha continuato Pagano, don Sandro Lagomarsini “operò con lo stesso spirito e lo stesso fine di don Milani: trasformare la sua Parrocchia in una scuola, per contrastare la selezione e trasmettere nuovi contenuti del sapere”.
Pagano ha concluso leggendo un brano del video “Storia di Sergio”, in cui la voce narrante è don Sandro Lagomarsini:
Sergio era un ragazzo come tanti, ma diverso dagli altri. Sergio era nato nel 1956. Passò tutta l’infanzia in una casa isolata, in mezzo ad anziani e malati. Abbaiava alle rare persone di passaggio e poi si nascondeva. Quando la mamma arrivò con la sorellina appena nata, diede uno sguardo e scappò impaurito. In prima Elementare la maestra lo considerava “irrecuperabile”. Anche la maestra venuta dopo ebbe la sua dose di calci, impuntature, dispetti. Ma poco alla volta Sergio si affezionò alla maestra ed ai compagni. Non faceva assenze, neanche quando c’era la neve. Faceva ogni giorno parecchi chilometri a piedi. Il disegno per la maestra alla fine della terza era il segno di un grande cambiamento: la casa, la stalla e la scuola erano unite da un unico tratto. Nella dedica Sergio aveva scritto: “Non la dimenticherò mai. Sergio”. La maestra, Linda Merciari, dice: “Questo quadretto è la mia medaglia d’oro”.

Giorgio Getto Viarengo ha commentato: “Qualcosa di quegli anni è rimasto e ci parla ancora”. Per Andrea Ranieri “la politica ha bisogno di tornare, come in quegli anni, a unire cuore e cervello”.

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