Presentazione del primo Volume di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Mercoledì 5 Agosto ore 18,30 a Luni – Lunatica, ingresso area archeologica
Mercoledì 5 agosto alle ore 18,30 a Luni (Lunatica, via Forlino 43, ingresso area archeologica) si terrà la presentazione del primo Volume del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”.
L’iniziativa è organizzata dalla Sezione ANPI, dal Circolo Auser, dall’Associazione Amici di Luni e dal Comune di Luni. Porteranno i loro saluti Carola Baruzzo, Assessore alla Cultura del Comune di Luni, e Francesco Pietrini, Presidente della Sezione Anpi di Luni. Interverrà Filippo Paganini, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Liguria, saranno presenti gli autori.
Il primo Volume è intitolato “Dai moti del 1960 al Maggio 1968”. Il secondo Volume uscirà in autunno con il titolo “Dalla primavera di Praga all’Autunno caldo”.
Il primo Volume contiene i Racconti. 1960-giugno 1968, le Immagini. 1952-giugno 1968 e i Documenti.
La presentazione inizierà con la proiezione del video “Un mondo nuovo, una speranza appena nata”, realizzato da Roberto Celi, del Gruppo Fotografico Obiettivo Spezia, e da Gian Paolo Ragnoli.
Luni, allora Ortonovo, è presente nel libro con le iniziative della Sezione del Movimento Federalista Europeo e gli accesi dibattiti con comunisti e democristiani, e poi con i tanti giovani ortonovesi che furono protagonisti delle lotte studentesche e dei doposcuola “alternativi” del periodo. Nel frattempo, inoltre, è diventato cittadino di Luni Arturo Izzo, uno dei protagonisti del libro: fu tra i fondatori, alla Spezia, del Centro di Iniziative Teatrali, poi recitò al Teatro Stabile di Genova, nel 1965 fu tra gli ideatori di uno spettacolo con¬tro la guerra in Vietnam che è rimasto nella memoria di molti spezzini. La sua testimonianza è assai rappresentativa della creatività culturale che contrassegnò gli anni Sessanta.
Nella Prefazione lo storico Paolo Pezzino ha scritto:
“L’opera si segnala per l’utilizzazione di 330 testimonianze di donne e uomini che hanno vissuto le vicende degli anni Sessanta in provincia della Spezia (più quelle dei due autori). Le testimonianze non sono riportate nella loro integralità, ma inserite con frammenti all’interno della narrazione storica. Questa scelta consente di adottare uno stile di racconto coinvolgente e vivace, che fa sì parlare i testimoni, ma dà rilevanza e significato ai loro racconti all’interno di un contesto narrativo.
Altra caratteristica dell’opera è lo spettro veramente impressionante degli argomenti trattati: non ci si limita infatti agli aspetti più evidenti delle lotte sindacali degli operai, del movimento degli studenti, dei rapidi mutamenti del mondo politico, ma si prendono in considerazione anche l’evoluzione del costume, della cultura artistica e musicale, dei quadri ideologici, delle pratiche religiose.
I due volumi sono poi corredati da importanti apparati: una cronologia internazionale e nazionale, oltre che locale, appendici documentarie, le schede biografiche dei testimoni, e le fotografie, che fanno parte a pieno titolo dell’interpretazione e della narrazione storiografica.
In conclusione un’opera monumentale che restituisce alla Spezia, importante città industriale, il ruolo di primo piano che le spetta nel quadro dei sovvertimenti politico-sociali ed economici degli anni Sessanta”.
Successo di partecipazione anche a Luni per la presentazione del primo Volume del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”, organizzata dalla Sezione ANPI, dal Circolo Auser, dall’Associazione Amici di Luni e dal Comune di Luni. Dopo i saluti di Carola Baruzzo, Assessore alla Cultura del Comune di Luni, e di Francesco Pietrini, Presidente della Sezione Anpi di Luni, Filippo Paganini, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Liguria, ha intervistato gli autori.
Tra i temi trattati la diffusa creatività culturale degli anni Sessanta, innestata dalla scolarizzazione di massa. Un fenomeno che, alla Spezia, si inserì in una storia cittadina che aveva già conosciuto momenti alti. “Furono anni di sprovincializzazione e di cambiamento”, hanno detto gli autori. che hanno citato un articolo del 1968 di Giovanni Cattanei, giornalista del “Giorno”, che descriveva Spezia, tra le piccole città italiane, come “una delle più vivaci, ricca di fermenti ideologici e culturali giovanili, viva di un’ansia di rinnovamento che coinvolge, su diversi fronti, le ultime leve”, in cui mordeva “lo spirito demistificante di una gioventù in cerca di verità”.
Presenti due tra i protagonisti del “nuovo teatro” spezzino degli anni Sessanta, Arturo Izzo e Andrea Sammartano, sono state ricordate la nascita del Centro Studi di Iniziative Teatrali nel 1962, la rappresentazione all’Astra, nel 1963, de “La Mandragola” di Machiavelli -che suscitò una memorabile polemica in città-, fino all’ingresso di molti giovani attori spezzini nella Scuola del Teatro Stabile di Genova: “vivevano in una sorta di ‘comune’, la mamma di Antonello Pischedda vi si era trasferita e cucinava per tutti, alla sera passavano Paolo Villaggio e gli altri protagonisti della scena culturale genovese”.
Fu soprattutto la musica a fungere da fattore di “fusione emozionale” tra i giovani: il beat, il rock, il folk, ma anche il jazz. Presente Emanuele Di Matteo, musicista e organizzatore, amico del mitico Tiberio Nicola, sono stati raccontati gli anni della nascita della Original Sprugolean Jazz Band, fino al Festival Internazionale del Jazz a Lerici nel 1969: il jazz si contaminò con gli altri generi e diventò sempre meno di élite e sempre più popolare tra i giovani.
Si è discusso anche dell’esperienza dei “doposcuola alternativi”, sorti tra il 1967 e il 1969 in molti quartieri e paesi della città e della provincia: Pegazzano, Favaro, Prulla di Falcinello, Molicciara, Ghiarettolo e via Villefranche a Sarzana, Pozzuolo… A organizzarli furono giovani studenti universitari o delle scuole superiori, appartenenti a gruppi cattolici o della sinistra, alcuni dei quali presenti all’iniziativa: “dapprima -hanno detto gli autori- in modo più ‘assistenziale’, poi in modo più raffinato dal punto di vista pedagogico, grazie all’influenza di ‘Lettera a una professoressa’ di don Lorenzo Milani, un libro che ebbe un’influenza vastissima e che diventò il ‘manifesto pedagogico’ di una generazione”. Il doposcuola più strutturato fu quello di Càssego, pensato da don Sandro Lagomarsini: “trasformò la sua parrocchia in una scuola, fu un’esperienza alta, di valore nazionale”.
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