Pagine di Amore e di Libertà – di Valerio P. Cremolini
Il Porticciolo, n.2/2018
GIORGIO PAGANO e MARIA CRISTINA MIRABELLO
Sebben che siamo donne – Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana
Edizioni Cinque Terre – Dicembre 2017
Abbiamo appena celebrato l’anniversario della Liberazione, facendo memoria della grandiosa stagione vissuta dal popolo italiano, che ha esaltato la Resistenza al nazifascismo. Il 25 aprile del 1945 Sandro Pertini, presidente del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia, poi amatissimo Presidente della Repubblica dal 1978 al 1985, proclamava da “Radio Milano” l’insurrezione generale. Quel giorno i partigiani liberarono Milano e Torino, mentre alla Spezia le truppe americane della V Armata proseguirono per Genova in quanto la città era già stata liberata. Il capoluogo ligure fu liberato due giorni dopo. Il contributo del popolo italiano alla Lotta di Liberazione fu enorme, così fu pesante il tributo di vite umane e il 25 aprile di ogni anno si rinnova la gratitudine verso uomini e donne che dall’8 settembre 1943 hanno combattuto l’occupazione nazista e il governo fascista della Repubblica Sociale Italiana.
“La mattina del 25 aprile – scrive Antonio Celle “Tonino”, uno dei comandanti del Battaglione “Zignago” – i 2680 partigiani, con alla testa il colonnello Mario Fontana, sfilavano per la città liberata; era una giornata di sole, e la folla applaudiva, entusiasta, i reparti partigiani”. Tra di essi, gioiosi volti di donne che per scelta hanno condiviso senza indugio, con compiti diversi, momenti significativi della guerra partigiana. nota la fotografia che ritrae il citato Battaglione “Zignago”, sfilare in via Chiodo, qualche giorno dopo la Liberazione, con in primo piano il mitico comandante Amelio Guerrieri “Amelio”, di cui il libro riporta il suo pensiero sulle ragioni di quella particolare sfilata, la partigiana combattente Carmen Bisighin di Giustizia e Libertà e il commissario politico Renato Oldoini.
Raramente i libri di storia accennano al protagonismo delle donne esercitato sul territorio nazionale e ciò è poco confortante nel constatare che decine di migliaia sono state quelle di supporto a vario titolo alle formazioni partigiane. Vengono i brividi a leggere che sono 683 le donne fucilate o cadute in combattimento; 4633 arrestate, torturate e condannate dai tribunali fascisti; 1890 deportate nei campi di concentramento nazisti; 16 le donne insignite di medaglia d’oro e 17 d’argento.
Ho ritenuto di richiamare l’apporto fondamentale delle donne resistenti, grazie alla lettura del recente libro Sebben che siamo donne-Resistenza al femminile in IV Zona Operativa tra La Spezia e Lunigiana (Edizioni Cinque Terre), scritto a quattro mani da Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello, con prefazione di Lidia Menapace. Il titolo riprende l’analogo canto di lotta delle mondine (Sebben che siamo donne / paura non abbiamo / per amor dei nostri figli.)
Pagano, sindaco della Spezia dal 1997 al 2007, è copresidente del Comitato Unitario della Resistenza. Vanta interessanti pubblicazioni, tra cui il volume del 2015 Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-1945. Maria Cristina Mirabello, già docente di Storia e Filosofia, figlia del partigiano Giuseppe Mirabello “Apollo” e della partigiana Vera Gori “Ivana”, è vice-presidente dell’Istituto Spezzino per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, dedica passione allo studio e alla divulgazione della storia della Resistenza nel nostro territorio.
Mentre nel citato Eppur bisogna ardir, attraverso narrazioni che hanno il pregio della scorrevolezza, emerge il prevalente valore di straordinari comandanti partigiani, che infondevano entusiasmo e coraggio, nel libro in argomento, altrettanto pregevole quanto a chiarezza espositiva e abbondanza di documentazione, svetta il ruolo svolto con grande consapevolezza da donne che hanno concorso all’agognata liberazione dell’Italia. Il territorio di notevole interesse strategico dove esse hanno operato è la IV Zona Operativa, comandata dal colonnello Fontana “Turchi”, che si estendeva oltre la superficie della provincia spezzina, comprendendovi vari comuni della Lunigiana e lambendo il suolo parmense.
Ponendo in risalto la spontaneità delle loro scelte, non avendo le donne obbligo di leva, gli autori osservano che “esse avrebbero potuto stare a casa, rinchiudersi nel privato, comportandosi come avevano fatto, non accollandosi rischi o comunque evitando di esporsi. Ma così non avvenne”. In vari modi, tutti di grande utilità, servirono la causa partigiana. Alcune, non rinunciando alla lotta armata, consapevoli dei rischi da affrontare.
Nella prima parte del libro Pagano disegna numerosi ritratti di donne partigiane, incluse le “donne delle campagne e delle montagne”, recuperando precise testimonianze da loro rese in tempi diversi, che precede il ben più che apprezzabile contributo della Mirabello suddiviso nei capitoli: Dati e riflessioni, Uno sguardo ai frammenti di archivio, Letteratura e Resistenza in IV Zona Operativa.
L’impegno antifascista motiva la vocazione al sacrificio, segno distintivo delle donne che si incontrano nel libro denso di verità, che arricchisce la già ampia documentazione sulla Resistenza spezzina, speciale ambito di crescita civile, culturale e politica. Coinvolgente e toccante è la lettura delle pagine che celebrano la semplicità e l’ardore di donne contadine, che in numerose realtà della provincia spezzina e lunigianese, non di rado con gesti di eroismo, hanno esaltato il significato della dedizione.
Nell’impossibilità di sostare su ciascun volto accolto in Sebben che siamo donne colgo nella giovanissima Lina Fratoni e in Bianca Paganini due figure che richiamano la sofferenza e l’acuto dolore diffusi nella Resistenza alla Spezia. Lina, giovane operaia, era quindicenne il 27 luglio 1943 quando fu uccisa da una raffica di fucile di un soldato della Milizia durante una manifestazione nei pressi della Caserma del XXI Reggimento Fanteria, nell’odierna via Aldo Ferrari, mentre reggeva il tricolore. Bianca Paganini ha testimoniato più volte la drammatica deportazione, che coinvolse nel luglio del 1944 la sua famiglia. Sarà Aurelio Gallo, vero e proprio criminale, a sconvolgere la sua vita con l’arresto del fratello Alfredo, morirà nel campo di Flossenburg, e la deportazione con la mamma Amelia e la sorella Bice nel lager femminile di Ravensbruck. La madre e il fratello sono tra i 258 spezzini, caduti nei campi di concentramento nazisti.
Esclusivamente per sentimenti di appartenenza con il territorio di Sesta Godano, e nel ricordo di mio padre, partigiano nella “Centocroci”, comandata dall’intrepido Federico Salvestri “Richetto”, ho avvertito non poca commozione nello scoprire l’umanità e il coraggio di straordinarie donne di Antessio, Godano, Chiusola e della stessa Sesta Godano, di cui fanno parte le citate frazioni, compresa Pignona, dove sono nato nel freddissimo inverno del 1944.
Gli studiosi coglieranno non poche sollecitazioni all’approfondimento nelle dettagliate e articolate ricerche della Mirabello, che conclude il suo importante apporto offrendo la cronologia dei fatti accaduti nella IV Zona Operativa dal 25 luglio 1943 al 25 aprile 1945.
Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello parla soprattutto di amore per la libertà, conquista che si deve in gran parte a gente comune, tra cui le non poche donne ricche dell’ ideale della solidarietà e di irrinunciabili valori che le giovani generazioni devono preservare.
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