Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
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Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
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Lerici comincia a cambiare, ma la sfida non è facile

a cura di in data 10 Marzo 2012 – 10:01

Città della Spezia –  9 marzo 2012 – Il mio articolo di domenica su Lerici ha suscitato un’ampia discussione. Moltissimi lericini, e anche spezzini, mi hanno scritto per manifestarmi adesione: segno che ho toccato un problema assai sentito. Non si tratta di accusare questo o quello, come sostiene in una nota sorprendentemente polemica l’Amministrazione Comunale lericina: non era mia intenzione e non sarei nemmeno in grado di farlo. Io ho parlato con il cervello ma anche con il cuore, dopo avere visto ferite ambientali, come quella della Baia Blu, che mi hanno fatto star male. Immagino bene che certe scelte urbanistiche risalgano a molti anni prima; nel caso della valle della Venere, per esempio, ricordo che la questione si trascina almeno dagli anni ’80. Semmai andrà discusso il modo in cui è stata “gestita”. Resta il fatto che è necessaria una svolta. E che su questo punto siamo d’accordo in tanti. Qualche giorno fa ero all’assemblea pubblica di Sel a Lerici: sono state presentate proposte simili a quelle enunciate nel mio articolo ai quattro candidati alle primarie per il centrosinistra, e tutti hanno convenuto su di esse in pieno. Il che credo potrebbe consentire al circolo di Sel di Lerici di appoggiare con convinzione la candidatura di Marco Caluri, vincitore delle primarie, a sindaco, se accompagnata da scelte di rinnovamento della classe dirigente. Lerici, dunque, comincia a cambiare. Le linee guida del programma della coalizione di centrosinistra, che Caluri e i partiti che lo affiancano dettaglieranno meglio, contengono già l’indicazione di “una revisione del Piano urbanistico comunale”, per “ripensare alle scelte di urbanizzazione già prese”, per “tendere verso l’azzeramento del consumo di suolo” e per “investire nella cura dei boschi e dei territori”. E’ questo che intendo per “nuovo”. Ma è una sfida niente affatto facile, che richiede elaborazione teorica e capacità operativa. E che riguarda soprattutto la Liguria, la regione italiana, come ha denunciato ieri Italia Nostra, dove è stato maggiore l’abbandono delle terre agricole negli ultimi dieci anni (- 40%): “un fenomeno che la sta uccidendo”. Come garantire il mantenimento dei caratteri strutturali e identitari dei luoghi, impedendo che il patrimonio di lunga durata sia degradato o distrutto in maniera irreversibile? Come rivalutare il locale rispetto al globale, modificare gli stili di vita, rilocalizzare l’economia con la valorizzazione dei beni patrimoniali locali, ridurre l’impronta ecologica, rivalutare l’agricoltura tradizionale? Ecco la sfida straordinaria, per la quale, come lericino, mi impegnerei in modo del tutto disinteressato.

Ricordo che alcuni mesi fa La Nazione scrisse in due occasioni che avrei potuto candidarmi a sindaco di Lerici. Ipotesi che mi era stata prospettata da molti cittadini, e che ho rifiutato. Ho già fatto il sindaco, ed è stata l’esperienza più bella della mia vita. Ma dopo mi sono dedicato a nuove passioni, perché sentivo il bisogno di cambiare. Non guardo al passato ma ho curiosità per il futuro, e tutto quello che sto facendo in campo internazionale, culturale e civico mi appassiona. Bene, il coordinatore del Pd lericino, senza interpellarmi, si affrettò a commentare in entrambe le occasioni: “Assolutamente no, la questione non esiste”. D’accordo, ma non c’era bisogno di dirlo. Mi sarei aspettato, invece, che mi dicesse: “Comunque dai una mano, sei il benvenuto” (ero ancora un semplice iscritto al PD). Invece nulla, naturalmente. Confesso che questo piccolo episodio, oltre naturalmente alle mie scelte di politica nazionale, è uno dei tanti che mi ha spinto a diventare un semplice iscritto di Sel. Perché uno sceglie anche in base all’ospitalità ed all’accoglienza di una casa: per questo ne ho preferito una “vivace” e “incasinatissima”, come quella di un partito-movimento appena nato (lo dimostrano le vicende di Sel di questi giorni), ma più “fresca” e “umana”.
Devo inoltre rispondere alla nota dell’Amministrazione Comunale lericina quando, in modo un po’ scomposto, critica il mio operato di sindaco della Spezia in campo ambientale. In materia di Piano regolatore del porto ho mantenuto le scelte fatte dal sindaco precedente, contrastando l’ipotesi di “superporto” proposta dall’Autorità Portuale. Comportamento analogo al mio ha tenuto il sindaco che mi è succeduto. Sul mio impegno ambientale riporto un solo dato: Spezia, nella classifica nazionale di Legambiente sull’Ecosistema Urbano, era all’81° posto nel 1999 e al 3° posto nel 2006. Su Acam, infine, ho pubblicato un Diario sul quale si è preferito non discutere: ho spiegato fornendo ogni documentazione come tra 2002 e 2004 ci fu una discussione accesa per costruire un’aggregazione con un’ex municipalizzata, che avrebbe messo Acam in sicurezza. Ma prevalse la scelta sbagliata, contro il mio parere, di continuare a stare da soli: il che è all’origine dei guai di oggi. Fu una mia sconfitta, di cui mi sono assunto la responsabilità: ma il Comune di Lerici non mi diede, in quella circostanza, una mano.
Detto questo, i risultati del mio decennio amministrativo certamente non bastano. Servono nuove idee, anche a Spezia come a Lerici. La campagna elettorale, nelle due città, dovrà avere questa “cifra”: una nuova progettualità, da costruire all’interno di grandi cantieri di discussione creativa con i cittadini.

Giorgio Pagano

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