Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
14 Novembre 2024 – 21:22

Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
Massa, Palazzo Ducale – Sala della Resistenza
Il libro di Dino Grassi “Io …

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“La storia siamo noi” Arte, musica, creatività culturale negli anni Sessanta – Riflessioni tra storia e memoria CAMeC – 10 marzo ore 15.30 e 11 marzo ore 10

a cura di in data 22 Febbraio 2023 – 23:13

Invito

L’Associazione Culturale Mediterraneo ha organizzato, venerdì 10 marzo alle ore 15,30 e sabato 11 marzo alle ore 10 al CAMeC – piazza Battisti 1, l’iniziativa “La storia siamo noi

Il programma di venerdì 10 marzo prevede innanzitutto, alle 15,30, la visita guidata alla mostra “Attraverso l’arte. La galleria il Gabbiano 1968-2018. Cinquant’anni di ricerca artistica“, a cura dell’artista Cosimo Cimino, fondatore nel 1968 del circolo culturale e galleria d’arte il Gabbiano, e del curatore Mario Commone.

Seguirà, alle 16,30, l’esibizione del complesso “Le Ombre“, il più famoso complesso beat della Spezia degli anni Sessanta.

Alle 17 Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello presenteranno l’Indice dei nomi del loro libro “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia“. Nel libro è pubblicato il solo Indice dei nomi dei testimoni che hanno collaborato all’opera (343); l’Indice di tutti i nomi – oltre 3.500 – sarà invece pubblicato on line sui siti dell’Associazione Culturale Mediterraneo e dell’Istituto spezzino per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea. La presentazione ha per titolo “Tutta la città e tutto il mondo in 3.500 nomi”. Nell’Introduzione all’Indice gli autori scrivono:

“La decisione di pubblicare l’Indice di tutti i nomi di tutti i personaggi, anche se presenti una sola volta nelle pagine del libro ed indipendentemente dalla loro importanza per la nostra narrazione o per la storia locale, nazionale, internazionale, ha comportato da parte nostra un’attenta e non facile riflessione, che esponiamo sinteticamente. Da un lato ci rendiamo conto di come le migliaia di nomi che il lettore si trova davanti agli occhi possano costituire perfino, a causa della oggettiva quantità di essi, un deterrente; dall’altro, capiamo però come la vera fisionomia del libro consista anche nel suo essere una specie di epopea corale in cui un’epoca si presenta, spesso in prima persona e comunque attraverso tante voci che vanno, secondo noi, rese nella loro sfaccettata pluralità.

La narrazione, snodandosi sulla linea del tempo (dal prima al poi), incrocia e fa incrociare, in una trama ben più complessa, vicende individuali e collettive, tutte sempre sostanziate da nomi: molti già di per sé evocativi di fatti storici, moltissimi importanti perché, comunque, dietro ad ognuno ci sono esistenze, significative innanzitutto per chi le ha vissute, e per chi, come noi, ha scelto di farle esprimere”.

Il pomeriggio di venerdì si concluderà con una riflessione più generale sul rapporto tra storia e memoria.

Alle 17,30 Marcello Flores, storico dell’Università di Siena, terrà una conferenza sul tema “La storia in un mondo globale: difficoltà e prospettive“.

A cavallo tra la fine del secolo scorso e questo secolo, in parallelo con l’accelerarsi della globalizzazione è cresciuto il ruolo della memoria nel rapporto con il passato. Il ruolo della memoria è sempre stato legato al rafforzamento (o addirittura creazione) di una identità collettiva. E in questo secolo abbiamo visto negli ultimi anni crescere in parallelo due tendenze diverse e contrastanti: quella di una nuova identità nazionalista – propria dei regimi sovranisti e delle cosiddette democrazie illiberali – ma anche fenomeni che possiamo sintetizzare con le tante forme che ha conosciuto la cosiddetta cancel culture. In entrambe queste differenti visioni e ricerche di identità vi è un rapporto problematico con la storia, che è il risultato del ruolo preminente che la memoria ha assunto nella vita pubblica e collettiva. L’intervento di Marcello Flores cercherà di affrontare il rapporto storia-memoria in questo contesto, indicando le maggiori difficoltà e le possibili prospettive positive per il futuro.

Sabato 11 alle ore 10 la riflessione tra storia e memoria ripartirà ancora dalla nostra città e provincia, con l’iniziativa dal titolo “Gli anni Sessanta alla Spezia: la creatività culturale”: un incontro, condotto da Marco Ferrari e Giorgio Pagano, con gli artisti, i musicisti, gli organizzatori di cineclub, gli attori di teatro della  Spezia di quegli anni. Interverranno: Federico Anselmi, Egidio Banti, Silvio Benedetto, Paolo Bertolotto, Carla Bolelli, Riccardo Borghetti, Cosimo Cimino, Marco Danè, Franco Ferrini, Doriano Franceschetti, Arturo Izzo, Pino Lena, Claudio Lopresti, Carlo Marletti, Tony Parisi, Luciano Polerà, Franca Puliti, Alfredo Rossi, Andrea Sammartano, Roberto Sbrana, Walter Tacchini, Gabriella Tartarini, Nunzio Vadalà.

LE OPERE D’ARTE DEL GABBIANO E LA MUSICA DELLE OMBRE

Le Ombre – 1964- foto di Enrico Valentini – archivio Cavozza

La storia siamo noi
Venerdì 10 e Sabato 11 Marzo
CAMeC – piazza Battisti 1
le opere d’arte del Gabbiano e la musica delle Ombre

L’Associazione Culturale Mediterraneo ha organizzato, venerdì 10 marzo alle ore 15,30 e sabato 11 marzo alle ore 10 al CAMeC – piazza Battisti 1, l’iniziativa “La storia siamo noi

Il programma di venerdì 10 marzo prevede, alle 15,30, la visita guidata alla mostra “Attraverso l’arte. La galleria il Gabbiano 1968-2018. Cinquant’anni di ricerca artistica“, a cura dell’artista Cosimo Cimino, fondatore nel 1968 del circolo culturale e galleria d’arte il Gabbiano, e del curatore Mario Commone.

La mostra ripercorre cinquant’anni di attività della storica galleria d’arte, singolare progetto che, dal 1968 al 2018, ha portato in città i grandi esponenti delle avanguardie nazionali e internazionali, da Fluxus alla Poesia Visiva, dalla Body Art alla Performance senza trascurare l’arte concettuale, la musica, il suono. La visita guidata si soffermerà innanzitutto sul periodo originario del Gabbiano.

Seguirà, alle 16,30, l’esibizione del complesso “Le Ombre“, il più famoso complesso beat della Spezia degli anni Sessanta. Nato nel 1963, fu protagonista, il 14 aprile 1966, dello storico “Show Beat” al Teatro Monteverdi. Nell’occasione il pubblico ascolterà tre tra i principali successi delle Ombre, “Nulla di me”, “A noi piace così” e Avrai”.

Alle 17 Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello presenteranno l’Indice dei nomi del loro libro “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia. La presentazione ha per titolo “Tutta la città e tutto il mondo in 3.500 nomi”.

Alle 17,30 Marcello Flores, storico dell’Università di Siena, terrà una conferenza sul tema “La storia in un mondo globale: difficoltà e prospettive“.

Mostra Attraverso l’arte. La galleria Il Gabbiano 1968-2018 – CAMeC 2022-2023

Sabato 11 alle ore 10 la riflessione tra storia e memoria ripartirà ancora dalla nostra città e provincia, con l’iniziativa dal titolo “Gli anni Sessanta alla Spezia: la creatività culturale”: un incontro, condotto da Marco Ferrari e Giorgio Pagano, con gli artisti, i musicisti, gli organizzatori di cineclub, gli attori di teatro della  Spezia di quegli anni. Interverranno: Federico Anselmi, Egidio Banti, Silvio Benedetto, Paolo Bertolotto, Carla Bolelli, Riccardo Borghetti, Cosimo Cimino, Marco Danè, Franco Ferrini, Doriano Franceschetti, Arturo Izzo, Pino Lena, Claudio Lopresti, Carlo Marletti, Tony Parisi, Luciano Polerà, Franca Puliti, Alfredo Rossi, Andrea Sammartano, Roberto Sbrana, Walter Tacchini, Gabriella Tartarini, Nunzio Vadalà.

I NOMI SIMBOLO DEGLI ANNI SESSANTA: DON MILANI SU TUTTI.
ALLA SPEZIA GIACCHE’, MUSIANI E RESCIO

Marcello Flores in Sala Dante alla Spezia il 25 marzo 2022
(foto Enrico Amici)

L’Associazione Culturale Mediterraneo ha organizzato, venerdì 10 marzo alle ore 15,30 e sabato 11 marzo alle ore 10 al CAMeC – piazza Battisti 1, l’iniziativa “La storia siamo noi”.

Il programma di venerdì 10 marzo prevede, dopo la visita guidata alla mostra “Attraverso l’arte. La galleria il Gabbiano 1968-2018. Cinquant’anni di ricerca artistica” (ore 15,30) e l’esibizione del complesso “Le Ombre” (ore 16,30), la presentazione alle 17 dell’Indice dei nomi del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia. L’indice dei nomi dei testimoni (343) è stato pubblicato nel libro. Lunedì 13 marzo verrà pubblicato online, sui siti dell’Associazione Culturale Mediterraneo e dell’Istituto spezzino per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, l’Indice generale di tutti i nomi: 3.963. In tutto, quindi, 4.306 nomi. Sono le tantissime persone protagoniste del decennio: operai, sindacalisti, studenti, politici, uomini e donne, musicisti, cinefili, teatranti, pittori, scultori, fotografi, giornalisti, parroci, vescovi, pastori protestanti…

Un’anticipazione: il nome più citato è quello di don Lorenzo Milani (in 113 pagine). Affermano Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello: “E’ un dato emblematico: sia di un Sessantotto che in Italia fu anche cattolico, sia di un Sessantotto in cui alla lotta contro la società autoritaria si accompagnò la lotta contro il classismo scolastico e sociale. Ma non solo per questo. In ‘Lettera a una professoressa’ -che è il libro più citato, e anche quello all’epoca più venduto- i giovani ritrovarono l’originalità di un linguaggio e di un metodo di indagine che muoveva dalla concretezza dell’esperienza personale. Il Sessantotto partiva dallo ‘scava dove sei’, cioè dal punto in cui ognuno si trovava, per criticare l’ordine esistente. Questa politicizzazione delle esperienze individuali costituiva il cuore di ‘Lettera a una professoressa’, che anche per questo fu un libro ‘sessantottino’”.

Una seconda anticipazione: tra gli spezzini, senza considerare i testimoni, i nomi più citati sono quelli di Aldo Giacché, comunista e capo dell’opposizione (83), di Ezio Musiani, sindaco democristiano (71), e di Aldo Rescio, intellettuale ed esponente della “nuova sinistra” (70).

Alle 17,30 Marcello Flores, storico dell’Università di Siena, terrà una conferenza sul tema del rapporto tra storia e memoria dal titolo “La storia in un mondo globale: difficoltà e prospettive“.

Sabato 11 alle ore 10 la riflessione tra storia e memoria ripartirà ancora dalla nostra città e provincia, con l’iniziativa dal titolo “Gli anni Sessanta alla Spezia: la creatività culturale”.

LA “GIOVENTU’ IN CERCA DI VERITA’” SI RACCONTA AL CAMeC
“Gli anni Sessanta alla Spezia: la creatività culturale”

La Spezia – Il pubblico del concerto al Teatro Monteverdi
14 aprile 1966
foto archivio Lopresti – Leonardi

Negli anni Sessanta la scolarizzazione di massa innestò il fenomeno di una diffusa creatività culturale. Il fenomeno si verificò anche alla Spezia, inserendosi in una storia cittadina che aveva già conosciuto momenti alti. Furono anni di sprovincializzazione e di cambiamento, in cui emerse la vitalità e la passione dei tanti giovani che sperimentavano nuovi valori di vita nel teatro, nel cinema, nella musica e nell’arte.

Giovanni Cattanei, giornalista del “Giorno”, scrisse nel 1968:

La Spezia, città di 130 mila abitanti e di risorse economiche tutt’altro che fiorenti, è tra le piccole città italiane, senza dubbio tra quelle liguri, una delle più vivaci, ricca di fermenti ideologici e culturali giovanili, viva di un’ansia di rinnovamento che coinvolge, su diversi fronti, le ultime leve.

Sotto l’apparente quiete di una città di provincia tranquilla e casalinga, morde lo spirito demistificante di una gioventù in cerca di verità.

Sabato 11 marzo alle ore 10, al CAMeC di piazza Battisti, nell’ambito delle due giornate “La storia siamo noi”, i protagonisti di quella “gioventù in cerca di verità” si incontreranno per raccontare le loro esperienze e le loro riflessioni.

All’iniziativa, dal titolo “Gli anni Sessanta alla Spezia: la creatività culturale”, saranno presenti: per il mondo delle arti visive e figurative Federico Anselmi, Silvio Benedetto, Cosimo Cimino, Pino Lena, Franca Puliti e Walter Tacchini; per il mondo dei cineclub Egidio Banti, Franco Ferrini, Carlo Marletti e Alfredo Rossi; i musicisti Paolo Bertolotto, Riccardo Borghetti, Doriano Franceschetti, Claudio Lopresti, Tony Parisi e Roberto Sbrana; Carla Bolelli, Marco Danè, Luciano Polerà, Alfredo Rossi, Andrea Sammartano e Gabriella Tartarini, impegnati nel teatro; Nunzio Vadalà, “anima” dell’ostello della gioventù di Lerici.

Coordineranno Marco Ferrari, scrittore, e Giorgio Pagano, coautore di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”.

“LA STORIA SIAMO NOI” AL CAMeC
DAL GABBIANO ALLE OMBRE, A TUTTI I NOMI DEGLI ANNI SESSANTA
MARCELLO FLORES: “NELLA SCUOLA VA INSEGNATA LA STORIA GLOBALE”

Grande successo, al CAMeC, per l’iniziativa “La storia siamo noi”, organizzata dall’Associazione Culturale Mediterraneo.

L’artista Cosimo Cimino, fondatore nel 1968 del circolo culturale e galleria d’arte il Gabbiano, e il curatore Mario Commone hanno guidato la visita alla mostra “Attraverso l’arte. La galleria il Gabbiano 1968-2018. Cinquant’anni di ricerca artistica“, conducendo i partecipanti in un percorso affascinante. “Il Gabbiano -ha detto Cimino– ha avuto il merito di porre al centro del suo percorso la figura dell’artista, attenzione posta fin dagli esordi perché la galleria è stata sempre condotta da soli artisti, spinti dalla necessità di avere tra di loro e con il pubblico uno spazio di dialogo e di confronto. Ci sono comunque state nel corso degli anni fruttuose collaborazioni con critici e storici dell’arte, nonché galleristi, che hanno contribuito a ramificare sempre più la rete di contatti e conoscenze che ha reso la galleria nota a livello nazionale e con numerosi contatti internazionali”. Commone ha spiegato come gli interessi del Gabbiano si siano orientati verso le ricerche d’avanguardia che si affiancano al concettuale, quali la Poesia visiva e Fluxus, in particolare grazie ai rapporti con artisti importanti a livello internazionale come, ad esempio, Mirella Bentivoglio, Lamberto Pignotti ed Edo Murtić.

Paolo Cavozza, Arrigo Fontana e la “new entry” Lorenzo Di Alesio hanno poi raccontato la storia delle Ombre, il più importante gruppo beat spezzino, sorto nel 1963, intrecciandola con la storia globale di allora, in cui la musica costituiva una sorta di energia liberatoria: “l’atmosfera più bella della storia dell’umanità”, ha detto Cavozza, in cui i giovani, ha spiegato Fontana, si sentivano “padroni del mondo”. Nell’occasione il pubblico ha ascoltato tre tra i principali successi del gruppo, “Nulla di me”, “A noi piace così” e “Avrai”.

A seguire Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello hanno presentato l’Indice generale dei nomi del libro “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” (ben 3.963). L’Indice dei testimoni, 343, era già comparso, cartaceo, in fondo al Volume secondo del libro. Ora sono entrambi gli Indici sono disponibili on line, a partire dalle 17 di lunedì 13 marzo, sul sito dell’Associazione Culturale Mediterraneo e in quello dell’Istituto Spezzino per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea. L’Indice generale dei nomi ha lo scopo -hanno detto Pagano e Mirabello– di aiutare la consultazione del libro, suggerendo piste contenutistiche e metodologiche basate sui singoli. “Dai nomi -hanno aggiunto- esce fuori più che mai la dimensione glocale del libro in cui si narrano i rapporti tra territorio spezzino, inteso come provincia sconfinante, soprattutto a est e sud, verso Carrara e Pisa, con l’Italia e il Mondo. Dai nomi scaturisce così la storia di una generazione che ha vissuto per prima probabilmente la dimensione del Mondo anche mediaticamente in casa, senza volersi rinchiudere in casa, basti pensare alla guerra nel Vietnam”.

Infine lo storico Marcello Flores, dell’Università di Siena, ha tenuto una conferenza sul tema del rapporto tra storia e memoria dal titolo “La storia in un mondo globale: difficoltà e prospettive“. Flores ha indicato le maggiori difficoltà e le possibili prospettive positive per il futuro: “Solo la storia può costruire la cittadinanza globale, non la memoria, che ha un ruolo diverso. Bisogna tornare a un ruolo della storia che è stato un po’ abbandonato. Si pensi a come la Francia voleva fare la storia del suo passato coloniale, o a come in Polonia o in Russia sia in opera una riscrittura della storia nell’interesse dei poteri dominanti. Ma qual è la storia comune che oggi possiamo proporre nelle nostre scuole? Non è la storia solo nazionale o solo europea, è la storia globale”.

QUANDO I GIOVANI SI SENTIVANO PADRONI DEL MONDO
I protagonisti della creatività culturale degli anni Sessanta a confronto al CAMeC

La diffusa creatività culturale alla Spezia negli anni Sessanta è stata al centro della seconda giornata di “La storia siamo noi”, tenutasi al CAMeC sabato scorso per iniziativa dell’Associazione Culturale Mediterraneo. Hanno partecipato, presente un folto pubblico, molti tra gli uomini e le donne del teatro, della pittura, dei cineclub, della musica di allora.

Giorgio Pagano si è soffermato sulle vicende, le iniziative e le personalità più interessanti del decennio, per poi dare la parola ai protagonisti, coadiuvato da Marco Ferrari.

Franco Ferrini ha descritto la formazione e lo sviluppo della personalità di Aldo Rescio, la figura intellettuale più influente del periodo: “aveva una cultura straordinaria, un misto di marxismo ed esoterismo e studio dei miti, tant’è che nella sua vita fu poi psicoanalista e sciamano”. Ferrini ha raccontato la comune esperienza nella rivista “Delta”, diretta da Rescio, e la successiva diaspora: Rescio, sia pure per una breve fase, nella sinistra extraparlamentare, Ferrini, con il suo “doppio” Enzo Ungari, nel cineclub “Charlie Chaplin” e poi nel cinema. “Alla fine ha vinto Ungari, non Rescio, l’anima di sinistra del Sessantotto ha perso, ha vinto l’anima libertaria, quella che si è ribellata all’oppressione sessuale”. “La massima espressione del Sessantotto spezzino – ha concluso – è stato Ungari”.

Sull’esperienza del “Chaplin” si è soffermato anche Alfredo Rossi, un’altra delle sue anime, che, come Ferrini e Ungari, al cinema ha poi dedicato la vita intera: “Facevamo vedere i film che ci piacevano, se scorriamo i titoli sono i migliori film in assoluto che si possono vedere oggi”. E ha ringraziato l’ARCI, che organizzava, “e non si è mai lamentato”.

Egidio Banti ha parlato del cineclubismo cattolico a Sarzana, del “cineforum dibattito di libertà”, e ha aggiunto: “La società italiana era ancora fascista, la Costituzione era un progetto politico non attuato, i giovani di allora lottavano per l’attuazione della Costituzione”. Banti ha ricordato, a Sarzana, l’esperienza precedente del circolo “I provinciali”, di composizione politico-culturale “trasversale”: “il Sessantotto fu preparato anche dalle iniziative dei ‘cinquantottini’”.

Marco Danè, che è stato poi presentatore, autore e regista televisivo e teatrale, ha raccontato l’esperienza del teatro. Danè era uno degli attori della “Mandragola”, lo spettacolo teatrale tratto dal testo di Machiavelli che fece epoca anche “per la scomunica di ‘Beppe Astro’, così noi chiamavamo il vescovo Giuseppe Stella”. “Cosa c’era dietro?” – si è chiesto Danè – che ha così risposto: “Tutti noi eravamo determinati, di fronte a una delusione non desistevamo, l’importante era fare le cose che ci piaceva fare”.

Attore nella “Mandragola” era anche Andrea Sammartano: “Abbiamo cambiato qualcosa ma ci siamo anche cambiati, abbiamo cambiato la nostra vita”.

Gabriella Tartarini, pure lei attrice a teatro, ha ricordato la sua “trasversalità” e le sue esperienze anche con Rescio e con Ungari: “Nonostante le enormi difficoltà di tipo economico, perché nessuno ci aiutava ed eravamo tutti volontari, abbiamo fatto cose importanti perché ci sentivamo attori partecipi di un’epoca che ci dava speranza, avevamo la percezione che il futuro potesse riservarci qualcosa. Un’epoca irripetibile, oggi i giovani non hanno la speranza nel futuro”.

Silvio Benedetto, pittore argentino approdato alle Cinque Terre, ha aggiunto: “Perché tutto si è fermato? Cosa si può fare domani? Forse qualcosa non si è fermato, si può ancora fare qualcosa”.

Claudio Lopresti, musicista beat dei “Cavernmen” ha detto: “Avevamo la speranza di essere padroni del mondo, e la voglia di metterci insieme. Possiamo ripartire solo da lì”.

Tantissimi spunti, ha concluso Pagano, per un dibattito che certamente proseguirà.

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