“La sinistra e la città” di Roberto Della Seta e Edoardo Zanchini
“LA SINISTRA E LA CITTA’” DI ROBERTO DELLA SETA E EDOARDO ZANCHINI MARTEDI’ 21 MAGGIO ALLE 17 AL CAMEC
L’Associazione Culturale Mediterraneo ha organizzato la presentazione del libro “La sinistra e la città” di Roberto Della Seta, già parlamentare del Pd e fino al 2007 presidente di Legambiente, e di Edoardo Zanchini, docente di Urbanistica e vicepresidente di Legambiente. L’incontro si terrà martedì 21 maggio alle ore 17 al CAMeC. Ad interloquire con gli autori saranno tre rappresentanti di realtà diverse della provincia: Massimiliano Alì, presidente dell’Ordine degli architetti, Dino Baudone, assessore all’Urbanistica del Comune di Lerici, e Roberto Mazza, sarzanese, membro del forum nazionale Salviamo il Paesaggio.
Il libro affronta un tema fondativo per la sinistra: la città e la possibilità di governarne lo sviluppo per il bene comune. Basta riandare alla Manchester descritta da Engels o alle lotte di inizio Novecento per i diritti elementari e i bisogni primari del proletariato urbano, da cui presero l’avvio partiti e sindacati di sinistra e la stessa urbanistica moderna. Da qui, la riflessione dei due autori arriva a esplorare un paradosso italiano. Vi è stato un tempo, nel dopoguerra, in cui la sinistra -non solo quella comunista- rifiutava l’etichetta di riformista, ma nei fatti metteva in campo, sulla città, visioni e azioni squisitamente riformiste. Erano gli anni delle lotte contro il sacco urbanistico di Roma, Napoli, Palermo e contro i comitati d’affare incistati nella politica, e gli anni di alleanze per l’epoca decisamente inedite. Comunisti duri e puri accanto a liberali altrettanto irriducibili. Un percorso disseminato di sconfitte, ma anche di vittorie significative capaci di evitare scempi e produrre esempi virtuosi di buongoverno.
Ed ecco il paradosso. Mentre oggi la sinistra rivendica con orgoglio la propria natura riformista, ha quasi smarrito la tensione di allora e sembra incapace di proseguire e innovare quell’esperienza. Distante com’è dalla riflessione attualissima sull’urgenza di un freno al consumo di suolo, troppo legata, in alcuni, a pregiudizi ideologici -la mitizzazione dell’esproprio, la demonizzazione dei privati- e troppo vicina, in tanti altri, a quel “partito del cemento” trasversale che spesso detta legge sul futuro della città ed è fonte di inquinamento affaristico della politica. Ma la sinistra -concludono Della Seta e Zanchini- può permettersi di tradire la città? O non rischia così di condannare se stessa?
Roberto Della Seta, già parlamentare del Pd e presidente di Legambiente fino al 2007, ha presentato al CAMeC, invitato dall’associazione Culturale Mediterraneo, il libro “La sinistra e la città”, scritto con Edoardo Zanchini. Della Seta si è soffermato sulla grande stagione dell’urbanistica riformista del dopoguerra: la mobilitazione contro il sacco di Roma, Napoli e Palermo, che vide protagonisti comunisti e liberali, ma anche le grandi esperienze della democristiana Brescia e della rossa Bologna, città le cui Amministrazioni ebbero il coraggio di chiamare come assessori urbanisti del calibro di Leonardo Benevolo e Giuseppe Campos Venuti, che ridussero fortemente le previsioni edilizie. Poi, ha continuato l’autore, ci furono la rottura e lo smarrimento della tensione: “proprio quando la sinistra si dichiara riformista smette di esserlo”, e comincia la stagione della deregulation e dell’urbanistica contrattata. La parola “città”, ha ricordato, non compare nemmeno nella Carta d’intenti con cui il centrosinistra si è presentato alle elezioni. La sinistra, secondo Della Seta, si è dimenticata la città per due motivi: “uno deriva dalla sua origine comunista, che si caratterizza, rispetto alla socialdemocrazia, per una difficoltà a capire i cambiamenti, in questo caso il fatto che la sfida della città non è più l’espansione ma la rigenerazione dell’esistente”. L’altro motivo “è meno nobile” e ha a che fare con “un legame opaco tra sinistra di governo e interessi economici”. Il progetto di Marinella, ha detto Della Seta, “è un tipico esempio dove convivono i due motivi”. Molto precise, infine, le proposte del necessario “riformismo innovatore”: fare delle città cantieri di rigenerazione e ridurre il consumo di suolo; spezzare il legame tra oligopolisti delle aree e autori della trasformazione; mettere in sicurezza idrogeologica e antisismica il territorio, con al centro la qualità architettonica e l’efficienza energetica; riqualificare le periferie, ristrutturandone i servizi e i trasporti pubblici.
Il libro, ha detto il presidente di Mediterraneo Giorgio Pagano, è “uno strumento prezioso anche per la realtà provinciale”, dove sono da rifare o da aggiornare i Piani urbanistici dei principali Comuni, e dove sono venuti avanti molti progetti turistico-terziari “troppo invasivi dal punto di vista ambientale e troppo poco governati dal pubblico”, mentre “la partecipazione è molto carente se non del tutto assente”. Manca, ha aggiunto Pagano, “una visione d’insieme che non contrapponga lavoro e ambiente e faccia decrescere alcune cose, dal consumo di suolo alla grande distribuzione e alle grandi periferie, e ne faccia crescere altre, dagli spazi pubblici al ripopolamento rurale”. Nella discussione è intervenuto il presidente dell’Ordine degli architetti Massimilano Alì, che ha insistito sulla necessità di superare il federalismo urbanistico, che dà troppi poteri alle Regioni, sull’importanza nelle città di infrastrutture per la mobilità sostenibile, e soprattutto sul concetto di qualità architettonica. Dino Baudone, assessore all’Urbanistica del Comune di Lerici, ha annunciato che il prossimo Piano urbanistico del suo Comune sarà a consumo zero di territorio, e ha spezzato una lancia a favore della pianificazione strategica intercomunale. Roberto Mazza, sarzanese, membro del Forum nazionale Salviamo il Paesaggio, ha parlato di ”irragionevolezza” della “corsa al mattone” che caratterizza la nostra provincia, e ha criticato fortemente molti amministratori locali. “C’è un ruolo decisivo delle classi dirigenti”, ha concluso Della Seta, che oggi appaiono “pigre e stanche”: se ne può uscire se “la profondità del declino dell’Italia, anche civile, porterà ad uno choc, e a una rivoluzione in cui sia centrale il tema della città sostenibile”.
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Roberto Della Seta ed Edoardo Zanchini presentano “La sinistra e la città”.
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