Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
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Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
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“La sinistra e la città” di Della Seta e Zanchini

a cura di in data 20 Aprile 2013 – 09:14

Roberto Della Seta – Edoardo Zanchini

La sinistra e la città
Dalle lotte contro il sacco urbanistico ai patti col partito del cemento

Donzelli Editore, pagg.XII-97, € 16,00

IL LIBRO – La città e la possibilità di governarne lo sviluppo per il bene comune sono temi fondativi della sinistra. Basta riandare alla Manchester descritta da Engels o alle lotte di inizio Novecento per i diritti elementari e i bisogni primari del proletariato urbano, da cui presero l’avvio partiti e sindacati di sinistra e la stessa urbanistica moderna. Da qui, la riflessione dei due autori arriva a esplorare un paradosso italiano. Vi è stato un tempo, nel dopoguerra, in cui la sinistra – non solo quella comunista – rifiutava l’etichetta di riformista, ma nei fatti metteva in campo, sulla città, visioni e azioni squisitamente riformiste. Erano gli anni delle lotte contro il sacco urbanistico di Roma, Napoli, Palermo e contro i comitati d’affari incistati nella politica; e gli anni di alleanze per l’epoca decisamente inedite. Ed ecco il paradosso. Mentre oggi la sinistra rivendica con orgoglio la propria natura riformista, ha quasi smarrito la tensione di allora: distante com’è dalla riflessione attualissima sull’urgenza di un freno al consumo di suolo; troppo legata, in alcuni, a pregiudizi ideologici – la mitizzazione dell’esproprio, la demonizzazione dei pri-vati – e troppo vicina, in tanti altri, a quel “partito del cemento” trasversale che spesso detta legge sul futuro delle città ed è fonte di inquinamento affaristico della politica. Ma la sinistra può permettersi di tradire la città? O non rischia così di condannare se stessa?

DAL TESTO – “Ai fini di un bilancio critico di questi vent’anni di politiche urbanistiche, Roma rappresenta senza dubbio il «caso studio» più significativo: per la dimensione delle trasformazioni urbanistiche avvenute, per l’asprezza dello scontro politico e culturale sui criteri delle scelte di pianificazione, per il suo carattere paradigmatico che rimanda a problemi comuni alla gran parte delle grandi città. Nel 1993, appena eletta, l’amministrazione Rutelli decise di non dotare subito Roma di un nuovo piano regolatore, ma di procedere per atti parziali e graduali: varianti di salvaguardia, singoli progetti urbanistici. Un nuovo piano, più di quarant’anni dopo l’ultimo del 1962, venne adottato solo dieci anni dopo dall’amministrazione Veltroni, e approvato definitivamente nel 2008. Due le critiche più radicali mosse da sinistra a queste scelte: in una prima fase, la decisione di rinviare la definizione di un nuovo piano fu contestata perché spianò la strada a quella «urbanistica contrattata» che ha massimizzato il beneficio per i privati, e minimizzato quello per l’amministrazione pubblica, derivante dall’aumento di valore delle aree oggetto di grandi interventi; poi, quando del nuovo piano regolatore si è cominciato a discutere, la polemica ha riguardato specialmente il ricorso, giudicato eccessivo, alle misure di «perequazione» e di «compensazione», meccanismi alternativi all’esproprio che prevedono lo scambio tra aree cedute al Comune per verde e servizi e possibilità edificatorie riconosciute ai privati in ambiti omogenei. È stata una discussione seria e appassionata, che nella sostanza ha riproposto un conflitto su cui la sinistra si divide da decenni: da una parte chi sosteneva che per un’efficace pianificazione urbanistica ci si debba affidare a strumenti rigidi come l’esproprio; dall’altra i fautori di metodi più flessibili, come le compensazioni, per i quali proprio il costo elevato, e spesso per i Comuni insostenibile, dell’esproprio rappresenta uno degli ostacoli principali verso la possibilità di guadagnare spazi e risorse alla «città pubblica».”

GLI AUTORI – Roberto Della Seta, dal 2008 al 2013 parlamentare del Pd e fino al 2007 presidente di Legambiente, è autore tra l’altro de I suoli di Roma (con Piero Della Seta, 1988), La difesa dell’ambiente in Italia (1999), Dizionario del pensiero ecologico (con Daniele Guastini, 2007), Patria. Un’idea per il nostro futuro (con Emanuele Conte, 2011).
Edoardo Zanchini è vicepresidente di Legambiente. Architetto, ha insegnato urbanistica nelle Università di Roma e Pescara. È autore di saggi sui temi della sostenibilità urbana e dell’innovazione energetica.

INDICE DELL’OPERA – Parole scomparse – I. Contro il «sacco» di Roma. Comunisti e liberali insieme in trincea (1. Riformismo: il nome e la cosa – 2. Pionieri isolati: Leonardo Borgese – 3. Da Borgese a Cederna – 4. Mutamento di clima: l’Inu, Italia Nostra – 5. Comunisti e liberali contro il «sacco» di Roma – 6. «Capitale corrotta = nazione infetta»- 7. Due protagonisti: Italo Insolera, Piero Della Seta) – II. L’illusione riformista (1. Tre ministri: Sullo, Mancini, Bucalossi – 2. Urbanistica di governo e urbanistica di opposizione – 3. Non solo fabbrica: le lotte urbane per la casa – 4. Cambio di scena: Monello, condono edilizio, Fiat-Fondiaria) – III. Sinistra di governo? (1. L’edilizia nel tunnel della crisi – 2. Le città fuori dall’agenda politica nazionale – 3. Il ruolo delle soprintendenze – 4. Un merito: il no ai condoni. Una colpa: zero idee sulle infrastrutture – 5. La casa dimenticata – 6. La vittoria della deregulation – 7. Sinistra subalterna: il post-terremoto all’Aquila – 8. Dopo la deregulation, in mezzo alla crisi 9. Speranze e delusioni dai nuovi sindaci – 10. Confronti: dal caso Roma… – 11. …al modello Barcellona – 12. Non si parte da zero – 13. Riavvicinare politica e urbanistica) – Promemoria – Bibliografia – Indice dei nomi.

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