“La felicità della democrazia. Un dialogo” di Ezio Mauro e Gustavo Zagrebelsky
Ezio Mauro e Gustavo Zagrebelsky, “La felicità della democrazia. Un dialogo”
Fra promesse mancate e tensione ideale, fra Italia e Nordafrica, fra diritti degli esclusi e abusi dei potenti. Il presente e il futuro della democrazia in un dialogo fra Ezio Mauro e Gustavo Zagrebelsky
C’è vita nella democrazia, dunque è giusto e possibile cercarvi anche la felicità. Che viene dalla nostra normale condizione di cittadini fedeli e infedeli, uomini e donne, persone liberamente associate. Proprio qui sta la possibilità vera della felicità: nella condizione di libertà personale e civile che nasce dalla democrazia, nella consapevolezza che tutti – non io soltanto – esercitano quella libertà e ne riconoscono il limite. La democrazia non mantiene le sue promesse, la democrazia può deludere quando non produce buona politica e buon governo, quando non risponde alle mie esigenze biografiche. E tuttavia, come si fa il saldo della partita democratica? Scrivi pure quelle poste al passivo, e concludi che viviamo in una fase di bassa qualità della democrazia. Ma tra gli attivi io scrivo la mia (e la tua) libertà, intatta, i miei diritti, i principi d’uguaglianza alla base del nostro ordinamento, la possibilità di informarmi e d’informare, di pregare o di non credere, di studiare e di lavorare, di intraprendere, di governare e di dissentire, in un sistema in cui questo vale per tutti. È difficile, molto difficile, ma l’avvenire contiene molte cose, molte. Queste cose sono atti e fatti. La democrazia chiede che dipendano da noi coscientemente, responsabilmente, attivamente, perfino felicemente quanto è possibile.
“Il raffinato dialogo Zagrebelsky-Mauro, come ogni vero dialogo, mette a confronto due sistemi di pensiero, non pretende di approdare alla vittoria dell’ uno sull’ altro. Ha invece un grande merito, aiuta a pensare al riparo, una volta tanto, dalla retorica” (Luciano Canfora, Corriere della Sera, 5.5.2011)
“Ezio Mauro e Gustavo Zagrebelsky si sono confrontati, cercando di capire cosa separa ciò che la democrazia dovrebbe essere da ciò che invece è. Il risultato è un dialogo vivace e profondo”. (Ste.P, la Repubblica, 15.5.2011)
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