Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
14 Novembre 2024 – 21:22

Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
Massa, Palazzo Ducale – Sala della Resistenza
Il libro di Dino Grassi “Io …

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Giorgio Pagano presenta “Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-1945” Lunedì 22 Febbraio ore 17 a Migliarina

a cura di in data 8 Febbraio 2016 – 12:54
Invito

Invito

GIORGIO PAGANO PRESENTA
EPPUR BISOGNA ARDIR. LA SPEZIA PARTIGIANA 1943-1945

Migliarina, Circolo Arci Concordia
Lunedì 22 febbraio ore 17

Il libro di Giorgio Pagano “Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-1945”, dopo le affollate presentazioni alla Spezia, a Sarzana, a Levanto, a Lerici e a Sesta Godano, verrà presentato a Migliarina, al Circolo Arci Concordia, lunedì 22 febbraio alle ore 17. All’iniziativa, organizzata dall’Associazione Culturale Mediterraneo, dal Circolo Arci Concordia e dal Comitato Unitario della Resistenza, interverranno Franco Bernardi, copresidente del Comitato Unitario della Resistenza, e Pierfranco Pellizzetti, già docente dell’Università di Genova, opinionista di Repubblica Liguria, di Micromega e del Fatto Quotidiano.

Il libro, edito da Cinque Terre, è una storia della Resistenza nella IV Zona operativa, fatta rivivere attraverso le testimonianze dei protagonisti, le ragazze e i ragazzi di settant’anni fa. “Eppur bisogna ardir” si apre con la prefazione della giornalista e scrittrice Donatella Alfonso e con l’introduzione dell’autore, per proseguire con i tre capitoli “La Storia”, “Racconti e ritratti” e “Facio e Laura” (si tratta delle pagine dedicate alle figure di Dante Castellucci “Facio”, partigiano ucciso da altri partigiani, e della sua compagna Laura Seghettini).

Tra i protagonisti del libro ci sono gli antifascisti e i partigiani di Migliarina, il quartiere della città che diede il maggior contributo alla Resistenza. Lo testimonia, innanzitutto, il grande rastrellamento del 21 novembre 1944, in cui vennero arrestati 400 migliarinesi, molti dei quali furono deportati nei campi di sterminio nazisti.

La conclusione è affidata al saggio “La Resistenza e la sua eredità 1945-2015”, una riflessione su come trasmettere ai giovani la scelta morale e la concezione della politica della Resistenza e su come far sì che l’antifascismo e la Costituzione siano alla base di uno “spazio repubblicano” condiviso da tutti gli italiani. “Oggi -sostiene l’autore- i partiti non ci sono più, o almeno non ci sono più quelli veri, radicati nel popolo. Prima l’eredità della Resistenza cercavano, anche se non ci sono mai riusciti fino in fondo, di trasmetterla loro. Ma oggi? Dobbiamo ripartire dalle persone, dalle donne e dagli uomini semplici che hanno fatto la Resistenza, che sono i protagonisti delle tante piccole storie di questo libro. Ma ripartire anche, più in generale, dalle donne e dagli uomini semplici della nostra storia del dopoguerra e di oggi. Non dai poteri costituiti, ma dai germogli che nascono dal basso, dalla società”.

Il titolo del libro è quello di un verso originario di “Fischia il vento”, la canzone più amata dai partigiani ai monti. Giorgio Pagano spiega così lo spirito che pervade il libro: “L’ardore, inteso come coraggio morale, è il tema di questo libro. Perché, come disse Robert Kennedy, ‘il coraggio morale è merce più rara del coraggio in battaglia o dell’intelligenza’. Settant’anni fa ognuno si trovò solo di fronte alla propria scelta. Ogni partigiano ebbe un suo personale ‘ardir’: da tutte queste storie individuali sorse una storia collettiva. Fu la dimensione morale, che Piero Calamandrei indicava come una sorta di impulso diffuso, generato ‘da una voce sotterranea’, a indicare agli italiani la via della ribellione e del riscatto. Le ombre della Resistenza, che pure ci furono, non scalfiscono la luce della dimensione morale. Il valore del coraggio morale dei partigiani è più che mai attuale in una fase in cui è del tutto assente dalle qualità degli uomini pubblici, sostituito dall’accondiscendenza supina e dalla cedevolezza d’animo. Di coraggio morale abbiamo bisogno per tornare alla politica-virtù contro la politica-cinica tecnica del potere”.

 
Tanta gente anche a Migliarina alla presentazione di “Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-1945” di Giorgio Pagano, tenutasi al Circolo Arci Concordia per iniziativa del Circolo, dell’Associazione Culturale Mediterraneo e del Comitato Unitario della Resistenza. C’erano, tra gli altri, i partigiani Giovanni Barbieri “Giovanni”, Giulio Vasoli “Uragano” e Gino Sentieri “Tedesco”, e Anna, la figlia di Bianca Mori Paganini, donna simbolo della deportazione degli spezzini nei campi di concentramento nazisti. Marcello Armani, del circolo Arci, ha definito “Eppur bisogna ardir” “un libro necessario per tramandare la memoria”, mentre Franco Bernardi, copresidente del Comitato Unitario della Resistenza, ha sostenuto che il libro, da cui emergono tutti gli aspetti della Resistenza spezzina, è in primo luogo “uno spaccato di umanità, che mette in luce la scelta morale dei partigiani e dei resistenti”. Pierfranco Pellizzetti, opinionista di Micromega, del Fatto Quotidiano e di Repubblica Liguria, si è chiesto: “Dove è finito il sentimento nobile di settant’anni fa? La Resistenza è stata dimenticata perché è nata dal basso, e le classi dirigenti del nostro Paese hanno terrore di tutto quello che nasce dal basso”.

L’autore ha ricordato il grande contributo di Migliarina alla Resistenza, fin dai tempi dell’antifascismo clandestino, poi con la partenza di tanti giovani per i monti dopo l’8 settembre 1943, fino al terribile rastrellamento del novembre 1944. Pagano ha citato una pagina del libro in cui Bianca Paganini dice: “Quell’esperienza non l’auguro a nessuno, non la rifarei per tutto l’oro del mondo, però da tanto male a me, sinceramente, è pur derivato del bene”: cioè la comprensione dei veri valori della vita, della dolcezza, delle cose che veramente contano e sono dentro di noi. Sono parole, ha detto Pagano, che “spiegano meglio di ogni altra i valori dell’umanesimo alla radice della Resistenza”. L’autore ha poi citato un altro protagonista del libro, Giulio Vasoli “Uragano”, presente in sala, sul tema della “scelta morale”. Giulio la racconta così: “Ero un ragazzo senza coscienza politica, che preferiva andare in giro al sabato piuttosto che partecipare al ‘premilitare’ dei fascisti. Per questo fui interrogato e rinchiuso per una notte nel famigerato 21° Reggimento Fanteria. Da lì cominciò la mia maturazione, la comprensione della distinzione tra bene e male”. Nel libro, ha detto Pagano, sono raccontate tante storie simili. La varietà di motivazioni individuali è molto ampia, ma tutte si inscrivono in un “clima morale”: la scelta per il bene contro il male, per la libertà contro la dittatura, per una concezione della vita come cammino non solo individuale ma anche collettivo. “Una rivolta morale contro il potere dell’uomo sull’uomo, una riaffermazione dell’antico principio che il potere non deve averla vinta sulla virtù”, ha continuato Pagano. Fu questa dimensione morale, questa “voce sotterranea”, a indicare agli italiani la via della ribellione e del riscatto. Ecco “perché l’’ardir’, il coraggio morale, è la parola chiave del libro: è un valore più che mai attuale in una fase in cui è del tutto assente dalle qualità degli uomini pubblici, sostituito dall’accondiscendenza supina della politica all’economia e, all’interno della politica, al capo”. Pagano ha poi dialogato con Pellizzetti: “I partiti del dopoguerra recepirono poco e in parte la ‘spinta dal basso’ della Resistenza, però in parte lo fecero… oggi comunque la storia dei partiti è finita, non si può che ripartire dal basso, dalla società, dalla cultura”. E ha citato un verso di Pietro Ingrao: “Pensammo una torre, scavammo nella polvere”. Ingrao stesso lo commenta così: “La parola torre e la parola polvere fanno pensare a una distanza che in realtà non c’è: scavare nella polvere se si vuole essere torre”. E’ tempo, ha concluso l’autore, di “tornare nella polvere, tra le persone, tra i poveri e gli esclusi di oggi, per pensare una nuova torre: gli ideali della Resistenza e della Costituzione, in questo cammino, saranno il nostro faro”.

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