Giorgio Pagano presenta “Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-1945” a Deiva Marina, sala consiliare – Venerdì 26 Agosto ore 21
GIORGIO PAGANO PRESENTA
“EPPUR BISOGNA ARDIR.
LA SPEZIA PARTIGIANA 1943-1945”
Deiva Marina, Sala consiliare
Venerdì 26 agosto, ore 21
Il libro di Giorgio Pagano “Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-1945”, dopo le affollate presentazioni alla Spezia, Sarzana, Levanto, Lerici, Sesta Godano, Migliarina, Follo, Valmozzola, Pontremoli, Arcola, Sestri Levante, Massa (Memofest), Genova, Pignone, Monterosso, Massa (Mostra della Resistenza) e Groppo, verrà presentato venerdì 26 agosto alle ore 21 a Deiva Marina, nella Sala consiliare (Corso Italia, 85). L’iniziativa è organizzata dal Comune di Deiva Marina, dalla locale sezione dell’Anpi e dall’Associazione Culturale Mediterraneo. Interverranno il Sindaco Gianluigi Troiano e un rappresentante della sezione Anpi di Deiva Marina e Framura.
Il libro, edito da Cinque Terre, è una storia della Resistenza nella IV Zona operativa, fatta rivivere attraverso le testimonianze dei protagonisti, le ragazze e i ragazzi di settant’anni fa. “Eppur bisogna ardir” si apre con la prefazione di Donatella Alfonso, giornalista di “Repubblica” e scrittrice, e prosegue con l’introduzione dell’autore e i tre capitoli “La Storia”, “Racconti e ritratti” e “Facio e Laura” (si tratta delle pagine dedicate alle figure di Dante Castellucci “Facio”, partigiano ucciso da altri partigiani, e della sua compagna Laura Seghettini).
Tra i protagonisti del libro ci sono anche i partigiani della Riviera, operanti prima nella Brigata Costiera e poi nelle altre Brigate ai monti, in primo luogo la “Cento Croci”.
La conclusione è affidata al saggio “La Resistenza e la sua eredità 1945-2015”, una riflessione su come trasmettere ai giovani la scelta morale e la concezione della politica della Resistenza e su come far sì che l’antifascismo e la Costituzione siano alla base di uno “spazio repubblicano” condiviso da tutti gli italiani. “Oggi -sostiene l’autore- i partiti non ci sono più, o almeno non ci sono più quelli veri, radicati nel popolo. Prima l’eredità della Resistenza cercavano, anche se non ci sono mai riusciti fino in fondo, di trasmetterla loro. Ma oggi? Dobbiamo ripartire dalle persone, dalle donne e dagli uomini semplici che hanno fatto la Resistenza, che sono i protagonisti delle tante piccole storie di questo libro. Ma ripartire anche, più in generale, dalle donne e dagli uomini semplici della nostra storia del dopoguerra e di oggi. Non dai poteri costituiti, ma dai germogli che nascono dal basso, dalla società”.
Il titolo del libro è quello di un verso originario di “Fischia il vento”, la canzone più amata dai partigiani ai monti. Giorgio Pagano spiega così lo spirito che pervade il libro: “L’ardore, inteso come coraggio morale, è il tema di questo libro. Perché, come disse Robert Kennedy, ‘il coraggio morale è merce più rara del coraggio in battaglia o dell’intelligenza’. Settant’anni fa ognuno si trovò solo di fronte alla propria scelta. Ogni partigiano ebbe un suo personale ‘ardir’: da tutte queste storie individuali sorse una storia collettiva. Fu la dimensione morale, che Piero Calamandrei indicava come una sorta di impulso diffuso, generato ‘da una voce sotterranea’, a indicare agli italiani la via della ribellione e del riscatto. Le ombre della Resistenza, che pure ci furono, non scalfiscono la luce della dimensione morale. Il valore del coraggio morale dei partigiani è più che mai attuale in una fase in cui è del tutto assente dalle qualità degli uomini pubblici, sostituito dall’accondiscendenza supina e dalla cedevolezza d’animo. Di coraggio morale abbiamo bisogno per tornare alla politica-virtù contro la politica-cinica tecnica del potere”.
“Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-1945” di Giorgio Pagano ha fatto tappa a Deiva Marina, per la diciottesima presentazione. Anche in questo caso grande è stata la partecipazione dei cittadini, e ampia la discussione soprattutto su come affrontare la caduta dei valori e la crisi della politica che caratterizzano il nostro tempo.
Il libro è stato presentato da Patrizia Raggio, della sezione Anpi di Deiva Marina e Framura, che ha insistito sulla centralità del concetto di “ardir”, inteso come coraggio della scelta morale, e sull’importanza dell’aver reso protagonisti del libro le persone “normali”, non solo gli eroi ma anche le donne e gli uomini semplici. L’altra presentazione è stata del Sindaco Gianluigi Troiano: “da ex democristiano -ha esordito- devo dire che il libro è stato scritto da un ex comunista, ma con il massimo di obbiettività”. Troiano ha poi condiviso le tesi del saggio finale “La Resistenza e la sua eredità. 1945-2015”: “la costituzione di un partito socialista di sinistra, nato dall’unità di Pci e Psi, avrebbe fatto bene anche alla Dc, perché non sarebbe stata più certa di stare sempre, impunita, al governo, e avrebbe facilitato l’unità delle forze democratiche, pur divise rispetto al governo, attorno ai comuni valori antifascisti”. Ora, ha concluso, “il popolo deve ritrovare la sua unità contro il combinato disposto Italicum-riforma costituzionale, che porterebbe all’uomo solo al comando e alla fine della Repubblica parlamentare nata sui monti dove combatterono i partigiani”.
“Dal ’45 a oggi -ha detto Pagano- è uscita stritolata la Resistenza popolare e civile, delle donne e degli uomini comuni, che avrebbe dovuto essere posta a fondamento del tentativo di formare le ‘virtù civiche’ degli italiani”. Ma è da qui, ha continuato, che occorre ripartire: “dalle persone, dalle donne e dagli uomini semplici che hanno fatto la Resistenza, e poi la storia democratica del dopoguerra e di oggi, animati dalla stesso coraggio morale di allora… il dibattito costituzionale è un’opportunità: le donne e gli uomini semplici possono dimostrare di voler essere cittadini, non sudditi, ed esercitare la ‘mente costituente’ che è mancata ai vertici del potere, difendendo a grande maggioranza lo spirito e la lettera della Costituzione nata dalla Resistenza”. Pagano ha concluso così: “Vale sempre l’insegnamento della Resistenza. Quello che ci spiega Pietro Benedetti, in una delle Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana, scrivendo alla moglie: ‘Ma che fare? Vi sono nel mondo due modi di sentire la vita. Uno come attori, l’altro come spettatori’. Non è ‘dall’alto’ dei poteri costituiti che possiamo pensare di ricevere la salvezza. Sono i germogli che nascono nella società, ‘dal basso’, spesso tra i più umili, dove si trova talora la consapevolezza che manca altrove”.
Le prossime presentazioni di “Eppur bisogna ardir” si terranno a Vernazza (venerdì 9 settembre ore 18) e a Framura (sabato 10 settembre ore 21).
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