Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17 a Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
15 Dicembre 2024 – 19:29

Presentazione di
“Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17
Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
I due …

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“Devi augurarti che la strada sia lunga” di Fausto Bertinotti

a cura di in data 14 Maggio 2010 – 17:39

Fausto Bertinotti, “Devi augurarti che la strada sia lunga”

“Noi, gente di sinistra, viviamo nella paura. La paura, a volte sotterranea, a volte dichiarata, che la sinistra non ci sia più. Che essa sia scomparsa non solo dal parlamento e dai grandi media, ma dalla società, dalla cultura e perfino dalla vita quotidiana. E c’è addirittura chi pensa che non sia un’assenza temporanea, ma una vera e propria fine storica. Questa sensazione di scomparsa l’avverto anch’io, la sento sulla pelle, la vivo nei luoghi che non ci sono più. Perché i luoghi non sono, nient’affatto, soltanto dimensioni territoriali, o geografiche: per la sinistra sono sempre stati momenti di rapporto e di relazione, costruzione di politica, affermazioni di senso.”

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure e in esperienze.
Konstantinos Kavafis Itaca

Arriva il momento nella vita in cui si desidera stabilire il senso della propria esistenza perché l’età raggiunta consente questo tipo di riflessioni, consente di rivedere la strada percorsa (lunga e appunto “fertile in avventure e esperienze”), ripensare alle scelte e al perché sono state fatte.

Se quest’uomo poi ha segnato con le sue decisioni anche una parte della vita di altre persone svolgendo la professione di sindacalista, ha condizionato alcuni passaggi storici, ha condotto in una direzione piuttosto che un’altra chi ha creduto in lui e nel partito politico che ha a lungo rappresentato, questo viaggio a ritroso è un viaggio collettivo che può aiutare la riflessione e l’analisi degli italiani in generale.
In questo viaggio siamo accompagnati da due giornaliste d’eccezione: Ritanna Armeni e Rina Gagliardi.
Proprio dalla loro Introduzione riportiamo un brano che meglio di qualsiasi altra descrizione ci racconta cosa rappresenta questo libro e che, coerentemente al tema “Io, gli altri” della Fiera del Libro 2009, ci dice cos’è l’Io per un uomo come lui.

“Non sappiamo se, in queste pagine, Fausto Bertinotti sia davvero presente «in toto», cioè come persona, come marito, padre e nonno, e non solo come politico e intellettuale. Il cimento era particolarmente arduo: Bertinotti (così almeno ci appare) è al tempo stesso un uomo molto «complesso» e molto «semplice» – la contraddizione ci dice quasi tutto della sua inafferrabilità. Vocato al pensiero astratto, all’analisi generale dello «stato delle cose», insomma alla sintesi teorica, non ha mai sottovalutato la dimensione concreta, e materiale, della vita: i bisogni, le particolarità, le «condizioni» reali sia della società, vista sempre dall’ottica delle classi subalterne, sia dei singoli individui. Ma forse non ha mai applicato a se stesso, fino in fondo, questi ultimi paradigmi. Ha sempre fatto le sue scelte con fortissima coerenza e tenacia, ma spesso facendo prevalere il senso del dovere – il senso di responsabilità – su ogni altra eventuale pulsione. Ha seguito, quasi senza eccezione, una pratica di rispetto assoluto per la libertà degli altri, di ogni persona, ma forse spesso ha sacrificato la propria. Ha lavorato sodo, in molti momenti a ritmi infernali, pur apprezzando tutti i piaceri dell’otium e perfino della frivolezza. In breve: mentre è capace di intrecciare concetti, induzioni e deduzioni – le più sorprendenti, che da particolari minuti o da dettagli individuali o da storie singole risalgono al generale e trovano un senso generale – Fausto appare reticente nel pronunciare un pronome: Io. Anche quando si tratta di sue proprie, indiscutibilmente tali, idee, elaborazioni o «creazioni». Anche se e quando lo si interroga su eventi che lo hanno visto protagonista o sulle sue esperienze di dirczione politica. In questo, forse Bertinotti è un figlio tradizionale del movimento operaio, erede di una cultura, socialista e comunista che considerava l’ego – la rivendicazione dell’«io» – una manifestazione di subalternità alla cultura borghese. Ma, appunto, Bertinotti è anche e soprattutto un innovatore, un revisionista (di sinistra) senza rimorsi, uno che è capace di mettere a soqquadro tutti gli schemi consolidati, e tutte le vecchie certezze, se questo gli appare giusto o necessario. Ed ecco, di nuovo, il quasi-ossimoro: un «operaista» semplice, che colloca tutta intera la propria stessa individualità in grandi categorie semplici (la lotta di classe, il salario, il contratto), un intellettuale complesso e «spregiudicato», quanto a curiosità per tutto ciò che è bello e interessante, quanto ai nuovi paradigmi (di genere, di ambiente, di rapporto individuo/società) che di colpo squarciano la realtà con nuovi lampi. Quando ci dirà che, fin dalla sua giovinezza, è sempre stato attratto da due grandi filoni di pensiero, quello rivoluzionario, marxiano, operaio e quello liberale, democratico radicale, e mai in realtà da quello riformista, ci comunica un’originalità di approccio sua propria e, al fondo, un altro ossimoro. E quando ci narrerà delle sue scelte, ci dirà quasi sempre di scelte in fondo molto pragmatiche, oltre che comprensibili e comunicabili: la politica, anche quando rifiuti le formule facili, domanda per definizione una tale «semplice» concretezza, e perfino un grado adeguato di improvvisazione, cioè di capacità di intervenire nei processi al momento «giusto», non prima e non dopo. Ma dietro questa «semplicità», c’è sempre un’elaborazione, un’idea per nulla semplice. Come tutti i veri innovatori (e come tutti i veri sindacalisti), Bertinotti impara anche dagli avversar!, cerca (e spesso trova) la verità interna che presiede comunque a ogni posizione, la più diversa e lontana, approda a sintesi sempre parziali, che sono però sempre « interi » coerenti.
In questa disponibilità all’ascolto e al cambiamento, sta forse la cifra del fascino che Fausto Bertinotti esercita non solo a sinistra, ma in vaste porzioni di mondo – e anche in partibus infidelium. Noi speriamo di essere riuscite a restituirvi il piacere di conversazioni che non ci consolano, ma ci spingono a pensare.”

Fonte: “http://www.wuz.it/recensione-libro/3298/fausto-bertinotti-devi-augurarti-che-strada-sia-lunga.html

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