Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
14 Novembre 2024 – 21:22

Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
Massa, Palazzo Ducale – Sala della Resistenza
Il libro di Dino Grassi “Io …

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Perchè riparto da Sel

a cura di in data 13 Ottobre 2011 – 14:55

La Spezia, Museo Lia 13 ottobre 2011
Intervento di Giorgio Pagano

Care compagne a cari compagni,
finalmente lo dico senza temere di finire sotto il fuoco incrociato dei nuovisti, come accadde –ricordate?- a Fabrizio Gifuni e a tanti altri…
Grazie a voi per essere qui, grazie a Lorenzo Azzolini e al gruppo dirigente di  Sel per aver organizzato questa iniziativa, e grazie a  Fabio Mussi per la sua presenza. E’ un compagno e un amico di vecchie avventure, e ora anche di nuove speranze.
L’idea dell’incontro è venuta a me e a una decina di persone, che interverranno stasera. Non siamo un gruppo organizzato, ognuno ha la sua storia, la sua esperienza. Ci unisce l’impegno nell’associazionismo, nel volontariato, nelle attività culturali e sociali. Un impegno che non intendiamo certamente abbandonare. E’ grazie alla partecipazione civile di questi anni che è cresciuta la critica al pensiero unico neoliberista: parole come beni comuni e solidarietà hanno cominciato ad incrinare la sua egemonia. Nell’impegno civico, nella democrazia dei cittadini autonomi e dei sentimenti, io ho ritrovato la passione ideale. Ma ora, ecco la questione chiave, c’è bisogno della sinistra. Il rischio, se non c’è la sede politica, è che tutto si esaurisca nella protesta o nella rassegnazione. E’ la politica dei partiti che dobbiamo cambiare. I partiti devono diventare partiti. Solo così restituiremo nobiltà e cuore alla politica e potremo liberarci da una classe di governo ogni giorno più indecente.
C’è il rischio che i sentimenti di opposizione, nel vuoto della politica, incontrino il vento dell’antipolitica. I problemi che lascia aperti il berlusconismo sono enormi. Ritorna l’antipolitica, come in ogni fase storica in cui il vecchio muore e il nuovo ha difficoltà a nascere.  Non c’è solo un’indignazione che non trova risposte, ci sono anche la rinuncia e l’astensione, il non voto. Alla base dell’antipolitica c’è il distacco tra governanti e governati: la politica che si occupa solo di sopravvivere, e non più della vita reale delle persone. L’antipolitica, dunque, alberga nel vuoto della politica: una politica sempre più impoverita produce l’antipolitica. All’origine del dramma italiano c’è l’assenza della politica e dei partiti: il loro eccesso c’è solo nella  ricerca del potere per il potere. Mancano i progetti e le idee. Lo svuotamento di legittimità dei partiti è radicale: ma questo non è affatto un bene. Bisogna voltare pagina rispetto alla crisi del sistema, rimettendo al centro il tema del rapporto tra governanti e governati e quindi ricostruendo le forze politiche, di destra e di sinistra: si esce dalla crisi con partiti che, come quelli di una volta, sappiano connettersi alla società e ai suoi fermenti.
Sel è una forza che sta conquistando il proprio posto nel Paese proprio perché sta suscitando la speranza di ricostruire la sinistra. E’ una forza aperta, che nasce volutamente “transitoria”, come lievito per una sinistra nuova. Una sinistra insieme laburista e ambientalista, e per questo radicalmente antiliberista. E quindi alternativa al berlusconismo ma anche al nuovo partito della borghesia italiana che forse sta nascendo. Proprio per questo, lo dico per inciso, non c’è più spazio per la tattica. La natura della crisi e le politiche necessarie per farvi fronte richiedono una svolta tale per cui non si può non passare da una campagna elettorale. Anche così colmiamo il fossato tra governanti e governati, tra politica e società. In questo Parlamento qualcuno pensa forse che ci sarebbe la maggioranza per abrogare l’articolo 8 della manovra o per impedire la privatizzazione dei beni comuni e l’aggiramento del risultato dei referendum? Con Scajola? Attenti, di alchimie politiciste si può morire, perché ci si allontana dal cuore della società italiana, cioè dall’unica garanzia che abbiamo per vincere. La nostra forza è nel popolo della sinistra, è nei movimenti, è nel civismo.
Fausto Bertinotti ci ha posto di fronte a una domanda chiave: può oggi la sinistra affrontare la sfida del governo senza perdere la sua anima? Lo so che è difficile, forse titanico: ma penso che dobbiamo provarci. Perché ce lo chiede il popolo della sinistra: un popolo che ha un’enorme sfiducia nel mercato, che è alla ricerca di soluzioni alternative, che vuole rompere con gli schemi prestabiliti, per esempio votando alle primarie e scegliendo i candidati che meglio esprimono l’esigenza di una svolta. Le persone che nei giorni scorsi erano a Sarzana a Fa’ la cosa giusta, o a Spezia per i beni comuni. I lavoratori che hanno scioperato con la Fiom e con la Cgil, le donne, gli studenti e i precari. Io penso che dobbiamo provare a portare queste idee, convinzioni, speranze nel governo.
Certo, serve un pensiero più coraggioso. Bisogna ridefinire i fondamenti del nostro agire: eguaglianza sociale, ripensando però gli strumenti del vecchio welfare; riaffermazione del principio di guida della politica rispetto all’economia, oltre però il vecchio statalismo; nuovo modello di sviluppo: dobbiamo cioè crescere per risanare ma per crescere dobbiamo fare un uso diverso delle nostre risorse, perché in Occidente non riusciremo più a crescere come ieri.
Sono appena tornato da Bruxelles: anch’io, come Vendola, ho applaudito Martin Schulz, un socialista europeo che spronava i “compagni” europei a preparare una risposta di sinistra alla crisi. In Europa il dibattito è molto più avanti che nel nostro Paese, nei partiti socialisti stanno avvenendo cambiamenti importanti. La sinistra può vincere in Germania e in Francia su una linea diversa da quella della Bce. Un’altra sinistra, che non confonda più riformismo e neoliberismo, è quindi possibile. Questo applauso in comune con Vendola spiega perché un socialista riformista come me si ritrovi con lui e con voi in Sel: tante esperienze personali diverse, ma con un filo rosso comune che non abbiamo mai smarrito. Ora si tratta non solo di conservare questa storia ma soprattutto di innovarla.
Di idee, pratiche e comportamenti di sinistra c’è bisogno anche nella nostra provincia. Serve una svolta: i vecchi progetti sono importanti ma non bastano più. Lo sostengo io per primo, che pure ad essi ho dedicato, con i miei pregi e i miei difetti, il cuore della mia vita. La crisi ci propone nuove sfide progettuali: dignità del lavoro, nuova occupazione, sviluppo di imprese innovative, green economy e difesa del paesaggio e del territorio, nuovo welfare e nuova accumulazione di beni comuni contro i  tagli e gli attacchi brutali del governo, sostegno agli immigrati e a tutti i più deboli, investimenti in cultura, ricerca e formazione. Dentro una cornice. l’eticità e la sobrietà della politica, la riduzione dei suoi costi. E con un metodo: l’ascolto e la partecipazione, unici antidoti alla politica tecnocratica e alle pratiche negoziali con interessi privilegiati.
Le primarie sono indispensabili, a livello nazionale come locale: sono lo strumento per un confronto vero sulle idee e sulle scelte, che renda protagonista il nostro popolo e coinvolga tutte le forme di attivismo sociale. Un confronto aperto, per costruire un solido programma comune per il cambiamento.
Primarie anche a Spezia, dunque, là dove si vota. Il nostro centrosinistra non se la passa benissimo, le primarie possono solo fargli del bene. Capisco le diffidenze di Sel e di tante energie civiche: hanno origine nel modo di essere del Pd. Un conto è fare le nomine negli enti come le fa Pisapia a Milano (netta presenza femminile, altrettanto netta partecipazione della società civile, ruolo forte delle competenze), un conto è farle come si fanno qui: si pensi alla bruttissima vicenda del Parco Montemarcello-Magra. Tuttavia, anche in questo caso, dobbiamo provarci, non ritirarci. Un’altra sinistra è possibile anche da noi, nonostante il problema di un Pd che non ha più il centralismo democratico ma nemmeno un’articolazione politica chiara, bensì soltanto un correntismo che rischia di essere distruttivo. Dipenderà, come sempre, dalle forze che riusciremo a mettere in campo. Sel deve avere una funzione ambiziosa: stare nella coalizione di centrosinistra per cambiarla, perché non sia solo un indigeribile compromesso di ambizioni personali, per arricchirla del vocabolario dei movimenti e del civismo.
Intanto registriamo una disponibilità preziosa: quella di Lorenzo Cimino. Preziosa perché è il segretario della Cgil, quella Cgil che, quasi da sola, ha difeso i diritti del lavoro in questi anni; preziosa per le qualità politiche, morali e di apertura intellettuale, della persona.  Le diatribe del Pd, certo non utili, non oscurano questi dati. Un nodo vero, comunque, c’è: il necessario carattere sia laburista che ambientalista, per citare i termini che ho già usato, della candidatura e della coalizione. Su questo va aperto il confronto di merito, che può far esercitare a Sel un importante ruolo di raccordo e di sintesi.
Grazie ancora a tutti, e grazie a Sel. Negli ultimi anni ho sempre detto: nella politica non si vive di eredità e di ricordi, bisogna  avere delle “basi” da cui saper ripartire, e io le sto cercando. Ecco, ora le ho  trovate. La nuova casa mi piace, non solo per le idee delle persone che la abitano ma anche per la loro capacità di accogliere e di ospitare.

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