Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
14 Novembre 2024 – 21:22

Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
Massa, Palazzo Ducale – Sala della Resistenza
Il libro di Dino Grassi “Io …

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A settant’anni dagli eccidi del 29 Luglio 1943

a cura di in data 3 Agosto 2013 – 14:39

Città della Spezia, Cronaca4, Gazzetta della Spezia – 29 Luglio 2013 – Settant’anni fa, il 25 luglio 1943, i fascisti, i capi militari e il Re, preoccupati per la disfatta nella guerra a fianco dei nazisti, costrinsero Benito Mussolini alle dimissioni. Anche nella nostra città ci furono manifestazioni di gioia e di speranza di pace e libertà: il 29 luglio scesero in piazza migliaia di spezzini, soprattutto operai. In testa al corteo c’erano un tricolore e l’immagine di Garibaldi: l’obbiettivo era spingere le Forze Armate a schierarsi contro la guerra. In corso Cavour, all’altezza di piazza Beverini, dalla seconda fila di un cordone di marinai e di poliziotti partì un colpo di moschetto che uccise il giovane operaio Rino Cerretti. Il corteo si spostò sul viale Regina Margherita (oggi Ferrari), dov‘era la sede del 21° Reggimento Fanteria. Di fronte, da una finestra del magazzino di artiglieria, dove alloggiavano i fascisti, partirono alcune raffiche di fucile: venne colpita a morte una ragazza, Lina Fratoni, operaia delle officine Motosi.

La memoria dei fatti ci fa capire le peculiarità del nostro 25 luglio. La prima: dopo vent’anni di silenzio rientrano in scena gli operai delle fabbriche. La manifestazione del 29 è innanzitutto di lavoratori, che escono a migliaia dalle fabbriche alle prime ore del mattino. E operai sono i due caduti. A Sarzana, dove la manifestazione si tiene il pomeriggio del 26, protagonisti sono sempre gli operai, al rientro dalle fabbriche del capoluogo. Seconda peculiarità: l’adesione di molti militari alla mobilitazione popolare. A Sarzana in testa al corteo c’è un tricolore con tre militari in divisa, uno per ogni arma, a significare l’unità antifascista tra popolo e Forze Armate. E i militari non fanno fuoco contro i manifestanti. A Spezia a sparare è sì un militare in corso Cavour, ma poi i marinai solidarizzano con il popolo; e in viale Regina Margherita a sparare sono i fascisti, mentre i militari accolgono i manifestanti e sparano ai fascisti: contro di loro ci sarà, nei giorni successivi, un’inchiesta militare. Sulla torre del 21° sventolava la bandiera rossa, così al Varignano accanto a quella tricolore.
I fascisti tornarono dopo l’8 settembre, al servizio dei tedeschi. Chi aveva fatto dimettere il Duce pensava solo di salvare il salvabile, senza alcun progetto politico. Per questo la tragedia non fu evitata. L’enorme responsabilità del Re e del blocco che aveva sostenuto la dittatura -ma anche dei liberali moderati- fu quella di non chiamare dopo il 25 luglio il popolo alla riscossa, di non preparare la difesa e di lasciare che i tedeschi occupassero indisturbati il nord Italia. La svolta ci fu dopo l’8 settembre, con l’unità dei partiti antifascisti che diede vita alla Resistenza. I suoi primi martiri, a Spezia, furono i caduti del 29 luglio: non dobbiamo dimenticarli.

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