Breve Cronologia della IV Zona Operativa
LUGLIO 1943 – APRILE 1945
La Cronologia, curata da Maria Cristina Mirabello, è già stata pubblicata nel libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana”, Edizioni Cinque Terre, 2017.
La medesima Cronologia, in occasione della pubblicazione on line (ottobre 2023), è stata integrata e corretta, sulla base di ulteriori documenti disponibili, a cura di Maria Cristina Mirabello e Giorgio Pagano.
Avvertenza: l’uso dei termini “Brigata” e “Battaglione” è piuttosto fluido nei documenti in tutta la parte precedente la sistemazione della IV Zona avvenuta nel dicembre 1944 (e conseguentemente lo è nella Cronologia sotto riportata). Dopo tale sistemazione l’uso è tendenzialmente più univoco (e come tale risulta nella Cronologia).
Anno 1943
25 luglio: caduta del Fascismo. Mussolini prigioniero viene trasferito nei giorni successivi in varie località italiane ed infine al Gran Sasso. Dopo il 25 luglio, durante i così detti “Quarantacinque giorni”: nello Spezzino esiste una significativa rete clandestina del PCI, mai venuta meno nonostante la dura repressione fascista e le condanne al carcere e al confino comminate dal Tribunale Speciale. Rientra in provincia anche un nutrito gruppo di comunisti confinati politici alle Tremiti. Tra essi, ma il suo ritorno sarà solo a ottobre, Tommaso Lupi. Proprio il PCI, in questi giorni contrassegnati ancora da una sorta di semi-clandestinità, dedica particolare cura a collegare le varie fabbriche della provincia. In ambito comunista vanno ricordati, tra gli altri, Anelito Barontini (che diventerà formalmente Segretario provinciale del Partito a fine gennaio 1944), Terzo Ballani, Anselmo Corsini, Giovanni Albertini, Otello Giovannelli, Mario Ragozzini. Si cominciano a ricostituire anche gli altri partiti antifascisti: il PSI intorno a Olinto Sonnini, Omero Del Moro, Emilio Zappa, Attilio Battolini, Giovanni Bissi, Alessandro Gerbi, Pietro Mario Beghi, all’avv. Luigi Ducci, all’avv. Gaetano Squadroni e al vecchio ed autorevole leader avv. Agostino Bronzi. I cattolici si raccolgono intorno alla famiglia Borachia e ad alcune parrocchie. Sorge inoltre alla Spezia il Partito d’Azione che, dopo il 25 luglio, si collega a quello nazionale (la costituzione di un Comitato provinciale avviene probabilmente verso il 20 settembre): risultano in questo momento azionisti Vero Del Carpio e Alfredo Contri, Antonio Celle, il prof. Rino Visconti, Mario Foce, l’avv. Mario Da Pozzo, Cesare Godano, Lorenzino Tornabuoni, Vinicio Manfrini.
27 luglio: si tengono manifestazioni popolari antifasciste in vari quartieri della città e in vari centri della provincia, tra cui Sarzana; la più partecipata è a Pitelli, in serata (duemila persone secondo i Carabinieri).
28 luglio: formazione alla Spezia di un Comitato delle correnti antifasciste, ancora poco organizzato (Anelito Barontini per il PCI, Giovanni Bissi per il PSI, Paolo Borachia per la DC, il prof. Morelli per il PLI e Amedeo Sommovigo per il PRI).
Sciopera l’OTO Melara, prima fabbrica a farlo, dopo il ventennio fascista, con l’obiettivo di fare allontanare dal lavoro gli operai fascisti.
29 luglio: sciopero di quasi tutte le fabbriche spezzine per l’aumento dei salari e della razione viveri; manifestazione popolare antifascista alla Spezia, nel corso della quale viene uccisa l’operaia Lina Fratoni e viene gravemente ferito l’operaio Rino Cerretti (che morirà il giorno dopo).
23 agosto: scioperano i lavoratori dell’OTO Melara, con rivendicazioni economiche.
8-9 settembre: armistizio fra Italia ed Alleati angloamericani. La liquefazione dello Stato e il connesso sbandamento delle Forze Armate avvengono in un quadro drammatico. I tedeschi occupano in genere senza difficoltà il territorio spezzino. Ci sono tentativi, in parte organizzati e in parte spontanei, per opera di alcuni, soprattutto ex militari o comunisti, di nascondere le armi, che potrebbero servire in seguito. Il grosso della squadra navale, grazie alla resistenza di reparti della Divisione alpina “Alpi Graie” e di quella di fanteria “Rovigo”, che ritardano l’arrivo tedesco, prende il largo al comando dell’Ammiraglio Bergamini, ubbidendo agli ordini ricevuti. Pur riportando gravi danni, che ne implicano una parziale distruzione (v. fra gli altri, l’affondamento della corazzata Roma fra Corsica e Sardegna davanti alla città di Bonifacio, nel corso del quale periscono 1250 uomini e lo stesso Ammiraglio Bergamini), riesce a non cadere in mano nemica. Si autoaffonda il naviglio impedito a muoversi a causa di danni strutturali (8 sommergibili e 3 incrociatori) rimasto all’interno dell’Arsenale e della rada della città. Rimane invece alla Spezia, alla guida della X Flottiglia MAS, Junio Valerio Borghese che il 14 settembre prenderà la decisione di allearsi con i nazisti, continuando a combattere contro gli Alleati (quindi anche contro chi parteciperà alla Resistenza e contro la stessa popolazione civile, v. dopo).
Notte fra 9 e 10 settembre: i comunisti sarzanesi tengono una riunione capeggiata da Anelito Barontini “Rolando” e Paolino Ranieri “Andrea”, dando vita ai primi gruppi di resistenti (origine di quella che sarà la Brigata U. Muccini) sulle colline alle spalle di Sarzana e poi, più in alto, verso la Ghiaia di Giucano, Prulla, il monte Nebbione. A favore di essi si muovono progressivamente alcune donne sarzanesi, coordinate da Anna Maria Vignolini “Valeria”, raccogliendo indumenti, cibo e quanto necessario.
9 settembre: un gruppo composito, in cui ci sono due ufficiali medici alpini, alcuni civili e il comunista Renato Jacopini, spara, sul ponte del Magra, con una mitragliatrice, lì abbandonata, contro una pattuglia tedesca. Muore il sottotenente medico degli alpini, un bolognese, di cui non si sa il nome.
Giorni immediatamente seguenti l’8 settembre: si forma un gruppo di resistenti a Santo Stefano. Capeggiati da Primo Battistini “Tullio”, vanno sulle pendici del monte Grosso, fra Aulla e Santo Stefano.
11 settembre: il ventenne Giovanni Pelosini, tellarese, muore all’ospedale di Sarzana per le gravi ferite causategli dai tedeschi che l’hanno sorpreso nella zona di Ameglia, dove, con altri, si era dedicato alla raccolta di armi abbandonate dall’esercito. In seguito all’episodio, i tedeschi prelevano 25 ostaggi tra la popolazione amegliese, che vengono liberati dopo alcuni giorni.
18 settembre: Mussolini, liberato dal Gran Sasso, ad opera dei tedeschi, annuncia ai microfoni di Radio Monaco la costituzione della Repubblica Sociale Italiana.
21 settembre 1943: fucilazione di 2 soldati inglesi (William Johnstone Forster e James Shortall) dello Special Air Service, paracadutati, insieme ad altri 4 compagni, a Barbarasco, il 7 settembre 1943, con il compito di sabotare vari punti delle linee ferroviarie. Rimasti praticamente privi di comunicazioni, vengono catturati il 20 settembre nella zona della Foce alla Spezia. Portati al Comando tedesco, a Ponzano Magra, vengono qui fucilati. Foster e Shortall dovevano operare nel tratto di ferrovia tra La Spezia e Genova. Nella notte del 15 settembre e in quella del 17 settembre vengono compiuti due attentati nella galleria di Bonassola. I tedeschi prendono due ostaggi a Levanto, tra cui il comunista Dante Quaglierini, che riesce a fuggire e si impegna nella Resistenza.
23 settembre: Viene proclamata ufficialmente la Repubblica Sociale Italiana.
1 ottobre: uccisione, da parte dei tedeschi, al passo della Cisa, di altri due soldati inglese (Patrick Dudgeon e Bernie Brunt) del gruppo SAS paracadutato a Barbarasco il 7 settembre 1943: dei 6 componenti il gruppo, ne sopravvivono 2, di cui uno viene catturato e deportato, riuscendo però a sopravvivere, ed uno che riesce ad arrivare a Foggia (Thomas MacLeggan Wedderburn e Harold “Tanky” Challenor).
Primi di ottobre: è costituito il primo CLNp. Partecipano ad esso: comunisti, socialisti, democristiani, liberali. Per i comunisti il prof. Ennio Carando, docente di Storia e Filosofia al Liceo Classico Costa, l’avv. Paolo Borachia per la Democrazia Cristiana, il dott. Carlo Alberto Naef per i liberali, per i socialisti il dott. Pietro Mario Beghi “Mario”, che da subito riveste anche le funzioni di Segretario. Si registrano contrasti fra la linea democristiana, più attesista, e quella comunista che vorrebbe passare ad azioni più incisive. Non partecipa in questo momento al CLNp il Partito d’Azione, che entrerà in esso qualche mese dopo.
Ottobre: Il gruppo di Primo Battistini “Tullio” compie alcune azioni nella zona in cui è stanziato, in particolare a Caprigliola contro due fascisti, che vengono catturati e poi rilasciati.
Autunno: si formano, in due zone diverse della provincia, nuclei resistenziali che, in seguito, si struttureranno nella Colonna Giustizia e Libertà, di fede azionista. La prima area è quella afferente a Torpiana e al monte Picchiara, nell’alta val di Vara (con ispiratori genovesi, quali l’azionista Giulio Bertonelli, Antonio Zolesio ed elementi del posto); la seconda è quella del Calicese, dove già il 19 settembre 1943, si tiene, ad opera del Tenente Daniele Bucchioni, una prima riunione per coordinare uomini di Borseda, Debeduse, Villagrossa.
Si formano anche primi nuclei di quello che sarà il Fronte della Gioventù. A capo di esso sarà all’inizio il giovane comunista Arrigo Diodati “Renato” (ma anche “Franco”), che è rientrato dalla Francia e che rimane alla Spezia fino agli scioperi del marzo ‘44, trasferendosi poi a Genova. Diodati, in contatto con il comunista Filippo Borrini “Pino”, fa uscire, da novembre, al Canaletto, nella casa del comunista Faustino Gelli, dove sono stati collocati un ciclostile e una macchina da scrivere, il giornale “La voce dei Giovani”. Altri giovani comunisti si aggregheranno: tra essi Elio Podestà, Tullio Podestà e Piero Pezzini. Del Fronte della Gioventù fa parte alla Spezia anche un dinamico nucleo cattolico: raccolto presso la parrocchia di don Antonio Mori (Santa Maria della Scorza in piazza Brin), dotato di ciclostile autonomo, prepara testi di stampa clandestina e vari volantini. Militano in esso Marcello Varone (che funge un po’ da capo), Ferdinando Carrozzi, Sergio Fregoso, Valentino Reggiardo, Silvano Rossato. Quando, nel novembre 1944 (v. dopo), don Mori sarà arrestato, prenderà il suo posto don Dino Viviani. Si formano inoltre i primi nuclei, a partire dal Sarzanese, dove opera Anna Maria Vignolini, di quelli che saranno i Gruppi Difesa della Donna (fondamentalmente gravitanti intorno al PCI). I GDD estenderanno nettamente la loro attività soprattutto con gli scioperi del marzo 1944 e nell’estate di tale anno.
Ottobre-Novembre: si costituiscono ed iniziano ad operare gruppi tipo GAP (Gruppi Azione Patriottica), per iniziativa del PCI. Vengono compiute numerose azioni di sabotaggio delle comunicazioni telefoniche, telegrafiche e ferroviarie in varie località della provincia. A Vezzano (3 o 4 ottobre) e a Valeriano (21 novembre) vengono lanciate bombe.
Novembre: il Partito Comunista decide di impiantare una vera e propria tipografia clandestina. L’incarico della delicata operazione è affidato ad un gruppo di militanti lericini, antifascisti e comunisti di lungo corso: Alfredo Ghidoni, Argilio Bertella, Tommaso Lupi, Armando Isoppo, Anselmo Corsini. Per la collocazione dell’impianto viene individuata una cisterna assai spaziosa posta sotto l’aia della villa del “Fodo” in località Rocchetta (isolata, sulle alture lericine). La tipografia funziona a pieno ritmo, stampando per lunghi mesi migliaia di copie de “l’Unità”, appelli del CLN, giornaletti partigiani, volantini per gli scioperi delle fabbriche spezzine del marzo 1944. Cessa la sua attività nel settembre 1944 (v. più avanti). Esistono, oltre alla tipografia della Rocchetta e alla stamperia di Canaletto già citata, anche una stamperia nei boschi di Pignone dove Pietro Bruzzone “Pierino”, futuro Commissario politico del Battaglione G. Maccione, provvede a duplicare comunicati; ci sono anche una vera e propria tipografia a Sarzana, lì trasportata dai ragazzi del Fronte della Gioventù che l’hanno prelevata alla Spezia, ed un ciclostile sulla collina di Trebiano, ad Arcola.
Verso il 10 novembre: il Maggiore inglese Gordon Lett, fuggito dopo l’8 settembre 1943 dal campo di prigionia di Veano, arrivato a Rossano di Zeri nell’ottobre, diventato centro aggregatore di quello che sarà il Battaglione Internazionale, si incontra con Giulio Bertonelli, genovese, esponente di punta del PdA ed ispiratore del gruppo azionista di Torpiana (Zignago), che vuole stabilire un contatto con gli Alleati.
Fine novembre: c’è la prima chiamata alla leva della RSI, cui molti giovani rispondono con la renitenza: nello Spezzino aderisce solo il 17%. Compaiono i primi volantini firmati CLN che invitano i giovani a disertare: nel capoluogo, a Lerici, a Santo Stefano Magra, a Vernazza
13 dicembre: attentati tipo GAP attuati a Sarzana sotto la guida del comunista Emilio Baccinelli contro Michele Rago, Commissario prefettizio e locale Segretario del fascio.
27 dicembre: una bomba scoppia a Vernazza.
Dicembre: i nuclei originari di “ribelli” di Sarzana e Santo Stefano, rimasti separati nei mesi precedenti, confluiscono, dapprima alle Prade di Falcinello e poi al Trambacco di Tresana (Aulla).
Anno 1944
5 gennaio-12 gennaio: una significativa agitazione, gestita dal Comitato sindacale clandestino, partita dalla lotta contro lo spostamento dei giorni di paga al 10 e al 25 di ogni mese (invece che gli usuali 7 e 22), si diffonde dall’OTO Melara al Muggiano e alla Termomeccanica, costringendo le autorità fasciste ad una trattativa.
Metà gennaio: il gruppo santostefanese di Primo Battistini e quello sarzanese di Barontini, Ranieri, Podestà, Vesco, Montarese e Luciani, confluiti in dicembre al Trambacco, si scindono. Barontini, ormai Segretario provinciale del Partito Comunista, si riporta al piano. Nel periodo successivo Battistini va verso le Prede Bianche, dove alta val di Vara e alta val di Magra confluiscono, quindi in una serie di altre località, per arrivare a Mariano (Comune di Valmozzola-PR), unendosi alla banda capitanata dall’ex Caporalmaggiore disertore Mario Devoti “Betti”. I sarzanesi vanno a Zerla di Albareto (PR), Popetto di Tresana (MS), alcuni si stanziano fra Sarzana e Fosdinovo (Vallecchia), dove li raggiunge Flavio Bertone “Walter”.
20 gennaio: attentato di tipo gappistico alla Spezia contro un tram carico di marinai della X MAS. Muoiono due civili, sono feriti 20 uomini della X MAS e 5 civili.
21 gennaio: i bombardamenti alleati, diradatisi dopo l’armistizio, riprendono con violenza centrando l’Ospedale Sant’Andrea della Spezia e i popolosi quartieri limitrofi. Frequenti e violenti, causando rovine e numerose vittime, colpiranno, fra aprile e maggio, di nuovo l’Ospedale, l’Arsenale, il porto mercantile, la raffineria Nafta, le ferrovie e, il 22 maggio e il 29 giugno, assai gravemente, l’OTO Melara, rendendola inoperante. Riportano danni non solo la zona centrale della Spezia ma anche quella fra il molo San Cipriano e l’area di Mazzetta, nonché i collegamenti fra porto mercantile e Migliarina. L’OTO e le altre fabbriche della zona orientale della città continueranno ad essere il bersaglio dei bombardamenti per molti mesi.
Gennaio/febbraio: l’avvocato Mario Da Pozzo entra nel CLNp per il Partito d’Azione. Si costituisce un Comitato sindacale con Mario Ragozzini (PCI), Rolando Locori, socialista, Augusto (Agostino?) Ravecca (Democrazia Cristiana).
Febbraio-marzo: si struttura, a partire dal gruppo azionista di Torpiana, cui si aggiungono nuovi arrivati di convincimento monarchico-lealista, provenienti dal così detto “Gruppo Bottari”, il primo nucleo della Brigata d’Assalto Lunigiana, anteprima di quella che sarà la vera e propria Colonna Giustizia e Libertà. L’area di riferimento è quella dello Zignago e dello Zerasco (nel marzo 1944 anche il gruppo calicese di Bucchioni risulta in qualche modo dipendente da quello di Torpiana). Il Colonnello Bottari e i Tenenti Piero Borrotzu e Franco Coni, a lui legati, salgono da Vezzano Ligure a Torpiana verso il 19 febbraio, a seguito di un attentato fallito, causa una delazione, alla ferrovia nella zona di Fornola.
Inizio marzo: nelle fabbriche spezzine, così come nelle fabbriche del Nord Italia, organizzato dai CLN, avviene un importante sciopero generale. Alla Spezia partecipano ad esso circa 6000 operai (secondo alcune stime molti di più). A seguito della protesta, in cui troviamo anche maestranze femminili, avvengono numerosi arresti e, in alcuni casi, successive deportazioni. I deportati sono: Michele Castagnaro, Pietro Milone, Joriche Natali, Giuseppe Sanvenero dell’OTO Melara; Armando Cialdini, Ubaldo Colotto, Filippo Dandoglio, Mario Pistelli, Giuseppe Tonelli del Cantiere Muggiano; Oreste Buzzolino delle Officine Bargiacchi; Dora ed Elvira Fidolfi dello Jutificio Montecatini. Ritorneranno solo Dora Fidolfi, Mario Pistelli e Joriche Natali. Molti organizzatori della Resistenza e degli scioperi riparano in montagna. Tra questi ultimi Anelito Barontini, Medaglia d’argento al VM: ormai attivamente ricercato, lascia lo Spezzino per recarsi a Genova, dove diventerà Commissario politico della VI Zona Operativa.
Notte del 4 marzo: nell’albergo Alpino di Cento Croci (Varese Ligure) c’è un incontro fra i fratelli Cacchioli (Gino e Alberto) che hanno dato vita al così detto “Gruppo Beretta” e Federico Salvestri “Richetto”, ex sottufficiale dei Carabinieri, attorno al quale si è formato un altro nucleo “ribelle”. Nasce così la formazione partigiana che, da aprile-maggio, prenderà il nome di Centocroci.
12 marzo: la banda, capeggiata da “Betti”, in cui è confluito Primo Battistini “Tullio”, e cui sono aggregati, oltre ad alcuni santostefanesi, uomini di area comunista provenienti soprattutto da Arcola (SP), dà l’assalto ad un treno alla Stazione a Valmozzola (PR), uccidendo svariati militi della X MAS e prendendone altri prigionieri. “Betti” muore e Battistini gli subentra nella carica. Commissario politico della formazione è il sarzanese Paolino Ranieri.
14 marzo: la X MAS, su ordine del Prefetto della Spezia, Francesco Turchi, attua, come rappresaglia, un ampio rastrellamento, sorprendendo sul monte Barca un gruppo di 13 partigiani, nessuno dei quali ha, peraltro, partecipato all’assalto al treno a Valmozzola. Se ne salva solo uno che fugge. Due muoiono subito, gli altri, dopo due giorni di trasferimenti, interrogatori, botte e torture, vengono fucilati, ad eccezione del più giovane, salvato dai compagni, che testimoniano di averlo arruolato a forza, il 17 marzo, a Valmozzola. Fra essi è Ubaldo Cheirasco, Medaglia d’argento al VM.
Prima metà di marzo: avvisi di lanci aerei (in realtà non attuati) per i resistenti del nucleo di Torpiana, sul monte Picchiara da parte degli Alleati.
15 marzo: a seguito dei fatti di Valmozzola e del feroce rastrellamento attuato dalla X MAS, la formazione partigiana parmense denominata Picelli, il cui Comandante è Fermo Ognibene “Alberto”, ripiega verso il Lago Santo sull’Appennino. Per farlo, si divide in due tronconi: quello agli ordini di Ognibene sosta a Succisa dove viene sorpreso dalla X MAS e dove Ognibene, Medaglia d’oro al VM, muore eroicamente per proteggere i suoi uomini. L’altro troncone, con il Vice Comandante Dante Castellucci “Facio”, raggiunge il Lago Santo.
18-19 marzo: al Lago Santo, pochi partigiani, comandati da Dante Castellucci, riescono a scampare, resistendo ad un numero ben più grande di nazifascisti. Insieme a Dante Castellucci combattono Luigi Casula, Luciano Gianello, Giorgio Giuffredi, Pietro Gnecchi, Giuseppe Marini, Terenzio Mori, Lino Veroni e Pietro Zuccarelli.
Metà marzo: Zolesio, a capo degli azionisti di Torpiana, va a Genova; gli subentra Vero Del Carpio “Boia”. Franco Coni e Piero Borrotzu portano avanti una serie di brillanti azioni contro i nazifascisti (fra esse, quelle di Noce di Zeri e di Carro).
22 marzo 1944: sbarca, nella costa tra Framura e Bonassola (SP), un gruppo di 15 soldati americani in divisa, appartenenti alla missione Ginny, incaricati di sabotare la linea ferroviaria. Scoperti il 24 marzo da soldati tedeschi e militi fascisti, condotti alla Spezia e interrogati, vengono poi portati ad Ameglia e fucilati a Punta Bianca il giorno 26 marzo 1944 Per l’ordine di fucilazione, al quale non è estraneo lo stesso Alberto von Kesselring (Comandante supremo tedesco in Italia), le cui responsabilità non saranno però provate nell’ambito del processo tenutosi a Caserta di fronte a un tribunale alleato che emette la sentenza di morte, viene fucilato, il 1 dicembre 1945, il generale tedesco Anton Dostler. I nomi dei soldati americani sono: Vincent Russo, tenente US Army, Paul J. Traficante, tenente US Army, Alfred L. De Flumeri, sergente US Army, Liberty J. Tremonte, caporale tecnico US Army, Joseph M. Farrell, caporale tecnico US Army, Salvatore Di Sclafani, caporale tecnico US Army, Angelo Sirico, caporale tecnico US Army, Thomas N. Savino, caporale tecnico US Army, John J. Leone, caporale tecnico US Army, Joseph A. Libardi, caporale tecnico US Army, Livio Visceli, sergente tecnico US Army, Dominick Mauro, sergente US Army, Joseph Noia, sergente US Army, Rosario Squatrito, caporale tecnico US Army, Santoro Calcara, caporale tecnico US Army.
Fine marzo: a seguito delle azioni di Borrotzu e Coni, GNR, Antisom e reparti tedeschi organizzano un’azione antiguerriglia a vasto raggio contro Varese Ligure, Zignago, Sesta Godano.
5 aprile: Piero Borrotzu, Medaglia d’oro al VM, viene fucilato dai nazifascisti che hanno circondato il paese di Chiusola (Sesta Godano).
4 maggio: vasto rastrellamento in Lunigiana con numerosi morti nelle file della Resistenza. Viene incendiato il paese di Mommio.
Tarda primavera: nascono sottocomitati del CLNp in val di Magra, ad opera fondamentalmente di comunisti e socialisti; vengono stabiliti rapporti con gli Alleati mediante il Maggiore Gordon Lett.
Fine maggio: Primo Battistini non è più Comandante della banda “Betti” perché, a seguito di forti contrasti con gli uomini che ne fanno parte, è sostituito, grazie all’intervento di Paolino Ranieri, nel frattempo andato nello Spezzino e rientrato successivamente nel Parmense, dal sarzanese Flavio Bertone, che Ranieri ha portato con sé.
4 giugno: liberazione di Roma, resa possibile dalla caduta, in maggio, sul fronte tirrenico, della linea di difesa tedesca Gustav, il cui centro è stato per lunghi mesi Cassino.
19 giugno: un gruppo del nucleo calicese di Daniele Bucchioni “Dany”, legato alla Brigata d’Assalto Lunigiana, e un gruppo di militari alleati comandati dal Maggiore Gordon Lett, passano ad azioni offensive.
20 giugno circa: c’è il primo lancio aereo sul monte Picchiara (è paracadutato anche un ufficiale che deve tenere i collegamenti con la V Armata).
21-22 giugno: il Tenente Francesco Mazzolini (SAP di Giustizia e Libertà) agisce con un gruppo di guastatori provenienti dalla base degli Alleati a Bastia, in Corsica, per impedire l’uso e il riadattamento del naviglio da parte dei tedeschi. Vengono così affondati l’incrociatore Bolzano e un sommergibile.
Verso il 20 giugno: iniziano i lanci aerei alleati sul monte Picchiara.
Giugno: Primo Battistini che, rimosso dal Comando della banda “Betti”, ha aggregato intorno a sé molti giovani santostefanesi, fonda la banda Signanini, poi Melchiorre Vanni, di stanza a Zeri, e compie numerose azioni. A tale banda affluiscono, per decisione del PCI spezzino, anche molti elementi comunisti (Commissario politico della formazione è il comunista Giovanni Albertini “Luciano”).
27 giugno: una squadra del Picelli uccide, con un’azione tipo GAP, a Sesta Godano, il Podestà Tullio Bertoni, responsabile del Partito Fascista Repubblicano in val di Vara.
28 giugno: Giuseppe Poggi, Segretario provinciale del Partito Comunista, viene ucciso, di notte, nel corso di un rastrellamento, nella zona di Follo. Segretario del PCI spezzino sarà, fino alla Liberazione, Antonio Borgatti “Silvio”.
28 Giugno 1944: la polizia fascista individua i nomi dei componenti del Comitato Militare del CLNp e, a seguito di ciò, vengono arrestati, nell’estate, il liberale Rodolfo Ghironi e il democristiano indipendente Isio Matazzoni che sono deportati (Matazzoni muore nei campi di sterminio). Il comunista Renato Jacopini e il Colonnello Mario Fontana, anch’essi membri di tale Comitato, scampano all’arresto, partecipando alla fondazione del Comando Unico (v.) nel luglio 1944. Il Colonnello Bottari è costretto a trasferirsi a Genova (sarà catturato in seguito e deportato, morendo, in prigionia).
Giugno-luglio: svariate azioni della banda di Vero Del Carpio “Boia” (Brigata d’Assalto Lunigiana).
Estate: la città della Spezia è ridotta, a causa dei bombardamenti e della chiusura di molte fabbriche, prive di materie prime da lavorare, a circa 30 mila abitanti.
Inizio luglio/metà luglio: hanno avvio i grandi rastrellamenti tedeschi, dapprima nella zona montagnosa a est della statale Cisa, quindi a ovest della stessa statale, poi nelle zone contigue o comunque interessate alle operazioni di guerra nazifasciste tese a rallentare l’avanzata alleata e a contenere il fenomeno partigiano. Spariscono a metà luglio le zone libere del Ceno e del Taro in Emilia; si dissolve in Lunigiana la fragile Brigata 37b; la Brigata Centocroci, che il 30 giugno ha riportato un’importante vittoria alle Ghiare di Berceto, viene poi duramente impegnata in una serie di scontri, tra cui quello di Pelosa (Varese Ligure). In quest’ultimo muore, fra gli altri, il diciottenne Angelo Galligani, Medaglia d’argento al VM. La Centocroci, comandata da Gino Cacchioli, arretra, e rischia il disfacimento, ma poi, rapidamente, si ricostituisce, già verso il 20 luglio, in un’area di riferimento più a sud, fra Vara e Magra, grazie a Federico Salvestri, che ne diventa Comandante (Commissario politico: Terzo Ballani “Benedetto”).
La sequenza delle operazioni contro i partigiani e la guerra totale alla popolazione civile nell’area apuano-lunigianese sono attuate dalla 16a Panzer-Grenadier Division Reichführer (resasi poi ulteriormente e tristemente famosa in Emilia per il massacro di Marzabotto) e dal 16° Gruppo Corazzato esplorante comandato da Walter Reder: i massacri si susseguono, basti pensare, solo per citare alcuni terribili episodi, a Sant’Anna di Stazzema (12 agosto), a San Terenzo Monti (19 agosto), a Vinca (24 agosto).
15 luglio 1944: Mario Da Pozzo, membro del CLNp per il Partito d’Azione, viene arrestato dalle SS a Pontremoli. Dopo vari trasferimenti è deportato in Germania, dove morirà in campo di sterminio.
Metà luglio circa:
-ritornano nello Spezzino, per ordine del PCI, i partigiani che, con Flavio Bertone “Walter”, hanno partecipato alla formazione della libera zona della val di Ceno (PR), ormai cancellata dai rastrellamenti nazifascisti (arriveranno ai primi di agosto in zona anche i partigiani guidati dal sarzanese Piero Galantini “Federico” che lì si portano, dopo varie peripezie successive al rastrellamento drammatico che, in Lunigiana, ha distrutto la Brigata 37b).
-c’è una vera e propria esplosione del numero di ribelli che vanno verso le montagne della val di Vara e che si collocano alle pendici del monte Picchiara, aggregandosi alla Brigata d’Assalto Lunigiana.
-notevole è anche l’afflusso verso altre formazioni nello Zerasco.
Terza decade di luglio: nasce (il 28? Il 25?) con sede ad Adelano di Zeri il Comando Unico spezzino, denominato I Divisione Liguria. Alla riunione di costituzione partecipano rappresentanti della banda azionista, che possiamo ormai definire Giustizia e Libertà, con Vero del Carpio “Boia”, di quella garibaldina di Primo Battistini “Tullio”, militanti comunisti quali Luciano Scotti “Vittorio” o “Gonzaga”, Renato Jacopini “Marcello Moroni” o “Fumo”, Antonio Cabrelli “Salvatore” o “Navola” (quest’ultimo, in realtà, sospeso dal PCI), il Maggiore inglese Gordon Lett e alcuni altri. La funzione di Comandante è assegnata al Colonnello dell’Esercito Mario Fontana (nome di battaglia “Turchi”, in seguito, “Cossu”) e quella di Commissario politico, con assenso del PCI, ad Antonio Cabrelli. Gordon Lett, da poco raggiunto dalla missione del SOE (Special Operations Executive) dotata di radio, è nominato ufficiale di collegamento fra la I Divisione e gli Alleati. Gordon Lett è a capo di una formazione cui affluiscono molti elementi stranieri (denominata Battaglione Internazionale).
21 luglio 1944: ad Adelano di Zeri, in un quadro percorso da forti tensioni anche personali, cui fa da sfondo il contemporaneo strutturarsi del Comando Unico e i riposizionamenti tattici a livello di forze organizzate contestuali ad esso, il Comandante del Picelli, Dante Castellucci “Facio”, comunista, viene condannato a morte e fatto fucilare da una sorta di Tribunale partigiano composto da comunisti, formalmente accusato di avere sottratto materiale di un lancio aereo destinato ad altre formazioni. Ancora oggi, nonostante la pubblicistica intercorsa, sussistono lati di questa drammatica vicenda non del tutto chiariti (specie rispetto alle responsabilità e volontà di chi emette la durissima e non plausibile sentenza, peraltro fortemente criticata, nei documenti di archivio che possediamo, da Antonio Borgatti, Segretario del PCI). “Facio” è fucilato all’alba del 22 luglio 1944; nelle ultime ore di vita gli è vicina la sua compagna, Laura Seghettini, anch’ella partigiana del “Picelli”, la quale, sebbene tenuta sotto stretta sorveglianza, riesce in seguito a fuggire verso Parma, zona di origine del Picelli, ritornando alla XII Brigata Garibaldi, di cui diventerà Vice commissario politico. A seguito della morte di “Facio” si manifesta una profonda crisi nel Picelli. Gli uomini del Picelli non hanno neppure la certezza di essere ancora Picelli o di essere semplicemente confluiti nella Brigata Gramsci (scaturita, a sua volta, da un Distaccamento dello stesso Picelli che, comandato da Antonio Cabrelli, ormai Commissario politico nell’ambito del Comando Unico, ha preso il nome di Gramsci, uno dei nuclei del successivo Raggruppamento Brigate Garibaldi).
24 luglio: i membri del CLNp Ennio Carando e Pietro Mario Beghi “Mario”, preavvertiti del pericolo di arresto imminente, riescono a mettersi in salvo. Carando, Medaglia d’oro al VM, trasferitosi in Piemonte, dove, coordinatore della Polizia partigiana nelle Divisioni Garibaldi, sarà successivamente trucidato dai fascisti, viene sostituito, quale rappresentante comunista in seno al CNLp da Antonio Borgatti “Silvio”, Segretario del Partito Comunista, succeduto a Franco Poggi. Pietro Mario Beghi va a Monticelli di Fabiano (La Spezia), in una casa diroccata. Praticamente il primo CLNp non c’è più.
24 luglio: uomini della banda di Primo Battistini, comandati da Eugenio Lenzi “Primula Rossa”, attaccano i magazzini della Wermacht a Ceparana, catturando 17 soldati e 3 ufficiali, poi scambiati per liberare alcuni civili fatti prigionieri dai nazifascisti a Bolano qualche giorno prima.
28 luglio: i nazifascisti incendiano Follo Alto e rastrellano circa 60 abitanti.
29 luglio: don Carlo Borelli, parroco di Follo Alto, la cui casa è diventata luogo di raccordo e riunione per i giovani che maturano la scelta resistenziale, sale ai Casoni in qualità di cappellano partigiano della Colonna Giustizia e Libertà.
3 agosto: la 135a Brigata da fortezza tedesca, avanzando concentrica-mente verso monte Gottero e monte Picchiara, scatena un massiccio rastrellamento che investe tutta la zona tra la val di Vara e la val di Magra; vengono anche devastati e dati alle fiamme paesi nel Comune di Zeri. Il Comando Unico, avviato da pochissimi giorni, non riesce a controllare la situazione, scarso è il disciplinamento dei partigiani e la loro capacità, sia difensiva che offensiva. Le varie Brigate non reggono assolutamente l’urto e si sbandano, con gravi ripercussioni nei rapporti con la popolazione civile, specie zerasca, che si sente abbandonata. Reagisce in qualche modo solo il Battaglione Val di Vara di Giustizia e Libertà e, con particolare efficacia, la Centocroci, comandata da Federico Salvestri. Si registrano, ma i dati sono approssimativi, 12 morti, 6 dispersi e 14 feriti fra gli uomini di Vero Del Carpio, 15 morti fra quelli di Primo Battistini, qualche altro caduto nelle restanti formazioni. Nello Zerasco, dato alle fiamme, muoiono non pochi partigiani e civili. Fra questi ultimi anche don Angelo Quiligotti, fucilato, e il parroco di Adelano di Zeri, don Enrico Grigoletti. A seguito del rastrellamento, Primo Battistini, Comandante della Vanni, formazione pesantemente colpita e completamente sbandata, in quel momento assente da Adelano, viene accusato di “irresponsabilità” (accusa da lui sempre respinta, insieme alla intenzionalità della sua assenza da Adelano) da parte del suo stesso Commissario politico, e viene così rimosso dall’incarico. E’ proprio il Commissario politico Giovanni Albertini “Luciano”, insieme a Duilio Lanaro “Sceriffo”, il quale ne diventa Comandante, a rimettere insieme, seguendo in ciò anche la ferma volontà del PCI spezzino, la formazione. Dopo il rastrellamento del 3 agosto 1944, Renato Jacopini, Medaglia d’argento al VM, fra i fondatori del Comando Unico, va in alta Lunigiana, dedicandosi alla costituenda Brigata Lunense e, successivamente, alla II Divisione Lunense.
11 agosto: liberazione di Firenze. Grandi speranze per un rapido avanzamento degli Alleati.
12 agosto: gli alpini fascisti della Monterosa fucilano a Lavaggiorosso (Levanto), paese di cui è parroco, don Emanuele Toso, Medaglia d’oro al merito civile, ingiustamente accusato di spionaggio, arrestato, interrogato su possibili nascondigli partigiani e rimasto in silenzio.
Seconda metà di agosto: probabilmente il 16, si tiene ai Casoni un incontro organizzativo, cui partecipano Franco Coni (“Franco”), Enrico Montano, Ivano Balestrieri, Vincenzo Puglia, Agostino Bronzi ed altri, per attivare una nuova formazione di ispirazione socialista: la Matteotti. A capo di essa viene nominato Franco Coni.
Fine agosto-settembre: il rastrellamento del 3 agosto ha provocato una vera e propria crisi delle formazioni e portato alle dimissioni del Colonnello Mario Fontana che, largamente inascoltato, vorrebbe dare alle varie bande una fisionomia più ordinata, gerarchicamente strutturata, e quindi efficiente. A fine di agosto vanno quindi in montagna Pietro Mario Beghi “Mario”, segretario del CLNp, e il comunista Giovanni Rosso “Luigi”, con l’obiettivo di rimettere in piedi il movimento partigiano, convincendo i partigiani stessi ad accettare in qualche modo la linea di Fontana e persuadendo quest’ultimo a riassumere il comando.
Agosto-dicembre: il CLNp vede la presenza sporadica alle sue riunioni, causa rischiosità della situazione, di democristiani e liberali. Il Partito d’Azione non esprime un sostituto di Mario Da Pozzo, deportato. E, nel settembre 1944, il CLNp, cioè quel che resta di esso, dato il notevole avanzamento delle truppe alleate e quindi in vista di una sperata, ma nei fatti poi dimostratasi purtroppo illusoria, liberazione della Spezia, decide di dare un più efficace coordinamento alle SAP (Squadre Azione Patriottica). In questo quadro, sia il socialista Pietro Mario Beghi che il comunista Giovanni Rosso danno un grande contributo alla ricostituzione delle forze partigiane della IV Zona. Rosso si incarica anche delle SAP e di tenere i rapporti per il PCI, per il CLNp e per il Sottocomitato militare, con il Comando Unico.
Tutto ciò avviene mentre, dopo una fase in cui è sembrata rapida l’avanzata degli Alleati, tanto da pensare alla predisposizione di piani in vista della liberazione della Spezia (fra settembre e ottobre), tale ipotesi è ormai naufragata e si susseguono i rastrellamenti, da quelli di settembre-ottobre, a quello di fine novembre, alle deportazioni che colpiscono indiscriminatamente la popolazione civile.
Settembre: viene ricostituito, con funzioni limitate, perché da luglio stato attivato il Comando Unico, anche il Sottocomitato militare del CLNp i cui membri sono: Giovanni Rosso “Luigi”, comunista, Renato Becconcini, socialista, Luigi Malco, liberale, Renato Mazzolani, azionista (partecipano dunque a tale Sottocomitato tutti i partiti fuori che la DC).
4 settembre: il Colonnello Fontana riprende la funzione che lo pone a capo del Comando Unico, chiedendo, in data 9 settembre, a tutti i Comandanti delle formazioni armate, di riconfermare la loro adesione ad esso.
8 settembre notte: un gruppo della Brigata “Vanni”, d’intesa con un distaccamento della Julia parmense, attua un riuscito sabotaggio al ponte parabolico di Ostia Parmense, impedendo il trasferimento in Germania di importanti materiali e macchine delle fabbriche spezzine.
10 settembre: si interrompe, a seguito dell’arrivo di una pattuglia tedesca, proprio mentre nella villa del “Fodo” alla Rocchetta di Lerici si sta stampando “l’Unità”, l’attività della tipografia clandestina lì collocata nel novembre precedente. Fortunatamente i tedeschi non si rendono conto di che cosa celi la cisterna della villa e tutti i militanti comunisti, impegnati con funzioni diverse nella tipografia, riescono ad andare ai monti. Fra essi c’è Tommaso Lupi che diventerà dopo alcuni mesi, in sostituzione di Antonio Cabrelli, Commissario politico della IV Zona Operativa.
13 settembre 1944: il Comando di Divisione decide di assegnare il Comando del Gramsci-Picelli a Luciano Scotti “Vittorio” (che ne è divenuto Commissario da qualche giorno), dividendo il Battaglione in due distaccamenti, uno affidato a Nello Quartieri “Italiano” (da questi chiamato immediatamente Picelli) e l’altro (cioè il Gramsci) a Silvio Mari “Silvio”. I due Comandanti, in data 17 settembre, s’impegnano poi ad ubbidire agli ordini del Comando della Brigata garibaldina Gramsci.
19 settembre: avviene il primo grande rastrellamento a Migliarina. Nel corso di esso viene catturato, su denuncia, fra gli altri, Franco Cetrelli, di 14 anni (il più giovane deportato politico italiano, che sarà poi fucilato a Mauthausen).
19 settembre: nel bosco di Faeta, sovrastante Falcinello (Sarzana), si tiene un incontro fra Comandanti, Commissari di nuclei partigiani preesistenti in zona, uomini politici. Nasce così la Brigata garibaldina U. Muccini: Comandante è Piero Galantini “Federico”, Commissario politico è Dario Montarese “Brichè”, Vice Comandante è Flavio Bertone “Walter”. Paolino Ranieri “Andrea” rimane nella Brigata con compiti più ispettivi e a vasto raggio anche rispetto alle altre formazioni garibaldine. La Brigata è formata da 9 distaccamenti, 3 dei quali, che diventano Battaglione Signanini, sono egemonizzati da Primo Battistini, ex Comandante della Vanni, che, rimosso da essa, e fortemente criticato sia dal Comando I Divisione Liguria che dal CLN, è però rientrato in gioco, riunendo intorno a sé molti giovani, specie santostefanesi, aspirando, successivamente, a rendere lo stesso “Signanini” autonomo dalla Muccini, e da lui dipendente.
Notte fra 26-27 settembre: 200 partigiani della Muccini scendono a Sarzana per liberare 14 familiari di partigiani fatti prigionieri dai fascisti e, pur non riuscendo nell’intento, si impadroniscono della cittadina per due ore circa. In tutto l’autunno si registra una forte collaborazione tra Brigata Muccini e SAP che operano in pianura.
27 settembre (mattina): a seguito di un duplice scontro nella zona di Arcola, avvenuto il 24 settembre fra una pattuglia di partigiani del Signanini, al cui comando è Primo Battistini, e pattuglie tedesche, con 3 morti e alcuni prigionieri fra i tedeschi, viene perquisito il paese di Arcola dove è catturato un esponente delle SAP, poi fucilato, insieme ad altri 9 ostaggi antifascisti prelevati dalle carceri spezzine, a Ressora. I nomi dei 10 fucilati sono: Paride Azzarotti, Luigi Calderella, Luigi Dallara, Ferdinando De Biasi, Giuseppe Del Vecchio, Renato Grifoglio, Calisto Orlandi, Fausto Perroni, Bruno Silvini, Giovanni Spezia. Nonostante il pesante clima di intimidazione, elementi dei GDD portano fiori sulle tombe dei morti.
Settembre-ottobre-novembre: il CLNAI (Milano) chiede a tutte le forze partigiane da esso dipendenti di intensificare le azioni e la I Divisione Liguria risponde a tale sollecitazione aumentando i sabotaggi. Permane l’idea che l’avanzata degli Alleati possa essere rapida. Ma non è così. Le armate tedesche, ritirandosi verso nord, si attestano lungo la Grüne Linie (Linea Verde), più nota come Linea Gotica, che corre dal Tirreno all’Adriatico ed è basata sul concetto di “difesa in profondità”. In questa maniera il fronte italiano rimane fermo per lunghi mesi ed il territorio spezzino, che è praticamente alle spalle della Linea Gotica, ne subisce tutte le conseguenze, sia per i partigiani che per la popolazione civile. La Spezia ha, nell’ambito della deportazione, un tragico primato. Registra infatti, percentualmente rispetto alle altre città italiane, più deportati, con il maggior numero di vittime a Mauthausen. Le cifre approssimative per difetto in quanto comprendenti fondamentalmente i detenuti politici e quelli appartenenti alla popolazione ebraica (fra essi Adriana Revere, di appena 9 anni) sono di 585 deportati, di cui 234 deceduti.
1° ottobre: Comandante della I Divisione Liguria risulta il Colonnello Mario Fontana, Commissario politico è Antonio Cabrelli. Proseguono i tentativi di dare maggiore efficienza ai reparti partigiani, inducendo gli stessi ad una maggiore organizzazione e disciplina.
5 ottobre: il CLN emana una “Guida del Commissario politico” per mantenere l’ordine nelle formazioni partigiane. Si cerca inoltre di provvedere alla diffusione, mediante materiale stampato, di notizie che informino, nella misura del possibile, date le difficili condizioni in cui lo stesso materiale viene prodotto, i vari reparti.
8-14 ottobre: forte rastrellamento nazifascista che investe soprattutto il Battaglione Val di Vara di Giustizia e Libertà, comandato da Daniele Bucchioni, e la Vanni comandata da Duilio Lanaro “Sceriffo”. Muore in combattimento l’8 ottobre il diciannovenne Gerolamo Spezia del Battaglione Val di Vara, Medaglia d’oro al VM. Nonostante l’alto numero di vittime, non c’è sbandamento e i reparti partigiani dimostrano un’efficienza diversa rispetto al 3 agosto.
24 ottobre: nasce a Santa Maria di Scogna (Sesta Godano), per accordo fra comunisti e socialisti, il Raggruppamento Brigate Garibaldi. Comandante di esso è Luciano Scotti “Vittorio” o “Gonzaga”.
25 ottobre: la Ia Divisione Liguria discute come affrontare l’ormai prossima e dura stagione invernale, vista la situazione del territorio caratterizzato da forte penuria di cibo, prospettando l’eventuale smobilitazione delle formazioni partigiane. Il Battaglione Internazionale si scioglie, la Colonna Giustizia e Libertà riduce solo parzialmente i suoi contingenti, qualsiasi ipotesi di questo tipo è rifiutata dalle formazioni comuniste e socialiste.
Settembre-novembre: forte dinamismo partigiano al piano, con uccisioni di singoli elementi fascisti e reazioni durissime da parte nemica (azioni sono compiute a Vezzano Ligure, al Felettino, nella zona industriale di Melara, a Migliarina, a Ceparana, Ameglia, Sarzana, Fosdinovo, Santo Stefano). Il Fronte della Gioventù (diretto da Filippo Borrini “Pino”) e i Gruppi Difesa della Donna (diretti da Anna Maria Vignolini “Valeria”) svolgono importanti attività, duplicando documenti e volantini, distribuendo materiale propagandistico, provvedendo a indumenti, recuperando medicinali.
Dall’inizio autunno in poi: i tedeschi applicano la tattica della “terra bruciata” e iniziano a far saltare numerosi stabilimenti meccanici e alimentari, gli approdi e le attrezzature del porto della Spezia, il porticciolo di Lerici; minano inoltre gran parte del litorale spezzino e le strade di accesso alla città, per cui le rovine da essi causate vanno a sommarsi pesantemente con quelle provocate dai bombardamenti degli Alleati.
Inizio novembre: il Comando della I Divisione Liguria comprende anche un Vice Commissario politico (Tommaso Lupi “Bruno”). Il Comando si dota di un Vice Comandante, di un Capo di Stato Maggiore, di un Ufficiale alla propaganda, all’assistenza, di un Ufficiale alla matricola e mobilitazione, di un efficace Servizio staffette. Il Comando dà ordine agli appartenenti alle Forze Armate in servizio fra i partigiani di portare sul bavero le stellette militari, vengono disciplinati i colori dei copricapo, compresi i distintivi, con precisa scansione del numero di stellette e colori delle spalline. E’ inoltre prevista una precisa suddivisione per Compagnie, Plotoni, Squadre, compresa l’istituzione di un Ospedale divisionale e le punizioni per chi deteriora le armi. Poiché uno dei problemi ricorrenti e assillanti per le formazioni è, insieme alla dotazione di armi, quello dei vettovagliamenti, vengono stabilite norme ben precise per la requisizione dei generi alimentari. A tale proposito, onde evitare requisizioni arbitrarie e fenomeni di spoliazione, viene istituito un Tribunale unico dei patrioti a livello di Divisione, anche se la centralizzazione, rivelatasi mesi dopo poco efficace, sarà abbandonata nel febbraio successivo, a favore di un ritorno al decentramento, presso le singole Brigate, di tale funzione.
I partigiani occupano numerose frazioni del Comune di Sesta Godano scendendo fino a Brugnato.
Novembre: la rete del SIM (Servizio Informazioni Militari) della IV Zona Operativa, a capo del quale è Ezio Giovannoni, risulta completa ed efficiente. L’area di competenza va dal passo della Cisa, lungo il Magra fino alla Spezia e Cinque Terre, spingendosi fino alle porte di Sestri Levante e al passo di Cento Croci, Gottero, alta valle del Taro (coincidendo quindi circa con la IV Zona stessa).
Inizio novembre: il presidio della fascista Monterosa delle Capanne di Deiva (presso il Bracco), composto da 34 alpini, passa con equipaggiamento ed armi alla Brigata Matteotti.
1° novembre: dura reazione fascista al vero e proprio stillicidio di incursioni partigiane in città, attuate, in genere, da elementi della Vanni. Tra esse, particolarmente eclatante, quella attuata dal gruppo della Vanni alla caserma di Porta Castellazzo (6 ottobre) e quella all’ex Flage, in zona Fontevivo (29 ottobre), quando un gruppo guidato da Eugenio Lenzi “Primula Rossa” provocò 3 morti e 2 feriti nelle file fasciste. A seguito di tali fatti, vengono prelevati dal carcere dell’ex XXI Reggimento Fanteria 10 patrioti, lì prigionieri: come ammonizione sono fucilati davanti alla popolazione, 5 a Fossitermi e 5 nella zona della Flage. I loro nomi, trascritti dalle rispettive lapidi a ricordo, in ordine alfabetico, sono: Alessandrini Alceste, Batolla Davide (NdR: Battolla?), Bernardini Giacomo, Brambati Guido, Chiocconi Silvio, Franceschini Bruno, Maruffetti Leo (NdR: Marafetti?), Raffi Silvio, Ruggia Marcello, Venturini Torquato.
2 novembre: una squadra della Vanni assale il municipio di Riccò del Golfo, catturando 8 militi della GNR e agenti di polizia, utilizzati poi per scambi di ostaggi.
3 novembre: Rudolph Jacobs, appartenente alla Marina tedesca e il suo attendente, che hanno disertato e sono passati alla Brigata Muccini, tentano di entrare all’albergo Laurina, sede delle Brigate Nere a Sarzana, per rendere inoffensivo il presidio fascista che vi risiede. L’azione non riesce. Muore Jacobs, Medaglia d’argento al VM, muoiono due fascisti e sette rimangono feriti.
10 novembre: incursione e rastrellamento di reparti fascisti della Monterosa, con aiuto tedesco, contro Sesta Godano e Cornice. Contrastati dalla Brigata Gramsci e dalla Matteotti si rivolgono contro le frazioni di Calabria, Godano, Scogna, parzialmente incendiate, ritirandosi il giorno dopo a fondovalle. I civili catturati, di cui alcuni uccisi sul posto, sono numerosi; muoiono 9 partigiani.
13-14 novembre: una sessantina di partigiani guidati da Giovanni Pagani (IV Compagnia del Battaglione Zignago di Giustizia e Libertà) scendono a fondovalle per un’azione di sabotaggio sull’Aurelia. Distruggono così l’arcata centrale del ponte vecchio fra Brugnato e Borghetto, danneggiando anche il ponte nuovo, messo poi del tutto fuori uso da un altro sabotaggio a fine mese.
13 novembre: proclama Alexander, con cui il Generale inglese chiede, in vista del lungo inverno, alle forze partigiane, in pratica, di cessare le operazioni su larga scala e di conservare munizioni e materiali, tenendosi pronti a nuove istruzioni. La IV Zona però non smobilita, sebbene le difficoltà di approvvigionamento e di equipaggiamento si evidenzino sempre più.
16 novembre: è indetta dal Comando IV Zona una riunione di ulteriore organizzazione con tutti i Comandanti e Commissari politici, cui partecipa l’azionista Giulio Bertonelli (“Balbi”) quale rappresentante del Comando Militare Unico Regionale di Genova.
20 novembre: Francesco Mazzolini delle SAP di Giustizia e Libertà riesce a sventrare il rimorchiatore Liguria.
21 novembre: Franco Coni lascia il Comando della Matteotti, per fon-dare quella che sarà la Compagnia Arditi. Matteotti e Picelli, nella risistemazione delle forze partigiane di dicembre (v.), Matteotti e Picelli si uniranno sotto il comando di Nello Quartieri “Italiano”.
21 novembre: rastrellamento massiccio, per suscitare terrore, nel popolare quartiere di Migliarina. Nel corso di esso vengono catturate, indiscriminatamente, più di 250 persone (operai, commercianti, professionisti, medici, agenti di polizia, sacerdoti, dai giovanissimi agli anziani). Tra il 21 e il 22 novembre la repressione nazifascista si abbatte duramente anche sul clero, già colpito in precedenza da svariati arresti. Don Mario Scarpato e don Antonio Mori, effettivamente collegati al CLN, sono imprigionati, insieme ad un gruppo di preti della provincia della Spezia: fra essi don Giovanni Bertoni, mons. Ferruccio Casabianca, don Mario Devoto, don Bruno Duchini, don Giuseppe Pieroni, Padre Pio Rosso. Tra gli altri sacerdoti, arrestati in precedenza, c’erano: don Dino Ricchetti e don Nilo Greco che, avviati in Germania come lavoratori, saranno rimpatriati dopo la metà gennaio 1945; don Renato Reali che, catturato il 28 ottobre, condivide poi a Genova, dal 19 dicembre, la prigione con i confratelli coinvolti nella retata del 21 novembre. I sacerdoti saranno liberati solo il 29 marzo 1945, Giovedì Santo, grazie soprattutto all’opera del card. Pietro Boetto, Arcivescovo di Genova. Pur essendo talvolta diversi i luoghi di detenzione e differenti le modalità di trasferimento, i catturati, sia civili che ecclesiastici, vengono in genere dapprima chiusi nel carcere dell’ex XXI Reggimento Fanteria alla Spezia, quindi, per evitare eventuali assalti ai camion da parte di partigiani lungo le strade statali, trasferiti tramite una bettolina o una motozattera dal Muggiano a Genova, per finire nel carcere di Marassi. Qui, da dove sono spesso avviati a luoghi di ulteriore prigionia intermedia e/o deportazione finale, risultano sottoposti a violenze ed interrogatori durissimi, in cui si distinguono per disumanità anche i fascisti spezzini che a Genova si recano appositamente dal carcere dell’ex XXI Reggimento Fanteria (a sua volta noto per le terribili torture inflitte dagli stessi carnefici dentro le sue mura). Si distinguono per crudeltà i fascisti Aurelio Gallo, Emilio Battisti, Matteo Guerra, Achille Morelli, Schiffini. Agiscono con essi anche Aldo Capitani, espulso per furto dalle formazioni partigiane, e don Rinaldo Stretti. Quest’ultimo, arrestato in precedenza e torturato dai fascisti con l’accusa di far parte del CLN a Migliarina, ha confessato falsamente, per salvarsi, tale appartenenza, e, da perseguitato, diventa persecutore. Nel dopoguerra, il 5 marzo 1947, dopo regolare processo saranno fucilati solo Aurelio Gallo, Emilio Battisti, Achille Morelli.
23 novembre 1944: vaste zone della val di Vara risultano libere dai nazifascisti e nell’albergo Amici di Varese Ligure si tiene la prima seduta della Giunta comunale della Repubblica partigiana della Val di Vara alla presenza dei rappresentanti delle numerose frazioni del territorio eletti democraticamente dalla popolazione, cui si aggiungono quelli delle formazioni partigiane Coduri (VI Zona Operativa) e Centocroci. Tale fatto è testimonianza vivente del rapporto di collaborazione fra cittadini e partigiani: dal verbale della prima seduta risulta che le priorità sono, in ordine, quella di dar da mangiare alla gente e, immediatamente dopo, la verifica della possibilità di riaprire scuole (cosa attuabile, data la presenza in loco di numerose insegnanti sfollate).
25 novembre: viene emanato un Regolamento Generale della I Divisione Liguria.
27 novembre-2 dicembre: il supremo Comando tedesco predispone rastrellamenti a vasto raggio nell’area delle Alpi Apuane (operazione Catilina e Barbara).
28 novembre: incursione di partigiani della Vanni alla periferia della Spezia (Migliarina), con azioni ripetute, sempre a Migliarina e al Felettino, anche nei giorni successivi.
28 novembre: Il comando della Divisione Lunense chiede alla Brigata Muccini di partecipare, con cento uomini selezionati, ad un’importante azione con altre forze partigiane della Garfagnana, delle Apuane e con il Comando Alleato per aprire un varco nel fronte tedesco. L’operazione fallisce per una serie di motivi, fra cui anche le carenze degli Alleati che fanno mancare l’apporto dell’artiglieria. Mentre i tedeschi organizzano il contrattacco su monte d’Anima dove si trovano gli uomini della Muccini, il partigiano Miro Luperi, Medaglia d’oro al VM, salva i suoi compagni, riparando da solo dietro una roccia e sparando, per difenderli, con il suo Bren contro il nemico, fino a quando muore.
29 novembre: i nazifascisti occupano il fondovalle del Magra, fra Santo Stefano e territorio carrarese. Stretta nella morsa di circa 10 mila nazifascisti, cannoneggiata dalla Palmaria, da Punta Bianca e da altre postazioni, la Muccini affronta furiosi combattimenti fino alla sera, quando conta nelle sue file 15 morti e 19 feriti. I sopravvissuti si danno appuntamento a Giucano, a mezzanotte, per decidere come procedere. Si concorda che il grosso della Brigata si diriga, sotto la guida del Comandante Piero Galantini, verso le Alpi Apuane, per varcare il monte Altissimo e raggiungere gli Alleati. La porzione di Muccini che transita oltre le Apuane diventerà la così detta “Brigata U. Muccini di linea”. Essa avrà difficili rapporti con gli Alleati fino ad essere però aggregata al 332° Reggimento di Fanteria americano, partecipando alla fase finale della lotta, in qualità di avanguardia e lasciando sul campo cinque morti. Primo Battistini passa le linee come Galantini ma, avendo già preso contatto nel mese di ottobre-novembre 1944 con le forze alleate per concretizzare la vocazione autonomistica del suo Battaglione, si pone alle dipendenze dirette dell’inglese Special Force. Rientra così abbastanza presto nel territorio della IV Zona, operando in modo autonomo dalle varie formazioni e dando luogo a ulteriori tensioni, sia con il Comando IV Zona che con le formazioni garibaldine e azioniste di essa.
Al comando dello spezzone di Muccini rimasto nello Spezzino, con lo scopo primario di curare i feriti nascosti nei boschi, riprendendo poi le attività di guerriglia, è Flavio Bertone, Medaglia d’argento al VM; Commissario politico è Paolino Ranieri, rientrato già da tempo sulla Brigata in tale funzione (Paolino Ranieri, Medaglia d’argento al VM, sarà catturato dopo qualche tempo, il 15 dicembre, e tenuto prigioniero fino alla Liberazione). La Muccini dovrà anche risolvere i problemi non semplici intercorsi con la popolazione rimasta duramente colpita dal rastrellamento avvenuto.
Dicembre: Pietro Mario Beghi (Segretario del CLNp) e Antonio Borgatti (membro del CLNp per il PCI) inviano un documento sulla situazione del CLN spezzino a quello regionale e decidono di trasferire il CLN in zona partigiana, per avere dentro tale organismo, presenti alle riunioni di esso, almeno un rappresentante democristiano e uno liberale. Beghi viene incaricato dell’organizzazione del CLNp ai monti, mentre Borgatti, Ragozzini, Rosso, Locori rimangono in città.
In tale fase il CLNp “di montagna” si completa con Giulio Bertonelli “Balbi” per il Partito d’Azione, già membro del Comitato Militare del CLN ligure, Marco Perpiglia (in forza alla Brigata Centocroci) per il PCI, l’avvocato Ottorino Marcellini, originario di Sesta Godano, per la DC.
Uomini del Raggruppamento Garibaldi (Vanni, Gramsci, Matteotti) attaccano il presidio della fascista Monterosa a Carrodano, distruggendo automezzi che transitano sull’Aurelia.
I partigiani agiscono anche lungo la costa delle Cinque Terre, sebbene il Comando Divisione Liguria scelga di lasciare tranquilla la zona, istituendo l’apposita Brigata Costiera per occuparsi precipuamente della questione derrate.
La repressione si fa sempre più dura, anche contro le SAP. Viene catturato Renato Mazzolani, Capitano del CREM, Comandante delle SAP azioniste, Medaglia d’oro al VM: portato nel carcere dell’ex XXI Reggimento Fanteria, torturato, minacciato nei suoi affetti più cari, si suiciderà, per non parlare, il 24 febbraio successivo.
6 dicembre: la necessità di un maggiore disciplinamento di tutte le formazioni partigiane, sia cittadine che in montagna, urge, per cui il CLN emana un ordine per inquadrare più efficacemente l’attività delle SAP cittadine.
6 dicembre: partigiani del Gramsci attaccano gli alpini della fascista Monterosa a Carrodano.
7 dicembre: il Picelli, con Nello Quartieri, attacca tre autocarri tedeschi sull’Aurelia presso Padivarma.
7 dicembre: pesante rastrellamento nazifascista, avvenuto su delazione, a Vezzano Ligure. Il bilancio è pesantissimo: cinque i morti fra CLN e popolazione civile, numerosi i prigionieri e i deportati.
12 dicembre: rastrellamento di Bastremoli (Follo).
17 dicembre: uomini della Vanni scendono a Bolano, per fucilare due membri delle Brigate Nere ed il fondatore del Fascio di Albiano.
18 dicembre: GNR, Brigata Nera, con appoggio tedesco e della Marina RSI, fanno un’incursione a nord di Sesta Godano per alleggerire la pressione partigiana sull’Aurelia, rastrellando 70 uomini circa, e bruciando il paese di Cornice.
19 dicembre: i partigiani della Matteotti lanciano bombe a mano contro le caserme della GNR di piazza Ramiro Ginocchio alla Spezia.
20 dicembre 1944: il Raggruppamento Brigate Garibaldi, nato il 24 ottobre, si trasforma in Brigata A. Gramsci, comprendente tre Battaglioni: M. Vanni, Matteotti-Picelli (unificatosi rispetto ai segmenti del Picelli e del Matteotti fra 25 novembre e 9 dicembre 1944), Gramsci (quest’ultimo, nel mese di marzo, prenderà, onde evitare confusioni fra Brigata e Battaglione, il nome di “Giuliano Maccione”, traendolo dal sappista omonimo, Medaglia d’argento al VM, catturato e suicidatosi nel carcere dell’ex XXI Reggimento Fanteria per non parlare).
21 dicembre (16?) viene costituito il Comando Zona. Al posto della denominazione di Comando I Divisione Liguria è adottata quella di Comando IV Zona Operativa. Dipendono da tale Comando due Divisioni: la prima, denominata I Divisione Liguria-Monte Picchiara, comprende: la Colonna Giustizia e Libertà (Battaglione Val di Vara e Battaglione Zignago) e la Brigata Garibaldi A. Gramsci (Battaglioni Gramsci, Vanni e Matteotti-Picelli) sotto il Comando unico divisionale affidato al comunista Luciano Scotti “Vittorio” o “Gonzaga”, Medaglia d’argento al VM, e al Commissario politico azionista Giovanni Ceragioli “Vas” (cui si aggiunge in seguito il comunista Anselmo Corsini “Ambrosio o “Max”); la seconda, denominata Divisione Centocroci, comprende la Brigata Varese e la Brigata Zerasco, ed è comandata da Federico Salvestri “Richetto”. Il Comandante della IV Zona operativa è il Colonnello Mario Fontana, il Commissario politico risulta essere ancora Antonio Cabrelli, di lì a poco rimosso (andrà a comandare fino a marzo il neo Battaglione Pontremolese, lasciando peraltro il comando di esso prima del 25 aprile). Cabrelli è sostituito nella sua funzione di Commissario politico della IV Zona Operativa dal comunista Tommaso Lupi “Bruno”, già Vice Commissario dall’inizio novembre. Il totale delle due Divisioni è di circa 1880 elementi.
22 dicembre: attacco partigiano alla postazione della Guardia di Finanza di Deiva.
23 dicembre: attacco partigiano a Corniglia (nelle case di fascisti vengono requisiti viveri, denaro, oggetti). Stessa cosa succede a Vernazza e Framura.
Fine dicembre: 32 uomini dell’inglese SAS sono paracadutati a Zeri presso il Maggiore Gordon Lett e, pur essendo subito catturati in 4, opereranno di lì a febbraio lungo le rotabili con le formazioni partigiane (la notte di Capodanno/mattino del 1 gennaio) agiranno a Carrodano, Borghetto e Padivarma, sebbene gli attacchi, per mancanza di coordinamento con i partigiani, a Borghetto, siamo problematici.
Inverno 1944-1945: la stagione si presenta da subito assai rigida come clima; particolarmente difficile risulta il reperimento, da parte delle formazioni partigiane, specie quelle che operano lontano da casa, il reperimento di cibo. Tale fatto, accompagnato da vestiario non particolarmente adatto alla stagione, determina enormi problemi di sopravvivenza per chi è rimasto ai monti e non ha smobilitato.
Anno 1945
3 gennaio: don Giovanni Bobbio, Medaglia d’argento al VM, parroco di Valletti (Varese Ligure), zona in cui opera la Brigata Coduri, di cui è cappellano, arrestato il 30 dicembre nell’ambito di un rastrellamento durante il quale è devastata la canonica e data alle fiamme gran parte del paese, viene fucilato dopo alcuni giorni di vessazioni e tormenti a Chiavari.
Primi di gennaio: “Nino” Siligato della Centocroci, essendo esperto di esplosivi, viene incaricato dal Maggiore Gordon Lett di svolgere una delicata missione richiesta dagli Alleati. Siligato va così nello Zerasco, dove deve sabotare, cosa che esegue con successo, la strada della Cisa, su cui transitano continuamente truppe tedesche dirette alla Linea Gotica. A ridosso del grande rastrellamento del 20 gennaio, Siligato, Medaglia d’oro al VM, rientra con la sua squadra a Codolo di Pontremoli dove muore in uno scontro con i nazifascisti (17 gennaio? 20 gennaio?).
12-15 gennaio: Brugnato è da mesi in mano partigiana, mentre Borghetto è in mano fascista. In questi tre giorni i fascisti fanno un’incursione a Brugnato, e, da essa, scaturisce un vero e proprio scontro: da un lato azionisti, parà inglesi, garibaldini intenzionati ad attaccare anche Borghetto, dall’altra i fascisti che sono riusciti a raccogliere aiuti da altre zone. I partigiani, però, hanno, ad un certo punto, l’ordine di desistere da tale proposito, visto l’insuccesso del loro contrattacco. Pesantissimo è il bombardamento aereo alleato su Borghetto.
14 gennaio: la prima riunione del nuovo CLN “di montagna” avviene a Sesta Godano, alla presenza di tutti i componenti nominati in funzione di esso a dicembre. Solo successivamente, su proposta di Giulio Bertonelli, viene inserito il Partito Liberale, rappresentato dal prof. Umberto Cavassa “Cortis”.
20 gennaio: in uno scenario caratterizzato da gelo e neve inizia, previsto dal SIM (Servizio Informazioni Militare) partigiano, il temuto massiccio rastrellamento, uno dei più importanti alle spalle della Linea Gotica. Circa duemilacinquecento partigiani, mal nutriti e poco equipaggiati, si trovano a fronteggiare circa venticinquemila nazifascisti (IV Divisione di Fanteria della Wehrmacht, reparti di Alpenjaeger, di Gebirgsjaeger, divisione Turkestan composta da mercenari tartari, X Flottiglia MAS, alpini della Divisione Monterosa, bersaglieri della Divisione Italia, Brigate Nere della Spezia, Carrara, Chiavari, reparti ANTISOM) che si muovono a tenaglia e sono dotati di vestiti adeguati al clima, armi ben più efficienti e cibo. Il grosso dei reparti partigiani, sulla base degli ordini ricevuti, dopo avere combattuto, si ritira ordinatamente e trova la salvezza, in genere sganciandosi verso il monte Gottero, per arrivare alla cui cima affronta temperature polari di meno venti gradi e neve alta anche due metri. Le forze partigiane, dopo molteplici peripezie e riportando numerosi morti, feriti e congelati, riescono, grazie generalmente anche alla protezione e cura delle popolazioni locali, peraltro oggetto di violenze, incendi e uccisioni da parte nazifascista, a ricostituirsi nella loro maggioranza sulle posizioni precedenti già nei primissimi giorni di febbraio. I morti partigiani sono circa 50 e circa 40 i prigionieri, cifre ambedue approssimative. Fra i morti: Giovanni Pagani, Giuseppe Da Pozzo, Ezio Grandis, Vittorio Brosini del Battaglione Zignago di Giustizia e Libertà che, dopo avere resistito all’urto nemico, sono catturati con altri sul Dragnone e fucilati, in luoghi diversi, successivamente, dai fascisti; Nino Morini della III Compagnia di Giustizia e Libertà, comandata da Amelio Guerrieri, il quale riesce a superare, grazie ad una brillante manovra, la coda del rastrellamento a Valeriano (Vezzano Ligure); Oronte Petriccioli, staffetta del Comando IV Zona, due partigiani del Battaglione Vanni (Giuseppe Meneghetti e Mario Capitani in località Frassaneidu di Serò-Zignago), Mario Avesani e il russo Ivan, sempre del Vanni, Pasquale Riva del Matteotti-Picelli, Vittorio Rinaldi del Comando Divisione, Renato Corradini della Centocroci, preso prigioniero e trucidato successivamente, tutto un gruppo, prevalentemente costituito da elementi di Vernazza, appartenente alla Colonna Giustizia e Libertà, catturato sul monte Picchiara e fucilato ad Adelano di Zeri.
25 gennaio: si abbatte su Carrodano Inferiore uno dei bombardamenti più violenti e disastrosi (45 vittime civili), specie se paragonato alla popolazione residente, in provincia della Spezia. Il bombardamento, attuato da una squadriglia americana, è difficilmente spiegabile perché non risultano a Carrodano Inferiore importanti raggruppamenti tedeschi e fascisti.
Fine gennaio: la Brigata Muccini, che il 23 gennaio si è scontrata con bersaglieri della Divisione Italia sul monte Grosso, prendendone 10 prigionieri, ormai ricostituita, consta di circa 80 elementi. Il tentativo di scambiare i prigionieri per liberare Paolino Ranieri risulta inutile.
Febbraio-marzo: la formazione partigiana che nel corso del rastrellamento del 20 gennaio ha avuto più difficoltà, per una certa fortunosità, ma anche per una scarsa armonia di visioni, e quindi non coordinamento fra le sue varie componenti, è la Divisione Centocroci. Nasce di qui una grave crisi e una conseguente scissione di essa in due tronconi: una parte, comandata da Federico Salvestri “Richetto”, Medaglia d’argento al VM, catturato nelle vicende dello stesso rastrellamento, e poi liberatosi, si dirige definitivamente nel Parmense, portandosi sotto quel Comando Unico, una parte rimane nello Spezzino sotto il Comando di Alberto Perego “Wollodia” (Commissario politico Terzo Ballani “Benedetto”). A causa della scissione la Centocroci non è più Divisione (come era stata denominata nel dicembre 1944), ma Brigata, e dipende direttamente dal Comando IV Zona. Le questioni formali dell’appartenenza e del nome della formazione vanno avanti fin oltre la metà marzo. La Centocroci che permane nel territorio spezzino diventerà ufficialmente “garibaldina” il 10 aprile.
Febbraio: numerose azioni da parte di formazioni garibaldine e di Giustizia e Libertà sull’ Aurelia e sulla strada della Cisa.
5 febbraio: alla Spezia la sede del Comando provinciale della RSI è colpita da una mina anticarro.
8-9 febbraio (notte tra): Francesco Mazzolini, sappista di Giustizia e Libertà, e alcuni suoi uomini, con mezzi partiti da Cadimare, arrivano a San Bartolomeo, sul lato opposto del golfo; dopo avere attraccato al porticciolo dei motoscafi veloci del siluripedio affondano, con sei grosse bombe azionate da matite esplosive, le due navi-cisterna Sprugola e Tevere.
9 febbraio: i sappisti fanno saltare una banchina dell’Arsenale nel tentativo non riuscito di far esplodere 4 rimorchiatori.
12 febbraio: sabotaggio SAP al ponte ferroviario di Romito Magra.
12 febbraio: su iniziativa dei Gruppi Difesa della Donna e del Fronte della Gioventù avviene ad Arcola, alla presenza del Podestà, una protesta (che raggiunge lo scopo per il quale è stata indetta) al fine di ottenere, data la penuria di cibo, derrate alimentari.
15 febbraio: a seguito di uno scontro casuale avvenuto il giorno prima a Follo fra un gruppetto di partigiani e 3 tedeschi, in cui è morto un tedesco, sono prelevati dal carcere dell’ex XXI Reggimento Fanteria 4 partigiani, impiccati con il fil di ferro e lasciati appesi, come monito, lungo la strada a Follo. I nomi dei partigiani sono Sante Gattoronchieri, Alcide Paita, Vasco Pieracci, Albino Pietrapiana.
16 febbraio: partigiani scendono a Vernazza, bloccano la ferrovia e si scontrano fuori paese con gli alpini della Monterosa che compiono poi una ritorsione.
21 febbraio: la Brigata Nera invade Vernazza, saccheggiando, devastando e incendiando case di presunti partigiani.
25 febbraio: il CLNp insiste sul fatto che i CLN locali debbano essere espressione, quando è possibile, di tutti e cinque i partiti antifascisti; vengono anche impartite disposizioni per la costituzione delle Giunte dei Prezzi; si prevede che i CLN formatisi nelle zone occupate dalle formazioni partigiane debbano assumere tutte le funzioni amministrative, esercitandole con competenza, fermezza e onestà, nei singoli Comuni.
Febbraio-marzo: si intensifica l’attività delle SAP e di elementi partigiani scesi dalla montagna nel centro urbano della Spezia, con lancio di bombe contro caserme fasciste e tedesche, cui il nemico risponde con esecuzioni. Si registrano anche azioni contro le caserme nemiche a Vernazza, Monterosso, Levanto.
4 marzo: un’improvvisa e non segnalata puntata tedesca contro Pieve di Zignago provoca la morte in combattimento di Astorre Tanca, Comandante del Battaglione Vanni, Medaglia d’argento al VM, che aveva sostituito Duilio Lanaro alla guida della formazione, e di altri due partigiani, Merio Scopsi e Battista Marini. Diventa Comandante Eugenio Lenzi “Primula Rossa”; Commissario politico della formazione è, da gennaio, Franco Mocchi “Paolo”, che svolge tale incarico fino alla Liberazione.
Inizi di marzo: il Maggiore inglese Gordon Lett lascia la IV Zona Operativa e va oltre le linee, presso gli Alleati; è sostituito dal Maggiore inglese John Henderson, che gli subentra il 6 marzo.
2 marzo: vengono fucilati, per rappresaglia, nella stessa zona di via Fontevivo, in cui è avvenuta, ad opera di partigiani, il 1 marzo, l’uccisione di un milite della GNR, tre resistenti lunigianesi, detenuti da tempo in carcere alla Spezia (Giovanni Crespiani, Paolo Guidotti, Eugenio Ratti).
14 marzo: partigiani del VAL, un nucleo costituito da partigiani particolarmente selezionati e provenienti dai vari reparti, sabotano il ponte stradale di Ceparana sul Magra.
21 marzo: la Centocroci spezzina prosegue la sua attività bellica. In particolare, a Buto di Sesta Godano, aiutata dal Battaglione Matteotti-Picelli (in tutto circa 200 partigiani), si scontra con gli alpini della Monterosa (circa 170 elementi) infliggendo pesanti perdite al nemico.
28 marzo: il CLNp, avendo l’adesione in ciò delle varie formazioni partigiane, dopo avere contrastato il tentativo di riforma e militarizzazione degli uomini avanzato, in nome di una maggiore efficienza, da parte del Colonnello Fontana (probabilmente d’ accordo con il Maggiore Gordon Lett e con Franco Coni che dovrebbe occuparsi della cosa), respinge anche, sulla base del principio di volontaria partecipazione alla lotta, la proposta del Comando di Divisione che avrebbe voluto considerare come richiamati alle armi i partigiani delle classi 1915-1924.
29 marzo: un rastrellamento massiccio, attuato da circa 700 fascisti e tedeschi, si scatena tra fondovalle del Vara e costa spezzina, mettendo fuori gioco la Brigata Costiera, di cui viene anche preso l’archivio (delle circa 400 persone fermate, ne sono trattenute circa 40). I superstiti della Costiera entrano in altre formazioni (soprattutto Pontremolese e Centocroci).
2 aprile: una pattuglia partigiana della Brigata Muccini, di cui fa parte Amalia Lydia Lalli, Medaglia d’argento al VM, ha il compito di comunicare importanti notizie al Comando IV Zona. Guadando di notte il fiume Magra verso le Lame di Aulla (MS), Amalia Lydia Lalli rimane uccisa, colpita da una pallottola.
6 aprile: avviene il lancio sulla IV Zona di 25 paracadutisti britannici del SAS per collaborare con le formazioni partigiane.
6 aprile: una Squadra del battaglione Vanni attacca la caserma di Levanto, cattura un noto squadrista e lo giustizia.
8 aprile: una squadra del Battaglione Vanni, si porta sul ponte del Graveglia, importante nodo di comunicazione, per farlo saltare. Sopraggiunta di sorpresa una pattuglia tedesca, poi annientata, Nino Ricciardi, Medaglia d’oro al VM, e Marcello Toracca vengono feriti mortalmente, cessando di vivere, il primo l’8 e il secondo il 9 aprile.
8 aprile: una Squadra di Giustizia e Libertà fa saltare il ponte dell’Annunziata a Pontremoli e nella notte il ponte sul torrente Geriola.
10 aprile: la Divisione alleata Buffalo entra a Massa.
11 aprile: gli Alleati entrano a Carrara e i tedeschi si ritirano sulla così detta “Linea verde 2”.
Fase finale
Il Comando IV Zona Operativa e il CLN della Spezia, esaminati gli obiettivi pervenuti dal CLN ligure e dal Comando Regionale, puntualizzano così tali compiti: impedire le distruzioni previste dai tedeschi, spezzare ogni tentativo di difesa ad oltranza da parte di tedeschi e fascisti; occupare La Spezia città; ostacolare la ritirata nemica e rastrellare gli sbandati; agire su tutte le rotabili verso Genova per impedirvi il concentramento dei nemici.
12 aprile: la Brigata Nera ripiega da Sarzana sulla Spezia.
12 aprile: il Comando IV Zona, dopo essersi consultato con il Maggiore Henderson del SOE, fissa gli obiettivi che gli competono:
a) azione su Pontremoli per interrompere le comunicazioni della Cisa
b) interruzione della via Aurelia verso Genova, senza però distruggere i ponti
c) attacchi a Comandi e magazzini. Al momento opportuno saranno condotte operazioni sulla Spezia e su Aulla.
In tale data il Comando IV Zona è ad Antessio, quello della I Divisione Liguria-Picchiara a Sasseta, quello della Brigata Gramsci a Santa Maria di Scogna. Queste le dislocazioni degli altri Comandi di Battaglione: Vanni a Pieve di Zignago, Maccione nella zona del Mangia, Matteotti nella vallata del Gottero, Colonna Giustizia e Libertà a Fontanafredda, Battaglione Val di Vara nel Calicese, Battaglione Zignago nella zona di Rossano, Brigata Centocroci a Buto.
Si perfeziona nella fase finale il sistema dei collegamenti a mezzo staffette, molte delle quali sono donne.
10-11-12 aprile: Ermanno Gindoli, Comandante del Battaglione Zignago, prende Brugnato, passata nuovamente, dopo il rastrellamento del 20 gennaio, in mano nazifascista, attaccando, con l’aiuto del Battaglione Vanni, Borghetto. Subito dopo Gindoli si sposta, con un piccolissimo gruppo dei suoi uomini, sulla curva della Rocchetta, a sud di Borghetto, per interrompere l’Aurelia, facendo brillare dell’esplosivo e interrompendo così un’autocolonna tedesca. Tuttavia, un’autoblindo, riuscita a passare, reagisce: muoiono Ermanno Gindoli, Medaglia d’argento al VM, Alfredo Oldoini, Medaglia d’argento al VM, e Oronzo Chimenti. Tutti i militi della GNR, presi prigionieri a Borghetto da Giustizia e Libertà (fuori che i minorenni), in un contesto drammatico, per molti versi non del tutto esplicitato, contrassegnato dalla morte di Gindoli nonché da espresso odio della popolazione verso i fascisti, risultano poi fucilati. Comandante del Battaglione Zignago diventa Heraldo Curti, cui subentra, dal 18 aprile, Amelio Guerrieri “Amelio”, Medaglia d’argento al VM.
15 aprile: secondo quanto concordato con la Missione Alleata (confermato il 14 aprile) Pontremoli dovrebbe essere attaccata da circa 300 partigiani, provenienti da diverse formazioni della IV Zona, al comando di Nello Quartieri e di Franco Coni. L’attacco, di cui non è stata avvisata la Divisione Cisa dipendente dal Comando Unico Par-mense, che staziona nella stessa area e potrebbe dare un aiuto, fallisce per una serie di motivi, fra cui la non efficace comunicazione fra Alleati e partigiani. Muoiono così 5 partigiani (e svariati sono fatti prigionieri).
17 aprile: avanguardie americane cominciano a penetrare sulle alture di Fosdinovo e nella piana di Sarzana.
18 aprile: il CLNp stabilisce che i membri del Comitato siano in grado di giungere a Pieve di Zignago entro un’ora dalla eventuale convocazione. A tale data risale l’ultimo verbale del CLNp “di montagna” prima della Liberazione.
20 aprile: Francesco Bello, Attilio Canepa, Giuseppe Marazzo, Francesco Renzoni, quattro giovanissimi delle Grazie (Portovenere), recatisi con altri due amici ai monti circa una settimana prima, per partecipare alla fase finale della lotta, non essendo stato possibile inquadrarli nei reparti in armi ed essendo perciò ritornati indietro, vengono individuati dal noto fascista Domenichini, che scatena contro di loro una vera e propria caccia, fra la città e il loro borgo natio. Al termine di essa due ragazzi si salvano e gli altri, dapprima condotti al carcere dell’ex XXI Reggimento Fanteria, vengono fucilati poi in uno slargo di via del Prione.
20 aprile: il Comando IV Zona (e la Missione Alleata) in vista del balzo finale, si sposta in avanti, da Antessio di Sesta Godano a Vezzola di Zignago, il Comando I Divisione Liguria-Picchiara a Rocchetta Vara, la Brigata Gramsci nella zona del Mangia, il Battaglione Vanni a Brugnato, il Battaglione Maccione a Bozzolo e Centrale di Vizzà, il Battaglione Matteotti-Picelli a Godano, la Colonna Giustizia e Libertà a Suvero, il Battaglione Zignago a Veppo e Stadomelli, il Battaglione Val di Vara a Madrignano, la Brigata Centocroci a Sesta Godano.
21 aprile: il Colonnello Fontana dà l’ordine alla Costiera, ormai praticamente aggregata alla Centocroci, di occupare le coste; convoca inoltre Daniele Bucchioni, Comandante del Battaglione Val di Vara e Vice Comandante della Colonna Giustizia e Libertà, comunicandogli che alla sua formazione, in concomitanza con le avanguardie americane, è affidato il compito di attaccare Aulla, nodo di strategica importanza. Bucchioni schiera così circa 300 uomini sulle pendici della collina di Podenzana, a ovest della cittadina. Coadiuvato da artiglieria e aviazione alleata, colpisce gli automezzi che transitano sulla Cisa e, alla periferia di Aulla, i tedeschi. Questi ultimi tentano inutilmente di stanare i partigiani ma sono costretti a tornare indietro.
Tra 24 e 25 aprile: i tedeschi e i fascisti sono ormai in fuga verso nord e i partigiani si portano nel cuore di Aulla, dove avvengono sporadici scontri. Il 24 sono intanto arrivati in vista di Aulla gli Alleati che en-trano in essa con un’autocolonna della 92a Divisione, e a cui i partigiani consegnano 88 prigionieri tedeschi.
22 aprile (pomeriggio): le formazioni partigiane della IV Zona Operativa si mettono in marcia dalle postazioni raggiunte e si stanziano, senza problemi, alle spalle della città della Spezia, a nord di essa. Nel corso del loro cammino vengono mitragliate da aerei degli Alleati.
23 aprile (mattina): i primi reparti americani della 92a Divisione entrano a Sarzana, incontrandovi gli uomini della Brigata Muccini già scesi nella cittadina. Nel frattempo abbandonano La Spezia quanti, fra Brigate Nere, GNR provinciale, autorità fasciste, non l’hanno ancora fatto
23 aprile (tarda mattina): i fascisti e i tedeschi si sono ormai confusamente ritirati dalla Spezia e le SAP prendono pacificamente il controllo dei punti nodali della città (edifici pubblici, magazzini, depositi di viveri, stabilimenti industriali militari e civili), snidando e costringendo alla resa gruppi residuali di nemici. Arriva alla Spezia, in serata, anche il Maggiore Gordon Lett, inviato dal SOE presso gli americani affinché prenda contatto con i partigiani spezzini.
23 aprile (sera): essendo La Spezia ormai libera e non essendo necessario compiere operazioni militari di vasta portata su di essa, i reparti partigiani rimangono raccolti nel Comune di Riccò del Golfo, dove, in località San Benedetto, si è fermato un forte contingente tedesco (le cifre tramandate riguardo ad esso sono diverse: 150 uomini? oltre 400?), che, comunque, bene armato, probabilmente ha avuto l’incarico di ritardare l’avanzamento degli Alleati e non sembra volersi arrendere.
24 aprile: mentre arrivano alla Spezia le prime avanguardie della Divisione americana Buffalo, a San Benedetto, poiché i tedeschi rifiutano la resa, si combatte l’ultima battaglia della IV Zona Operativa, che dura fino alla 18 di sera. In tale contesto, una parte delle avanguardie americane, agisce in località la Foce. A causa della cruenta battaglia periscono 5 uomini del Vanni (per scoppio di un mortaio del Battaglione), mentre numerosi soldati tedeschi vengono uccisi o sono fatti prigionieri.
Alcuni nuclei tedeschi, meno numerosi, si arrendono ai partigiani a nord-est della città. Il Battaglione Zignago di Giustizia e Libertà, che ha ricevuto l’ordine dal Comando IV Zona di recarsi sulla dorsale fra val di Vara e val di Magra, a Bastremoli, per spingersi a Montalbano ed eliminarvi i focolai di resistenza tedesca, completa l’operazione alle 10,15 del 24 aprile 1945. I focolai di resistenza tedesca a San Venerio sono risolti dalle squadre SAP della città.
25 aprile: la maggior parte delle formazioni partigiane, che all’alba del 25 aprile hanno “incrociato” alla Foce gli Alleati (la cui direzione è Genova) sfila alla Spezia e si ricongiunge con il grosso dei reparti alleati in Piazza Verdi.
Il CLN si insedia in Prefettura. Pietro Mario Beghi, Segretario del CLNp, assume la carica di Prefetto.
CLNp alla Liberazione: al momento della Liberazione è formato dal dott. Pietro Mario Beghi (Segretario), Giovanni Bissi per il Partito Socialista, Arpino Ongaro e Adalberto Pizzirani per il Partito Comunista, avv. Paolo Giuseppe Borachia e avv. Ottorino Marcellini per la Democrazia Cristiana, dott. Carlo Naef e dott. Ruggero Gambini per il PLI, prof. Rino Visconti e Mario Foce per il Partito d’Azione.
Le cariche civili più importanti della Provincia, su cui hanno convenuto i partiti del CLNp, sono così articolate: Sindaco della Spezia: avv. Agostino Bronzi, socialista; Prefetto: dott. Pietro Mario Beghi, socialista; Presidente della Provincia: dott. Giorgieri (Partito d’Azione); Questore: rag. Renato Jacopini, comunista; Sindaco di Sarzana: Anelito Barontini, comunista.
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