Quale energia per l’Europa?
QUALE ENERGIA PER L’EUROPA?
FABRIZIO SPADA, DELLA COMMISSIONE EUROPEA, E I PARLAMENTARI EUROPEI BRANDO BENIFEI E ELEONORA FORENZA A CONFRONTO
Lunedì 1° dicembre ore 17 Urban Center
Lo storico del clima Pascal Acot ha affermato, in un’intervista a la Repubblica, che “non ci si può allarmare per le alluvioni anomale i giorni pari e stimolare la crescita delle emissioni serra nei giorni dispari”. Come dire: se le catastrofi naturali accadono per il cambiamento climatico, come certificano gli studiosi, per evitarle non si può non affrontare il tema della diminuzione dei combustibili fossili, il cui utilizzo è la causa principale del global warming.
L’Associazione Culturale Mediterraneo, fin dall’inizio impegnata sul filone “Crisi climatica e nuove politiche energetiche”, ritorna a promuovere il confronto in materia scegliendo la dimensione europea, che è fondamentale per le scelte che devono fare sia il nostro Paese che il nostro territorio. Ne discuteranno, lunedì 1° dicembre alle ore 17 all’Urban Center, Fabrizio Spada, rappresentante della Commissione europea (ufficio di Milano) e i parlamentari europei Brando Benifei e Eleonora Forenza. Proprio nei giorni scorsi Stati Uniti e Cina hanno firmato un accordo bilaterale sulla riduzione dei gas serra: fatto molto importante, perché si tratta dei due Paesi che hanno le maggiori responsabilità. E l’Europa? Sempre nei giorni scorsi si è tenuto il Consiglio europeo: i leader europei hanno raggiunto l’accordo su tre obbiettivi comunitari al 2030: 40% di riduzione interna delle emissioni di Co2 vincolante per gli Stati membri; aumento al 27% per le rinnovabili, vincolante solo a livello comunitario; incremento al 27% dell’efficienza energetica, obbiettivo solamente indicativo. Obbiettivi inadeguati e poco ambiziosi, secondo molti osservatori, perché non coerenti con la traiettoria di riduzione delle emissioni di almeno il 95% al 2050, la sola in grado di contribuire a contenere il riscaldamento del pianeta almeno sotto la soglia critica dei 2° C. Ma siamo solo all’inizio della partita: i prossimi mesi saranno decisivi, in vista della Conferenza mondiale prevista a Parigi nel dicembre 2015. “L’opinione pubblica -sostiene Giorgio Pagano, presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo- deve farsi sentire: è una sfida che l’Europa e l’Italia non possono fallire, per superare sia la crisi climatica sia la crisi economica, creando nuove opportunità occupazionali nel settore dell’innovazione e dello sviluppo di tecnologie pulite”.
”Il cambiamento climatico ci riguarda molto da vicino, perché è la causa delle alluvioni anomale che colpiscono sempre più anche la Liguria; e perché lo si contrasta diminuendo le emissioni dei combustibili fossili, come il carbone della centrale spezzina”: così ha esordito Giorgio Pagano, Presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo, introducendo l’incontro “Quale energia per l’Europa?”, tenutosi all’Urban Center nell’ambito del ciclo “Crisi climatica e nuove politiche energetiche”. Raffaella Bruzzone, intervenuta per conto dell’ufficio di Milano della Commissione europea, ha ricordato l’accordo raggiunto nel Consiglio europeo sui tre obbiettivi al 2030: 40% di riduzione delle emissioni di Co2, aumento del 27% sia delle fonti rinnovabili che dell’efficienza energetica. La Bruzzone ha inoltre illustrato tutti i finanziamenti europei 2014-2020 nel campo della lotta al cambiamento climatico e delle energie pulite, disponibili per imprese e enti locali. Su questo punto ha lanciato l’allarme Brando Benifei, parlamentare europeo del gruppo Socialisti & Democratici: “La trattativa in corso sul bilancio 2015 dell’Unione europea sembra orientarsi verso una riduzione delle linee di budget sul contrasto al cambiamento climatico e sul programma Horizon 2020, che include le nuove tecnologie per l’efficienza energetica: una tendenza che bisogna contrastare”. Benifei si è inoltre soffermato sul progetto di carbon tax: “E’ importante, ma occorre maggiore tutela e un coinvolgimento dei sindacati, per evitare che le imprese inquinanti scarichino i costi sui lavoratori”. Eleonora Forenza, parlamentare europea della Sinistra Unitaria, ha giudicato inadeguati gli obbiettivi del Consiglio europeo: l’obbiettivo di una riduzione delle emissioni di almeno il 95% al 2050, la sola in grado di contenere il riscaldamento del pianeta sotto la soglia critica dei 2°, dovrebbe comportare una riduzione al 2030 del 55%, il 45% per le rinnovabili e il 40% per l’efficienza energetica. ”L’Europa è comunque uno stimolo per l’Italia, che non sta esercitando un ruolo positivo -ha concluso la Forenza- perché la legge di stabilità non dedica alcuna attenzione al capitolo ambiente e il decreto Sblocca Italia considera strategici gli interventi di ricerca degli idrocarburi liquidi e gassosi a terra e a mare”. Giorgio Pagano ha tirato le fila chiamando a un impegno permanente nei prossimi mesi, in vista della Conferenza di Parigi del 2015: “La questione ambientale non è il cavallo di battaglia della Commissione Junker, né del Governo Renzi, che segue la Strategia Energetica Nazionale del Governo Monti, ancora basata sulla centralità delle fonti fossili, né della Regione Liguria, che ha un Piano Energetico Regionale che nemmeno si occupa delle centrali a carbone: ma siamo ancora in tempo, bisogna farci sentire”.
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