Presentazione del libro “Qualcosa, là fuori” di Bruno Arpaia, Giovedì 13 luglio ore 21 Terrazza Castello San Giorgio
Presentazione del libro
QUALCOSA, LA’ FUORI
di BRUNO ARPAIA
Giovedì 13 luglio ore 21 Terrazza Castello San Giorgio
Nell’ambito della rassegna “Notti al Castello 2017”, organizzata dal Comune della Spezia al Castello San Giorgio, l’Associazione Culturale Mediterraneo ha collaborato ad alcune iniziative, la prima delle quali si terrà giovedì 13 luglio alle ore 21. Bruno Arpaia, romanziere e giornalista, presenterà il suo romanzo “Qualcosa, là fuori”.
Interverrà Giorgio Pagano
Pianure screpolate, argini di fango secco, fiumi aridi, polvere giallastra, case e capannoni abbandonati: in un’Europa prossima ventura, devastata dai mutamenti climatici, decine di migliaia di “migranti ambientali” sono in marcia per raggiungere la Scandinavia, diventata, insieme alle altre nazioni attorno al circolo polare artico, il territorio dal clima più mite e favorevole agli insediamenti umani. Livio Delmastro, anziano professore di neuroscienze, è uno di loro. Ha insegnato a Stanford, ha avuto una magnifica compagna, è diventato padre, ma alla fine è stato costretto a tornare in un’Italia quasi desertificata, sferzata da profondi sconvolgimenti sociali e politici, dalla corruzione, dagli scontri etnici, dalla violenza per le strade. Lì, persi la moglie e il figlio, per sedici anni si è ritrovato solo in un mondo che si sta sfaldando, senza più voglia di vivere, ma anche senza il coraggio di farla finita. Poi, come migliaia di altri, ha pagato guide ed esploratori e ora, tra sete, fame e predoni, cammina in colonna attraverso terre sterili, valli riarse e città in rovina, in un continente stravolto e irriconoscibile…
Un romanzo visionario e attualissimo, che ci fa vivere le estreme conseguenze del cambiamento climatico già in atto e realizza quel “ménage à trois” fra scienza, arte e filosofia che, come sosteneva Italo Calvino, costituisce la vocazione profonda della migliore letteratura italiana.
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“Un romanzo, non un saggio, non un romanzo di fantascienza ma un romanzo del realismo, con una scrittura potente e di grande suggestione”: così Giorgio Pagano, Presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo, ha definito “Qualcosa, là fuori” di Bruno Arpaia, presentato al Castello San Giorgio nell’ambito di “Notti al castello 2017”. Il libro, il primo romanzo italiano sugli effetti del cambiamento climatico, è ambientato nell’ultimo quarto del XXI secolo e racconta il viaggio della speranza di un enorme convoglio di uomini, donne e bambini che, partiti da Napoli, cercano di trovare la salvezza migrando al nord, verso la Scandinavia, l’ultima zona rimasta abitabile dopo l’innalzamento delle temperature della Terra. Pagano ha letto i titoli in prima pagina di un quotidiano negli ultimi due giorni – “La Terra senza elefanti e leoni, sta arrivando la sesta estinzione” e “Allarme al Polo Sud, si stacca l’iceberg dei record, è grande come la Liguria”- per concludere: “Che altro dobbiamo aspettare per batterci per lasciare alle generazioni future un mondo dove possano vivere? E’ già tutto sotto i nostri occhi”. Pagano ha infine evidenziato che il libro di Arpaia suggerisce, senza dichiararlo, come le migrazioni da lui descritte somiglino alle attuali, se alle rive del Baltico si sostituiscono quelle del Mediterraneo: “L’autore sembra dirci che noi siamo loro e che loro sono noi. Noi come potremmo diventare. Mentre loro, gli africani del Sahel, sono già in fuga dal disastro”.
“Arpaia ha concordato sul “realismo”: gli scenari del romanzo sono tutti tratti dai report scientifici, “i più attenti sono quelli dell’esercito americano, Trump non può non sapere che cosa ci aspetta”. L’esercito studia il clima perché “il riscaldamento globale provoca anche violenze e conflitti”, come il dramma siriano originato anche dalla siccità, e le migrazioni: “oggi ci sono 65,5 milioni di profughi climatici, nel 2100 saranno 2 miliardi”. Non bisogna smettere di sperare e di lottare, nonostante la mediocrità delle classi dirigenti, hanno concluso Arpaia e Pagano: “Il rischio della catastrofe atomica è stato nel Novecento realmente sfiorato ma, per ora, evitato grazie alle innumerevoli voci che si sono levate dalla società: dobbiamo fare per il clima la stessa battaglia che facemmo per la pace, come ci esorta a fare Papa Francesco. Il futuro dipende dalle nostre scelte”.
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