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Il nuovo futuro energetico in Italia e in Europa

a cura di in data 7 Febbraio 2012 – 20:05

IL NUOVO FUTURO ENERGETICO IN ITALIA E IN EUROPA
Innovazione tecnologica, fonti pulite, salute…anche alla Spezia
Venerdì 10 febbraio alle 17 al CAMeC

“Massima attenzione al settore dell’energia. E’ ovvio che dopo il referendum sul nucleare dovremo rivedere il piano energetico nazionale”. Corrado Passera, ministro del Governo Monti per lo sviluppo economico e le infrastrutture, ha rilanciato così, nelle scorse settimane, l’esigenza di un piano di cui l’Italia aspetta da anni la stesura, ottenendo finora solo promesse disattese. Più che rivederlo, un piano energetico nazionale è necessario scriverlo. Finora, per la definizione di obiettivi energetici di lungo periodo l’Italia si è affidata soltanto all’Europa e al suo piano senza produrre niente di proprio. Il piano dell’Europa ci condiziona positivamente, per fortuna, perché, per contrastare i cambiamenti climatici, pone tre obbiettivi al 2020: la riduzione del 20% delle emissioni di gas serra; la quota pari al 20% di energie rinnovabili del consumo energetico totale; l’aumento del 20% dell’efficienza energetica. La discussione sul piano energetico nazionale verterà sul come affrontare la fase di transizione da qui a un ulteriore sviluppo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica. E quindi su quale utilizzo del gas e del carbone, interfacciandosi in questo modo con il problema della salute. Si tratta di questioni vitali per noi spezzini: dal modo in cui verranno affrontate e risolte dipende, infatti, il futuro degli impianti energetici presenti sul territorio, la centrale Enel di Vallegrande e il rigassificatore Snam di Panigaglia. Il tema verrà affrontato da uno dei maggiori studiosi della materia, il professor Massimo Scalia dell’Università La Sapienza di Roma, membro del Comitato scientifico di Legambiente.

 

MASSIMO SCALIA: IL FUTURO DELL’ENERGIA STA NEL RISPARMIO, NELLE RINNOVABILI E NEL GAS, NON NEL CARBONE

Massimo Scalia, docente all’Università La Sapienza di Roma e membro del comitato scientifico di Legambiente, è stato il protagonista dell’ultima iniziativa dell’Associazione Culturale Mediterraneo, “Il nuovo futuro energetico in Italia e in Europa”, per il ciclo “Crisi climatica e nuove politiche energetiche”. Scalia si è soffermato molto proprio sulla crisi climatica e il riscaldamento globale provocati dall’uomo: “l’incremento delle concentrazioni di Co2 negli ultimi 50 anni è stato più veloce di quello degli ultimi 5.000 anni”, ha raccontato illustrando le immagini drammatiche dello scioglimento dei ghiacciai e del clima impazzito. Per contrastare i cambiamenti climatici va apprezzata, secondo lo studioso, la politica dell’Unione europea a favore delle energie rinnovabili e del risparmio energetico, anche se “l’Italia dice sì solo a parole al piano europeo”. E’ vero, ha sostenuto lo studioso, che “nel 2007 il nostro Paese era il fanalino di coda per le rinnovabili, mentre oggi siamo tra i primi Paesi al mondo, con circa 7.000 MW di eolico e oltre 12.000 MW di fotovoltaico”, ma è vero anche che “i nostri  prodotti parlano lingua straniera”. In assenza di una politica industriale nel settore l’Italia è diventata un mercato per Paesi nostri competitori – Germania, Spagna, Danimarca, Francia, Cina – che sono da tempo impegnati in quelle produzioni. “Saremmo ancora in tempo a rimediare – ha aggiunto Scalia – se fermassimo gli investimenti nel carbone”. Il futuro, ha proseguito, sta nelle energie rinnovabili: “l’istituto Mc Kinsey dice che un sistema elettrico generato al 100% da energie rinnovabili è possibile entro il 2050”. Ed è sempre più chiaro che “il risparmio è il cardine di ogni politica energetica sostenibile”. E nel frattempo? Come affrontare la fase di transizione? La rete italiana -questa la tesi di Scalia- “può basarsi sul gas, che presenta caratteristiche ideali per combinarsi con le rinnovabili, e non sul carbone”. Il che non significa “fare i rigassificatori dappertutto”, perché serve una “programmazione organica” che consenta solo quelli necessari. Rispondendo alle domande del pubblico, che si sono soffermate soprattutto sul problema delle tre centrali a carbone in Liguria  e della debolezza della green economy nella nostra regione, lo studioso ha detto che “la Regione Liguria dovrebbe dotarsi di un nuovo Piano energetico, che limiti il più possibile l’utilizzo del  carbone”. Mentre per la centrale Enel spezzina ha insistito sulla necessità di “una seria indagine epidemiologica”, che monitori la situazione ambientale e sanitaria in tutta l’area vasta attorno alla centrale.

E’ possibile scaricare tutto il materiale in formato .ZIP dal seguente link:

Iniziativa Il nuovo futuro energetico in Italia e in Europa del 10-02-2012

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