Liguria in dissesto, la Regione segua l’esempio della Toscana
Primocanale, 5 febbraio 2015 – Tra le tante svolte di cui la Liguria ha bisogno forse quella relativa all’urbanistica e al paesaggio è la principale, anche perché si porta dietro un cambiamento radicale sia nelle politiche ambientali che in quelle economiche. Svolta rispetto a che cosa? A una strategia che si è sostanziata in questi anni in un patto politico secondo cui alla Regione spettano le iniziative e gli accordi con i poteri forti (con lo Stato, con la grande imprenditoria, con le banche), mentre ai Comuni spetta di gestire e trovare il consenso attraverso l’edilizia “di retroguardia”, quella che vede nell’occupazione di ogni residuo suolo disponibile l’unica via di arricchimento. Il dissesto idrogeologico, da un lato, e la crisi della bolla immobiliare, dall’altro, oltre al fallimento della santa alleanza tutta ligure tra finanza, politica e mattone, rendono evidente la necessità di un cambio: con la vecchia strategia si è andati a sbattere, sia dal punto di vista ambientale che da quello economico.
Che la svolta sia possibile ce lo dimostrano esperienze di altre Regioni, che a volte mostrano un’azione di governo che vive come un interessante laboratorio di “riformismo radicale”. Finora il riferimento veniva fatto alla Toscana, ora va fatto anche alla Puglia. Vediamo di che si tratta. La nuova legge urbanistica toscana 65/2014 impedisce ogni ulteriore consumo di suolo agricolo: è una legge ecologica, informata all’etica della terra, che vieta di costruire edifici residenziali nel territorio rurale e nelle aree esterne al perimetro urbano e punta al riuso e alla riqualificazione delle aree degradate. Oggi, 2015, la legge è però bloccata, impugnata dal Governo Renzi in nome della libera concorrenza: ostacolando la costruzione di ipermercati fuori dalle aree urbanizzate, contravverrebbe alla libertà di mercato. Si tratta, come ha scritto l’economista indiana Vandana Shiva, di “una violazione profonda della bellezza che è stata coltivata per secoli e che continua ad essere coltivata con la 65/2014; il mondo viene in Toscana non per i suoi malls, ma per la cura che è stata dedicata alla terra e al paesaggio”. La Puglia, invece, è la prima Regione italiana ad avere il Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, volto alla salvaguardia del territorio sia dal punto di vista ambientale che da quello paesaggistico e naturalistico: si tratta del primo Piano sottoscritto in Italia sulla base degli adempimenti previsti dal Codice dei Beni culturali e del paesaggio del 2004. E’ un Piano che ha come finalità non solo il mantenimento dei valori paesistici esistenti ma altresì la valorizzazione di questi paesaggi, il recupero e la riqualificazione dei paesaggi compromessi e la realizzazione di nuovi valori paesistici. Qualche esempio che ci parla da vicino: la costa è un bene comune di altissimo valore, dove non costruire più; le attività edificatorie vanno indirizzate verso l’interno al fine di rivitalizzare manufatti ed economie svuotate dall’esodo. In questo modo si creano le condizioni di quella “buona economia” basata sulla bellezza e la dimensione naturale, storica e culturale del territorio: agricoltura, filiera agroalimentare, turismo sostenibile, recupero delle produzioni artigiane, energie rinnovabili, edilizia del recupero e dell’efficienza energetica, valorizzazione dei beni culturali…
Il Ministro Dario Franceschini ha detto: “E’ importante che le altre Regioni prendano esempio dalla Puglia”. Giusto, e lui per primo dovrebbe ora difendere la legge della Toscana. E in Liguria? Dovremmo saperlo più che in altri territori: il nostro paesaggio, i nostri monumenti, la nostra storia non sono replicabili, ma costituiscono una fonte inesauribile di valori. Non sono delle nicchie, ma al contrario sono la nostra Arca per l’avvenire. La Liguria deve dunque parlare un’altra lingua. Avrebbe dovuto farlo da tempo, ma sicuramente dopo l’alluvione del 2011, quando tutto era già chiarissimo. Non averlo compreso è stato l’errore più grave della Giunta Burlando. Ecco perché è necessario cambiare. La Liguria del fango e della vulnerabilità di un territorio ferito mille volte deve provare a voltar pagina.
Giorgio Pagano
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