Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
14 Novembre 2024 – 21:22

Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
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Waterfront, si è aperta una fase nuova

a cura di in data 2 Maggio 2012 – 14:28

La Spezia,tramonto da Campiglia (2011) (foto Giorgio Pagano)

Città della Spezia – 29 Aprile 2012 – Il waterfront è il progetto più importante della città, perché è il più connesso con il tema della sua identità. E’ il simbolo di una città marittima che vuole sia riappropriarsi del mare per i suoi cittadini sia investire sul mare per reimpostare lo sviluppo sulle nuove basi del turismo. Ecco perché se ne discute tanto. In questi ultimi mesi, grazie a un dibattito pubblico che ha visto protagonisti comitati, associazioni e alcune forze politiche del centrosinistra, è finalmente maturata una svolta. Il programma del Sindaco Massimo Federici la sintetizza così: “E’ necessario recuperare il fascino, la suggestione che suggeriva l’idea originaria, per questo è necessaria una rivisitazione del masterplan, concentrandosi sul rafforzamento delle funzioni pubbliche, sul tema della qualità progettuale e architettonica così come su quello delle interconnessioni con il tessuto urbano”. Quasi tutti gli altri candidati a Sindaco esprimono tesi più o meno critiche nei confronti del masterplan. La stessa Fiammetta Chiarandini, candidata del Pdl, ne parla come di un progetto “da arricchire e migliorare con la partecipazione”. 

Una volta eletta, la nuova Amministrazione dovrà varare i conseguenti atti amministrativi. Il programma della coalizione di centrosinistra fa una proposta: “il Comune, in quanto istituzione rappresentativa dei cittadini, deve avere un ruolo di regia, di guida e di garanzia nei percorsi di progettazione, rafforzando la partecipazione popolare”, attraverso lo strumento di “un piano urbano di zona” adottato dal Consiglio Comunale con “i percorsi europei previsti per la valutazione della compatibilità ambientale”. Valutazione tanto più necessaria, sia detto per inciso, visto che si parla di un interesse della Royal Caribbean per una stazione crocieristica “non soltanto di transito ma di partenza”: una scelta finora sempre esclusa per le sue ripercussioni sul traffico in città.
Una fase, quindi, si è chiusa e se ne è aperta una nuova. Ciò non deve far temere il rischio dell’“immobilismo”, paventato sulla Nazione dal Presidente dell’Autorità Portuale Lorenzo Forcieri. E’ vero che, con la presidenza precedente, due anni sono andati perduti, e che poi il masterplan approvato si è arenato: ma quando un progetto incontra così tante critiche bisogna prenderne atto, capirne i motivi e cambiare rotta. Ha ragione, sempre sulla Nazione, Giorgia Bucchioni, presidente del consorzio che gestisce il traffico nelle crociere nel golfo: “Se il masterplan non va più bene, le istituzioni devono dire quale alternativa propongono”. Il Comune ha cominciato a dirlo, ora deve andare avanti con rapidità. La definizione di un Piano urbano di zona partecipato non richiede tempi lunghi. Basta scegliere uno dei tanti metodi partecipativi, normati e calendarizzati, che si utilizzano ovunque si progettino grandi trasformazioni urbanistiche, a partire dai waterfront. Ho letto con piacere che la lista “La nave in giardino” propone il metodo francese del debat public: lo suggerii su Repubblica già nel 2010 (l’articolo è leggibile nel sito www.associazioneculturalemediterraneo.com), insieme a metodi di segno simile utilizzati in Germania e nei Paesi anglosassoni. Nel frattempo è stato sperimentato con successo anche il metodo Party (partecipazione attiva attraverso tavoli interagenti), ispirato a due esperienze tra le più diffuse, il Town Meeting e l’Open Space Technology. Si valutino i pro e i contro, e poi si scelga per il meglio: l’importante è avere la partecipazione come stella polare. Non esiste, infatti, un waterfront al mondo che non sia il frutto di un processo di coinvolgimento dei cittadini. La sfera politica non si chiuda a riccio ma si apra alla cittadinanza, in un quadro di regole e tempi certi: non sarà uno “sfogatoio” ma una vera rivoluzione culturale fatta di trasparenza e responsabilità, che aiuterà le istituzioni alla scelta progettuale migliore.

lucidellacitta2011@gmail.com

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