Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
14 Novembre 2024 – 21:22

Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
Massa, Palazzo Ducale – Sala della Resistenza
Il libro di Dino Grassi “Io …

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Vogliamo più pane, vogliamo più grassi. Gennaio 1944, gli operai in sciopero contro la fame

a cura di in data 14 Agosto 2024 – 08:14

Relitti nel porto della Spezia, effetti dei bombardamenti, fotografati
dopo l’arrivo delle truppe alleate
(aprile 1945, National Archives and
Records Administration, Maryland, USA.)

Città della Spezia 14 gennaio 2024

Il 18 dicembre 1944 i carabinieri ritrovarono, nella sala degli orologi marcatempo dell’OTO Melara, un manifesto “dove si lamenta che l’aumento del 30% non basta e che occorre togliere il mercato nero e concludeva ‘Vogliamo più pane – Vogliamo più grassi’”.
Il 23 dicembre, nello stesso posto, i carabinieri ritrovarono un altro manifesto, “contenente argomenti antifascisti, antitedeschi e comunisti incitanti le maestranze a sabotare l’opera governativa e a danneggiare l’alleato”. Il manifesto, firmato Comitato di agitazione di fabbrica, denunciava il pericolo della deportazione dei lavoratori in Germania per lavorare nelle fabbriche tedesche, non faceva cenno al comunismo e concludeva: “è necessaria una illimitata unità”.
Nel dicembre gli operai spezzini non scioperarono come a Torino, Milano e Genova, ma prepararono il grande sciopero di gennaio.
La protesta aveva all’origine una situazione sociale insopportabile: dopo l’8 settembre 1943, l’occupazione tedesca del territorio e il ritorno dei fascisti, a dominare erano la fame e la disoccupazione. I negozi e i mercati erano vuoti, il mercato nero regnava incontrastato. I prezzi erano saliti vertiginosamente, le paghe non riuscivano a reggere il passo. A tutto questo si aggiungevano la disoccupazione, la minaccia di essere deportati in Germania per lavorare nelle fabbriche del nemico e la mancanza di case, distrutte dai bombardamenti: 20 mila, secondo il capo della provincia Franz Turchi.
In un Promemoria della Corporazione fascista dei lavoratori dell’industria al capo della provincia e prefetto Franz Turchi del 24 novembre 1943 è scritto che gli occupati alla Spezia erano 4 mila, i disoccupati 6 mila: ma molti lavoratori – scrivevano gli stessi fascisti – non si erano “iscritti alle liste per tema di essere precettati ed avviati in Germania o di essere richiamati alle armi”. I disoccupati erano quindi molti di più. Secondo il Consiglio provinciale dell’economia, nello stesso mese di novembre, erano 8 mila.
Il 3 dicembre fu firmato un accordo tra industriali e sindacati fascisti per un aumento salariale del 30%. Ma agli operai non bastava per sopravvivere. Il 20 dicembre il generale tedesco Zimmermann ordinò, per evitare altri scioperi, di “estendere i miglioramenti, sia nella paga che nel campo alimentare, già stabiliti per gli operai di Milano e di Torino” agli operai di Genova. Nel manifesto il generale accennava anche alle “zone industriali liguri”. I fascisti spezzini erano preoccupatissimi. Franz Turchi scrisse il 24 dicembre al Ministro dell’Interno e personalmente al Duce per essere certo di introdurre i miglioramenti anche nella nostra provincia. Ma gli animi non si placarono. Già in un Promemoria a Turchi del 20 novembre la Corporazione fascista dei lavoratori dell’industria era stata costretta ad ammettere: “gli operai […] non sono orientati verso il Partito Fascista Repubblicano per mancanza di fiducia”.
Negli scioperi di dicembre nelle altre città il ruolo politico e organizzativo del PCI fu più accentuato rispetto agli scioperi del marzo e dell’agosto 1943, ma le agitazioni ebbero quasi sempre un avvio spontaneo. Fu così anche nello sciopero di gennaio alla Spezia.
Ho studiato questo sciopero – in particolare quello al Muggiano, la fabbrica con il maggior numero di lavoratori, anche se di molto diminuito rispetto al passato: 2.500 circa – per la mia Postfazione al libro di Dino Grassi Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista. Eccone un brano:
“Nelle fabbriche spezzine gli scioperi, con rivendicazioni economiche, si tennero ai primi del gennaio 1944: iniziò l’OTO Melara il 5, la lotta si allargò il 7 al Muggiano e ad altre fabbriche. Al Muggiano si tenne, l’8, una grande manifestazione sotto gli uffici della direzione. Lunedì 10 il prefetto Franz Turchi si recò all’OTO e al Muggiano, alternando lusinghe e minacce. Alla fine, il pomeriggio dell’11, cedette su buona parte delle richieste, e lo sciopero cessò.
É di notevole interesse il documento Materiali sullo sciopero di Spezia – Gennaio 1944, steso nello stesso mese dalla Federazione spezzina del PCI, in cui la Relazione di un membro del Com. Federale descriveva ogni fase dello sciopero al Muggiano e spiegava:
«[La] rivendicazione dei generi alimentari […] fu proprio una leva che rimosse quell’incrostazione che da vent’anni aveva assorbito la classe operaia. […] si è giunti a una maturazione politica che bastò posticipare di tre giorni la paga per far esplodere in un sol colpo lo sciopero che noi compagni ci eravamo promessi di raggiungerlo [sic] solo una decina di giorni dopo. Questo precipitare degli avvenimenti in fabbrica ci ha sorpresi tutti e non nascondiamo che noi stessi ne siamo stati così sorpresi di tale fulmineo colpo, che alcuni operai comunisti uscirono dal cantiere a chiedere istruzioni di come dovevano contenersi e quali rivendicazioni loro si proponevano di chiedere in merito allo sciopero»”.
Come spesso nella storia del movimento operaio – era solito dire Dino Grassi – “gli operai erano più avanti” rispetto al partito.
Il partito fu “spiazzato”. Ma al contempo si lamentò sulla conclusione dello sciopero. Gli operai – per usare il linguaggio di Dino Grassi – secondo il partito erano “più indietro”. Così scrisse, subito dopo i fatti, “Lorenzo”, nome in clandestinità di Raffaele Pieragostini (1899-1945), Medaglia d’Oro al V. M. alla memoria, in quella fase ispettore regionale del PCI in Liguria:

Il relitto della motonave Ravello, porto della Spezia (1946)
(Archivio
Fondazione Fincantieri)

“Non si era formato un Comitato Sindacale Segr. Vi fu, e forse vi è ancora una certa corrente favorevole alle Comm. Interne. Resta il fatto che durante lo sciopero i compagni, malgrado le istruzioni contrarie che a suo tempo erano state impartite, hanno dato il loro consenso alla formazione delle Commissioni che andarono a parlamentare e a trattare con il prefetto”.
Si può dire che gli operai avessero sbagliato? Che altro avrebbero potuto fare in quel contesto? Emergeva, piuttosto, una loro capacità di adoperare tutti gli strumenti organizzativi che le condizioni di lotta potevano offrire. Tant’è che nel febbraio successivo gli operai fecero fallire le elezioni delle Commissioni Interne, organizzate dai fascisti. L’indicazione data dalle forze antifasciste fu quella del sabotaggio attraverso l’astensionismo o la dispersione del voto. Il risultato al Muggiano fu eclatante:
“Totale votanti per i candidati 91. In bianco 429. Reclamo tre mesi 166. Generi alimentari 337. Stalin 16. Per la pace 14. Totale complessivo 753 votanti, circa 1347 astenuti”.
La protesta continuò senza tregua. Lo sciopero si era concluso il 10 gennaio mattina, l’11 gennaio Turchi aveva ceduto. Ma lo stesso 11 gennaio la Tenenza di Sarzana dei Carabinieri scriveva:
“Giorno 10 c.m circa ore 19,30 due sconosciuti a bordo di automobile fermavano abitato Lerici (La Spezia) et gettavano in diversi esercizi manifestini a firma ‘Comitato di agitazione provinciale’, invitanti classe operaia a scioperare per mancata distribuzione grassi. Successivamente circa ore 20,15 opera sconosciuti in largo Marconi veniva lanciato ordigno esplosivo in direzione finestra ufficio comunale Fascio, provocando rottura di un vetro. Nessun danno alle persone”.
Proseguivano, nel frattempo, gli attentati dei GAP (Gruppi di Azione Patriottica). La sera del 9 gennaio 1944, a Sarzana, fu ucciso un vecchio squadrista e milite della GNR, mentre la notte successiva furono attirati fuori casa e uccisi due fratelli, entrambi fascisti.
Stava per cominciare la preparazione dello sciopero generale del marzo 1944, dopo il quale si sviluppò amplissima la Resistenza armata ai monti.

Post scriptum
La fotografia in alto ritrae i relitti del porto della Spezia dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale (1945) e proviene dai National Archives and Records Administration, Maryland, USA.
La fotografia in basso ritrae il relitto della motonave Ravello nel porto della Spezia (1946) e proviene dall’Archivio della Fondazione Fincantieri.

Sui fatti storici che precedono quelli raccontati oggi, rimando a questi articoli:
“Marzo 1943. Gli scioperi che scossero il fascismo”, Il Secolo XIX nazionale, 19 marzo 2023, anche in www.associazioneculturalemediterraneo.com
“Gli scioperi del marzo-aprile 1943, come il malcontento divenne politico”, www.patriaindipendente.it, 20 marzo 2023
“25 luglio 1943, non fu solo un’illusione”, Città della Spezia, 25 luglio 2023
“25 luglio 1943. Cade il fascismo stremato, ma la tragedia non è finita”, Il Secolo XIX nazionale, 25 luglio 2023
“In quei quarantacinque giorni di Badoglio cominciò il riscatto. E partì dal basso”, www.patriaindipendente.it, 20 agosto 2023
“Lo sciopero degli operai dell’OTO Melara, i calzolai e una lezione contro l’odio”, Città della Spezia, 26 agosto 2023
“Come Spezia fu occupata dai tedeschi”, Città della Spezia, 3 settembre 2023
“L’epopea dell’8 settembre”, “La Nazione”, 6 settembre 2023
“La disfatta e il riscatto”, Il Secolo XIX nazionale, 9 settembre 2023
“Un unico sopravvissuto all’affondamento della corazzata ‘Roma’”, www.patriaindipendente.it, 12 settembre 2023
“Storie di fratellanza. I soldati inglesi sconosciuti e il ragazzo di Sarzana”, 17 settembre 2023
“Operazione Speedwell. La resistenza internazionale”, Il Secolo XIX nazionale, 21 settembre 2023
“Dall’operazione Speedwell al Battaglione Internazionale”, www.patriaindipendente.it, 21 settembre 2023
“Storie di raccolte delle armi e delle prime salite ai monti”, Città della Spezia, 24 settembre 2023
“Autunno 1943. La nascita del CLN e la tipografia clandestina”, Città della Spezia, 22 ottobre 2023
“Autunno 1943. L’arrivo di Piero Borrotzu e di Gordon Lett, le bombe e gli attentati a Vezzano e Sarzana”, Città della Spezia, 29 ottobre 2023
“Clandestini e audaci. Il ruolo dei gappisti. Il fronte dei sabotaggi e degli atti dimostrativi”, La Nazione, 12 dicembre 2023.

Sul sito dell’associazione culturale Mediterraneo è stato pubblicato, in occasione dell’ottantesimo della Lotta di Liberazione, il “Dizionario online della Resistenza spezzina e lunigianese”

lucidellacitta2011@gmail.com

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