Una ricchezza immensa di fede e di memoria
Città della Spezia – 1 Dicembre 2013 – Il successo turistico dello Spezzino dipende sempre più dal “turismo attivo”. Ne ho scritto il 27 ottobre scorso in questa rubrica nell’articolo “Lerici, la bella addormentata”: è il turismo che fa della vacanza un’esperienza vissuta in modo consapevole, dai sentieri ai sapori all’arte. Intercettiamo cioè la domanda, soprattutto straniera, di nuovi modelli di fare vacanza, che privilegiano il ritorno alla natura, la riscoperta dell’emozionalità, la ricerca del benessere psicofisico, la demassificazione dei consumi, lo spostamento verso vacanze di tipo esperienziale. Gli studi ci dicono che, in questo campo, i punti di forza dello Spezzino sono il trekking e l’enogastronomia, e che siamo ancora troppo deboli dal punto di vista dell’offerta culturale. Eppure abbiamo potenzialità enormi: che però vanno promosse e valorizzate con una nuova politica di sistema a scala sovra comunale, una “grande alleanza” che metta al bando la frammentazione e il municipalismo. Lo sostengo da tempo, sia per i musei e le strutture per lo spettacolo (si veda per esempio “Per la cultura serve una cabina di regia”, Il Secolo XIX del 29 luglio 2012, ora in www.associazioneculturalemediterraneo.com), sia per i castelli (si veda “Castelli, facciamo come la Loira”, in questa rubrica il 18 agosto 2013).
E vale anche per i tanti, straordinari beni culturali di interesse religioso di proprietà della Chiesa. Mi riferisco non solo alle opere conservate nei pregevoli Musei Diocesani di Spezia, Sarzana e Brugnato, ma anche all’architettura delle 650 chiese della provincia e soprattutto ai tanti tesori che vi sono custoditi. I beni culturali religiosi sono la parte più cospicua del patrimonio artistico e culturale del nostro Paese, disponibile in ogni angolo del territorio. Il libro bianco del Touring Club Italiano “I beni ecclesiastici: punti critici, responsabilità, problemi” offre una sintesi dei dati sulla consistenza di questa “ricchezza immensa di fede e di memoria” e dei problemi relativi, dalla catalogazione alla sicurezza, dai furti alla chiusura delle chiese. Ricchezza e problemi presenti anche nelle nostre chiese, come testimonia un libro prezioso, “Tra Genova e il Magra. Pittori e scultori nella Liguria di Levante” di Piero Donati, che per molti anni ha avuto l’incarico di tutelare il patrimonio storico e artistico della nostra provincia, dedicandogli volumi altrettanto preziosi (“Le arti a Sarzana”, 1999; “Restauri nel Golfo dei poeti”, 2001; “Pittura in provincia della Spezia, 2002”).
Rimando, per un’analisi più dettagliata di “Tra Genova e il Magra”, alla recensione di Lorenzo Principi pubblicata su Città della Spezia il 14 ottobre scorso. Mi limito a segnalare i principali temi del libro, trattati con grande acume critico e ottima qualità delle riproduzioni delle opere. Nel primo capitolo ci affascinano le opere di Portovenere, in particolare quelle dedicate alla Madonna del Buon Consiglio e l’immagine della Madonna Bianca. Il secondo capitolo offre una cospicua serie di “Immagini del Volto Santo in Liguria e Toscana”, tra le quali quelle delle chiese di Montemarcello, Sarzana, Beverino, Bocca di Magra, studia il loro legame con il Volto Santo della cattedrale di San Martino a Lucca e ipotizza che la scultura oggi a Bocca di Magra provenga proprio da Lucca. Il terzo capitolo è dedicato alle ardesie dipinte nella Liguria orientale e mette in rilievo una nuova figura artistica, il “Maestro di Valdipino”, autore dell’Annunciazione oggi collocata nel Museo Diocesano di Sarzana. Le arti a Levanto tra Quattrocento e Cinquecento sono trattate nel quarto capitolo, mentre l’ultimo capitolo, scritto da Clario Di Fabio, è dedicato a una bellissima Madonna con Bambino di Domenico Gagini, conservata nella chiesa di San Pietro Vara.
C’è da chiedersi quanti cittadini spezzini conoscano queste gemme. L’opera di tutela e di promozione deve riguardare innanzitutto noi stessi, perché possa riguardare anche i turisti. Se nemmeno noi conosciamo questi tesori, come possiamo pensare che interessino altri? Certo, non sempre è agevole poterli ammirare. Per affrontare i tanti problemi richiamati dallo studio del Touring prima citato serve una collaborazione tra Chiesa, Comuni, Regioni e Stato, perché si tratta di beni che sono contemporaneamente espressione di fede e testimonianza di cultura. I beni religiosi hanno cioè una funzione anche civile. Non a caso per la Costituzione il nostro è un patrimonio culturale unitario, qualunque sia la proprietà. La cultura ecclesiastica non deve chiudersi in se stessa, e Comuni, Regioni e Stato non devono disinteressarsi di quanto non è direttamente loro. Anche in questo campo serve una regia di sistema, che agevoli la fruibilità di opere che cittadini e turisti devono poter conoscere. I percorsi nell’arte sacra della provincia della Spezia dovrebbero entrare in ogni guida turistica, ma prima ancora nelle attività formative delle nostre scuole, in quelle di educazione permanente delle nostre associazioni, in quelle di divulgazione dei nostri media. Anche così si rafforzerebbero sia l’identità che l’attrattività del territorio spezzino.
Post scriptum: le foto di oggi, tratte da “Tra Genova il Magra”, sono di Luca Fregoso. La prima ritrae il “Martirio di San Lorenzo”, nella chiesa di San Lorenzo a Portovenere. La seconda ritrae l’”Incoronazione della Vergine” di Andrea della Robbia, nella chiesa di Santa Maria Assunta alla Spezia.
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