Tiberio, nero ad honorem
Città della Spezia, 8 gennaio 2023
La storia è andata via via seguendo la strada delle ricorrenze e degli anniversari. Ormai si scopre un periodo storico, un personaggio, un movimento, quando cade un qualche anniversario. Provo un po’ di fastidio per questa tendenza: non è con la storia per anniversari che si spiega il tempo presente e la storia o è spiegazione del tempo presente o non è. Non si spiega il tempo presente perché la storia non è un evento, ma un processo, non riducibile a una data.
Detto questo, provo anche un po’ di sofferenza quando mi accorgo che certi anniversari passano sotto silenzio: perché è il segno di un’epoca smemorata, che vive in una sorta di presente permanente e dimentica, in questo modo distruggendolo, il passato. Nel corso dell’anno appena trascorso Spezia – le sue istituzioni in primis – qualche ricorrenza poteva ricordarla. Dispiace non sia stato fatto.
Tra le tante oggi voglio ricordarne una: vent’anni fa, nel 2002, ci lasciò Tiberio Nicola, detto “il Tibe”, che a Spezia voleva e vuol dire “il jazz”. L’unico ricordo è stato quello, su un quotidiano, di Matteo Piazza, che lo ha giustamente definito un “nero a metà”. Io lo definivo “nero ad honorem”.
Facciamo parlare innanzitutto Anna Maria Notari, la vedova di Tiberio. Lo conobbe nel 1970, ma “In un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” ha ricostruito la vi-cenda del marito grazie ai racconti di lui:
“Tiberio nacque nel 1931 a Villafranca Lunigiana, i suoi erano di Pontremoli. Emigrarono in Fran¬cia, quando tornarono lui voleva parlare ancora francese. Si trasferirono a Spezia, in via Viano alla Chiappa. Da bambino Tiberio suonava il violino, si bloccava quando sentiva la musica. Fu la guerra a rovinargli la carriera da violinista. L’adolescenza da sfollato fu il suo periodo più difficile. I ricordi della guerra gli erano rimasti molto impressi. Ancora nei primi tempi in cui dormivamo insieme si svegliava gridando: ‘I tedeschi, i tedeschi’. Aveva gli incubi. La passione per il jazz potreb¬be essergli nata a Roma, dove fece il militare, nell’Aeronautica. Ho una foto in cui lui sta facendo la guardia al Quirinale.
Tornato alla Chiappa, entrò a far parte di un gruppetto di giovani che amavano il jazz, si chiama¬va il Circolo Amici del Jazz. Con Tiberio c’erano il commercialista Dionalisio e altri. Non donne, perché non volevano donne quando sentivano i dischi. Con le donne andavano a ballare. Poi lui trovò lavoro e si imbarcò, ma il gruppo era già nato prima. Partì da Genova per il Golfo Persico. Un’altra volta da Genova per New York ed il Venezuela, ma a New York aveva la febbre a qua¬ranta. Lo portarono a sirene spiegate in un Ospedale del New Jersey. La nave ripartì, lui rimase a New York. In convalescenza, al pomeriggio andava in giro per la città: lì conobbe i protagonisti del jazz. Quando tornò incontrò Giorgio Mori e cominciarono a suonare, con Dario Bevilacqua, Piero Formentini ed altri, nella cantina della casa della mamma, in via Plava. La Original Sprugolean Jazz Band nacque nella seconda metà degli anni Cinquanta”.
Anch’io ho ascoltato tante volte i racconti di Tiberio. Certamente la passione per il jazz, forse nata a Roma, si sviluppò alla Chiappa. “Una volta – raccontava – ascoltai per caso una canzone di Luis Armstrong, che veniva dalla finestra di una casa, ne rimasi rapito. Era la casa di Alberto Guidi, un geometra del Comune. Bussai al portone, mi spiegò chi era Armstrong e mi disse ‘vieni quando vuoi’. Io andavo a casa sua con due amici, Mauro Lotti e Luigi Dionalisio”.
Prima che da Tiberio, la storia la sentii da Lotti, che conobbi al Liceo. Non era il mio insegnante, ma quello di miei amici. Mi faceva qualche lezione al pomeriggio, ho avuto questa fortuna. D’estate andavo qualche volta a mangiare a casa sua a Porto Venere, è lì che mi raccontò della sua passione per il jazz. Ma Mauro non era portato per suonare, Tiberio sì. Con altri appassionati ebbe l’idea di dar vita a una band. Andarono a scuola da una banda per imparare, poi cominciarono a frequentare la cantina in via Plava, il lunedì sera. Tiberio suonava il basso tuba. Nel 1966 la Original Sprugolean Jazz Band fece il primo concerto, a Porto Venere. Si esibirono anche all’estero: a Tolone prima di Duke Ellington!
Nel 1968 “il Tibe” e altri ebbero la “pazza idea”: organizzare a Spezia un Festival Internazionale del Jazz. Ci riuscirono già nel 1969. Tiberio ricordava sempre la collaborazione con Tony Parisi, l’altro “mito” del jazz spezzino, e dei pittori Renzo Borella, Sandro Galli, Andrea Michi, Sergio Tedoldi. Il grande jazzista Albert Nicholas stimava la Sprugolean, venne al Festival e innescò il meccanismo della venuta degli altri musicisti. Già nella prima edizione suonò il grande pianista Bill Evans.
Tutti i grandi capiscuola del jazz sono passati da Spezia. La capacità di Tiberio di avere contatti e relazioni era straordinaria: “era il nostro amore, il nostro entusiasmo a costruire il Festival”. Lui sapeva anche individuare i talenti del futuro: quando venne per la prima volta il giovane Keith Jarrett a Spezia fu pagato 250 mila lire! Leggiamo un brano del racconto di Sandro Galli:
“Per i primi tre anni si respirava un’aria di assoluta auto-produzione. Sembrava di essere in una società di mutuo soccorso. Tutti coloro che partecipavano, esclusi i musicisti, lo facevano a titolo gratuito. Ci sembrava naturale che dovesse essere così. La passione per il jazz ci aveva spinti a intraprendere un progetto impegnativo e continuavamo a lavorare per amore della musica”.
Il resto, negli anni successivi, lo fece anche Antonello Pischedda, indimenticabile direttore del Teatro Civico. Ancora oggi il Festival ci fa conoscere in tutto il mondo. Pochi sanno che in America ha avuto un successo enorme un cd con un’edizione del Festival dal vivo.
Ma “il Tibe” non era solo un appassionato di jazz. Era un operaio, un uomo con una “nobile cultura popolare”, come dissi ricordandolo quel triste mattino del settembre del 2002 nella “sua” piazza Ginocchio, prima che la Sprugolean suonasse “When the saints go marching in”: “spezzino doc appartenente al mondo, comunista operaista affascinato dall’America, stalinista ma anche anarchico”.
Questo ricordo non può che concludersi con l’omaggio poetico, in dialetto spezzino, di Renzo Fregoso al “Tibe”:
“Nuda e cruda,
che cosa vògia die a paòla jazz,
prugatoio o pàadiso, ne se sa,
la ne gh’è ‘nto saotèio.
Ma chi àa spesa vè die Tiberio
Tuba”.
“Nuda e cruda,
che cosa voglia dire la parola jazz,
purgatorio o paradiso non si sa,
non c’e nel salterio.
Ma qui alla Spezia vuol dire Tiberio
Tuba”.
– – –
Altri spezzini, nel 2022, sono stati dimenticati. Cento anni fa, il 1922, nacque Flavio Bertone “Walter”, che fu comandante della brigata partigiana Ugo Muccini. Sarzanese, fu senatore e Sindaco di Spezia. Vent’anni fa, nel 2002 morì Piero Galantini “Federico”, anch’egli sarzanese, comandante della Muccini prima di “Walter”, poi Presidente della Provincia. Né il Comune di Spezia né quello di Sarzana né la Provincia se ne sono ricordati. Diversamente è successo a Pontremoli, dove è stata ricordata la comandante partigiana Laura Seghettini, nata nel 1922. Presto cercherò di “rimediare”. Scriverò della brigata Muccini, utilizzando anche alcune fonti inedite: la memoria di Primo Battistini “Tullio”, che della Brigata fece parte in alcune fasi, e i materiali di Piero Galantini (racconti, documenti, riflessioni). Queste fonti, che mi sono stati messe a disposizione dai figli, sono contributi rilevanti per una nuova storia della Muccini, e anche della Resistenza spezzina.
Post scriptum:
Su Tiberio Nicola si vedano, in questa rubrica:
“Quarant’anni di Teatro Civico”, 10 giugno 2012
“Il Festival del Jazz, aspettando Keith Jarrett nel 2018”, 16 luglio 2017
Sulla Brigata Muccini si veda, in questa rubrica:
“La brigata dei sarzanesi”, 19 e 26 aprile 2015
E, su www.associazioneculturalemediterraneo.com, “La brigata garibaldina Ugo Muccini. Racconto sulle partigiane e sui partigiani della Val di Magra”, 21 ottobre 2022.
La foto in alto ritrae, da sinistra, Francois Lombardi e Tiberio Nicola durante il concerto della Original Sprugolean Jazz Band a Marola, il 14 marzo 1967.
La foto in basso ritrae Albert Nicholas e la Original Sprugolean Jazz Band durante il concerto al I° Festival Internazionale del Jazz a Villa Marigola, il 19 luglio 1969. La foto è stata scattata dal compianto Amedeo Clariond.
lucidellacitta2011@gmail.com
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