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Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
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Storie della Resistenza civile dei poliziotti

a cura di in data 12 Giugno 2022 – 21:33

Commissari e agenti della Questura della Spezia deportati nei campi di concentramento
(foto archivio Vincenzo Marangione)

Città della Spezia, 15 maggio 2022

Giovedì scorso Spezia ha finalmente reso omaggio ai poliziotti della nostra Questura che aiutarono i cittadini perseguitati dal regime fascista e che per questo furono arrestati e deportati nel campo di concentramento nazista di Mauthausen. A loro è stata dedicata una targa nel Palazzo della Provincia, che allora ospitava anche la Questura.
La storia della Resistenza civile nella Questura spezzina e del sacrificio di alcuni poliziotti, commissari e agenti, è stata ripercorsa da Vincenzo Marangione e Tarcisio Trani nel libro del 2014 “Polizia e cittadini nella Resistenza. I martiri dimenticati”. Dalla lettura di verbali e relazioni dell’epoca e da alcune testimonianze, come quella dell’ebreo Aharon Adolfo Croccolo, si può presumere che i commissari di P.S. Lodovico Vigilante e Nicola Amodio abbiano a un certo punto promosso e organizzato una “rete” all’interno della Questura e dei vari uffici periferici di P. S. allo scopo di aiutare gli ebrei e gli oppositori al fascismo, ritardando o ignorando l’esecuzione di arresti o avvertendo preventivamente le persone a rischio di fermo. Vigilante e Amodio e gli agenti Annibale Tonelli e Domenico Tosetti furono deportati a Mauthausen dopo il grande rastrellamento di Migliarina del 21 e 22 novembre 1944. Il solo Tosetti riuscì a sopravvivere, gli altri tre non fecero più ritorno. Altri agenti ancora furono inviati, dopo l’”epurazione” della Questura del marzo 1945, nei campi di concentramento: qualcuno morì -come il vice brigadiere Biagio Sullo, fidato collaboratore di Vigilante-, qualcuno risulta ufficialmente disperso, altri riuscirono a salvarsi.
La vicenda fa riflettere sul carattere composito della Resistenza spezzina e italiana e sul consenso che essa trovò nella società. Il movimento di liberazione dell’Italia dal nazismo e dal fascismo si caratterizzò per molte forme di Resistenza, che si elevarono in molti luoghi e in molti modi. Oltre a quella nelle montagne dei partigiani armati, ci fu quella degli operai nei luoghi di lavoro; dei contadini, e in primo luogo delle donne contadine, nei borghi di campagna e di montagna; degli internati militari nei campi di prigionia all’estero, che in larga maggioranza non aderirono alla Repubblica sociale di Mussolini. Ci fu la Resistenza degli ebrei braccati, e degli italiani che li nascosero alla Rsi e al Terzo Reich. Ci fu quella dei comportamenti quotidiani, eppure talora eccezionali, di donne, anziani, ragazzi che finirono per ostacolare gli obiettivi dei nazifascisti. La Resistenza civile dei nostri poliziotti arricchisce questo quadro e ci porta a dire che oggi Resistenza non è più sinonimo solo della guerra partigiana ma è la sintesi in un unico movimento di liberazione di tutte queste forme di lotta, di attrito, di dissenso. Una sintesi del tutto peculiare nel panorama europeo.

Il commissario Lodovico Vigilante, deportato a Mauthausen
(foto archivio Vincenzo Marangione)

Questo non significa sminuire la Resistenza armata, anzi. Ma sottolineare che la forza vera dei partigiani stava nelle idee che li avevano portati in montagna e per cui combattevano. Le stesse idee di tante e di tanti che aiutarono, anche senza sparare, la Resistenza a sopravvivere.
Tante e tanti scelsero, fecero la scelta morale. Fu un intimo confronto con se stessi, con i propri vizi personali e nazionali, perché buona parte degli italiani erano stati attivamente o passivamente fascisti.
Accanto all’antifascismo consapevole, ci furono gesti e comportamenti che comunque si opposero all’occupazione tedesca e alla Rsi. Con atteggiamenti di disobbedienza spesso in nome di un antifascismo esistenziale e prepolitico, in ogni caso pericoloso per chi lo praticava.
Nella Questura spezzina dove dal novembre 1944 era Questore, per volontà dei fascisti, il criminale Emilio Battisti -torturatore e massacratore efferato, condannato a morte nell’immediato dopoguerra- ci fu chi rischiò la vita nel nome della solidarietà e dell’umanità. Furono probabilmente Battisti e l’altro criminale suo complice Aurelio Gallo -anch’egli condannato a morte nel dopoguerra- a volere gli arresti del novembre 1944. Fu certamente Battisti a ordinare l’”epurazione” del marzo 1945. Ma nemmeno la ferocia di Battisti e Gallo fermò la voglia di lottare per la dignità dell’uomo.
Va detto anche che altri poliziotti parteciparono direttamente alla Resistenza armata. Un nome per tutti: Heraldo Curti, partigiano della Colonna Giustizia e Libertà. Dopo la Liberazione tornò in Questura come vice commissario e fu il protagonista della cattura, in Friuli, di Aurelio Gallo.
Così come va aggiunto che la partecipazione di tanti poliziotti alla Resistenza fu un fenomeno nazionale, che coinvolse la Polizia di molte città italiane. Voglio ricordare, nella vicina Parma, il ruolo del commissario Emilio Cellurale, protagonista del salvataggio di numerosi ebrei e familiari di partigiani minacciati di essere arrestati e deportati.
La Resistenza non fu dunque una guerra privata tra fascisti e comunisti, combattuta in mezzo a un’enorme massa di indifferenti. Fu la lotta dei comunisti, dei socialisti, degli azionisti, dei cattolici, dei liberali, dei monarchici, degli anarchici, dei democratici senza partito come Vigilante, Amodio e gli agenti spezzini. Fu una lotta di popolo, a cui tutti gli strati sociali parteciparono.
Anche la vicenda ricordata a Spezia nei giorni scorsi va colta per dare valore alla Resistenza e per non smarrirne il significato centrale nella storia d’Italia: l’unica, vera, lotta democratica e popolare degli italiani.

Post scriptum
Sulla Resistenza civile rimando agli articoli pubblicati su “Città della Spezia” in occasione del 25 aprile 2022:
Storie della Resistenza civile delle donne”, 24 aprile 2022
Un 25 aprile di pace”, 25 aprile 2022
La Resistenza civile dei deportati. Storia di Loris Baruzzo”, 2 maggio 2022
Rimando inoltre all’articolo “Raccontatela per bene la nostra Resistenza”, www.patriaindipendente.it, 26 aprile 2022
Su Emilio Battisti e Aurelio Gallo si vedano:
I ribelli della Lunigiana e Aurelio Gallo, il torturatore”, “Città della Spezia”, 22 aprile 2019
Prefazione a “Umili e ribelli” di Luigi Leonardi, www.associazioneculturalemediterraneo.com

Le fotografie di oggi, pubblicate grazie all’amico Vincenzo Marangione, ritraggono i poliziotti e gli agenti deportati e il commissario Lodovico Vigilante.

lucidellacitta2011@gmail.com

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