Quel muscolo che si è rimpicciolito
Città della Spezia, 14 febbraio 2021
IL MARE CONTRO SPEZIA?
La notizia della settimana è la tragedia della diga indiana spazzata via dalle acque e dalla terra del ghiacciaio himalayano che si è scrollato di dosso le sue radici. Un segnale inequivocabile della gravissima crisi ambientale del pianeta.
La crisi climatica è un dramma che riguarda tutti. Molte coste, anche italiane, anche spezzine, scompariranno, per l’innalzamento del livello del mare e per l’erosione.
Spiega l’esperto Fabio Bogo:
“Il 2020 è stato, assieme al 2016, l’anno più caldo mai registrato nella storia. Le temperature sono state di 0,6 gradi centigradi superiori alla media del trentennio 1980-2010, e 1,25 gradi sopra la media del periodo preindustriale. Me se nel 2016 una forte influenza l’aveva avuta il Niño, lo scorso anno il periodico fenomeno climatico che rallenta le correnti marine è stato inerte: il termometro è salito per le attività umane, nonostante i lunghi mesi di lockdown provocati dalla pandemia. Fa troppo caldo, e la terra cambia aspetto. In 24 anni, dal 1994 al 2017 si sono perse 28 mila miliardi di tonnellate di ghiaccio: gli esperti hanno calcolato che si è sciolta una superficie pari come estensione a quella dell’Italia, e di altezza superiore ai 100 metri.
Sempre nel 2017 si è staccato dall’Antartide l’iceberg più grande del mondo: A-68A, questo il suo nome scientifico, è grande quanto l’isola di Zanzibar e sta navigando da mesi verso nord, come una nave fantasma alla deriva e senza equipaggio. Se non si disintegrerà prima in tanti blocchi, è previsto che vada ad impattare contro le coste della Georgia del Sud, nei territori britannici dell’Oceano Atlantico meridionale. Il ghiaccio che si scioglie e l’espansione termica delle acque salate hanno innalzato il livello del mare di 35 millimetri in pochi decenni, influenzando la vita di almeno tre milioni di persone che vivono e lavorano lungo le aree costiere. Nel lungo periodo -ha calcolato l’Università di Newcastle- alcuni aeroporti non esisteranno più, perché a rischio inondazione.
Bogo conclude:
“Non si parla solo di isole tropicali, ma di Bangkok, New Orleans, New York: e in Italia di Venezia e Pisa”.
Quindi anche di noi, come hanno dimostrato studi autorevoli.
Sotto accusa sono le emissioni di CO2. L’Unione europea ha deciso che i gas climalteranti vanno ridotti del 55% entro il 2030. Il Pniec (Piano nazionale integrato energia e clima) si prefigge una riduzione del 40%, e va quindi adeguato. Le città sono le aree del pianeta che inquinano di più (70% circa). Quindi è dalle città che deve partire la svolta per la salvezza del pianeta.
LE TRE PRIORITA’
Le tre priorità sono chiare: energia, trasporti ed edifici. Le questioni dello sviluppo economico e dell’ambiente sono ormai un tutt’uno. Vedremo come il Governo Draghi risolverà la questione. Certo è che servono nuove politiche industriali che prospettino le migliori prestazioni in termini di riduzione delle emissioni e offrano nel contempo le migliori opportunità in termini di occupazione. Così come è certo che ci aiuta il Next Generation Eu dell’Unione europea, che impone di destinare il 37% delle risorse alla lotta per la crisi climatica.
Nel campo dell’energia occorre puntare di più sulle energie rinnovabili, mentre invece si spinge ancora sulla costruzione di centrali a gas fossile, come nel caso spezzino. La settimana scorsa in Florida, Stato a guida repubblicana, è iniziata la costruzione della più grande batteria al mondo (409 MW) accoppiata a un impianto solare fotovoltaico, e progetti analoghi vanno avanti in California, Stato a guida democratica: in un contesto di mercato in cui il costo del gas è meno della metà che da noi. E’ questa la differenza: in quegli Stati americani si sta facendo una nuova politica industriale, da noi interventi di breve respiro. E’ una nuova politica industriale che il Comune e la Regione devono chiedere al Governo e a ENEL per Spezia.
Nel campo dei trasporti non basta l’auto elettrica, se non viene ricaricata con energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili. In realtà bisogna chiedersi: è possibile ridurre l’uso dell’auto riducendo il bisogno di spostamenti lunghi e rafforzando per questi ultimi il mezzo pubblico non inquinante?
E allora: perché non lavoriamo a Spezia, come a Parigi e in altre città, alla “città del quarto d’ora”? Servizi essenziali in tutti i quartieri raggiungibili in non più di un quarto d’ora, a piedi o in bici. Una città multicentrica, con il passaggio dal concentrato al distribuito, da pochi centri commerciali a tante botteghe di quartiere, e così via: la mobilità sarebbe totalmente ripensata, perché l’auto servirebbe molto meno. Una città in cui camminare o andare in bici in mezzo al verde. Ancora: perché non lavoriamo a un grande piano di forestazione urbana, che riporti il verde nelle strade, nelle piazze, nelle case?
Nel campo degli edifici, infine, occorre ridurre le dispersioni di calore, sostituire le caldaie con le pompe di calore, installare impianti fotovoltaici per riscaldare le case con le pompe di calore.
Perché, a Spezia, non favoriamo la formazione delle “comunità energetiche” nei condomini, nelle vie, nei quartieri, in cui i cittadini si riuniscono in associazioni di produttori-consumatori di energie rinnovabili? In Europa gli esempi sono già molti. In Italia si faceva già a inizio Novecento in molti paesi: gruppi di famiglie creavano piccole centrali idroelettriche. In Liguria esiste una legge regionale finalizzata alla promozione e al sostegno, anche finanziario, della fase di costituzione delle “comunità energetiche”. Diamoci da fare!
OBIETTIVO EMISSIONI ZERO NEL 2030
In conclusione: la crisi climatica ci richiede di reimmaginare tutto. Il problema è che il nostro muscolo dell’immaginazione si è rimpicciolito.
L’Unione europea cerca 100 città per sostenerle al fine di raggiungere le zero emissioni nel 2030. Perché non ci candidiamo?
Non è impossibile. Ma a due condizioni.
La prima è un ruolo forte del pubblico, il Comune, la Regione, lo Stato: come creatori diretti di giustizia ambientale. Il tema del ruolo del pubblico vale anche per le grandi aziende controllate dallo Stato, come l’ENEL. Se c’è una centrale che va dismessa -e la nostra va dismessa- ENEL deve impegnarsi in un progetto di riqualificazione ambientale e di riconversione industriale. Non possiamo lamentarci dicendo “se va via la centrale non sappiamo cosa metterci al suo posto”. C’è il pubblico, che deve fare la sua parte. A ENEL, controllata dallo Stato, non può essere lasciata carta bianca.
La seconda è il protagonismo di noi cittadini. L’esempio delle “comunità energetiche” fa capire che la svolta è possibile solo se i cittadini sono responsabili e non più passivi (l’unico atteggiamento permesso nella società dei consumi da mezzo secolo ad oggi).
Oggi la politica è impotente. A Spezia da anni è ridotta ad amministrazione, senza progettualità e senza partecipazione.
Per tornare ad essere potente, a pensare e costruire futuro, la politica ha bisogno della cittadinanza attiva e partecipante. I cittadini non sono solo contribuenti e utenti di servizi.
Dobbiamo mettere insieme i saperi per il bene comune e aggregare le risorse della società civile. Solo così possiamo rianimare la politica. Se aspettiamo il partito o il leader non andiamo da nessuna parte.
La politica siamo noi.
Post scriptum:
Dedico l’articolo di oggi ad Angelo Roncareggi, scomparso nei giorni scorsi a Milano. Fu un capacissimo Presidente della Cassa di Risparmio della Spezia, dal 1996 al 2000. Nel 1996 lasciò la Direzione della Cariplo, la Cassa delle province lombarde. Venne nella nostra città perché fu la Cariplo a salvare la Cassa, che era stata portata in una situazione di grande sofferenza dalla mala gestione di alcuni poteri locali. Il Comune era ovviamente molto preoccupato. Seguii la questione da Assessore, per conto del Sindaco Rosaia, e poi da Sindaco nel 1997. Il mio interlocutore era Giuseppe Guzzetti, Presidente della Fondazione Cariplo, azionista della banca. Fu lui a proporre Roncareggi, con scelta felice. Ricordo la sua intelligenza, la sua cultura, la sua umanità, la sua gentilezza, la sua rettitudine incorruttibile. Molti ambienti locali gli remarono contro. Guzzetti lo difese sempre, ma poté farlo fino al 2000. Non dimenticherò mai la sua amarezza -che era anche la mia- nel giorno in cui fu sostituito. Nel nostro primo incontro, discutendo sull’economia della città, mi disse: “Per essere fino in fondo città anche turistica, dovete abbattere quella ciminiera che si vede appena si arriva in città dall’autostrada”. Anche per questo l’articolo di oggi non poteva avere una dedica migliore.
lucidellacitta2011@gmail.com
Popularity: 3%