Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
14 Novembre 2024 – 21:22

Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
Massa, Palazzo Ducale – Sala della Resistenza
Il libro di Dino Grassi “Io …

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Panigaglia, uno sguardo tutto rivolto al passato

a cura di in data 15 Febbraio 2023 – 22:54

“La Spezia dal mare”
(2010) (foto Enrico Amici)

Città della Spezia, 15 gennaio 2023

Povero Golfo della Spezia, e povera Nazione (come oggi usa dire). Il riferimento è all’energia.
Procediamo con ordine, partendo dall’Europa e dal mondo. Nel suo ultimo rapporto annuale, l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) per la prima volta prevede un picco nell’uso dei combustibili fossili, carbone e gas. La guerra in Ucraina in pochi mesi ha cambiato il quadro energetico, non solo europeo. Se, nell’immediato, questa crisi produce un aumento dei consumi di carbone e di gas, la valutazione dell’Iea è che nel medio termine, invece, questa crisi accelererà la svolta verso le rinnovabili. Speriamo sia così. Il mezzo disastro della COP27, la conferenza sul clima tenutasi in Egitto a novembre, non fa ben sperare. La crisi climatica è anch’essa legata alla guerra: difficile combatterla se si rischia un conflitto globale. La ripresa del dialogo per la pace e della collaborazione internazionale è un fatto fondamentale per tutto, anche per il clima.
Non a caso anche l’Unione europea sta tornando indietro. L’esecutivo Von der Leyen delude ogni giorno di più, anche in questo campo. Il RepowerEU, il piano energetico europeo presentato per “ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili russi e accelerare la transizione ecologica”, non fa altro che sostituire la dipendenza della Russia con nuove dipendenze: dagli Stati Uniti, dal Qatar, dalla Nigeria, dall’Azerbaijan. Sono stati annunciati in Europa almeno 41 progetti per impianti di gas naturale liquefatto e 7 nuovi gasdotti: “una decisione disastrosa per il clima e la sicurezza energetica”, hanno commentato al Climate Action Network Europe.
L’accanimento sulle fonti fossili deriva non solo dalla guerra ma anche da fortissimi interessi economici. In Italia è particolarmente evidente. Le energie rinnovabili sono bloccate da una burocrazia assurda: abbiamo perso cinque anni. Terna, la società pubblica che gestisce la rete elettrica italiana, ha informato che le nuove richieste di eolico galleggiante in mare sono pari a 95 MW. La vera miniera d’Italia è qui, non nelle trivelle. Ma non si va verso questa direzione nuova perché In Italia a comandare è l’Eni, con il sostegno trasversale di tutti i governi degli ultimi anni. L’Eni ci ha legato alla Russia, ora ci lega ad altri Paesi. Punta solo al gas. Eppure i massicci investimenti in solare ed eolico – come dimostra il caso citato dell’eolico marino – hanno reso queste fonti sempre più economiche e sempre più competitive col gas e persino col carbone. L’Iea ha ragione: tutto porta a prospettare un declino del ruolo del gas. Ma oggi si sta spingendo ancora verso il gas. Questo sguardo rivolto al passato è un dramma non solo dal punto di vista ambientale ma anche da quello industriale, perché cerca di impedire la vera soluzione concreta di sviluppo industriale che hanno l’Europa e l’Italia. L’Eni, che ha avuto un ruolo storico nell’industrializzazione del nostro Paese, oggi lo blocca frenando la transizione ecologica e attaccandolo alla canna del gas di altri Paesi.

Spezia è coinvolta in tutto questo. Si sta discutendo molto del truck-loading, che è un grosso problema, ma meno grosso rispetto a un altro problema di fondo. Il truck-loading prevede di realizzare un ulteriore pontile con banchina d’attracco e a terra per il caricamento di autocisterne di gas destinate al settore dell’auto trazione. Le autocisterne verranno poi trasportate attraverso un servizio di traghetti lunghi 40 metri attraverso il golfo, da Panigaglia a un punto di sbarco nel porto identificato in Calata Malaspina, adiacente a un’area densamente abitata, per poi essere trasferite via camion in tutta l’Italia. Magari il punto di sbarco sarà cambiato, ma resterà il problema di un ulteriore impatto in un piccolo golfo dove si sta cercando di realizzare il miracolo di far convivere attività cantieristiche, portuali, militari, turistiche e sociali. Se GNL Italia (Snam) vuole fare del business lo faccia, ma non a Spezia, tanto più perché il gassificatore – impianto “a rischio” secondo la legge – è on shore, cioè a terra, e non off shore, cioè al largo delle coste, come tutti quelli che si sono costruiti in questi anni. Non lo faccia in un territorio che è, per usare un termine europeo, “zona di sacrificio” (anche perché ha ospitato per cinquant’anni una centrale a carbone). Il Comune si è detto contrario, ma la Regione ha rilasciato l’intesa al Governo. Ineffabile, come sempre, il Presidente Toti: “Il Paese ha bisogno di energia, i porti liguri di competitività”. Ma cosa c’entra il fabbisogno energetico con un business, sia pure legittimo? E cosa c’entra un business con la competitività del porto, che dipende in primo luogo da un Piano Regolatore che si sta realizzando solo adesso vent’anni dopo la sua redazione e da infrastrutture come la Pontremolese che avanzano come lumache? L’Autorità di Sistema Portuale ancora deve rilasciare la concessione. Il Presidente Sommariva, che è persona capace, saprà emanciparsi dagli interessi in gioco? Forse potrebbe, ma il Comune, la città e tutto il Golfo dei Poeti dovrebbero farsi sentire con grande forza.
Il problema più di fondo, però, è un altro, come spiega Marco Grondacci. Presso l’ex Ministero della Transizione Ecologica è depositato il Progetto “Vessel reloading Panigaglia”, per consentire il carico e lo scarico di GNL presso il pontile principale del terminale GNL di rigassificazione di Panigaglia. L’impianto, così potenziato, diventerebbe così uno dei più importanti punti di distribuzione del GNL nel Mediterraneo.

“La Spezia e il mare dalla terrazza del Castello San Giorgio”
(2017) (foto Enrico Amici)

La procedura è quella della verifica di assoggettabilità a Valutazione di Impatto Ambientale e il provvedimento conclusivo è vicino a essere pubblicato.
Questo progetto ha una finalità ben precisa, in coerenza con il disegno in atto che si ricava dallo Studio Preliminare Ambientale depositato presso il Ministero. A pagina 10 si legge:
“Il progetto prevede modifiche impiantistiche del terminale esistente di rigassificazione in applicazione al DPCM 29 marzo 2022 ‘Individuazione delle opere e delle infrastrutture necessarie al phase out dell’utilizzo del carbone in Sardegna e alla decarbonizzazione dei settori industriali dell’Isola’, secondo l’art. 2 ‘Interventi di infrastrutturazione energetica…’. In riferimento al contesto del piano strategico dell’approvvigionamento di gas naturale alla Regione Sardegna, il terminale di Panigaglia, a progetto completato, riuscirà a fornire volumi di gas naturale liquido pari fino al 70% della domanda prevista di gas della Sardegna. Ciò avverrà per mezzo del caricamento di GNL all’interno delle cisterne delle navi spola, di capacità fino a 30.000 mc ormeggiate presso il pontile del terminale di rigassificazione di Panigaglia. Il progetto proposto è quindi essenziale per assicurare l’approvvigionamento di GNL al sud della Sardegna. In aggiunta, il progetto prevede la possibilità di fornire il servizio di approvvigionamento o rifornimento di combustibile GNL a bordo di navi nel mercato del Mar Tirreno del Nord.”
La Provincia e la Regione hanno già dato sostanzialmente il loro via libera al progetto, ma ovviamente nella discussione sul truck-loading non ne hanno fatto cenno. La nostra “zona di sacrificio” sarà sempre più sacrificata. Anche in questo caso dobbiamo levare alta la nostra voce.

Post scriptum
Dedico l’articolo di oggi a Gaspare Corniola detto Rino, brillante avvocato, persona gentile e uomo di cultura, scomparso nei giorni scorsi. Non tutti sanno che era un promettente attore, del gruppo “Centro di Iniziative Teatrali”. In “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” ho raccontato la sua partecipazione a uno spettacolo teatrale che fece epoca, “La Mandragola” di Machiavelli all’Astra, il 9 aprile 1963. Nonostante il divieto ai minori della Questura e gli attacchi clericali lo spettacolo ebbe un grande successo. Un’intera generazione entrò “in agitazione”. Molti degli attori del gruppo fecero poi questo mestiere per buona parte della loro vita: Antonello Pischedda, Carla Bolelli, Mara Baronti, Arturo Izzo. E il bravissimo regista, Fulvio Acanfora, si dedicò al teatro sperimentale a Roma.
Corniola, invece, rinunciò senza rimpianti. Ecco la sua testimonianza:
“Mentre facevo l’esperienza del Centro arrivai secondo, dopo Orso Maria Guerini, al Premio Lebole d’Arte Drammatica. Feci l’esame di ammissione all’Accademia di Arte Drammatica a Roma, fui ammesso e frequentai per un anno, nel 1967. Pier Paolo Pasolini venne a conoscerci. L’insegnante di italiano era Giorgio Bassani, quello di teatro Sergio Tofano, quello di regia Orazio Costa. Fu una bella esperienza, ma scelsi di fare l’avvocato: mio padre era turbato, non volli dargli un dispiacere”.
Pochissimi sanno che Rino amava anche la musica, suonava la chitarra e componeva canzoni. Acanfora scriveva i testi, era “il trascinatore”. Nel libro ho riprodotto i testi originali di “Il giardino delle mela¬rance” e di “Ninna nanna proletaria”, dedicata a una mamma povera:
“Erano canzoni alla Jacques Brel, alla Gino Paoli, qualcuno mi disse: ‘un’anticipazione di Fabrizio De André’”.

Le fotografie di oggi sono di Enrico Amici. Sono immagini diverse di Spezia e il mare. La foto in alto è stata scattata nel 2010, per la copertina del mio libro “La sinistra la capra e il violino”. La seconda è stata scattata dalla terrazza del Castello San Giorgio nel 2017, mentre dialogavo con Bruno Arpaia sul suo libro “Qualcosa, là fuori”.

lucidellacitta2011@gmail.com

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