Omaggio alla Catalogna e a Ugo Muccini
Città della Spezia, 28 ottobre 2018 – Il grande scrittore britannico George Orwell, all’inizio del suo libro “Omaggio alla Catalogna”, descrive un volontario italiano da lui conosciuto nell’imminenza del suo arruolamento nelle Brigate Internazionali a sostegno della Repubblica spagnola, nel 1936:
“Nella caserma Lenin di Barcellona, il giorno prima di arruolarmi nella milizia, ho visto un volontario italiano in piedi davanti al tavolo degli ufficiali. Era un giovanottone dall’aspetto rude di venticinque-ventisei anni, dai capelli biondo-rossicci e un gran paio di spalle. Portava il berretto di cuoio con la visiera minacciosamente inclinato su un occhio. Era di profilo rispetto a me, con il mento sul petto, e scrutava con aria perplessa una cartina che uno degli ufficiali gli aveva aperto sul tavolo. C’era qualcosa nella sua espressione che mi commosse profondamente. Era l’espressione di un uomo che per un amico avrebbe ammazzato qualcuno e sacrificato la propria vita -l’espressione che ci si sarebbe aspettati di vedere sul volto di un anarchico, anche se con ogni probabilità lui era un comunista… Non so bene perché, ma mi è capitato raramente di vedere una persona -voglio dire un uomo- che mi abbia ispirato una simpatia così immediata”.
Questo ritratto poteva forse adattarsi a Ugo Muccini, arcolano, classe 1910, uno dei 36 uomini offerti dalla provincia spezzina alla causa repubblicana. Muccini ci ha lasciato un importante diario, la cui edizione, curata da Antonio Bianchi, è stata ristampata recentemente, in occasione degli ottant’anni dalla morte. “Omero”- questo il nome di battaglia di Muccini- morì il 13 settembre 1938 sulla Sierra Cabal duramente contesa, nella battaglia del fiume Ebro. Secondo la testimonianza di Italo Nicoletto, allora responsabile dell’organizzazione del Pci nelle Brigate Garibaldi, Ugo insieme a un compagno spagnolo era uscito dalle linee in esplorazione durante una pausa dei combattimenti, addentrandosi in un punto di difficile percorso. Non tornarono mai più. Sicuramente caddero nelle mani del nemico, e furono seviziati e uccisi come era consuetudine dei falangisti di Francisco Franco.
LE BRIGATE INTERNAZIONALI NELLA GUERRA DI SPAGNA
Ma cosa accadde in quegli anni in Spagna? Il 14 aprile 1931 era stata proclamata la Repubblica. Il Governo aveva iniziato una coraggiosa serie di riforme suscitando però l’opposizione di forze di destra che si legarono sempre più al nazismo e al fascismo imperanti in Germania e in Italia. Le riforme, sospese durante il biennio di governo dei partiti di destra, tra il 1934 e il 1936, furono rilanciate dopo la vittoria elettorale delle sinistre, riunite in un patto di Fronte Popolare in realtà mondo debole, nel febbraio 1936. Franco tentò il colpo di stato nel luglio, fallì ma ottenne il sostegno militare di Germania e Italia. Francia e Gran Bretagna stettero colpevolmente a guardare. L’Internazionale Comunista decise invece di aiutare la Repubblica con la cosiddetta Operazione X, che prevedeva l’invio di armi e di tecnici e il reclutamento di volontari. Tutto l’antifascismo italiano si mobilitò, non solo i comunisti e i socialisti. La prima milizia italiana fu la Colonna guidata da Carlo Rosselli di Giustizia e Libertà, dall’anarchico Camillo Berneri e dal repubblicano Mario Angeloni.
I 15.000 volontari delle Brigate Internazionali provenivano da una cinquantina di nazioni diverse. Gli italiani furono 3.800. Le Brigate operarono sempre in prima linea, nelle situazioni più difficili, spesso senza adeguata preparazione o armamento, dando un esempio straordinario -che fu decisivo nella lotta- di dedizione e di sacrificio. Come quello di Ugo Muccini.
DA ARCOLA ALL’EBRO
Muccini e il compaesano Domenico Bruno Rolla divennero nei primi anni Trenta responsabili della Federazione Giovanile Comunista della provincia della Spezia, e poi dell’organizzazione del partito. I due, braccati dai fascisti, dovettero espatriare in Francia, e da lì si recarono in Unione Sovietica e poi in Spagna. Partirono per Barcellona il 3 settembre 1936, insieme a un altro gruppo di italiani. Ho raccontato la loro vicenda nell’articolo di questa rubrica “Bruno Rolla, partigiano in Spagna, in Etiopia e in Italia” (17 maggio 2017).
I due arcolani combatterono nella “Centuria Gastone Sozzi”. Il battesimo di fuoco fu la battaglia di Pelahustan, in cui fu ferito Rolla. Seguirono la battaglia di Capinere e quella difensiva di Madrid, in cui Muccini salvò la vita al Comandante Randolfo Pacciardi e al Vicecomandante Antonio Roasio e poi, alcune settimane più tardi, fu ferito gravemente. Dopo una lunga convalescenza a Parigi e un periodo di lavoro nelle retrovie a Valencia, Ugo ritornò a combattere l’ultima volta sul fiume Ebro nell’estate del 1938.
Bianchi riporta il ricordo di Nicoletto:
“Ugo Muccini era responsabile del partito in un distaccamento del quarto battaglione. Mi sono quindi trovato con lui decine di volte… Lo ricordo come se fosse la personificazione della vita, sempre allegro, brioso, fraterno con tutti, entusiasta, mai demoralizzato, anche quando le cose non andavano bene. Mi sono posto allora (l’ho conosciuto nel maggio 1938) del perché un uomo di tanto valore fosse soltanto un sergente, quando avevamo bisogno di ufficiali che unissero alle capacità militari, coraggio e fiducia negli uomini, fedeltà assoluta in ogni situazione difficile”.
In questa testimonianza Ugo sembra davvero il volontario descritto da Orwell.
Così nelle pagine del suo diario. Questo il suo racconto del viaggio verso la Spagna:
“Fu abbastanza simpatico, fiaschi di vino e salame nostrale fecero stare allegri tutti, ogni pacco, ogni sporta fu messa in collettività, anche se sconosciuti si sapeva che fra pochi giorni si sarebbe diventati amici fratelli di trincea”.
E poi, arrivati a Barcellona, la distribuzione dei fucili “non troppo nuovi, senza cinghia, che si aggiusta subito col primo pezzo di corda trovato, la più parte sono senza baionetta”. Infine le notti funestate dalle mitragliatrici nemiche, il rancio pervenuto, una volta, dopo 24 ore, il ricordo di un coraggioso compagno americano caduto in battaglia, la descrizione dell’azione devastante dell’aviazione tedesca e della spietatezza delle truppe coloniali spagnole, i “mori”…
“OGGI IN SPAGNA, DOMANI IN ITALIA”
La partecipazione alla guerra di Spagna fu, ha scritto Giuliano Procacci nella “Storia degli italiani”, la stagione più bella dell’antifascismo italiano. Dopo la vittoria di Guadalajara -in cui gli autentici volontari italiani sconfissero i falsi volontari inviati dal fascismo- vennero i giorni tristi: l’assassinio dei fratelli Rosselli, la morte di Ugo e di tanti suoi compagni, la caduta della Repubblica. Ma i legami di solidarietà e di lotta che si erano formati in quella guerra non andarono perduti e diedero i loro frutti nella Resistenza e poi, nel dopoguerra, nella lotta contro il franchismo e per l’affermazione della democrazia in Spagna.
Post scriptum:
oltre all’articolo già citato, in questa rubrica si veda:
“Renato Bertolini, dalla guerra di Spagna alla liberazione d Buchenwald” (21 maggio 2017).
Su www.associazioneculturalemediterraneo.com si veda:
“A ottant’anni dalla guerra di Spagna. Il ruolo di Spezia” (16 luglio 2016)
lucidellacitta2011@gmail.com
Popularity: 3%