Lerici, la bella addormentata
Città della Spezia – 27 Ottobre 2013 – Per il turismo spezzino “è stato un anno buono, fino a metà novembre siamo in stagione, in gran parte grazie agli stranieri”, mi spiega Damiano Pinelli, presidente del Sistema Turistico Locale Terra & Riviera dei Poeti. Il nostro è sempre di più un “turismo attivo”, in maggioranza straniero, quello del visitatore che fa della vacanza un’esperienza vissuta in modo consapevole: trekking, mare, sport, cultura, enogastronomia… Le Cinque terre fanno da traino, mentre assume un ruolo sempre più importante la città, grazie alla sua nuova bellezza: non è più solo un punto di passaggio ma il primo Comune della provincia come presenze, in cui una o più giornate si passano volentieri. E Lerici, l’altra città da me amata, perché luogo natio e dove mi rifugio appena posso? Non se la passa male, quest’estate pullulava anch’essa di stranieri. Ma da qualche settimana la vedo già sonnacchiosa. In fondo i problemi di Lerici restano quelli segnalati dallo studio di Iscom Group per la Camera di Commercio nel 2010. Ricapitolo in sintesi i dati. In termini di offerta turistica Lerici è la prima località per numeri di posti letto in provincia, anche se è seconda a Spezia per il numero delle strutture; ha però una performance più bassa rispetto alle altre località turistiche, cioè un tasso più basso di occupazione media delle strutture, sia alberghiere che extra alberghiere; la sua incidenza in termini di arrivi e presenze sul totale provinciale è andata progressivamente calando, dal 14,3% del 1999 al 10,8% del 2009 per gli arrivi, dal 15% al 10,3% per le presenze: una contrazione da attribuire particolarmente al settore extra alberghiero (bed & breakfast, agriturismi, campeggi, ecc) e al fatto che altrove c’è minore stagionalità, cioè minore concentrazione delle presenze nella sola estate. Lerici soffre inoltre di un calo delle imprese attive. Lo studio contiene anche indagini condotte tra frequentatori, residenti e operatori. Per i primi i problemi principali sono i parcheggi e la convenienza dei negozi; i residenti sono protagonisti di una forte evasione dei consumi verso Spezia e Sarzana: solo il 45% dei lericini compra a Lerici gli alimentari, percentuale che scende al 13% per abbigliamento e calzature e al 9% per i beni per la casa; gli operatori considerano il principale problema la diminuzione dei frequentatori, che addebitano in primo luogo alla scarsità di parcheggi.
Non credo che i dati di uno studio aggiornato cambierebbero di molto. Rita D’Andrea, una ragazza lericina impegnata in un’attività di ristorazione, mi ha dato da leggere la sua tesi di
laurea sul turismo a Lerici, scritta prima che uscisse lo studio di Iscom Group: l’analisi dei problemi c’era già tutta, e pure molte indicazioni per risolverli. Insomma, abbiamo davanti una questione “strutturale”, non temporanea e congiunturale. I punti di debolezza di Lerici sono chiari: calo demografico e invecchiamento della popolazione, evasione dei consumi, diminuzione delle imprese, carenza di vitalità serale, problema del rapporto qualità/prezzo dell’offerta, difficoltà nell’accessibilità, scarsità di coordinamento e di programmazione degli eventi culturali. Così come sono chiari i suoi punti di forza: l’ambiente naturale, il mare, la qualità urbana, l’alto numero di bar, ristoranti e strutture ricettive. Come fare ad allinearsi alle altre località spezzine per i tassi di occupazione dei posti letto, con una maggiore destagionalizzazione dell’offerta turistica e un recupero dei flussi turistici persi soprattutto nel settore extra alberghiero?
Innanzitutto non getterei l’unica croce sulla creazione della ZTL. L’ambiente e la vivibilità ne hanno tratto giovamento. Ciò non toglie che miglioramenti possano esserci, che altri parcheggi esterni ai centri di Lerici e San Terenzo siano necessari, che l’informazione e la segnaletica debbano essere più adeguate. E poi bisognerebbe pensare a come rafforzare il trasporto pubblico via terra e via mare. Ma tanti altri sono i temi da affrontare, se non vogliamo una Lerici appisolata, dove crescono le seconde case e i giovani sono costretti a fuggire. Ecco qualche proposta, per suscitare un dibattito e un’iniziativa:
1) Se il turismo è sempre più quello “attivo” ed “emozionale”, che vuole godere della natura e dei luoghi della tradizione, bisogna puntare sulle risorse che Lerici ha in questo campo. Ce n’è una straordinaria, da riscoprire e valorizzare: la collina. Quel che serve è un grande progetto basato sullo stop all’edificazione, sul ritorno all’agricoltura, sui prodotti tipici, sull’enogastronomia, sull’artigianato, sulla cultura, sul turismo escursionistico. I nostri sentieri (si pensi a quello Montemarcello-Tellaro) non hanno nulla da invidiare a quelli delle Cinque Terre. I nostri beni culturali in collina, Barbazzano, Portesone, San Lorenzo (con lo straordinario fenomeno della “farfalla dorata”) sono un museo a cielo aperto. Ma è tutto troppo poco curato. La recente scelta del Comune di fare convenzioni con alcune associazioni per mantenere e valorizzare la rete sentieristica è un primo passo nella giusta direzione.
2) Un altro segmento su cui puntare è il turismo congressuale. Non quello dei grandi numeri, ma quello, mi spiega Damiano Pinelli, delle aziende che fanno periodicamente “team building”, cioè attività formative per fare “squadra”. Un’ipotesi realistica, se è vero -come è vero- che in questi giorni ne stanno discutendo a Spezia e a Portovenere amministratori delegati e event manager di aziende interessate. Le regate in mare, per esempio, si prestano molto al lavoro “di squadra”.
3) Ho seguito, nella mia veste di segretario della Rete delle Città Strategiche, molti Piani Strategici di città turistiche, tra cui Rimini, la capitale del turismo balneare. E’ chiaro che si tratta di una realtà molto diversa da Lerici, ma qualche spunto può venire. La riflessione, nelle città balneari del mondo, è tutta sullo sviluppo di attività di sea wellness (benessere legato al mare): ovvero un sistema integrato di attività fruibile 365 giorni all’anno che integri l’acqua del mare (“il bagno tutto l’anno” con acqua di mare opportunamente trattata e anche riscaldata in appositi ambienti e spazi dedicati), la sabbia, l’acqua marina, il sole, ad esempio nell’ambito di percorsi benessere, sport, terapie, ecc. Il sea wellness è in grado di fornire un nuovo approccio concettuale al turismo balneare e di costituire il valore aggiunto di tutti gli altri turismi (congressuale, culturale, sportivo), e si offre, inoltre, anche come un beneficio a favore dei residenti. A Rimini si punta a creare un sistema diffuso di Spa marine, che non sono centri benessere in senso stretto, ma costituiscono un’offerta differenziata di trattamenti e servizi incentrati sul valore benefico di acqua, sabbia, aria, sole. Perché non cominciare a pensarci anche da noi?
4) Chi viene a Lerici in vacanza vorrebbe anche fare shopping. Ma allora c’è molto da innovare, non solo sul piano, segnalato, della convenienza, ma anche su quello dell’offerta. Leggiamo uno spunto della tesi di Rita: “Tra le cose fondamentali per il turista di qualsiasi tipologia è provare tutto ciò che si può definire tipico e unico della location. Proprio qui le attività nel Golfo dei Poeti devono ulteriormente lavorare, specialmente a Lerici dove non è ancora sufficientemente sviluppato e promosso l’artigianato del luogo”.
5) Tanto i beni che i servizi offerti ai turisti risentono di cambiamenti continui. E’ un punto su cui creare maggiore consapevolezza tra i gestori di ristoranti e alberghi. Leggiamo ancora Rita: “Il cliente oggi, al contrario di vent’anni fa, è molto più informato e di conseguenza esige servizi più consoni alle sue esigenze, Su questo punto gli operatori del campo turistico del Golfo devono operare e quindi studiare il proprio target e proporre prodotti che possano soddisfare e creare quel valore ricercato… Occorre adottare una nuova linea di pensiero, ovvero dare al turista ciò che lui desidera realmente e non più creare prodotti che noi pensiamo che lui richieda”. Non si tratta solo di beni, ma anche di servizi: il che significa rendersi disponibili alle esigenze del cliente. Il prezzo di un albergo moderno, ormai, ha una quota fissa e una quota variabile, che dipende dai servizi offerti.
5) Le iniziative culturali sono troppo frammentate e stagionalizzate. Strutture come i due castelli, Villa Marigola, il cinema-teatro, l’oratorio di Tellaro, presto -speriamo- la Casa Doria a Lerici si prestano per iniziative tutto l’anno. Una città come Lerici, inoltre, merita un evento annuale di valore e richiamo nazionali. E i soldi? Non c’è dubbio che dalle società che gestiscono spiagge, posti barca e parcheggi possano e debbano venire più risorse per la cultura. E poi serve un coordinamento provinciale, a partire dal Golfo dei Poeti: non è possibile che ogni museo, teatro, castello vada per conto suo. Collaborare significa razionalizzare i costi e ottenere più efficienza. Ho visto che si comincia a farlo con i castelli: è un primo, piccolo segno.
6) Conta anche la “governance”: occorre cioè uno strumento per “fare squadra” e per collaborare tra pubblico e privato. Che sappia non solo fare promozione turistica, ma anche commercializzazione del prodotto turistico. Unificare le due società che si occupano di spiagge e di posti-barca e parcheggi potrebbe essere la via giusta per arrivare a questo obbiettivo.
Infine una considerazione più personale, in risposta a domande che mi hanno fatto molti cittadini e lettori. Dopo aver fatto il sindaco di Spezia ho rinunciato ad ogni incarico pubblico: ho rifiutato tutte le offerte e non ne ho mai cercate. Con una sola, recentissima, eccezione: ho partecipato al bando del Comune di Lerici per la società che gestisce posti barca e parcheggi, perché sollecitato da molti lericini. L’ho fatto esclusivamente per non deluderli e per amore della città in cui sono nato, con la speranza di poter dare un contributo in un settore che conosco bene. Il Sindaco ha fatto scelte diverse, sulla base della “fiducia personale” (o “fedeltà”) e non della “competenza” (ovviamente a scapito non solo mio ma anche di altri partecipanti al bando). Capisco il criterio: so com’è “chiusa” oggi la politica e non mi stupisco affatto. Ma non mi tirerò indietro e cercherò di dare una mano a Lerici nei modi possibili. Ho molta fiducia nei giovani: in queste settimane ne ho incontrati alcuni davvero in gamba. Come la ragazza della tesi, come i giovani che si sono avvicinati a Sel, come quelli -di diverse tendenze politiche e culturali- che hanno dato vita all’associazione Illicis. Lerici, la bella addormentata, non sarà risvegliata da un principe, ma dall’impegno collettivo di amministratori, cittadini, operatori lungimiranti. E soprattutto dai giovani, che sono naturalmente predisposti ad “afferrare” i segni del cambiamento e a farsene alfieri. In politica vivere alla giornata -diceva Ortega y Gasset- è quasi inevitabilmente morire all’imbrunire. Non vivere alla giornata vuol dire avere lo sguardo lungo, essere, appunto, lungimiranti. A scrutare l’orizzonte è chiamato innanzitutto chi, come i giovani, ha la vista buona, non indebolita dagli anni, cioè dai tanti conformismi, dall’abitudine a pensare la realtà solo e sempre così com’è.
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