Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17 a Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
15 Dicembre 2024 – 19:29

Presentazione di
“Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17
Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
I due …

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Lerici, a rischio non solo l’uliveto antico ma anche l’identità

a cura di in data 9 Maggio 2021 – 22:14
Veduta di Lerici dalla Bellavista (2021) (foto Giorgio Pagano)

Veduta di Lerici dalla Bellavista
(2021) (foto Giorgio Pagano)

Città della Spezia, 9 maggio 2021 – Nella foto in alto vedete, al centro di Lerici, il suo unico polmone verde: l’area attorno a Salita Canata, che da via Ferrari sale fino alla Bellavista e al cimitero di Narbostro. Per la bellezza, la tranquillità, l’assenza di rumore e di smog, è meta delle passeggiate dei lericini e dei turisti. Io ci vado appena posso, per poi salire a Pugliola, o alla Serra, o alla Rocchetta. In passato sono state realizzate molte costruzioni che sarebbe stato meglio evitare: frutto di una “cultura del cemento” che ha contrassegnato un’epoca storica e che oggi, nella nuova epoca della grande crisi climatica ed ambientale, dovrebbe essere finalmente accantonata.
Ma purtroppo così non è. La legge sul Piano casa della Regione Liguria (2009) è l’emblema di questa “cultura”: il frutto dell’incrocio perverso di due modelli di dissipazione del territorio e di “deregulation”, quello del Nord, contrassegnato dall’invasione di villette, e quello del Sud, la cui caratteristica è l’abusivismo. Si sono uniti i due lati peggiori del rapporto con il territorio presenti nel nostro Paese: “Nord e Sud uniti nella lotta” ai beni comuni, ambientali e territoriali, all’insegna della rendita fondiaria e del “faccio quel che mi pare”.
E’ grazie a questa legge che il polmone verde di Lerici sta per essere ancora una volta aggredito. Il Comune, privo di un Piano Urbanistico Comunale in grado quantomeno di tentare di contrastare la legge regionale, di governare e non di inseguire i processi di rapacità privatistica nei confronti del suolo, si è adeguato infatti a quelle norme del Piano casa che consentono la demolizione e il trasferimento, con ampliamento volumetrico, di edifici esistenti siti in aree di pericolosità idraulica, e ha approvato la realizzazione di “due edifici a uso residenziale mediante ricomposizione volumetrica di più fabbricati esistenti, posti in area ad elevata pericolosità idraulica”. Tradotto: due manufatti in stato di degrado e abbandono, presenti sopra strada lungo via Ameglia, in località Senato, verranno demoliti e ricostruiti a Lerici, con la concessione di un aumento di volume del 50%, nella parte alta di Salita Canata. L’area verde che vedete nella foto conserva un impianto antico di uliveto: l’unico rimasto, per estensione e valore testimoniale, nel centro lericino. Una risorsa preziosa, che andrebbe ripulita dai rovi e recuperata con i suoi bei muretti a secco, non ulteriormente impoverita.

Lerici, l'uliveto antico di Salita Canata (2021) (foto Giorgio Pagano)

Lerici, l’uliveto antico di Salita Canata
(2021) (foto Giorgio Pagano)

Il proprietario si è impegnato, in accordo con il Comune, ad eseguire, a parziale scomputo degli oneri di urbanizzazione che deve versare alle casse comunali, “opere di interesse pubblico” -in realtà mai richieste dai cittadini- come la realizzazione di un parcheggio a pettine per venti posti auto e l’allargamento di un tratto di Salita Canata (quello che vedete nella foto in basso), che è oggi un camminamento pedonale, in cui è conservato l’antico crocevia che portava a Narbostro. Ho letto che “non si taglierà nemmeno un ulivo”: ma allora le case, il parcheggio, la strada più larga dove verranno costruiti?!? A rischio c’è la “naturalità” della zona: basti pensare all’impatto visivo (non a caso nell’epoca dei rendering in questo caso non ce n’è traccia) del parcheggio, non solo a quello ambientale. Anche l’allargamento della strada sarebbe una ferita, visiva e ambientale.
Gli interrogativi sono più d’uno. I due edifici di località Senato sono ben distanti dal corso del fiume (500 metri dal campeggio sulle rive del Magra): la criticità idraulica è stata davvero studiata? La domanda è sensata, se si pensa che è in corso di costruzione, in un’area molto più vicina al fiume, a Romito, un grande supermercato!
Ma l’interrogativo più importante è: l’area è vincolata dal punto di vista paesaggistico? Se lo fosse, occorrerebbe una autorizzazione specifica della Soprintendenza. Se non lo fosse, e me ne stupirei, andrebbe immediatamente vincolata dalla Soprintendenza stessa. Tutta Lerici dovrebbe essere vincolata, ancor più, e senza dubbio alcuno, l’area che conserva il suo unico polmone verde e il suo ultimo uliveto antico. Altrimenti Lerici, pressata da una modernità vorace che tutto uniforma, perderà il suo fascino e la sua identità. E ci resteranno -se non saremo sopraffatti dalle barche- solo i tramonti.

Post scriptum:
A proposito di fascino e di identità a rischio, rimando i lettori all’articolo sul progetto di trasformazione della baia di Lerici scritto da Bernardo Ratti, Presidente della Società Marittima di Mutuo Soccorso di Lerici, per il numero del 31 marzo 2021 della newsletter “La Voce del Circolo Pertini”, leggibile su www.associazioneculturalemediterraneo.com

lucidellacitta2011@gmail.com

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