La vittoria di Federici e il terremoto di maggio
Città della Spezia – 13 Maggio 2012 – Massimo Federici è uno dei pochi Sindaci eletti al primo turno, ed è questo il risultato delle elezioni comunali spezzine che conta di più. Ma il contorno non è meno importante, perché è segnato da un vero e proprio terremoto: crollo del Pdl, Lega punita, inesistenza del Terzo Polo e ruolo marginale dell’Udc, Pd che perde voti a vantaggio soprattutto della lista del Sindaco, successo della lista Sel-Psi che diventa la seconda forza del centrosinistra, exploit del Movimento 5 Stelle che supera il 10% dei voti. Il dato che più colpisce e allarma è l’astensionismo: hanno votato solamente 43.328 elettori (il 55,97%), mentre alle comunali del 2007 gli elettori furono 52.339 (il 65,23%). E’ un astensionismo di elettori in buona parte anziani, lontani dalla politica e votanti in passato per il centrodestra. Infatti Fiammetta Chiarandini raccoglie 6.434 voti (il 12.14%): una disfatta se si pensa ai 19.622 voti di Gianluigi Burrafato (39,27%) cinque anni fa. Idem per il Pdl, fermo a 4.561 voti (12,24%), mentre nel 2007 ne raccolse 14.599 (32,27%). Ma la disaffezione dal voto non lascia immune il centrosinistra: Federici è stato eletto con 21.488 voti (52,54%), rispetto ai 25.489 del 2007 (51,01%); il Pd ottiene 10.136 voti (27,20%), contro i 14.717 (32,54%) dell’Ulivo cinque anni fa. La spiegazione è anche locale: l’inesistenza di un’alternativa credibile e l’assenza di distinzioni nette (“esistono solamente o brutte copie o marginali correzioni del mio programma”, dichiarò Federici nell’intervista preelettorale a “Città della Spezia”) sono in parte alla radice del fenomeno. Anche in Francia si temeva l’astensionismo per le presidenziali, ma la partecipazione è stata di oltre l’80%, perché le alternative erano nette. Federici, invece, non aveva avversari veri, e ha vinto, nonostante il calo dei voti, perché ritenuto più credibile e competente di ogni altro candidato, oltre che per la forza politica della coalizione che lo sosteneva (rafforzata dalla sua lista “personale”).
Ovviamente nel voto si riflettono anche e forse soprattutto orientamenti nazionali: l’eclissi del berlusconismo in primo luogo. C’è da chiedersi, dopo questo voto, se il Pdl saprà e potrà sopravvivere alla fine politica del suo fondatore. E tuttavia il centrosinistra anche se vince non sfonda. Ha ragione l’on. Orlando quando, su “Città della Spezia”, afferma che la risposta che il Pd deve fornire ai fenomeni dell’astensionismo e del “grillismo” è ”rompere con il paradigma del liberismo, con la centralità del mercato e l’esaltazione della finanza”, “ritornare ad avvicinarsi ai ceti più colpiti dalla crisi” e “superare la confusione che si è creata con i messaggi che abbiamo veicolato, troppo simili a quelli dei nostri avversari”. Il fatto che il tracollo del centrodestra non produca, in questa tornata amministrativa, il parallelo decollo del centrosinistra è indicativo di un difetto di visibilità e di nettezza: il centrosinistra è percepito solo come una coalizione elettorale ma non politica, perché priva di un’idea compiuta e convincente di alternativa. Come una coalizione che governa tante realtà locali ma non come una grande alleanza in grado di presentarsi al Paese con un progetto forte e di infondergli speranza e positività in un’epoca disperata e pessimista. Tutto questo non c’è ancora perché il Pd non ha scelto con nettezza il “modello Hollande”, cioè un programma di critica radicale al liberismo su cui unire il centrosinistra e costruire un’alleanza sociale tra le giovani generazioni, il mondo della precarietà, quello delle fabbriche, le donne.
Tornando al voto locale, va segnalato il successo della lista Sel-Psi (2513 voti, il 6,74%), che ha rappresentato la vera novità politica nel centrosinistra. Dopo una vivace discussione interna Sel ha scelto la strada dell’unità del centrosinistra e del suo rinnovamento programmatico, e si è unita al Psi nel nome del socialismo europeo. La strada si è rivelata giusta, tanto più se si considera che la Federazione della Sinistra ha ottenuto un risultato (1802 voti, il 4,83%) migliore rispetto alla media regionale e nazionale. Considerando anche l’Idv la sinistra ha nel complesso una forza non indifferente: il 14,91% dei voti.
Resta da dire dell’exploit del Movimento 5 Stelle (4368 voti, il 10,70%), un fenomeno antipartitico ma non antipolitico, dato che ha conquistato voti di persone che si erano già astenute in passato o di persone deluse dai partiti che questa volta non avrebbero probabilmente votato. Il fenomeno Grillo pone a tutta la politica problemi enormi. Come la Lega degli inizi rappresentava in maniera rozza la questione settentrionale, oggi il Movimento 5 Stelle costringe tutti a ripensare il ruolo dei partiti, e a considerare la politica come un servizio e non come mestiere. Bisogna dire la verità: in Emilia sono stati i “grillini” a costringere il Consiglio regionale ad abolire il vitalizio. Io credo che occorra confrontarsi con loro, per stimolarli a sviluppare il carattere costruttivo delle loro proposte e a dialogare con le altre forze politiche sui contenuti. Un obbiettivo più realizzabile a livello locale, con i tanti giovani “grillini” impegnati sulle questioni dei beni comuni, dell’ambiente, della “democrazia dei cittadini”. E’ una sfida per tutto il centrosinistra, che si prepara del resto a una nuova fase riformista, quella delineata nella già ricordata intervista del Sindaco a “Città della Spezia”: redigere “un grande Piano Regolatore Generale delle aree militari”, “portare la conduzione della vita della centrale Enel verso la sua fine, ambientalizzandola e abbattendo senza indugi gli inquinanti”, “accelerare la fase attuativa del Piano Regolatore del Porto a partire dalla fascia di rispetto per i quartieri del Levante”, modificare il masterplan del waterfront per dare “più spazio alle funzioni pubbliche”, e così via. Sono temi su cui aprire il confronto anche con il candidato a Sindaco Giulio Guerri, un giovane proveniente dal centrosinistra che ha ottenuto un risultato notevole (911 voti, il 4,68%) su un programma di forte cambiamento. Se ci pensiamo bene, dobbiamo ammettere che tutti i partiti sono pieni di difetti. Il confronto programmatico e ideale serve al centrosinistra (e ancor di più al centrodestra) per costruire quella buona politica di cui gli elettori si sentono orfani.
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