Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
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Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
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La scalinata della Cernaia e il cambiamento delle regole del governare

a cura di in data 20 Marzo 2013 – 15:52

Norvegia, Tromso (2010) (foto Giorgio Pagano)

Città della Spezia – 17 Marzo 2013 – Sono numerosi i volumi di storia locale pubblicati di recente: sono tutti strumenti preziosi per accrescere l’interesse dei cittadini verso la conoscenza del proprio territorio e per impegnare le istituzioni a valorizzarlo maggiormente. E sono anche un segno dell’amore e del senso di appartenenza verso la città, molto più diffusi più di quanto si creda. Tra questi il libro di Roberto Venturini “Le scalinate storiche della Spezia. L’espansione collinare tra Otto e Novecento”, un censimento di più di venti scalinate: per ognuna di esse viene proposta una descrizione inerente la collocazione, la datazione storica, la conformazione, le caratteristiche architettoniche della scalinata e dei palazzi che la affiancano, lo stato di conservazione. Un patrimonio di valore inestimabile, che consente alla città di mostrare ancora il suo volto originario di inizio Novecento, perché in quest’area sono state minori le ferite dei bombardamenti (e le brutture della ricostruzione). Il libro paragona la nostra con un’altra celebre “collina in città” percorsa da scalinate: quella di Montmartre a Parigi, dal cui confronto possiamo trarre alcuni utili insegnamenti per valorizzare le nostre scalinate, come “la pulizia e la manutenzione accurata delle pavimentazioni e delle alberature, in perfetto stato di salute e convenientemente potate, poi gli arredi urbani di qualità, costituiti da una stessa tipologia di ringhiere, griglie, lampioni dell’illuminazione, corrimano, disposti in modo tale da non risultare invasivi, ma che, inserendosi armoniosamente nel contesto architettonico e paesaggistico delle scalinate, ne costituiscono un valore aggiunto e caratteristico”. La sollecitazione è giusta: ho sempre pensato che dopo l’opera, durata vent’anni e ormai conclusa, di restituzione alla città delle vie e delle piazze del centro storico, nelle quali i pedoni e la pietra hanno sostituito a poco a poco le automobili e il cemento, dovesse arrivare il momento di un progetto organico di recupero e valorizzazione delle nostre scalinate.

Il progetto organico manca ancora, ma il Comune ha iniziato ad intervenire. Purtroppo l’avvio è stato subito caratterizzato da forti polemiche, sollevate dal progetto di intervento nella Scalinata della Cernaia. Questa scalinata fu realizzata all’inizio del Novecento e ha mantenuto la conformazione originaria: i gradini in pietra, le rampe a ventaglio per facilitare il collegamento con le vie XXVII Marzo e dei Colli, le 43 alberature a doppio filare (sophora japonica). Venturini la definisce giustamente “un monumento ultracentenario da preservare”. Aggiungerei: “un bene comune”. Il progetto comunale prevede l’abbattimento di una trentina di piante definite pericolanti e la piantumazione di nuovi alberi della stessa specie, il rifacimento della pavimentazione e la realizzazione di una nuova rete fognaria per l’allaccio dei palazzi attualmente non connessi, la realizzazione di un nuovo impianto di illuminazione, l’installazione di elementi di arredo urbano. La proposta del “Comitato della Cernaia” mi è stata illustrata dagli amici Irene Giacchè e Pierpaolo Bracco: si chiede che pietre, arredi, ringhiere e rampe non vengano sostituite ma restaurate (il progetto esecutivo non c’è ancora); che la rete fognaria sia realizzata ai lati e non al centro della scalinata; e soprattutto che siano sostituiti solo gli alberi non curabili, che sarebbero solo quattro: gli altri dovrebbero essere risanati e consolidati. Lo scontro è soprattutto su quest’ultimo punto, con posizioni diverse avvalorate in entrambi i casi da studi di esperti. La mobilitazione del Comitato ha coinvolto molte associazioni e cittadini, ottenendo un notevole risultato: il Consiglio Comunale, all’unanimità, ha infatti votato un documento che impegna Sindaco e Giunta a non effettuare i lavori e a riportare tutto all’esame della Commissione consiliare competente. L’auspicio è che si trovi finalmente un punto d’incontro, e che il patrimonio monumentale della Cernaia, che comprende anche gli alberi, sia salvaguardato il più possibile.

Norvegia, Isole Lofoten (2010) (foto Giorgio Pagano)

La vicenda della Scalinata della Cernaia ci fa riflettere su una questione più generale: lo scollamento tra istituzioni e cittadini, la difficoltà a far incontrare le forme della democrazia rappresentativa con quelle della democrazia diretta. Che è poi la questione che il “terremoto Grillo” ci ha squadernato davanti, anche a Spezia. Chiusa una fase, quella della pianificazione strategica partecipata, del ”Progetto Quartieri” e della costruzione partecipata di tante opere pubbliche, delle Circoscrizioni e del loro ruolo di collegamento tra cittadini e Comune, ci si trova in una situazione pericolosa: il Comune da una parte e tanti comitati dall’altra, senza una rete che connetta e tenga insieme la complessità sociale e culturale della città. La sfida è certamente lunga e difficile. La socializzazione del governare impone la priorità dei beni comuni, e comporta cambiare modi di fare e ancor più modi di essere per tutti. In ogni caso, un risultato importante sarebbe già recuperare un certo grado di apertura, socializzazione e cooperazione tra potere politico e società civile, che consenta la trasformazione di tutti gli attori, cioè la loro capacità, alla fine del confronto, di uscire diversi da come ci sono entrati. E di trovare sintesi nuove. C’è poi il problema delle competenze tecniche. Bisogna cioè far collaborare -anche questo ci insegna la vicenda della Cernaia- potere politico, società civile e competenze. Il che sollecita sia una profonda trasformazione del vocabolario vecchio della politica sia una verifica dei poteri della tecnica. La democrazia, insomma, deve riguardare sia la politica che la tecnica. Non a caso il Comitato ha chiamato “suoi” esperti. Servono quindi giudizi pubblici che coinvolgano tutti, perché non ci si può accontentare né dei giudizi degli esperti, né delle mere valutazioni politiche. Serve una democrazia che coinvolga tutti, come per esempio viene riconosciuto, per i grandi progetti, nella Vas (valutazione ambientale strategica). La questione è che in una fase di profondo cambiamento come l’attuale le vecchie regole del governo politico non bastano più. Il governare è chiamato a compiti straordinari e innovativi: i momenti di transizione sono la maggiore sfida per le capacità del governo politico. Nel suo piccolo, la vicenda della Cernaia potrebbe fare da modello “apripista” di una nuova fase di cooperazione tra governanti e governati nella nostra città.

lucidellacitta2011@gmail.com

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