La salute non si tocca
Città della Spezia, 21 luglio 2019 – La situazione della sanità spezzina si aggrava ogni giorno di più. Come ha detto molto bene l’ex Primario di Pneumologia Pier Aldo Canessa il trasferimento degli interventi di chirurgia complessa verso Genova “è un altro tassello del programma di accentramento verso Genova e di dequalificazione della sanità a Spezia”.
Fare gli interventi di chirurgia complessa a Genova significherebbe, tra l’altro, incentivare ulteriormente le “fughe” dei pazienti verso altre Regioni. Il bilancio 2018 dell’ASL 5 rivela che la “mobilità passiva” -cioè gli spezzini che vanno a curarsi fuori- ammonta a 52 milioni, solo parzialmente compensata da 11 milioni di pazienti di altre Regioni che vengono a curarsi da noi, con un saldo negativo di 41 milioni (il dato è in aumento rispetto al 2017, quando la somma spesa fuori Regione era di 37 milioni). Ma quanti posti letto o personale in più potremmo permetterci di finanziare se non avessimo queste “fughe”, destinate, con le attuali politiche regionali, inesorabilmente a salire?
La legnata sulla chirurgia è l’ultimo, devastante atto, di una politica della Regione che da molti anni penalizza pesantemente la nostra provincia dal punto di vista delle risorse economiche, dei posti letto e del personale sanitario:
1)Lo standard nazionale attuale prevede 3,7 posti letto ogni 1.000 abitanti, suddivisi in 3% per letti per acuzie e 0,7% per la riabilitazione. A Spezia mancano 286 posti letto, 215 per le acuzie e 71 per la riabilitazione. E’ evidente che questa sotto dotazione incide sulla garanzia dell’assistenza sanitaria per la popolazione e sulle “fughe”.
2)Rispetto alla media regionale, la nostra ASL è carente di circa 800-1000 unità di personale. Le conseguenze sono l’aumento delle liste di attesa sia per gli interventi chirurgici che per le prestazioni di diagnostica, la scarsa umanizzazione e personalizzazione dell’assistenza, i carichi di lavoro in aumento con rischi sulla sicurezza, la disorganizzazione nella gestione dei percorsi del paziente.
E’ chiaro che tutto questo spinge i cittadini a rivolgersi al privato, accentuando i problemi di accessibilità ed il carico economico sulle famiglie povere e del ceto medio già assai provate dalla crisi. Canessa dice che, al fondo, l’obiettivo della Regione è la privatizzazione: “Dare il pubblico in convenzione ai privati. Ma i privati hanno un interesse: il profitto”.
Ci stiamo allontanando sempre più dai valori fondanti del Servizio Sanitario Nazionale e dal modello ispirato dalla Costituzione.
Si dice: mancano le risorse. Le risorse vanno chieste allo Stato, che dal 2009 diminuisce la spesa pubblica in sanità. E vanno chieste alla Regione, che spende troppo per Genova e non spende neanche tutti i soldi che ha a disposizione per la sanità: dai dati ricavabili dalle relazioni annuali della Corte dei Conti, per esempio, si evince che la spesa di personale, in tutta la Liguria e comunque anche nell’ASL 5, si attesta al di sotto dei pur ristretti limiti di finanza pubblica.
Il Manifesto sulla sanità locale ha indetto, il 7 giugno scorso, una bella manifestazione popolare. CGIL, CISL, UIL neo giorni scorsi hanno usato lo stesso aggettivo che ho usato all’inizio di questo articolo: “devastante”.
Dobbiamo essere tutti più vigili, sensibili, indignati.
Anche perché non sappiamo ancora se avremo o no il nuovo ospedale. Le ultime notizie sembrano positive, ma certezze non ce ne sono ancora.
E’ il momento di una grande mobilitazione popolare, che unisca il civismo, tutte le forze politiche e sociali, le istituzioni locali, per dire basta e per imporre una svolta alla Regione. Senza escludere ogni forma di lotta, anche la più clamorosa. Si diceva una volta, ma vale sempre: “La salute non si tocca”.
Post scriptum:
Dedico questo articolo ad Andrea Camilleri: allo scrittore e al compagno, parola desueta che lui ha sempre amato.
lucidellacitta2011@gmail.com
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