Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17 a Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
15 Dicembre 2024 – 19:29

Presentazione di
“Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17
Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
I due …

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La natura fa bene

a cura di in data 9 Gennaio 2024 – 22:23

Sesta Godano, il centro storico (2023), mostra fotografica di Giorgio
Pagano “Arte, storia e natura nelle terre del Gottero”, Sesta Godano,
Aia della corte, 27 luglio-6 agosto 2023 – Varese Ligure, Castello dei
Fieschi, 12-26 agosto 2023

Città della Spezia, 13 agosto 2023

La natura fa bene. Le ricerche scientifiche mostrano gli effetti positivi su di noi, a livello psicofisico, quando siamo immersi nel verde. La natura offre un’esperienza multisensoriale: stimola il cervello, potenzia la memoria e promuove la creatività. Gli studi evidenziano quanto la natura sia importante soprattutto per i più piccoli, per prevenire obesità, depressione e disturbi dell’attenzione. Tant’è che si parla sempre più spesso di Nature Based Therapy. Fu il pedagogista americano Richard Louv, nel 2005, a introdurre il concetto di “disturbo da deficit di natura”.
Afferma Valeria Vitale, ricercatrice presso il dipartimento di Psicologia sociale dell’Università di Roma La Sapienza:
“Sappiamo che il processo di urbanizzazione comporta una serie di rischi per la salute psicologica e fisica, pensiamo all’inquinamento, atmosferico e anche sonoro, all’irritabilità legata all’affollamento, all’urbanizzazione che limita gli spazi naturali e compromette la coerenza visiva dell’ambiente con edifici sempre più alti”.

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Amo le città, amo in particolare il mare. Ho avuto la fortuna di essere spezzino e lericino insieme. Ma non amo l’invadenza dell’uomo, che distrugge, spiana, affolla. La gente che si muove incessantemente, l’assenza di calma. Ormai amo i luoghi dove la presenza dell’uomo c’è, ma in armonia gentile con la natura. La fortuna mi ha portato, negli ultimi anni, a conoscere l’Alta Val di Vara: la bellezza dei luoghi, del crinale pieno di alberi, del paesaggio che cambia a seconda delle stagioni, dei tanti animali che non vedevo più. Qualche giorno fa ero seduto in un prato tra Caranza e il passo delle Cento Croci. Vicino pascolavano le mucche. A un certo punto si è avvicinato un vitellino: per lui ero una presenza nuova. Ha leccato braccia e mani, scarpe, zaino e bacchette da trekking. Tutto sotto gli occhi vigilissimi della madre. Poi lei gli ha fatto segno di andare, e lui è tornato a brucare l’erba. Mi è venuto in mente di aver letto che Howard Gardner, il teorico delle intelligenze multiple, inserisce tra le altre l’intelligenza naturalistica di chi sente un forte legame con piante e animali. Dice la psicologa Marcella Danon: “dobbiamo recuperare il nostro senso di compartecipazione al vivente”. Entrare in ascolto delle voci della natura. Rispettarle, non lasciare segni del proprio passaggio. Qualche anno fa, nei sentieri, raccoglievo fiori. Ora non più. Niente rifiuti, niente scritte, nessun spostamento di sassi, non fare troppo rumore. Animali, piante, umani, ogni specie si connette alle altre e si trasforma. Tutto il mondo antico viveva con meraviglia questo processo. Poi la modernità ha preferito altre strade. Ha preferito possedere il mondo invece che vivere la connessione con il mondo.

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Non sono antimoderno. So quanto la scienza e la tecnologia siano importanti. Ma ho capito la lezione dell’ecologia integrale. Scrive Hans Immler:
“Tutto ciò che noi consumiamo lo produce la natura. Tutto ciò che noi produciamo consuma la natura”.
Ecco perché lo “sviluppismo” cieco e il “produttivismo consumistico” del capitalismo di rapina deve essere superato. C’è un altro modo di vivere, di nutrirsi, di produrre, di consumare. Non possiamo essere insaziabili, oltrepassare ogni limite. C’è una via mediana, equilibrata: il “giusto mezzo tra autotutela e tutela del mondo”, così lo definisce il filosofo Salvatore Natoli.

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Airola, Santuario di Nostra Signora della Fontana, dipinto della
Madonna col bambino (2020), mostra fotografica di Giorgio Pagano
“Arte, storia e natura nelle terre del Gottero”, Sesta Godano, Aia
della corte, 27 luglio-6 agosto 2023 – Varese Ligure, Castello dei
Fieschi, 12-26 agosto 2023

Continuo ad amare le città. So che rimarranno il centro gravitazionale per l’innovazione, lo scambio delle culture e l’economia. Ma so anche che le città consumano il 70% dell’energia globale e l’80% del cibo ed emettono il 75% dei gas serra. E che vanno assolutamente rese meno impattanti sull’ambiente, che va creato un rapporto diverso tra le città e la natura. Hanno ragione gli scienziati che sostengono che, per la nostra salute, dobbiamo inserire elementi naturali negli spazi urbani. Leggiamo quanto dice Riccardo Valentini, docente di Ecologia all’Università della Tuscia e membro dell’Ipcc, fin da quando il panel intergovernativo dell’Onu fu insignito del Nobel per la pace nel 2007:
“Abbiamo un assoluto bisogno degli alberi per contrastare la crisi climatica, in particolare nelle città. Perché le piante producono tutta una serie di effetti benefici, a cominciare dalla riduzione degli estremi termici… Sappiamo che le città sono in media 2 gradi centigradi più calde delle campagne circostanti. E gli alberi metropolitani aiutano a contrastare il formarsi delle isole di calore tra i palazzi, perché assorbono grandi quantità di energia solare: il 60-70% di quella che catturano la utilizzano per succhiare l’umidità dal terreno e per traspirare, è l’equivalente del nostro processo di sudorazione. L’effetto è che le piante così si rinfrescano e rinfrescano l’ambiente circostante. È come se fossero dei condizionatori d’aria naturali che non consumano elettricità e combustibili fossili… Gli alberi in città sono fondamentali per i motivi di cui sopra, ma anche per il benessere mentale delle persone, come dimostrano molti studi scientifici”.
Ogni città dovrebbe fare come Barcellona, “città forestale europea” 2022, che spende 18 milioni di euro l’anno per parchi, boschi urbani, agricoltura.

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Ma guardiamo anche a ciò che fanno piccole città simili alla nostra, come Empoli.
Nella città toscana è in corso il percorso partecipativo “Un Patto per il verde”, che vuole far conoscere i temi delle Nature Based Solutions (NBS – Soluzioni basate sulla natura) e individuare con i cittadini bisogni e soluzioni di rigenerazione urbana. Si tratta di azioni che possono essere realizzate da tutte e tutti: tetti e pareti verdi, orti e frutteti urbani, iniziative per far crescere il verde nei quartieri e sugli edifici. Anche a casa propria, semplicemente realizzando un pergolato coperto di piante, piantando una siepe o un albero o ancora coltivando l’orto anche in semplici vasi sul terrazzo. Con un’unica visione: portare benefici ambientali e sociali nella comunità. Con il percorso partecipativo è partito il Patto del Verde, il piano strategico del verde del Comune di Empoli, nato con la collaborazione di Stefano Mancuso, direttore del Laboratorio di neurobiologia vegetale dell’Università di Firenze. Le piante diventano protagoniste del cambiamento della città e la curano.

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Le fotografie di oggi fanno parte della mostra “Arte, storia e natura nelle terre del Gottero”, allestita a Sesta Godano nell’Aia della corte (27 luglio-6 agosto 2023) e ora a Varese Ligure nel Castello dei Fieschi (12-26 agosto 2023). La foto in alto è stata scattata nel centro storico di Sesta Godano. La foto in basso è del dipinto della Madonna col bambino nel Santuario di Nostra Signora della Fontana ad Airola.

lucidellacitta2011@gmail.com

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