Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17 a Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
15 Dicembre 2024 – 19:29

Presentazione di
“Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17
Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
I due …

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La crisi della democrazia

a cura di in data 3 Giugno 2013 – 15:07

Appennino tosco-emiliano, Cerreto Alpi dal sentiero Passo del Cerreto-Passo della Scalucchia (2013) (foto Giorgio Pagano)

Città della Spezia – 2 Giugno 2013 – La crisi economica sta colpendo l’Italia più di ogni altro Paese europeo. Dal 2008 al 2013 in nessun altro Paese dell’area euro ci sono stati una così bassa crescita del Pil (meno 8,3%), un così alto calo della produzione industriale (meno 21%) e una così forte riduzione del tasso di occupazione (9 punti percentuali in meno rispetto a quello medio europeo). C’è chi sostiene che l’Italia non sia più un Paese europeo. Certamente è un malato particolare, che ha imboccato la strada della “depressione”, termine più corretto rispetto a “recessione”. La situazione è ancora più grave se guardiamo al futuro, perché il crollo degli investimenti è stato, in questi anni, senza precedenti. Questi problemi sono come rimossi dalla discussione politica nel Paese, né il Governo Letta appare all’altezza di poterli impostare e risolvere.

Appennino tosco-emiliano, Cerreto Alpi dal sentiero Passo del Cerreto-Passo della Scalucchia (2013) (foto Giorgio Pagano)

Perché ciò avviene? Probabilmente perché, ancora più grave dell’emergenza economica, c’è nel nostro Paese un’emergenza democratica: il popolo che volta le spalle alla democrazia rappresentativa. Una crisi della politica e della rappresentanza così grave che rende molto difficile affrontare la crisi economica. Quando quattro elettori su dieci -a Roma uno su due- restano a casa e rinunciano al rito civile del voto, come è avvenuto nelle recenti elezioni amministrative, la crisi della democrazia rappresentativa è compiuta. Se l’astensione è così ampia, vuol dire che i principi della democrazia rappresentativa appaiono logori e che la politica e le istituzioni si sono chiuse in un recinto, separato dalla vita. Forse, allora, il problema principale dell’Italia di oggi è la crisi della democrazia. Senza risolverla continueremo a essere un Paese che rinuncia al futuro, e la crisi economica si aggraverà ancora. La questione, quindi, è quella della rinascita della politica: “Oggi è la politica che per prima deve ritrovare un fondamento, se si vuole rianimare la democrazia”, ha scritto il filosofo Michele Ciliberto. Per ristabilire la connessione tra politica e vita, prosegue, “occorre ridare spazio alla possibilità di un’alternativa, di uno scontro aperto tra le forze del cambiamento e quelle della conservazione”. Sono d’accordo: il problema di questi anni è stato la diffusione crescente del senso dell’impossibilità, e anzi dell’inutilità, di un’alternativa politica; dell’idea del conflitto come qualcosa da cui dobbiamo liberarci e non come di una necessità della vita. La democrazia vive di lotte e di conflitti, deperisce quando vige l’omologazione (si veda il bel libro di Marcel Benasayag e Angelica Del Rey “Elogio del conflitto”, di cui ho scritto sul Secolo XIX nel 2009; il testo è ora in www.associazioneculturalemediterraneo.com).
Ecco perché la Grande Coalizione è un errore, che non scalda i cuori delle persone ma le allontana ancor più dalla politica. La sinistra deve cogliere il dolore sociale e il “risentimento” popolare, dischiudendo ad essi un’alternativa di carattere democratico. Il che presuppone che il riformismo sia molto radicale, che si batta per un nuovo corso economico davvero alternativo ai dogmi del liberismo e dell’austerity. Solo così riavremo un popolo che ha fiducia nelle istituzioni democratiche, partecipa, si impegna in prima persona. E’ un obbiettivo molto difficile, perché se la partecipazione, come sta avvenendo, cala, nella politica cresce la spinta a far quadrato per difendere il recinto. Sperando che passi la nottata, o che per lo meno non travolga tutto prima della fine della propria vita politica, ormai unico centro ispiratore del comportamento di molti politici. E invece deve tornare subito il giorno. Le forze su cui far leva sono quelle delle tante associazioni della società civile e anche quelle che, dentro i partiti, non hanno a cuore solo la propria carriera. C’è bisogno di svegliarsi, forse siamo ancora in tempo.

lucidellacitta2011@gmail.com

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