Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
14 Novembre 2024 – 21:22

Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
Massa, Palazzo Ducale – Sala della Resistenza
Il libro di Dino Grassi “Io …

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Je Suis Charlie

a cura di in data 11 Gennaio 2015 – 13:51
La Spezia, la Gorgona da Schiara di Tramonti, mostra fotografica "Il mare, la sua vita, il suo contesto", Lerici, Circolo della Vela Erix, 19-28 settembre 2014  (2013)  (foto Giorgio Pagano)

La Spezia, la Gorgona da Schiara di Tramonti,
mostra fotografica “Il mare, la sua vita, il suo contesto”,
Lerici, Circolo della Vela Erix, 19-28 settembre 2014
(2013) (foto Giorgio Pagano)

Città della Spezia, 11 gennaio 2015 – Il 7 gennaio 2015 sarà ricordato come il giorno della dichiarazione di guerra alla libertà di pensiero e di espressione. Le parole di Francoise Hollande sono giuste: la Francia è stata colpita al cuore. Al cuore della sua natura laica e della sua idea di libertà. La libertà, l’unica cosa che era sacra in quel vecchio giornale satirico, Charlie Hebdo. Occorre essere consapevoli che il Califfato e ciò che resta di Al Qaeda sono la minaccia al cuore per tutti noi. Da questa minaccia dobbiamo difenderci rimanendo noi stessi, fedeli cioè alla libertà e alla democrazia. Di più: ci difenderemo meglio se rafforzeremo la nostra libertà e la nostra democrazia, soprattutto sul punto oggi più critico, cioè il lavoro, la dignità della persona che lavora. Anche la gran parte dei musulmani si sta ribellando al terrorismo. Stiamo attenti a non assimilare tutto l’Islam ai terroristi che pretendono di agire in suo nome: i terroristi sono degli assassini che vorrebbero creare un solco incolmabile tra i musulmani e il mondo occidentale, che pretendono di parlare a nome di tutto l’Islam mentre in realtà rappresentano solo un’infima minoranza. Quindi “dobbiamo reagire senza scatenare nuovi focolai d’odio e senza cadere nella trappola dell’islamofobia che considera tutti i musulmani un pericolo” (Tzvetan Todorov). Dobbiamo evitare quello che un altro grande pensatore, Edgar Morin, chiama “il trionfo del pensiero riduzionista”: “se da un lato i fanatici assassini credono di combattere i crociati e i loro alleati ebrei, gli islamofobi riducono l’arabo al suo presunto credo, cioè all’Islam, per poi ridurre l’islamico a islamista, l’islamista a integralista, e l’integralista a terrorista”. Ma così crescerà la paura, ci sentiremo tutti minacciati gli uni dagli altri, in un processo di disgregazione che può essere fermato solo dal dialogo tra tutte le etnie, religioni, opinioni politiche. Nel 2050 la metà della popolazione dell’Europa sarà di origine extracomunitaria, “quindi è impensabile ritenerci in guerra, noi europei, con l’altra parte, con il mondo islamico” (Massimo Cacciari). La semplice repressione non può bastare: dobbiamo togliere l’acqua ai pesci, costruendo la democrazia dell’accoglienza ed evitando lo scontro di civiltà. Aiutati, in questo compito, dai tanti musulmani che vogliono vivere in pace, e che devono essere ancora più capaci di spiegarci che l’Islam non conduce ineluttabilmente alla violenza, al terrorismo, alla sottomissione delle donne.


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QUIRINALE, IL PRESIDENTE DI CUI ABBIAMO BISOGNO
E’ il giorno delle elezioni primarie in Liguria, e l’’opinionista” non può sfuggire al commento. Eppure oggi le riflessioni più importanti sono altre: in primo luogo quella su come sconfiggere il terrore globale e, insieme, lo scontro di civiltà. E poi, a proposito di elezioni, non dobbiamo dimenticare che siamo alla vigilia di elezioni ben più decisive. Tra qualche settimana il conclave dei rappresentanti del popolo italiano tornerà a riunirsi per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Le cronache ci raccontano del proposito di eleggere un Presidente “scendiletto” o comunque di scarsa levatura, frutto del “patto del Nazareno” tra Renzi e Berlusconi, rinverdito dal tentativo del “salva Silvio” (e salva evasori fiscali) con l’ormai famoso articolo 19 bis del decreto fiscale. Ma anche del proposito di ripartire da dove, nel 2013, il centrosinistra fu affossato dai franchi tiratori: cioè da Prodi. Si vedrà. Io credo che un Paese fermo come l’Italia, ripiegato su se stesso, timoroso del futuro, ridotto a pensare che non ci sia alternativa alla frenesia senza costrutto di Renzi, abbia bisogno di una personalità in grado di dare fiducia, di suscitare la partecipazione e la creatività sociale, di riconoscere il conflitto per poi arrivare al confronto e a sintesi equilibrate. Un Presidente che ci dia coraggio e senso di una missione collettiva. Un Presidente servitore fedele e interprete rigoroso della Costituzione, anche di quella parte della Costituzione che è una polemica contro l’attuale società e apre le vie di un avvenire più giusto. Un Presidente che ci renda coscienti “che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e nel mondo” (Piero Calamandrei, “Discorso sulla Costituzione”, Milano, 26 gennaio 1955; guardatelo su youTube, sessant’anni dopo è ancora di un’attualità straordinaria).

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CAMBIA LA GRECIA, CAMBIA L’EUROPA
Elezioni ancora più importanti, perché riguardano tutta L’Europa, sono quelle politiche che si terranno in Grecia il 25 gennaio. La Grecia ha fatto in questi anni da cavia per la cancellazione dello stato sociale e dei diritti democratici in Europa. Le politiche di austerity volute dalla Troika hanno ridotto il paese allo stremo e in piena emergenza umanitaria, mentre il debito invece di diminuire è alle stelle. E’ in corso una grande resistenza popolare, raccolta da Syriza, il partito di sinistra diretto da Alexis Tsipras, che sarà probabilmente il vincitore delle elezioni. Syriza ha un programma chiaro: restare in Europa per cambiare l’Europa. Il suo governo varerà forti misure per la giustizia sociale e chiederà: una conferenza europea per la ristrutturazione del debito, che riguarda la maggior parte dei Paesi europei; la fine delle politiche di austerity, con l’abrogazione del fiscal compact; un piano europeo per il lavoro e la salvaguardia dell’ambiente. Tutto il contrario di quella politica anti-euro e antieuropea descritta dai principali mezzi di informazione per giustificare l’attacco ai mercati, diffondere paura tra i cittadini europei, condizionare gli elettori greci. Ecco l’importanza del voto in Grecia: il cambio del governo ad Atene può essere l’inizio per rifondare l’Europa sui valori dei diritti, della democrazia e della solidarietà. Si apre uno spiraglio di luce, una grande possibilità davvero europeista. Dobbiamo essere al fianco del popolo greco che vuole decidere il proprio destino, salvando così la Grecia e l’Europa dal disastro. Giù le mani dalle elezioni greche significa volere più democrazia in Grecia e in Europa. Ritorna il tema che ho sollevato all’inizio: è con più democrazia che si combatte il terrorismo. Leggiamo ancora Massimo Cacciari: “Fino a quando la nostra democrazia non dimostrerà di essere accogliente, e continuerà con le diseguaglianze, il terrorismo troverà sempre terreno favorevole. Sullo scenario europeo, ora si pensa di far fuori la Grecia, mentre si allargano i confini dell’Unione alla Lituania: è pazzesco”.

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La Spezia, Tramonti     (2011)  (foto Giorgio Pagano)

La Spezia, Tramonti
(2011) (foto Giorgio Pagano)

PER LA LIBERTA’ E LA SALVEZZA DELLA LIGURIA
Veniamo, infine, alle elezioni odierne: le primarie liguri del centrosinistra, un classico esempio della crisi dei partiti. Le primarie, infatti, presupporrebbero una convergenza sulla coalizione politica e su un programma di fondo; su questa base dovrebbero servire per scegliere il candidato che si ritiene interpreti meglio di altri lo spirito della coalizione e del programma. Ma oggi si vota, in realtà, per la coalizione e per il programma, non solo per la persona. Così è, e la contesa è appassionante, non c’è dubbio. Anche se sarà molto più difficile, dopo, ricomporre le fratture, chiunque vinca. Io andrò a votare perché c’è Sergio Cofferati, che rappresenta un’alternativa netta al modello di sviluppo e al modo di governare la Regione di questi anni: altrimenti, molto probabilmente, non sarei andato. Ho spiegato brevemente i motivi della mia scelta a Chiara Alfonzetti nell’intervista che mi ha fatto su questo giornale, in quanto ex sindaco, il 9 gennaio (a proposito: consiglio soprattutto le letture delle interviste agli altri ex Sindaci, e mi complimento con Chiara, giornalista giovane e brava come tutta la redazione!), quindi non ci torno sopra. Vorrei solo dire qual è, a mio parere, il tema chiave di queste primarie e poi delle elezioni: è quello della tutela ambientale e della lotta al dissesto idrogeologico, senza affrontare il quale la Liguria non avrà futuro. Pensando a qualcosa di analogo nella storia italiana, viene in mente Venezia. La Serenissima aveva un altro problema: la tendenza all’interramento continuo, l’avanzata del fango e dell’acqua dolce in laguna. Per secoli la Repubblica ha combattuto contro queste minacce, deviando i fiumi, scavando tutti i giorni il fango dai rii e dai canali, costituendo, fin dal 1501, il Magistrato delle acque, per vigilare costantemente sulle dinamiche delle acque interne. Questa vicenda ci tramanda un insegnamento politico universale: i veneziani sono riusciti a salvare la città e la laguna grazie a interventi frutto di una strategia e di un disegno, fondati sull’idea che la laguna fosse un bene intangibile, che tutti gli interessi particolari dei privati -fossero ricchi mercanti o poveri pescatori- dovessero essere subordinati all’interesse generale di quel lago interno: della laguna intesa come comune salvezza. Ogni atto amministrativo, compresa la più modesta perizia idraulica, si apriva con una formula di rito, con una sorta di preghiera laica: “Per la libertà e la salvezza di Venezia”. “L’ambientalismo -scrive lo storico Piero Bevilacqua- era una religione diffusa, un senso comune della classe dirigente e di tutti i cittadini”. E’ una lezione straordinaria per la nostra Regione, che era già chiarissima dopo le alluvioni del 2011: per molti anni la priorità dovrà essere la lotta al dissesto idrogeologico, e ogni atto dovrebbe aprirsi con la formula “Per la libertà e la salvezza della Liguria”. E’ questa la grande svolta di cui c’è urgente bisogno.

lucidellacitta2011@gmail.com

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