Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17 a Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
15 Dicembre 2024 – 19:29

Presentazione di
“Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17
Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
I due …

Leggi articolo intero »
Crisi climatica e nuove politiche energetiche

Economia, società, politica: anticorpi alla crisi

Quale scuola per l’Italia

Religioni e politica

Ripensare il Mediterraneo un compito dell’Europa

Home » Rubrica Luci della città di Giorgio Pagano

Il ritorno dell’Odeon. E della creatività

a cura di in data 8 Luglio 2013 – 09:28

Mara Baronti (2012) (foto Enrico Amici)

Città della Spezia – 7 Luglio 2013 –Chi di noi, a parte i giovanissimi, non è stato all’Odeon? Per più di un trentennio questo edificio è stato un cinema frequentatissimo, ma anche un teatro, una sala per le assemblee studentesche e per le manifestazioni politiche… Dopo qualche anno di abbandono il Comune lo acquistò e inserì la sua ristrutturazione nel piano di riqualificazione del Quartiere Umbertino, per il quale ottenemmo il finanziamento nazionale dei Contratti di Quartiere, e poi -con l’Amministrazione successiva- anche finanziamenti europei. Si tratta di opere in parte concluse (piazza Brin, piazza Saint Bon, viale Ferrari, ristrutturazione di case comunali e di alcuni cortili, restauro di Palazzo Crozza, ludoteca e centro disabili nell’ex scuola Pontremoli) e in parte in corso di realizzazione (le case per giovani coppie e per studenti nell’ex Liceo scientifico Pacinotti e i laboratori artigiani e le botteghe nei piani terra di via Castelfidardo). Davvero il Quartiere Umbertino ha cambiato volto: sta diventando sempre meno marginale e sempre più connesso al centro storico, ormai concepito come area che comprende non solo la città già medievale ma anche la città ottocentesca. Che cosa resta da fare? Due grandi opere, innanzitutto: la nuova sede dell’Università nell’ex caserma Duca degli Abruzzi e, appunto, il riutilizzo dell’Odeon come sede della Mediateca Regionale, i cui lavori dovrebbero iniziare entro l’anno. Ho visto e apprezzato il rendering del progetto, frutto del lavoro di equipe di alcuni professionisti spezzini. Sarà ripristinata la facciata principale di via Firenze, mentre le due facciate laterali saranno cieche per le proiezioni esterne; all’interno la platea sarà trasformata in sala di consultazione dei materiali cartacei e multimediali e la galleria in auditorium per proiezioni e conferenze.

Mara Baronti (anni Settanta) (archivio Arturo Izzo)

Ma che cos’è la Mediateca Regionale ligure? E come nacque l’idea? Tutto cominciò con la prima legge regionale sul cinema del 2007, che fissò a Genova la sede della Film Commission e a Spezia la sede della Mediateca Regionale. Fu una nostra “conquista”, ottenuta soprattutto grazie all’impegno dell’allora Presidente dell’Istituzione dei Servizi Culturali Marco Ferrari e all’ascolto ottenuto dalla Regione, in primis dall’allora assessore alla Cultura Fabio Morchio. Ora, finalmente, ci siamo: nel 2015 dovrebbe entrare in funzione quella che, per la prima volta nella storia della città, è una struttura culturale di carattere regionale. La Mediateca Regionale non poteva che sorgere a Spezia per un motivo: la nostra “storia” nel settore. Sorgerà infatti sull’esperienza del Centro della Comunicazione e degli Archivi della Documentazione Fotografica e Multimediale, oggi ospitati al Centro Dialma Ruggiero, che ha le sue radici tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta. A Spezia, in quegli anni, nacque la stagione irripetibile dei cineclub, avviata da personalità come Enzo Ungari, Franco Ferrini, Enrico Oldoini, Fabio Carlini, coadiuvati da amici quali Bernardo e Giuseppe Bertolucci, che avevano casa a Tellaro, e Gianni Amico. A quel ciclo straordinario appartengono in vario modo anche spezzini che già frequentavano il teatro e il cinema a Roma, come Luigi Faccini, Giancarlo Giannini, Eros Pagni e Antonio Salines. In contemporanea, sulla scia di questo movimento creativo, nel 1978 il Comune avviò un progetto sui “mezzi di comunicazione di massa” (videotape, cinema, audiovisivo, fotografia): una campagna sull’immagine meccanica e audiovisiva nei quartieri, nei centri sociali, nelle scuole. A mettere in piedi quell’iniziativa furono alcuni operatori, riuniti sotto la sigla AV70, tra i quali Sergio Fregoso (si veda, in questa rubrica, l’articolo “Sergio Fregoso, la fotografia e la vita”), Gianni Iannelli e André Leuba. In quel momento si intuì con largo anticipo la necessità di raccogliere, organizzare e collocare in modo fruibile il materiale prodotto in città con l’idea di dar vita ad un progressivo archivio della fotografia, del sonoro e del video-cinema. Venne così aperto il Centro della Comunicazione, un’esperienza pilota in Italia, a cui porteranno il loro contributo, tra gli altri, Bruno Munari, Lele Luzzati, Marcello Picardo, Ruggiero Pierantoni, Italo Zannier, Cesare Colombo, Gianni Rodari. Da quel Centro si passò nel 2001 a un contenitore ancora più avanzato: il Centro Giovanile e Multimediale Dialma Ruggiero, 2.000 metri quadrati destinati alla comunicazione, all’immagine, alla creatività giovanile, il più vasto spazio di conservazione e documentazione multimediale sorto nella Regione. Adesso quel Centro vanta una videoteca di 5.000 pezzi, 500 documentari storici, 30.000 immagini fotografiche, 1.000 registrazioni sonore, una discoteca di 3.000 pezzi, una biblioteca specializzata in cinema, fotografia e media. A quarant’anni dalla stagione dei cineclub e della prima politica pubblica destinata ai mezzi di comunicazione di massa, la Regione Liguria raccoglie dunque l’esperienza spezzina, che ora punterà alla diffusione, alla valorizzazione e alla conservazione del patrimonio cinematografico e video di interesse artistico e documentaristico, con particolare riguardo a quanto attiene la Liguria. La nuova Mediateca opererà con una convenzione tra Comune e Regione, e in stretto rapporto con la Cineteca Nazionale, l’Istituto Luce, le altre cineteche pubbliche e private della Liguria e gli enti locali. Sarà una “casa” aperta per i cittadini, gli amanti del cinema e della fotografia, gli studenti. Insomma: una sfida impegnativa a cui siamo tutti chiamati.

In attesa dell’avvio della struttura Marco Ferrari, nominato alla Presidenza della Mediateca, non è rimasto fermo, e ha pensato, assieme al Comitato di Indirizzo, di concentrare intanto l’attenzione sull’acquisizione di nuove collezioni. E’ stato acquisito il fondo di Padre Nazareno Taddei, composto di oltre 35.000 pezzi, in gran parte materiale librario sul cinema, schede, pellicole e testi musicali. Inoltre sono state acquisite le copie di tutte le opere del regista Luigi Faccini e della produttrice Marina Piperno; le copie digitalizzate e recuperate dei film di Massimo Bacigalupo; documentari industriali della Fondazione De Ferrari; inediti documentari su Genova anni Cinquanta-Sessanta del Cineclub Fotovideo di Genova. In questo modo la Mediateca si presenterà come il principale contenitore di materiale dedicato al cinema e alla comunicazione in Liguria e tra i più forniti in Italia.
Di particolare valore è la donazione alla Mediateca di Arturo Izzo: si tratta di un prezioso archivio professionale video, risultante da trent’anni di attività di fotografo e documentarista. Conosco Arturo dagli anni Ottanta: da allora ho nel mio studio una sua bellissima fotografia di Tramonti, da cui non mi sono mai staccato. Allora collaborava con Laura Conti, scienziata e fondatrice di Legambiente. Intellettuale curioso e attento alla conservazione della memoria per salvaguardare l’identità culturale del territorio, Arturo ha costruito un’importante raccolta di testimonianze di una cultura contadina e di una civiltà del lavoro ormai scomparse, le cui storie personali ci giungono direttamente dai loro protagonisti in unità volto-voce: carbonai, lavoratori dei mulini, mitilicoltori, vignaioli, cavatori, lavoratori della canapa e del lino, partigiani, deportati… La loro visione ci invita a riscoprire e a restituire valore a dimensioni umane e sociali che non ci saranno più. Ma in esse abbiamo le nostre radici: se le dimentichiamo non avremo futuro. E’ la “filosofia fotografica” di Arturo Izzo: “A me non interessa tanto il fotografare tout court. A me interessa ‘cosa’ fotografare. Fotografo ciò che mi interessa per ‘consegnarlo’ ad altri in altro tempo e in altro luogo”.
Arturo fu anche attore. Proprio ora che ci ha lasciati una grande attrice spezzina, Mara Baronti, è giusto rendere omaggio alla sua straordinaria bravura di narratrice di fiabe: l’ultimo suo racconto ce lo donò il 28 aprile alla sala Dante, la chiamai per un incontro con le insegnanti della scuola dell’infanzia, e affascinò la platea con Sherazade, trasformando magistralmente la fiaba per quella platea. Fu davvero brava. Ma è importante anche ricordare che pure nel teatro la creatività spezzina del secolo scorso lasciò un segno. Arturo, Mara, Antonello Pischedda che divenne il suo compagno di tutta la vita, Augusto Caffaz, Carla Bolelli ed altri iniziarono insieme a fare teatro tra Sessanta e Settanta, da studenti medi e poi, dopo una selezione all’Unione Fraterna, alla Scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova. A proposito di Arturo, molti ricordano di essere andati a teatro, da ragazzi, a Spezia, ad assistere a una rappresentazione con protagonisti Arturo, Tony Parisi, Sandro Galli e due persone che non ci sono più da tempo, portate via dal male ancora nel pieno della vita come Mara: Aldo Rescio, poi celebre studioso di psicanalisi, e Leo Bertanza, poi dirigente del Pci e assessore alla cultura in Provincia, mio caro amico. Fecero “Comizzi d’amore” (fu Leo a volere la doppia zeta, per distinzione dai “comizi” pasoliniani), uno spettacolo contro la guerra nel Vietnam che era una collezione di testi teatrali, poesie, brani di musica jazz, canzoni popolari, diapositive con i titoli dei giornali… Fin da allora una forma teatrale di avanguardia e sperimentale. Insomma, quella di Arturo, di Mara, di Antonello fu una generazione che ebbe la fortuna di crescere in quella temperie, con il mondo che cambiava sotto i piedi quasi ogni giorno, e la sensazione quasi naturale di appartenere a quel cambiamento, e di produrlo. In attesa che la politica rinasca, che la storia scuota daccapo le vite dei giovani (e le nostre), è bene che i giovani non si scoraggino e non si rassegnino. E che riprendano il filo del pensiero critico e creativo. Molti lo stanno già facendo, anche a Spezia. E la nostra scena culturale giovanile è molto creativa. Ai nomi già fatti in altre occasioni in questa rubrica oggi ne aggiungo uno: Francesco Tassara, fotografo e documentarista, proprio come Arturo. Il 6 agosto alla Pinetina l’Associazione Culturale Mediterraneo organizza la proiezione del suo video “L’alfabeto del mondo”. Vedere per credere.

Le fotografie di oggi sono dedicate a Mara Baronti. La prima, di Enrico Amici, è stata scattata nel marzo 2012 al Teatro Civico: Mara recitava nel suo ultimo spettacolo, “Il Tempo di Alice”, di Pietro Sinigaglia e Gloria Clemente. La seconda fotografia è stata scattata negli anni Settanta al Teatro Stabile di Genova: Arturo e Mara recitavano in “I nani” di Harold Pinter, regia di Massimo Castri.

lucidellacitta2011@gmail.com

Popularity: 3%