Il nuovo Ospedale, il mercato e il diritto alla vita
Città della Spezia, 19 luglio 2020 – Ogni giorno che passa è sempre più chiaro quanta sia stata sbagliata la scelta della Giunta regionale ligure di revocare l’appalto del nuovo Ospedale del Felettino alla ditta Pessina, senza alcuna motivazione chiara. Ci troviamo in una situazione drammatica: il nuovo Ospedale chissà se e quando vedrà la luce, il Sant’Andrea è sempre più vetusto e bisognoso di costosi rattoppi, il San Bartolomeo di Sarzana è sempre più abbandonato, il vecchio Felettino è stato abbattuto… Uso spesso, nel commentare questa vicenda, il termine “follia”. Perché è veramente inspiegabile il motivo per cui si è finiti in questo baratro.
Né si intravede una soluzione. La Regione, a cinque mesi dalla revoca, non ha ancora emanato il nuovo bando di gara. Del resto, le reazioni giudiziarie della ditta Pessina alla revoca pendono come una spada di Damocle sul bando e sui suoi esiti.
Qualcosa, nei palazzi della Regione, tuttavia si muove. Ma non è per nulla rassicurante. Leggo in un atto regionale che occorre un “aggiornamento del progetto per gli aspetti sanitari e funzionali, rendendolo conforme alle disposizioni del D.M. n. 70 del 2 Aprile 2015 (Decreto Balduzzi) e al piano socio sanitario per il triennio 2017/2019, con la precisazione che la revisione delle funzioni ospedaliere dovrà essere predisposta da ALISA”.
Le modifiche al progetto non saranno quindi soltanto edilizie, ma anche sui servizi. La Regione fa infatti riferimento ai parametri del Decreto Balduzzi riguardanti i bacini d’utenza e sembra sostenerne un’applicazione riduttiva e burocratica. Il che significa sottrarre funzioni alla sanità spezzina: potranno esser portate via al nostro Ospedale reparti importanti come emodinamica, chirurgia vascolare, nefrologia, chirurgia toracica, geriatria, neonatologia. E anche malattie infettive e pneumologia: i reparti che hanno arginato il Covid-19.
Nello stesso testo regionale leggo che la realizzazione dell’Ospedale avverrà attraverso “l’individuazione dei più idonei strumenti di partenariato pubblico/privato”. Il rischio di una sanità sempre più all’insegna del “modello lombardo” è quindi evidente.
Ma non è finita qui. Non c’è solo il nuovo Ospedale che è diventato una chimera. E’ tutta la sanità spezzina che non va. Ero alla manifestazione del Manifesto per la Sanità Locale del 19 giugno. I dati citati dagli intervenuti sono impressionanti: mancano 800 tra medici e infermieri, mancano 286 posti letto… La differenza con le altre ASL liguri è nettissima, tutta a nostro svantaggio. E resta un altro grande punto debole: la frammentazione e la scarsa integrazione, emerse drammaticamente con la pandemia, tra medicina territoriale (medici di base, assistenza domiciliare, ambulatori…) e strutture ospedaliere.
La campagna elettorale per le regionali di settembre -anche se con il solleone, anche se con il distanziamento fisico, anche se con il candidato di uno dei due principali schieramenti designato quasi fuori tempo massimo (un’altra follia!)- dovrà mettere al centro questi temi. Si tratta, in Italia e in Liguria, di tornare ancora una volta alla Costituzione. Che ci dice che la vita e la salute sono valori primari per tutti; che le spese destinate alla salute devono stare in cima alla lista; che lo Stato sociale non può essere sacrificato a nessun idolo economico.
Pietro Modiano è uno dei più grandi banchieri italiani. Nei giorni scorsi ha dichiarato:
“Le banche come altri soggetti hanno creduto che non ci fosse altro Dio che il mercato. E invece ci sono gli ospedali da riparare. Noi lombardi vivevamo l’età dell’eccellenza. Increduli, abbiamo notato quante falle avesse il nostro sistema sanitario”.
La lotta è tra un mercato che non è Dio e il diritto alla vita. E’ la vita di tutti l’altare a cui inginocchiarsi.
Post scriptum:
Sul nuovo Ospedale si vedano, in questa rubrica:
“Buone e cattive notizie per Spezia – seconda Parte”, 23 febbraio 2020.
“Il nuovo Ospedale, quanta follia”, 6 ottobre 2019.
lucidellacitta2011@gmail.com
Popularity: 3%